Il viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti: “Tale vicenda è indegna in un paese civile e democratico”
Roma – “Esprimo tutto il mio stupore, anche se in Italia non ci meravigliamo che si verifichino questi paradossi, ancor più gravi quando ad essere protagoniste sono persone seriamente ammalate”.
Commenta con queste parole Aniello D’Angelo, viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti, l’assurdo dramma di Claudia Bottigelli, 37 anni, torinese, cerebrolesa immobilizzata dalla nascita, alle prese con le beghe della burocrazia.
Per l’Inps, alla ricerca di falsi invalidi, la sua palese disabilità è in dubbio, almeno fino all’esibizione di numerose certificazioni che la famiglia ha dovuto consegnare personalmente e con non poca fatica. Obbligati alla certificazione anche i malati di S.L.A e di altre importanti patologie sebbene dei “veri invalidi” come loro e come Claudia, esistano atti in regola reperibili dall’Istituto Nazionale Previdenza Sociale presso le Asl o contattando i medici di famiglia. Il rischio per gli inabili è, in caso di documentazione insufficiente, la sospensione immediata dell’indennità di accompagnamento e l’esborso economico per le onerose spese legali in caso di ricorso, per far valere le proprie ragioni.
“Sembra – prosegue D’Angelo – che si voglia sopperire agli abusi del passato delle responsabilità di chi doveva controllare, con quest’eccesso di burocrazia. Tale vicenda, come le altre simili, è indegna in un paese civile e democratico. In uno Stato altamente tecnologico è vergognoso da parte dell’Inps che si verifichino tali lungaggini burocratiche. Un appello – chiosa l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - va ai nostri politici che invece di dimenarsi in proclami dovrebbero pensare a risolvere i problemi quotidiani delle persone, in particolare degli ammalati”.
La viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti: “In quella posizione e sotto quei titoli, si mettano coloro che si sentono tanto padroni dell'immagine femminile da sfruttarla senza ritegno”
Roma – “Sono profondamente indignata per la volgarità dell'immagine femminile che da questo messaggio pubblicitario emerge! L'azienda dovrebbe porgere scuse e con essa l'ideatore pubblicitario che ha ritenuto di ‘prostituire’ la figura della donna in questo modo squallido!”.
Commenta con parole dure, Francesca Scoleri, viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti, l’indegno spettacolo che fino a pochi giorni fa si presentava sopra le teste degli abitanti di Milazzo. Cartelloni pubblicitari sui quali emergeva una donna prona, con indosso scarpe rosse e poco altro che rivolgeva un esplicito consiglio scritto in basso: “Montami a costo zero”. L’invito faceva riferimento all’impianto fotovoltaico Cauldron, prodotto da reclamizzare, ma la volgarità dell’allusione non ha mancato di generare reazioni di profonda amarezza, soprattutto tra le componenti del gruppo “Donne libere”, che ogni domenica s’incontrano e dibattono sulla condizione femminile.
“Altro che costo zero! – prosegue la Scoleri – L'unico zero attribuibile è all'intelligenza, alla sensibilità e alla morale di questi personaggi che pensano di valorizzare il proprio prodotto attraverso messaggi erotici. Poco importa se questa non è l'unica azienda che da in pasto all'indecenza la figura delle donna; non ci sono alibi! Le donne dovrebbero unirsi e lottare contro l'immorale maschilismo! Non è possibile illudersi dell'emancipazione mentre messaggi come questo ci portano indietro di mille anni rendendo bene l'idea di come la donna oggetto ‘era’ ed oggetto ‘è’ ! A nome di tutte le donne che condividono sdegno e indignazione, pretendo che arrivino scuse da parte dell'azienda !”.
Attraverso l’estensione via web della protesta contro lo spot ideato dai creativi della Neo Comunication e tramite le pressioni dell’assessorato alle Pari Opportunità, quello alle Politiche Sociali e il Sindaco stesso si è ottenuta fortunatamente, la rimozione dei cartelli. Successivamente sono arrivate anche le scuse del titolare della ditta Federico Calderone che, nonostante la formale discolpa, ha tentato di sostenere che si trattava solo di ironia mal compresa, di un messaggio che nelle grandi città sarebbe passato come innocente e simpatico.
