La responsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti: “Sarebbe opportuno che finalmente si considerasse l’arte come una vera e propria impresa, capace di generare cultura, ma anche profitto”
Roma – “Non credo che sarà così facile far passare una proposta simile in una città come Roma, dove ogni giorno tantissimi turisti affollano le strade e ci dimostrano quanto sia necessario tutelare il nostro prezioso patrimonio culturale”. Con queste parole la responsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti, Anna Nieddu, esprime il suo apprezzamento all’allarme lanciato dall'assessore comunale alla Cultura, Umberto Croppi, in merito ai tagli previsti della legge finanziaria che pone dei paletti alla spesa sostenuta dalle amministrazioni pubbliche, o dalle società partecipate, per mostre e pubblicità, e che di conseguenza, per l’anno prossimo, non potrà superare più del 20% rispetto al 2009.
“Sono felice che al di là dei colori politici, la sensibilità e la competenza di singole persone possano tener conto del disattento operato del governo. Sarebbe opportuno – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che finalmente si considerasse l’arte non come qualcosa semplicemente da mantenere, e tra l’altro in pessime condizioni, ma come un’impresa, capace di generare cultura, ma anche profitto, come una vera attività economico-produttiva e, in quanto tale, alimentata e sovvenzionata. Spero che questi tagli indiscriminati al mondo dell’arte – conclude la Nieddu – siano uno sprone per far cadere finalmente l’attenzione sul problema della lenta ma inesorabile perdita del nostro patrimonio culturale e storico, unico al mondo.
Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “L’attività pubblica ormai non è più vista come servizio ai cittadini ma come metodo di spartizione delle casse statali”
Roma – Raccolta di firme a tempo di record contro la proposta di legge presentata dalla consigliera regionale del PdL, Olimpia Tarzia, alla Commissione primaria delle Politiche sociali della Regione Lazio. Sulla volontà della consigliera di abrogare la legge regionale in vigore del 1976 e di conseguenza dare avvio di una riforma sulla disciplina dei consultori laziali, promuovendo finanziamenti a strutture private accreditate, arriva il no secco dell’opposizione e del mondo associativo. Promotore della petizione, la Casa internazionale delle donne, su cui confluisce un'assemblea di associazioni appositamente formatasi nelle scorse settimane, fra cui Cgil, Cisl, Uil, Udi, IdV, Sinistra ecologia libertà, Zeroviolenzadonne. Contrari anche il PD e il Partito Radicale.
Dello stesso avviso il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, Vittorio Marinelli: “Tutta l’opposizione è contraria al progresso – afferma con sarcasmo il rappresentante del movimento guidato da Antonello De Pierro –, e non capisce le dinamiche poste in essere dei nostri governanti; se ancora qualche fesso ci credesse, il servizio pubblico non serve a erogare prestazioni ai cittadini, al contrario, in modo più moderno, obbligo primario è quello di spartire il gruzzoletto contenuto nelle casse pubbliche ai vari comitati di amici. Fornire servizi è cosa di importanza irrilevante, quello che conta è che i concessionari di auto delle varie Mercedes, BMW e similari, possano procurare costosi macchinari ai vari amministratori delle associazioni amiche da premiare. E visto che ci siamo anche un bel ‘orologione’, una mercanzia di cui il nostro paese è il maggior acquirente al mondo. In questo allegro can can – conclude Marinelli con deliberata ironia –, mentre i pazienti crepano negli ospedali e gli studenti nelle scuole pubbliche diventano sempre più ignoranti, finalmente ci eleviamo dall’arcaico concetto di res publica, piccola e meschina che aveva reso celebre Roma duemila anni fa”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “La società gestrice della rete stradale dovrebbe pensare a rendere più sicure le strade, anziché riempirsi ulteriormente le tasche con questo scempio”
Roma – “L’Anas dovrebbe pensare a rendere più sicure le strade, anziché riempirsi ulteriormente le tasche con questo scempio”. Questo il commento di Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, sul pedaggio elettronico voluto dall’Anas sul Grande Raccordo Anulare di Roma e sull’autostrada che collega la Capitale con Fiumicino. La società gestrice della rete stradale italiana pubblicherà oggi il bando di gara di 150 milioni per la cosiddetta “esanzione dinamica senza barriere”, una sorta di occhio elettronico in grado di leggere le targhe dei veicoli in transito e di inviare automaticamente a casa la richiesta di pagamento. Il Campidoglio, la Provincia di Roma e la Regione Lazio hanno già fatto fronte comune per impedire un progetto che – pur non riguardando chi si muove all'interno alla città, bensì solo chi vi arriva dall’autostrada o coloro i quali verso questa si dirigono – darebbe il colpo di grazia a tutti quei pendolari già penalizzati dai rincari delle tariffe autostradali scattati in estate e poi bloccati dalle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. “Il Gra è utilizzato ogni giorno da migliaia di lavoratori come percorso quasi obbligato per andare a lavoro – incalza Soldà –, e altrettanto vale per la bretella Roma-Fiumicino. E’ impensabile tassare il pedaggio su strade di così vitale importanza, a maggior ragione se si calcola che quella dei pendolari già non è una delle categorie più fortunate. Se al traffico, al lungo viaggio, ai rincari della benzina, si deve aggiungere anche una tassa extra per 5 giorni settimanali, per i lavoratori che vengono dall’hinterland romano recarsi in ufficio diventerà un’impresa”. Italia dei Diritti promette battaglia nei confronti di tale progetto e invita tutti i sostenitori del movimento ad appoggiare le iniziative che verranno a breve rese note.
