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Italia dei Diritti

Movimento politico nazionale
per la difesa dei diritti dei cittadini.

Chi Siamo Aderisci

Sit-in a Montecitorio dei contagiati da sangue infetto, Soldà esprime solidarietà

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Una Sanità che aggrava i mali invece di curarli è da Terzo Mondo”

 

 

Roma, 17 settembre 2010 –  Da questa mattina le persone affette dal contagio da Hiv e da epatite, a causa di trasfusioni di sangue infetto negli anni ‘80, sono raccolte in un sit-in di protesta davanti al Parlamento per reclamare i tanto agognati risarcimenti. Il presidio continuerà ad oltranza.

“Un fatto increscioso che dimostra ulteriormente le lacune del nostro sistema sanitario nazionale – punta il dito accusatorio il vicepresidente dell’Italia dei Diritti, Roberto Soldà – e del menefreghismo del nostro governo che non riconosce la necessità risarcitoria che questi sfortunati concittadini meritano”.

Soldà non manca di rivolgere a queste persone la totale solidarietà del movimento guidato da Antonello De Pierro, affermando che “un paese in cui la Sanità pubblica, invece di curare le malattie ne acutizza e moltiplica i problemi, può tristemente considerarsi da Terzo Mondo”.

 

 

Caro-tariffe taxi da e verso gli aeroporti romani, la puntualizzazione di Marinelli

Il responsabile per il Lazio  dell’Italia dei Diritti: “Anche i tassisti devono seguire la logica del mercato”

 

 

Roma  –  Da quanto recita una norma comunale il trasporto di persone tramite il servizio pubblico denominato Taxi deve costare 40 euro se provenienti da Fiumicino e diretti in centro città, e 30 euro dall’aeroporto di Ciampino. Nonostante ciò continuano a rimbalzare sui mezzi di stampa le lamentele degli utenti che si sono trovati di fronte a tariffe ben più alte, anche del 70%.

A tal proposito esprime il suo parere Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Rimane il mistero sul perché siano così attaccati alla professione i componenti della seconda casta più potente d’Italia, quella dei tassisti che segue a ruota quella dei notai. I primi guadagnano perlomeno 327.000 euro all’anno, mentre i secondi dovrebbero portare a casa poco più di 1.100 euro. Basterebbe quindi, per questa seconda categoria, una decina di truffe al mese per raggiungere l’agognata pagnotta – chiarisce l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro –, non si capisce perché, mentre tutti sono tenuti a sottostare alla logica dei prezzi di mercato, i tassisti ne siano esonerati”.

La nota di Marinelli si conclude con un dotto parallelismo: “Diocleziano, grande imperatore romano, il cavolo lo capiva in quanto si ritirò a Spalato a coltivare il prezioso ortaggio. Gli amministratori del Comune di Roma, invece, non capiscono un cavolo, appunto, perché mentre Diocleziano tentava di inchiodare il prezzo ai minimi termini questi lo fissano verso l’alto”.

 

Tagli alla cultura nella Capitale, il monito della Nieddu

La responsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti: “Sarebbe opportuno che  finalmente si considerasse l’arte come una vera e  propria impresa, capace di generare cultura, ma anche profitto”

 

Roma – “Non credo che sarà così facile far passare una proposta simile in una città come Roma, dove ogni giorno tantissimi turisti affollano le strade e ci dimostrano quanto sia necessario tutelare il nostro prezioso patrimonio culturale”. Con queste parole la responsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti, Anna Nieddu, esprime il suo apprezzamento all’allarme lanciato dall'assessore comunale alla Cultura, Umberto Croppi, in merito ai tagli previsti della legge finanziaria che pone dei paletti alla spesa sostenuta dalle amministrazioni pubbliche, o dalle società partecipate, per mostre e pubblicità, e che di conseguenza, per l’anno prossimo, non potrà superare più del 20% rispetto al 2009.

“Sono felice che al di là dei colori politici, la sensibilità e la competenza di singole persone possano tener conto del disattento operato del governo. Sarebbe opportuno – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che  finalmente si considerasse l’arte non come qualcosa semplicemente da mantenere, e tra l’altro in pessime condizioni, ma come un’impresa, capace di generare cultura, ma anche profitto, come una vera attività economico-produttiva e, in quanto tale, alimentata e sovvenzionata. Spero che questi tagli indiscriminati al mondo dell’arte – conclude la Nieddu – siano uno sprone per far cadere finalmente l’attenzione sul problema della lenta ma inesorabile perdita del nostro patrimonio culturale e storico, unico al mondo.