“Non ho nessuna voglia di ridere sopra questo cartellone, – ribadisce la rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro – come se non fosse evidente l'offesa ricevuta! In quella posizione e sotto quei titoli,si mettano coloro che si sentono tanto padroni dell'immagine femminile da sfruttarla senza ritegno!”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Come si può avere senso dello Stato se i primi a tradirlo per una mazzetta sono coloro i quali dovrebbero garantire equa e imparziale giustizia?”
Roma – “Come possono i cittadini pagare serenamente le tasse e nutrire senso dello Stato, se i primi a tradirlo per una mazzetta sono coloro i quali dovrebbero garantire equa e imparziale giustizia?”. L’interrogativo retorico di Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, prende le mosse dalle cinque ordinanze di custodia cautelare indirizzate al giudice onorario del Tribunale di Roma Giovanni Dionesalvi, all’imprenditore Giampaolo Mascia e alla sua famiglia composta dalla moglie Piera e dai figli Vittorio e Gianmarco, entrambi avvocati. Corruzione e associazione a delinquere finalizzata alla concussione sono i capi d’accusa. Mascia avrebbe promesso al giudice regali o altre utilità in caso di ritardo o non esecuzione di alcune operazioni immobiliari. “Sarà anche finita la Prima Repubblica con Tangentopoli – commenta l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – ma la corruzione continua a dilagare imperterrita. L’auspicio è che si tratti di un errore, ma se i giudici dovessero provare i capi di imputazione – conclude Soldà – ci troveremmo davanti ad una gravissima situazione, socialmente difficile da sanare”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti:“Categorica opposizione ad un intervento che soddisfa gli appetiti dei costruttori, e palesa l’incoscienza di un’Amministrazione in teoria preposta a tutela del verde”
Roma - “Come Italia dei Diritti ci opporremo categoricamente a questo scempio, che soddisfa gli appetiti dei tanti, voraci costruttori orbitanti nel XIII Municipio e che allo stesso tempo palesa un atteggiamento alquanto incosciente di questa amministrazione; in prima fila appoggiamo senza alcuna riserva le coraggiose associazioni che si stanno battendo per salvare un territorio dove palazzine di quattro cinque piani non farebbero altro che deturpare il paesaggio della zona”. La netta e dura presa di posizione del presidente dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, è in riferimento al programma urbanistico denominato "Piccola Palocco", che prevede la realizzazione di duecentomila metri cubi di edilizia commerciale e residenziale, in una zona da adibire, stando all’ultimo piano regolatore, a verde privato attrezzato. Sconcertato dal leggere già gli annunci di vendita degli apprtamenti, De Pierro si chiede “ cosa ne pensino l’assessore all’ambiente del XIII Municipio Giancarlo Innocenzi oppure quello capitolino Fabio De Lillo, preposti alla tutela del verde ma che nei fatti dimostrano il contrario, dal momento che quell’area, in precedenza adibita a pascolo, era destinata successivamente a verde privato attrezzato”. Il leader del movimento a tutela del cittadino non esita a definire il progetto “un’aggressione ambientale in un territorio dal recente ed esponenziale sviluppo edilizio e demografico, che già ha perso tanto verde con l’incendio alla pineta di qualche anno fa. È ora di frenare l’assalto degli “attila” locali – tuona De Pierro - ammesso che vi sia la volontà di farlo. Purtroppo non si riesce a calmare la brama speculativa di alcuni palazzinari locali – prosegue il presidente dell’Italia dei Diritti - visto il loro impegno in campagna elettorale per foraggiare faraoniche azioni di propaganda. Mi domando perciò se chi ha stilato l’eventuale relazione di impatto paesaggistico abbia preso in considerazione tutti gli aspetti necessari”. Sarcasticamente, De Pierro tira in ballo ulteriori dannose conseguenze del progetto edilizio a Casalpalocco: “Capisco che chi deve rimpinguare le proprie casse ignora eventuali conseguenze a danno dei cittadini ma una colata di cemento di tale portata avrebbe ripercussioni notevoli e inesorabili sulla viabilità della zona, già al collasso. Da tempo si parla della costruzione delle complanari sulla Cristoforo Colombo, ma la loro realizzazione sembra essere sottovalutata dai soggetti competenti. Ribadisco – conclude De Pierro - la nostra vicinanza e il nostro impegno in direzione di un no secco a questa cementificazione, plaudendo all’azione e all’impegno profuso dalle associazioni attive nella zona”.