Il viceresponsabile cittadino dell’Italia dei diritti: “La commissione edilizia dovrebbe vigilare i cantieri in questione e il Comune sollecitare le società appaltatrici”
Roma – Continuano a Milano i disagi dovuti alla manutenzione della viabilità, i lavori iniziati a maggio ma non ancora conclusi. Nel momento in cui si assiste al ripopolamento della città queste operazioni creano ripercussioni importanti per coloro che per varie esigenze devono attraversare l’asse viario milanese. A tal proposito è intervenuto Luca Ragone, viceresponsabile per il capoluogo lombardo dell’Italia dei Diritti: “La commissione edilizia dovrebbe vigilare i cantieri in questione e il Comune sollecitare le società appaltatrici, affinché i tempi previsti vengano rispettati. A metà settembre con la riapertura delle scuole e il rientro lavorativo si congestiona il traffico e la serena percorrenza delle nostre città è messa a dura prova” .
È da sottolineare che le zone interessate da questi lavori sono considerati dei punti nevralgici del traffico milanese : zona Lambrate risulta molto penalizzata, molte traverse di corso di Porta Vittoria e il Viale Bianca Maria restringono il traffico a causa dei divieti di sosta allestiti dai cantieri non ancora ultimati. “Oltre al disagio che i cantieri procurano alla città, bisogna considerare anche la pericolosità che creano alla cittadinanza, pensiamo alla ghiaia che lasciano sulle strada i camion dei cantieri”.
La responsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti: “Far partire l’anno scolastico negando il diritto alla socialità a bambini che si trovano in situazioni di disagio è una cosa gravissima”
Roma – Riparte l’anno scolastico e con esso le polemiche. Alla Vaccari di Roma mancano tre docenti di sostegno per gli alunni con disabilità gravi e ancor più cupa è la situazione di un’altra struttura scolastica della Capitale, la Maffi, dove i 27 ragazzi portatori di handicap avrebbero bisogno di almeno altri 5 insegnanti di supporto. Le scuole, che saranno costrette a richiedere supplenti temporanei in attesa della nomina di quelli annuali, denunciano ritardi nell’uscita delle liste di disponibilità dei docenti di alcune province: chi aveva chiesto il trasferimento ha dovuto così lasciare il posto scoperto all’ultimo minuto. Duro il commento di Pamela Aroi, responsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti: “Questo è un fenomeno che offre diversi spunti di riflessione, perché pone in luce molteplici carenze. Intanto quelle proprie dell’organizzazione scolastica, ma ancor più grave è che questioni burocratiche, come i ritardi nell’uscita delle graduatorie, si ripercuotano su diritti prioritari come quello allo studio o ancor peggio quello dei portatori di handicap ad avere medesime opportunità rispetto agli altri alunni. Sono ancora una volta i casi specifici – incalza la Aroi – a portare l’attenzione su questioni molto gravi e di carattere generale che vengono evidentemente sottovalutate. Far partire l’anno scolastico negando il diritto alla socialità a bambini che si trovano in situazioni di disagio è una cosa gravissima, perché per molti di loro la scuola ha un significato che va oltre le questioni culturali o di semplice acquisizione di elementi di istruzione, ma è una risorsa che consente loro di vivere nel sociale. E’ un problema che va risolto a monte. Non si fa altro che parlare di riforme che però non si traducono mai in qualcosa di costruttivo – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – e gli stessi insegnanti, con la disoccupazione che c’è, si trovano fuori da un sistema che non è così organizzato come si vuol far credere”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “È un vero e proprio crimine, mi rincresce sapere che nel nostro Paese esistano ancora individui capaci di simili scempi”
Roma – Maxisequestro per una ditta di dolciumi nel Veronese. I carabinieri del Nas di Verona hanno sequestrato dieci milioni e 300mila uova stoccate senza tenere conto delle norme igienico-sanitarie, a temperature non adatte e addirittura in mezzo a insetti e connessi escrementi di topi. In merito alla notizia a dir poco sconcertante è intervenuto Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Questo è un vero e proprio crimine, fatti ripugnanti come questi avvenivano in tempo di guerra e mi rincresce sapere che nel nostro Paese esistano ancora individui capaci di simili scempi”.