Arrestato dg Asl RmH, per Celardo occorre rilanciare una nuova Mani Pulite

Parla il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti:«Sono pratiche come queste che rischiano di trasformare questo paese in una fogna maleodorante, un acquitrino melmoso»

 

 

Roma – Certe volte le misure contano, nei rapporti. Anche quando i rapporti sono quelli della Procura, e portano all’arresto per tangenti di Luciano Mingiacchi, 67 anni, ex (da poco) direttore generale dell’Asl Roma-H, ex (da un po’ di più) commissario straordinario per la stessa Asl, ex (a metà degli anni ’70) sindaco di Anzio, stessa zona. Cinquemila euro al mese per cinque anni in cambio di una commessa per servizi informatici della stessa durata, commessa – per inciso – da mezzo milione di euro all’anno.

«È un triste, tragico esempio di nuova mafia da colletti bianchi – tuona Carmine Celardo, vice responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti – che reca gravissimo danno alla Pubblica Amministrazione, distrugge la fiducia dei cittadini e annulla qualunque tentativo di libera concorrenza».

In carcere, già dallo scorso luglio, anche la complice di Mingiacchi, Patrizia Sanna, all’epoca dirigente dei servizi informatici della Asl, che avrebbe fatto da tramite tra il direttore e la società beneficiaria dell’appalto, la Isa spa. Sotto la lente di ingrandimento della Procura anche una consulenza che la società di servizi informatici corrispondeva al nipote di Mingiacchi.

Ed è quando si arriva al dunque che le dimensioni contano di più. Perché esistono soglie che cambiano la natura delle cose. I conti della serva dicono che 5mila euro al mese per 12 mesi fanno una tangente del 12% dell’ammontare complessivo dell’appalto. A cui va aggiunto quanto percepito dalla (o dai) complici. «È ipotizzabile che si tratti di una fetta del 20, 25% - rilancia l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – ed è importante. Perché a questi livelli non si parla più di tangenti. A questi livelli si parla di estorsione vera e propria. Si parla di usura, anche nel caso in cui la società coinvolta sia, per così dire, consenziente». Non solo. «Il codice italiano parla chiaro – ribadisce Celardo – quando più di due persone sono coinvolte in associazione di reato per lo stesso capo di imputazione, scatta l’associazione a delinquere. E come tale chiediamo con forza che sia perseguita dalla Procura della Repubblica, a costo di impegnare la piazza. Chiediamo una punizione esemplare, applicata con mano ferma».

Ancora numeri. Il danno stimabile per la Asl coinvolta è di 125mila euro l’anno. Cioè oltre 600mila euro – stimando per difetto – complessivi. «Sono proprio tanti. E sono stati rubati tutti ai cittadini di Anzio, Nettuno, dei Castelli. Agli anziani. Ai bambini. Abbiamo superato ogni limite di decenza – esplode Celardo – parliamo di un personaggio che, se ne fosse provata la colpevolezza, avrebbe tradito almeno 2 volte il giuramento di fedeltà allo Stato, come commissario prima e come direttore poi. A fronte di queste cose serve un movimento di forte indignazione, di rivolta. Serve una nuova Mani Pulite».

Petizione contro finanziamenti ai consultori privati, interviene Marinelli

Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “L’attività pubblica ormai non è più vista come servizio ai cittadini ma come metodo di spartizione delle casse statali”

 

Roma – Raccolta di firme a tempo di record contro la proposta di legge presentata dalla consigliera regionale del PdL, Olimpia Tarzia, alla Commissione primaria delle Politiche sociali della Regione Lazio. Sulla volontà della consigliera di abrogare la legge regionale in vigore del 1976 e di conseguenza dare avvio di una riforma sulla disciplina dei consultori laziali, promuovendo finanziamenti a strutture private accreditate, arriva il no secco dell’opposizione e del mondo associativo. Promotore della petizione, la Casa internazionale delle donne, su cui confluisce un'assemblea di associazioni appositamente formatasi nelle scorse settimane, fra cui Cgil, Cisl, Uil, Udi, IdV, Sinistra ecologia libertà, Zeroviolenzadonne. Contrari anche il PD e il Partito Radicale.