Il responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti: “Unico risultato del piano- edilizia è l’ennesimo scempio paesaggistico”
Cagliari – Scoppia la polemica sui lavori di ampliamento di Villa Certosa. La Idra Immobiliare, società di Silvio Berlusconi proprietaria della residenza del premier a Porto Rotondo, ha infatti presentato istanza alla commissione paesaggistica regionale per edificare cinque bungalow, da destinare a residenze per gli ospiti. Il piano paesaggistico regionale vieterebbe ulteriori costruzioni nell’area della villa, salvo le deroghe previste dal piano – edilizia regionale, ispirato al piano – casa annunciato dal Governo. E il responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti, Federico Gandolfi, non esita a bollare l’operazione come “l’ennesimo caso di conflitto di interessi legato al centrodestra sardo e berlusconiano. Dopo le fantasmagoriche norme del piano-casa e delle leggi urbanistiche che avrebbero dovuto rilanciare l’economia locale – spiega Gandolfi – uno dei pochi risultati utili e duraturi sarà quello di permettere l’ennesimo ampliamento di Villa Certosa, oramai sempre più dimora coloniale, data l’estensione, i lavori secretati per fantomatiche esigenze di sicurezza nazionale e gli scandali della scorsa estate”. L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro conclude auspicando e sostenendo “che giustizia sia fatta in sede di ricorso amministrativo, al fine di interrompere quello che è solo l’ennesimo scempio ai danni del paesaggio”.
Il viceresponsabile cittadino dell’Italia dei Diritti: “Vorrei che questa mafia latente in mano a politici-faccendieri venga allontanata al più presto da cariche istituzionali, poiché chi opera in questo modo, fingendo di perseguire il bene comune, si limita a realizzare il proprio interesse.”
Milano, - Dopo lo scandalo di Vallettopoli, seconda e nuova inchiesta su droga e corruzione a Milano. In seguito alle dichiarazioni della showgirl Belen Rodriguez, sullo spaccio e il consumo di stupefacenti nell’“Hollywood Bar”, nota discoteca meneghina, sembra spalancarsi un altro filone di inchiesta coinvolgente anche dirigenti comunali e regionali. Nel corso delle indagini e degli interrogatori sarebbe emerso uno scenario ormai ben noto alle cronache: cene e serate gratis in cambio di facili licenze commerciali. Sulla vicenda si è espresso Luca Ragone, viceresponsabile per Milano dell’Italia dei Diritti: “Fatti come questo sono all’ordine del giorno e oltre alla questione morale spero che sia fatta chiarezza su una squallida vicenda. Non voglio entrare nel merito dei vizi, ma atti delinquenziali come questi vanno puniti e contrastati, in un mondo dove la logica economica prevale sull’integrità morale”.
Secondo quanto riportato dai giornali, nello specifico sarebbe emerso l’impegno, dietro presunte tangenti, di dipendenti e funzionari del Comune e della Regione Lombardia all’apertura di alcuni locali della Milano bene, o viceversa per impedirne la chiusura.
“Se tali accuse risultassero fondate, vorrei che questa mafia latente in mano a politici-faccendieri venga allontanata al più presto da cariche istituzionali, - conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – poiché chi opera in questo modo, fingendo di perseguire il bene comune, si limita a realizzare il proprio interesse.”