L’operato disdicevole dell’azienda è venuto alla luce grazie ai Nas di Padova e del Reparto Analisi dei carabinieri per la Tutela della Salute, i quali hanno accuratamente ispezionato la ditta specializzata nella fornitura di ovoprodotti destinati negli impasti di panettoni, pandori e dolci di produzione industriale. “Mi fa piacere apprendere - conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - che i Nas, il quale svolgono da sempre un egregio lavoro, siano riusciti a contrastare l’azione criminosa e spero che i malfattori paghino con una pena severissima”.
Il viceresponsabile Scuola e Istruzione dell’Italia dei Diritti: "L’assurdo e il surreale governano le vicende di casa nostra”
Roma – Il professor Luca Piergiovanni è stato riconosciuto dal Ministero della Pubblica Istruzione come il miglior docente d’Italia, premio frutto del suo lavoro e della capacità di incrociare i programmi ministeriali con il previsto uso dei materiali multimediali. A sporcare questa nota, tuttavia, c’è l’ammontare della sua ultima busta paga che equivale a soli seicento euro.
Sulla questione è intervenuto Cesare De Sessa viceresponsabile per la Scuola e l’Istruzione dell’Italia dei Diritti: “Il paese dei 'poeti e navigatori', cioè della vuota retorica eletta a sistema, ieri come oggi ci propina ancora uno dei suoi paradossi. La vicenda di Piergiovanni ribadisce una volta in più quanto l’assurdo e il surreale ispirino e governino le vicende di casa nostra”.
Questo viene appunto a qualificarsi come un’incoerenza del tutto italiana in quanto i meriti e le capacità dell’insegnante in questione vengono apprezzati parecchio oltreoceano: “Il professore è stato contattato da Yale, università statunitense, che gli ha offerto una collaborazione – continua la sua analisi l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – praticamente il contrario di quello che gli propone il nostro Ministero di competenza. Se Yale apre dunque al docente, c’è da scommettere che l’insegnante ha davvero fatto qualcosa di pregevole. Non ci resta che alzare gli occhi al cielo – conclude l’esterrefatto De Sessa – e sperare in un miracolo, ormai l’ultima speranza che qualcosa cambi nel Paese dei “poeti e navigatori”.
La viceresponsabile capitolina dell’Italia dei Diritti: “E’ necessario che la nostra città diventi più civile con chi è meno fortunato, senza buonismo ma con un po’ di buon senso”
Roma - A fronte di una recente indagine stilata dal Comune di Roma, sono circa ventiquattromila i senza tetto che vivono in stato di totale indigenza nel territorio capitolino. Dalle cifre dichiarate emerge un quadro pressoché preoccupante, in quanto la maggior parte dei barboni sopra dichiarati non hanno nessun mezzo di sostentamento. A esprimere un parere su tale situazione è Antonella Sassone, viceresponsabile romana dell’Italia dei Diritti: “Leggo di questa notizia con un certo disappunto. Roma si affaccia ad una stagione nuova di riforme ma è culturalmente impreparata, soprattutto nella classe dirigente che non ha idea di quello che succede tra la gente normale e che si occupa di “altro”.”