Dello stesso avviso il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, Vittorio Marinelli: “Tutta l’opposizione è contraria al progresso – afferma con sarcasmo il rappresentante del movimento guidato da Antonello De Pierro –, e non capisce le dinamiche poste in essere dei nostri governanti; se ancora qualche fesso ci credesse, il servizio pubblico non serve a erogare prestazioni ai cittadini, al contrario, in modo più moderno, obbligo primario è quello di spartire il gruzzoletto contenuto nelle casse pubbliche ai vari comitati di amici. Fornire servizi è cosa di importanza irrilevante, quello che conta è che i concessionari di auto delle varie Mercedes, BMW e similari, possano procurare costosi macchinari ai vari amministratori delle associazioni amiche da premiare. E visto che ci siamo anche un bel ‘orologione’, una mercanzia di cui il nostro paese è il maggior acquirente al mondo. In questo allegro can can – conclude Marinelli con deliberata ironia –, mentre i pazienti crepano negli ospedali e gli studenti nelle scuole pubbliche diventano sempre più ignoranti, finalmente ci eleviamo dall’arcaico concetto di res publica, piccola e meschina che aveva reso celebre Roma duemila anni fa”.

Opere pubbliche bloccate in Regione Lazio, il commento di Soldà

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti:”Non si può essere ambientalisti solo con le parole, c’è bisogno di fatti. Certe occasioni andrebbero colte al volo e non fatte affossate da lungaggini burocratiche e da scarsa attenzione”

 

Roma – Oltre 180 progetti per la realizzazione d’impianti ad energia pulita tra parchi eolici e fotovoltaici, decine di cave, strade e parcheggi, porti e discariche, metanodotti e stabilimenti industriali, in maggioranza realizzati da società private con capitali propri sono bloccati in Regione Lazio in attesa dell'ok necessario per l'apertura dei cantieri. Le opere non riescono a vedere la luce perché il Dipartimento Territorio, da cui dipende l'ufficio deputato al rilascio della Valutazione d’impatto ambientale, ritarda l'istruttoria.”Siamo di fronte – ha detto Roberto Soldà vicepresidente dell’Italia dei Diritti – ad un’amministrazione disattenta ai temi che riguardano l’ambiente e che, invece di fare da volano ad iniziative meritevoli che vanno incontro alle esigenze reali dei cittadini, si mette di ostacolo nella realizzazione di opere ed impianti che sarebbero di grande beneficio per tutta la regione”.

 

La sostanza del problema è che progetti che potrebbero far ripartire l’economia laziale, produrre sviluppo e occupazione a costo zero per la Regione e per i cittadini, si lasciano chiusi in un cassetto senza che gli si dia una risposta, provocando oltretutto il disappunto e la preoccupazione delle aziende che hanno fin qui investito somme di denaro importanti. “Quando si parla di tematiche ambientali – ha concluso l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – le persone si dovrebbero sciacquare la bocca, e quello che sta accadendo in Regione ne è l’ennesima dimostrazione. Non si può essere ambientalisti solo con le parole, c’è bisogno di fatti. Certe occasioni andrebbero colte al volo e non fatte affossate da lungaggini burocratiche e da una scarsa attenzione”.

Milano paralizzata da cantieri stradali, il commento di Ragone

Il viceresponsabile cittadino dell’Italia dei diritti: “La commissione edilizia dovrebbe vigilare i cantieri in questione e il Comune sollecitare le società appaltatrici”


Roma –  Continuano a Milano i disagi dovuti alla manutenzione della viabilità, i lavori iniziati a maggio ma non ancora conclusi. Nel momento in cui si assiste al ripopolamento della città queste operazioni creano ripercussioni importanti per coloro che per varie esigenze devono attraversare l’asse viario milanese. A tal proposito è intervenuto Luca Ragone, viceresponsabile per il capoluogo lombardo dell’Italia dei Diritti: “La commissione edilizia dovrebbe vigilare i cantieri in questione e il Comune sollecitare le società appaltatrici, affinché i tempi previsti vengano rispettati. A metà settembre con la riapertura delle scuole e il rientro lavorativo si congestiona il traffico e la serena percorrenza delle nostre città è messa a dura prova” .

 

È da sottolineare che le zone interessate da questi lavori sono considerati dei punti nevralgici del traffico milanese : zona Lambrate risulta molto penalizzata, molte traverse di corso di Porta Vittoria e il Viale Bianca Maria restringono il traffico a causa dei divieti di sosta allestiti dai cantieri non ancora ultimati. “Oltre al disagio che i cantieri procurano alla città, bisogna considerare anche la pericolosità che creano alla cittadinanza, pensiamo alla ghiaia che lasciano sulle strada i camion dei cantieri”.

