Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “L’attività pubblica ormai non è più vista come servizio ai cittadini ma come metodo di spartizione delle casse statali”
Roma – Raccolta di firme a tempo di record contro la proposta di legge presentata dalla consigliera regionale del PdL, Olimpia Tarzia, alla Commissione primaria delle Politiche sociali della Regione Lazio. Sulla volontà della consigliera di abrogare la legge regionale in vigore del 1976 e di conseguenza dare avvio di una riforma sulla disciplina dei consultori laziali, promuovendo finanziamenti a strutture private accreditate, arriva il no secco dell’opposizione e del mondo associativo. Promotore della petizione, la Casa internazionale delle donne, su cui confluisce un'assemblea di associazioni appositamente formatasi nelle scorse settimane, fra cui Cgil, Cisl, Uil, Udi, IdV, Sinistra ecologia libertà, Zeroviolenzadonne. Contrari anche il PD e il Partito Radicale.
Dello stesso avviso il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, Vittorio Marinelli: “Tutta l’opposizione è contraria al progresso – afferma con sarcasmo il rappresentante del movimento guidato da Antonello De Pierro –, e non capisce le dinamiche poste in essere dei nostri governanti; se ancora qualche fesso ci credesse, il servizio pubblico non serve a erogare prestazioni ai cittadini, al contrario, in modo più moderno, obbligo primario è quello di spartire il gruzzoletto contenuto nelle casse pubbliche ai vari comitati di amici. Fornire servizi è cosa di importanza irrilevante, quello che conta è che i concessionari di auto delle varie Mercedes, BMW e similari, possano procurare costosi macchinari ai vari amministratori delle associazioni amiche da premiare. E visto che ci siamo anche un bel ‘orologione’, una mercanzia di cui il nostro paese è il maggior acquirente al mondo. In questo allegro can can – conclude Marinelli con deliberata ironia –, mentre i pazienti crepano negli ospedali e gli studenti nelle scuole pubbliche diventano sempre più ignoranti, finalmente ci eleviamo dall’arcaico concetto di res publica, piccola e meschina che aveva reso celebre Roma duemila anni fa”.