L’indagine compiuta grazie al lavoro dell’anagrafe e di associazioni di volontariato e comunità religiose, ha fatto presente inoltre che tra i senza fissa dimora, gli stranieri rappresentano comunque la percentuale più alta. Circa l'84%. Entrando nello specifico 17.000 sono quelli extracomunitari, 2.240 quelli comunitari. Quasi 4 mila sono invece gli italiani. Clochard a volte per scelta oppure vittime di circostanze sfortunate, come ad esempio la perdita di lavoro, casa o famiglia. “Ventiquattromila persone non sono un numero - continua l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - sono una realtà che non possiamo permetterci di ignorare e che non può prescindere da un impegno concreto nell’attuazione di politiche sociali che dovrebbero essere una priorità di qualsiasi agenda politica. E’ necessario che la nostra città diventi più civile con chi è meno fortunato, senza buonismo ma con un po’ di buon senso”.
Il responsabile regionale dell’Italia dei Diritti : “È in atto lo smantellamento del pubblico a favore del privato”
“I tempi biblici sono in perfetta sintonia con lo sforzo evangelico della pubblica amministrazione tutta protesa a inviare i miscredenti romani e laziali nelle braccia capienti della madre apostolica santa Chiesa Romana. Mentre infatti il laico ed ateo servizio pubblico va sempre più a scatafascio le ricche case di cura private e tutta la galassia di laboratori e studi privati conducibili per la maggior parte al vecchio ente clericale va a gonfie vele”.
Duro e sarcastico il commento di Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio delll’Italia dei Diritti ai dati del Recup, servizio unico di prenotazione di esami strumentali e visite mediche, che rivelano quanto i pazienti laziali siano costretti ad aspettare prima di poter accedere a controlli medici, sovente di vitale importanza, nella gran parte delle strutture pubbliche.
Fino a cinque i mesi di attesa necessari per una visita all’addome, sei per un ecodoppler, sette per un’ecografia mammaria bilaterale, in un contesto, quello della sanità regionale, disorganizzato e carente al limite della sostenibilità.
“Assistiamo dunque – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – alla stessa strategia che si sta attuando nella scuola pubblica. Classi di 45 persone inducono i genitori con la grana ad affidarsi alle famigerate piccole suore nere. Allo stesso modo le liste chilometriche agli uffici postali rendono il telefono con il numero del pony express un po’come l’avvistamento di un'oasi e di un laghetto da parte di un disperso nel deserto.”
Pochissime le eccezioni riscontrate come quelle della Asl Roma A e Rm-E del San Giovanni e al Nuovo Regina Margherita dove i tempi si riducono ai soli, si fa per dire, 60 giorni.
“? insomma in atto – conclude Marinelli – il pagamento di cambiali elettorali che sono arrivate alla scadenza e quindi lo smantellamento del pubblico a favore del privato è semplicemente il pagamento di un debito della politica che ha abdicato definitivamente il concetto di ‘res publica’con l’assistenza dei vari Sant’Andrea, Sant’ Eugenio e San Camillo”.
Il viceresponsabile per l’Immigrazione dell’Italia dei Diritti: “Una discriminazione al contrario”
Roma – Che il tetto del 30% di alunni stranieri nelle prime classi, introdotto dal ministro Mariastella Gelmini, sarebbe stato difficile da rispettare in alcuni casi era prevedibile, ma che si arrivasse a una classe senza alcun bimbo italiano era difficile da immaginare. E’ successo a Roma, presso l’istituto comprensivo Luparelli, che oggi ha ripreso le lezioni con una prima elementare formata da soli bambini stranieri. I 19 alunni che compongono la prima B, infatti, sono in prevalenza cinesi e bengalesi. L’unico ragazzino italiano iscritto ha chiesto il nulla osta per il trasferimento, facendo scendere da 3 a 2 il numero di studenti italiani sui 39 che compongono la totalità delle prime classi della scuola elementare Luparelli. “Tutto ciò mi appare una discriminazione al contrario”, ha commentato Antonino Lo Verde, viceresponsabile per l’Immigrazione dell’Italia dei Diritti. “Quanto accaduto in quella classe di Roma è il frutto di tutte le campagne contro gli stranieri che poi si riflettono anche nel mondo della scuola. Gli immigrati, regolarmente soggiornanti e non, che frequentano le scuole hanno diritto all’intergrazione tramite la scuola stessa. Essendo tutti stranieri c’è di fatto una discriminazione comunamente chiamata razziale, che in questo caso è dovuta a una componente oggettiva dettata dal fatto che sono tutti extracomunitari. Ciò non favorisce nessuno – conclude il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro –; né gli stranieri, né tantomeno gli italiani, visto che il confronto con altre culture permetterebbe loro di arricchirsi dal punto di vista umano e culturale”.
La viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti : “Un’iniziativa lodevole non solo dal punto di vista sociale ma soprattutto umano”
E' giunto alla terza edizione il corso “Mio figlio ha quattro ruote”, una scuola alla convivenza con la disabilità e all'uso dello strumento carrozzina rivolto alle famiglie e ai piccoli affetti da patologie neuromuscolari, promosso dal Sapre Settore abilitazione precoce dei genitori: una struttura pubblica interna all'unità operativa di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza della Fondazione Ca' Grande del Policlinico di Milano.
“Si tratta sicuramente di un’iniziativa lodevole non solo dal punto di vista sociale ma soprattutto umano perché io credo che ci sia una opinione pubblica in tutta Italia che stenta a riconoscere la disabilità come problema fondamentale e ancora di più quella infantile e adolescenziale – commenta Barbara Del Fallo, viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti – credo che il nostro paese abbia bisogno di una coscienza individuale da tradurre presto in coscienza collettiva che denoti consapevolezza di quelle che sono le problematiche di questo genere. Questa ignoranza ci fa allontanare sempre più da quella logica socio–assistenziale verso la quale dovremmo andare. Abbiamo ormai oltrepassato la soglia del secondo millennio e siamo ancora qua a parlare soltanto di politiche sociali, sanità assistenza e quant'altro quando invece nel 2010 si dovrebbe avere in tasca dei programmi mirati”.
Concreto e pratico il programma del corso, durante i quattro giorni dal 21 al 24 ottobre al Centro vacanze Getur, a Lignano Sabbiadoro, i bambini impareranno a muoversi in maniera indipendente, a giocare con la carrozzina misurandosi con i loro limiti e le loro abilità cimentandosi perfino in lezioni di ballo sulle quattro ruote, coadiuvati da una insegnante pedagogista e studiosa di danze ebraiche. Coinvolti nelle attività anche i loro cari e i terapisti che salendo al fianco dei piccoli, sulla carrozzina elettrica apprenderanno le tecniche di guida e di manutenzione del mezzo. Del tutto gratuita la partecipazione per i bambini, basso, o coperto interamente dall'organizzazione per le famiglie indigenti il costo per gli adulti.
“Io mi auguro – prosegue la Del Fallo – che questa iniziativa non rimanga locale ma che altre regioni e città prendano ben presto esempio dal comune di Milano e inaugurino dei progetti che vadano a sostenere e a risolvere le difficoltà di tutte quelle famiglie che supportano i portatori di handicap e degli stessi”.
L’efficace e all’avanguardia struttura del Sapre, nasce nel 2003 grazie al Progetto Abilità, finanziato dall’assessorato alle politiche per la famiglia del comune di Milano con lo scopo di assistere i nuclei famigliari dei disabili nella gestione del quotidiano, nei rapporti con le strutture, sostenendoli anche psicologicamente nel vivere patologie anche gravissime. Una proposta alternativa alla mera assistenza, laddove presente, del servizio sanitario.
“É chiaro – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - che però progettazioni di questo genere sono fortemente difficili da applicare in un momento storico in cui la maggior parte delle regioni ha avuto un taglio netto, una riduzione dei finanziamenti destinati alle politiche sociali. In autunno, ormai è cosa certa, si avrà un taglio esorbitante di moltissimi servizi.
Ci auguriamo che - conclude la Del Fallo - ci sia anche una coscienza politica nuova che riporti qualche fondo in più al settore, perché io ritengo che l’Italia non sia un paese povero e che la crisi attuale sia dovuta soltanto ad una non equa distribuzione delle risorse economiche.”