La responsabile per la Provincia di Pisa dell’Italia dei Diritti: “Vergognoso, ma i cittadini devono protestare nelle sedi competenti”
Pisa – “Vergognoso” è il secco commento di Sara Attanasio, responsabile per la Provincia di Pisa dell’Italia dei Diritti, circa l’odissea vissuta qualche giorno fa da una paziente, la quale recatasi in mattinata all’ospedale “Santa Chiara” della città toscana, accusando un senso di oppressione al petto e una sensazione generale di malessere, è stata dimessa ventiquattro ore più tardi, dopo una notte insonne trascorsa su una poltrona e poi in barella, senza possibilità di lavarsi e mangiare. Ma soprattutto con gli stessi sintomi con cui si era presentata e senza sapere di cosa si trattasse. “Ciò è ancora più grave – commenta la Attanasio – in quanto accaduto in Toscana, dove si ritiene vi sia uno dei migliori sistemi sanitari del paese”. L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro invita però, dopo aver provato personalmente con successo tale metodo, a far sentire la propria voce contro questi disservizi: “Abbiamo dei formidabili ed efficaci strumenti di protesta e reclamo e dobbiamo utilizzarli in queste circostanze, senza arrenderci a priori e pensare con pessimismo che sia tutto inutile. Occorre però – conclude la responsabile provinciale – informare di più e meglio i cittadini su queste eventualità, perché anche il loro contributo è fondamentale nella risoluzione di queste distorsioni del sistema”.
La viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti:“ Non bisogna colpire servizi fondamentali per il cittadino, altrimenti si rende impossibile la prevenzione”
Roma – “I tagli vanno effettuati sui tanti sprechi presenti nel mondo della sanità, non su quei servizi fondamentali per i cittadini deputati all’assistenza e alla prevenzione”. Dura presa di posizione di Antonella Aprile, viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti, in merito alle riduzioni di mezzi e personale dell’Unità operativa malattie infettive dell’ospedale di Pescara. In una sola area del nosocomio, rispetto alle due previste, sei medici e un primario hanno in carico 1200 pazienti cronici, per circa 50 prestazioni al giorno. Sieropositivi e tubercolotici vengono assistiti nello stesso reparto, che nei prossimi mesi potrebbe perdere altre quattro unità di personale. “Le esigenze di produttività e di impresa delle Asl – commenta amaramente l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – non possono contemperarsi a quelle di cura, assistenza e soprattutto ai compiti di prevenzione affidati ai medici. Si è abbassata l’attenzione mediatica per l’HIV, ma l’infezione non è stata affatto debellata, anzi le modalità di trasmissione mutano. Nel nostro paese il rapporto eterosessuale è la prima causa di contrazione pertanto – conclude la Aprile – fulcro del contrasto alla malattia resta la prevenzione, di cui andrebbero incrementati i programmi, anziché decurtati i fondi a disposizione”.
Il viceresponsabile per la Pubblica Amministrazione dell’Italia dei Diritti: “La pretesa del ministro denota incompetenza in quanto il Trentino è una Regione a statuto speciale che beneficia di un’autonomia propria garantita a livello costituzionale”
Roma - A Bolzano il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, ha imposto di togliere tutti cartelli in lingua tedesca presenti sul territorio tirolese lungo i sentieri di montagna. Il ministro del Pdl ha inoltre minacciato di rivolgersi allo Stato se la Provinciala Pubblica Amministrazione dell’Italia dei Diritti: “Credo che quello del ministro Fitto sia un provvedimento rozzo e poco competente, poiché il Trentino è una Regione a statuto speciale che beneficia di un’autonomia propria garantita a livello costituzionale”. autonoma di Bolzano non farà togliere le insegne entro 60 giorni. In merito alla singolare invettiva ha ribattuto Andrea Guazzi, viceresponsabile per
A contrastare l’ultimatum lanciato dall’esponente berlusconiano è proprio il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, che ha definito la mozione “una soluzione inquietante” e destinata a urtare la sensibilità delle minoranze linguistiche. “Occorre migliorare e preservare tutti i gruppi etnici locali applicando i principi etici con intelligenza - conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - presenti qui in Italia e garantire le autonomie regolate da leggi costituzionali. Pensiamo ad esempio alla logica campanilista della Lega Nord, la quale dà una percezione di identità violata ai danni delle comunità straniere che risiedono nel nostro territorio”.
La viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti:“Privilegi e privilegiati creano solo disaffezione dei cittadini verso la politica”
Bari - “I pensionati d’oro della Regione sono un esempio emblematico di come il problema dei costi della politica si intersechi con quello dei privilegi”. Parole di Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti, riguardanti i generosi vitalizi incassati dai consiglieri regionali. Tutto nella norma, secondo le disposizioni della legge “De Cristofaro” (n.8/2003) che assegna ai consiglieri una indennità pari all’80% di quella parlamentare e un vitalizio mensile del 40% a chi abbia almeno sessant’anni e cinque anni di servizio. Gli anni di servizio sono direttamente proporzionali all’importo dell’assegno mentre lo sono inversamente rispetto all’età minima per accedervi. “La riduzione del numero dei consiglieri voluta da Vendola – spiega la Lusi – non basta per risolvere un problema che riguarda tutte le pubbliche Amministrazioni a qualsiasi livello”. Per l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro però, la questione non attiene esclusivamente al bilancio dello Stato: “L’effetto più grave di queste notizie è la crescente disaffezione che esse creano nei cittadini, verso un mondo, quello della politica, che ogni giorno di più mostra le sue crepe. Un buon esempio – conclude la viceresponsabile regionale – dovrebbe venire dal Parlamento con l’abolizione di alcuni privilegi e la riduzione delle indennità”.
La viceresponsabile per la Calabria dell’Italia dei Diritti :“Condanne esemplari in un processo istruito in tempi dovuti”
Catanzaro - “Vi sono pezzi di Calabria di cui essere orgogliosi e di cui purtroppo i media non amano parlare. Uno dei tanti esempi è costituito dalla recente sentenza di Vibo Valentia. Processo istruito in tempi dovuti con condanne esemplari, come quelle comminate dai giudici a tutti coloro che ne hanno responsabilità dirette e indirette, a tre anni dalla morte dalla giovane sedicenne.” Interviene con decisione e precise riflessioni, Lilia Infelise, responsabile per la Calabria dell’Italia dei Diritti, commentando la punitiva sentenza nei confronti dei responsabili del decesso, dopo un’appendicectomia, di Federica Monteleone, avvenuto a causa di un black-out presso l’ospedale della città calabrese il 16 gennaio del 2007.
Accertate le responsabilità di otto accusati su nove, puniti con la pena di due anni l’ex direttore generale dell’Asp di Vibo Francesco Malarico, Antonino Stuppia proprietario della ditta che realizzò i lavori nella sala operatoria e Roberto de Vincentis, garante delle attività tecniche dell’Asp. Un anno e quattro mesi per Giuseppe Nicola Gradia, responsabile del procedimento per l’affidamento dei lavori in sala operatoria, per il direttore sanitario del nosocomio “Jazzolino” Pietro Schirripa e l’ex direttore sanitario dell’Asp, Alfonso Luciano, sanzione di un anno e sei mesi per l’anestesista il dott. Francesco Costa. Tutti condannati anche al pagamento delle spese processuali, che ammontano ad 800.000 euro. Assolto invece il direttore sanitario dei presidi ospedali unificati, Matteo Cataudella.
Quanto accaduto è spunto da parte Lilia Infelise per un’analisi profonda sulla propria regione e sulla situazione in cui versa. “La Calabria, – prosegue – è una terra di frontiera dove le regole della civiltà sono saltate. Siamo alla resa dei conti nella sanità; l'incolmabile deficit, la corruzione dei medici che si prestano alle becere pratiche assistenzialistiche ben note, non per quel mal interpretato senso di pietà per il più debole, ma come becero mercato del voto. Basterebbe un dato semplice, raffrontando la percentuale dei politici con cariche istituzionali calabresi con laurea in medicina, alla media nazionale, si svela l'arcano: il più terribile mercato mai esistito lo ha messo a punto la politica calabrese, senza distinzioni di colori:voti in cambio di sopravvivenza. Un monito preciso: non facciamo mercato politico, almeno nella sanità e non riduciamo il tutto a una questione di numeri. L'ingegneria finanziaria non basta. La qualità e sicurezza del lavoro sono esito, oltre che di perizia tecnica nell'esecuzione di un' attività, dalla cultura a suo fondamento! Una cultura del lavoro che ne esalta il suo valore eminentemente relazionale: l' esito del lavoro di ciascuno dipende dalla responsabilità di tutti. Su cui tutti coloro che entrano in un processo, dal muratore al primario chirurgo, sono valutati. ? ora – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che anche per la sanità, a partire da quella calabrese si parli non solo di cifre ma anche di risorse umane e di processi e modelli organizzativi, esito di una cultura del lavoro che si insegna a partire dai banchi di scuola della primaria sino alle facoltà universitarie”.