A Pescara 4 mesi di attesa per un’ecocardiogramma, lo sdegno della Alfieri

La responsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti: “Gli abruzzesi non ci stanno, con la salute non si scherza, non è oggetto di scherno”

 

L’Aquila – “I disservizi per le prestazioni sanitarie raggiungono un picco altissimo come mai registrato: gli utenti percorrono autentici calvari per ottenere anche le prestazioni di base, gli anziani sono spediti come pacchi da una struttura all'altra complice la disorganizzazione totale dei nosocomi più grandi a fronte delle chiusure di quelli più piccoli previsti dal piano regionale di dismissione selvaggia. Se per l'Abruzzo l'estate appena trascorsa è stata caldissima, in materia di Sanità si prospetta un autunno bollente”. Con queste parole la viceresponsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti, Concetta Alfieri, si esprime sul nuovo caso di disservizio nella sanità abruzzese: a denunciare l’accaduto un cittadino pescarese di nome Ennio Romualdi che dal luglio scorso è in attesa di poter effettuare un esame diagnostico presso una delle strutture pubbliche preposte, e che dovrà attendere ancora sino a gennaio 2011. Causa del lungo ritardo, l’esubero delle richieste di prenotazione e la mancanza di strutture in grado di soddisfarle.

“Il  caos è completo, il Servizio sanitario è tornato indietro di decenni – continua la Alfieri – ospedali come quelli di Chieti, Vasto, Teramo, Pescara sono in piena fibrillazione e intenti in parte a ricevere il personale dismesso, proveniente dagli ospedali chiusi, e in parte le migliaia di prenotazioni degli esami. Le liste di attesa sono lunghe di mesi e mesi: a Chieti si va dagli 8 ai 9 mesi per una mammografia, a Vasto per un risonanza magnetica occorrono oltre 5 mesi. Il quotidiano regionale  Il Centro è letteralmente subissato dalle numerose segnalazioni di disfunzioni a seguito di un’iniziativa promossa i primi di settembre atta a mappare la dimensione del problema. Eppure sono passate appena due settimane dall'incontro del presidente Chiodi con il ministro Fazio, entrambi si sono affannati a dare delle risposte convincenti ai numerosi sindaci abruzzesi mobilitati per l'occasione,  impegnati anche a turnover di presidi permanenti negli ospedali dismessi. Le parole pronunciate dal ministro che parlavano di come l'Abruzzo avrebbe avuto in tempi molto brevi una Sanità invidiabile – continua l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – sanno di beffa o dimostrano che Gianni Chiodi, con molta irresponsabilità, non si rende conto della reale situazione e, chiedendo l'ausilio del ministro, cerca di superare il momento critico con le solite operazioni di facciata, con le solite promesse di ritorno dell’efficienza a breve”.

E proprio a Chiodi, la Alfieri rivolge il suo ammonimento: “Gli abruzzesi non ci stanno presidente, con la salute non si scherza, non è oggetto di scherno”.

Nas sequestrano 10 milioni di uova con escrementi e insetti, la reazione di Soldà

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “È un vero e proprio crimine, mi rincresce sapere che nel nostro Paese esistano ancora  individui capaci di simili scempi”


Roma – Maxisequestro per una ditta di dolciumi nel Veronese. I carabinieri del Nas di Verona hanno sequestrato dieci milioni e 300mila uova stoccate senza tenere conto delle norme igienico-sanitarie, a temperature non adatte e addirittura in mezzo a insetti e connessi escrementi di topi. In merito alla notizia a dir poco sconcertante è intervenuto Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Questo è un vero e proprio crimine, fatti ripugnanti come questi avvenivano in tempo di guerra e mi rincresce sapere che nel nostro Paese esistano ancora  individui capaci di simili scempi”.

 

L’operato disdicevole dell’azienda è venuto alla luce grazie ai Nas di Padova e del Reparto Analisi dei carabinieri per la Tutela della Salute, i quali hanno accuratamente ispezionato la ditta specializzata nella fornitura di ovoprodotti destinati negli impasti di panettoni, pandori e dolci di produzione industriale. “Mi fa piacere apprendere - conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -  che i Nas, il quale svolgono da sempre un egregio lavoro, siano riusciti a contrastare l’azione criminosa e spero che i malfattori paghino con una pena severissima”.

 

Peschereccio italiano attaccato dai libici, per Soldà scuse infantili

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Il Governo cerca di minimizzare quando invece dovrebbe rivedere quei patti di amicizia così onerosi e umilianti che Berlusconi ha firmato con Gheddafi”


Roma – “È in questo modo ignobile che il paese di Gheddafi ricambia la benevolenza di Berlusconi, l’ospitale servilismo con cui solo pochi giorni fa il leader libico è stato accolto in Italia, con tanto di hostess compiacenti, inchini ossequiosi e soprattutto 5 miliardi di dollari come risarcimento per il nostro passato coloniale in Libia”. Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti, Roberto Soldà, sintetizza così il gravissimo caso del motopeschereccio di Mazara del Vallo mitragliato da una motovedetta libica nei giorni scorsi. Nel pomeriggio di oggi il ministro degli Esteri, Franco Frattini, dovrebbe riferire alla Camera sulla vicenda, ma ha già sottolineato che i rapporti diplomatici con la Libia non subiranno cambiamenti. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha fatto sapere che Tripoli ha presentato le sue scuse ufficiali, tuttavia sia per la Lega sia per le opposizioni parlamentari non basta chiedere il perdono, bensì è necessario salvaguardare la dignità dell’Italia e ridefinire le regole di ingaggio.

 

Poi Soldà, parlando a nome del movimento guidato da Antonello De Pierro, ha ricordato che “è doveroso che il Governo riferisca in Aula, con le opportune spiegazioni, su questo episodio che oserei definire drammatico, visto che solo per puro caso i colpi sparati ad altezza uomo non hanno provocato morti tra l’equipaggio del nostro peschereccio. A meravigliarmi – incalza Soldà – è la passiva accettazione che le istituzioni italiane stanno palesando, ciò significa che abbiamo totalmente perso autorevolezza, credibilità e peso diplomatico a livello internazionale”. E ancora: “Le banali scuse accontentano solo i bambini – dichiara furibonda la seconda carica dell’Italia dei Diritti –, e questo Governo invece di sottolineare la gravità dei fatti cerca di minimizzare”.

 

Quanto alla possibilità di ridefinire i trattati internazionali e risolvere la spinosa questione delle acque contese tra Italia e Libia, Soldà non reputa la soluzione sufficiente e pretende di più: “Bisogna assolutamente rivedere le relazioni di eccessiva amicizia con Gheddafi, modificando completamente i rapporti politici con il suo paese e rimettendo in discussione quei patti di cooperazione così onerosi e umilianti che il nostro premier ha già firmato con il colonnello”.

 

 

 


 

A Roma ventiquattromila gli indigenti, la Sassone insorge

La viceresponsabile capitolina dell’Italia dei Diritti: “E’ necessario che la nostra città diventi più civile con chi è meno fortunato, senza buonismo ma con un po’ di buon senso”

 

Roma -  A fronte di una recente indagine stilata dal Comune di Roma, sono circa ventiquattromila i senza tetto che vivono in stato di totale indigenza nel territorio capitolino. Dalle cifre dichiarate emerge un quadro pressoché preoccupante, in quanto la maggior parte dei barboni sopra dichiarati non hanno nessun mezzo di sostentamento. A esprimere un parere su tale situazione è Antonella Sassone, viceresponsabile romana dell’Italia dei Diritti: “Leggo di questa notizia con un certo disappunto. Roma si affaccia ad una stagione nuova di riforme ma è culturalmente impreparata, soprattutto nella classe dirigente che non ha idea di quello che succede tra la gente normale e che si occupa di “altro”.”

L’indagine compiuta grazie al lavoro dell’anagrafe e di associazioni di volontariato e comunità religiose,  ha fatto presente inoltre che tra i senza fissa dimora, gli stranieri rappresentano comunque la percentuale più alta. Circa l'84%. Entrando nello specifico 17.000 sono quelli extracomunitari, 2.240 quelli comunitari. Quasi 4 mila sono invece gli italiani. Clochard a volte per scelta oppure vittime di circostanze sfortunate, come ad esempio  la perdita di lavoro, casa o famiglia. “Ventiquattromila persone non sono un numero - continua l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -  sono una realtà che non possiamo permetterci di ignorare e che non può prescindere da un impegno concreto nell’attuazione di politiche sociali che dovrebbero essere una priorità di qualsiasi agenda politica. E’ necessario che la nostra città diventi più civile con chi è meno fortunato, senza buonismo ma con un po’ di buon senso”.

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