Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Riconosciamogli tutti i meriti sacrosanti, ma non santifichiamolo”
Roma – “Sto assistendo in queste ultime ore alle più svariate dichiarazioni da parte di chi calca abitualmente il palcoscenico politico italiano, dopo la dipartita del presidente emerito Cossiga. Devo ammettere che questa girandola di frasi fatte, nella maggior parte dei casi infarcita di untuosa retorica, mi desta più di qualche perplessità e notevole turbamento di fronte alla capacità di trasformismo e adeguamento dialettico circostanziale di certa classe politica e più spesso politicante, nelle cui mani purtroppo è affidato il destino del nostro amato paese”.
Così è intervenuto Antonello De Pierro, presidente del movimento extraparlamentare Italia dei Diritti, in riferimento alla morte dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, avvenuta ieri a Roma presso il Policlinico “Agostino Gemelli”, dove era ricoverato da alcuni giorni per problemi respiratori:
“Sono qui a porgere le mie condoglianze alla famiglia - ha continuato De Pierro - e a riconoscere l’indubbio spessore e intuito politico e culturale, nonché il grande senso delle istituzioni di un uomo, spesso anche coraggioso e anticonformista, che però ha visto la sua intensa carriera ai vertici dello Stato, costellata di tante luci, ma anche di molte ombre. Il suo rispetto per le istituzioni è emerso in tutta la sua estensione nell’era delle sue celeberrime picconate, mai all’apparato statale ma sempre al sistema corrotto, malato e inefficiente che lo reggeva. Quel sistema partitocratico di tangenti e finanziamenti illeciti, da cui ha tratto indirettamente magari anche dei vantaggi politici, ma da cui mai si è lasciato scalfire. Ricordare tutto ciò è doveroso, ma è intellettualmente disonesto cancellare con la spugna dell’ipocrisia di circostanza, quanto le pagine della storia ci tramandano come ambiguo e confuso in merito a eventi legati in qualche modo alla sua figura, ambiguità spesso alimentate da lui stesso con l’atteggiamento oratorio enigmatico di chi parla ma lascia intendere di sapere più di quello che dice. Non è un caso che da più parti sia stato indicato come il depositario di tanti misteri irrisolti della nostra storia politico – istituzionale”.
Il leader del movimento per la legalità ha poi concluso: “Riconosciamogli tutti i meriti sacrosanti, ma non santifichiamolo. Capisco che qualcuno ha anche rinnegato passato politico e idee per magnificarlo, ma è forse per doverosa riconoscenza personale per aver raggiunto col suo aiuto traguardi istituzionali mai nemmeno lontanamente sperati. Io non posso certamente farlo perché credo nella verità storica dei fatti, aborrisco le verità di comodo, e sono convinto che senza verità non c’è democrazia. Fu lo stesso Cossiga che nel 1990 disse ‘Mettiamo da parte i fantasmi del passato.... Mettiamo una pietra sul passato’. La mia coerenza non mi permette di ignorare quei fantasmi e di depositare pietre tombali sul dolore dei tanti che chiedono ancora verità e giustizia per eventi avvolti da misteri irrisolti. Quando parlo di coerenza mi esprimo anche a nome di tutti i magnifici e impeccabili rappresentanti del movimento che presiedo, che mi danno linfa vitale quotidianamente per andare avanti nelle nostre battaglie, a cui va la mia riconoscenza per credere e lottare per un futuro migliore e che non potrei mai deludere tralasciando elementi essenziali per chi partecipa alla lotta politica con vero spirito collettivo e tralasciando ogni interesse di parte per il trionfo democratico”.
La responsabile per la provincia di Latina dell’Italia dei Diritti: «Il Governo mostra scarsa sensibilità nei confronti di un territorio già duramente colpito dalla precedente esperienza nucleare»
Latina – A volte ritornano. Come nel più classico dei film horror, proprio quando il peggio sembra passato, la tragedia si abbatte sugli sventurati protagonisti. È il lontano 26 novembre 1986 quando la centrale atomica di Latina si spegne per l’ultima volta. A partire dal 2011 nella stessa zona potrebbe tornare il «nucleare di nuova generazione».
«Il territorio non ha ancora finito di pagare i danni della precedente esperienza nucleare – commenta Camelia Di Marcantonio, responsabile provinciale di Latina dell’Italia dei Diritti –, il tasso di mortalità per tumori e il tasso di incidenza di malattie della tiroide nella regione, e nella provincia in particolare, è nettamente più alto che nel resto d’Italia».
E proprio i dati sull’incidenza di tumori e malattie correlate sono le uniche risorse a disposizione del fronte del no al nucleare nella provincia. I criteri stabiliti dal Governo, infatti, non lasceranno alcun margine di intervento agli enti locali. Nemmeno quelli alle prese con situazioni difficili. «Abbiamo già abbastanza problemi di inquinamento per via della discarica di Borgo Montello – continua l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – come se non bastasse, arriva una nuova centrale atomica. Che succede, si sta facendo finta che non sia mai accaduto nulla?».
Si accende la polemica politica – e per ora solo quella – su una questione evidentemente complessa: «Perfino il governatore del Lazio Renata Polverini aveva promesso che non avrebbero riaperto una centrale nucleare a Latina – continua la Di Marcantonio – evidentemente ha prevalso la volontà del padrone, di Silvio Berlusconi».
Il viceresponsabile per la Pubblica Amministrazione dell’Italia dei Diritti: “Proposta puramente demagogica, servono politiche tangibili anche se drastiche
Roma – Lunedì prossimo si voterà alla camera il provvedimento che ridurrà di 1000 euro lo stipendio dei deputati e già le interpretazioni critiche non mancano. “Questa è pura demagogia,– èil commento lapidario di Andrea Guazzi, vicesegretario per la Pubblica Amministrazione dell’Italia dei Diritti – la decenza presuppone un altro modus operandi”.
L’esponente del movimento extraparlamentare presieduto da Antonello De Pierro fa ricorso ad una rapida relazione matematica per decretare l’effettiva inconsistenza del previsto taglio: “Su 12.000 euro mensili, il taglio di 1000 equivale ad una sforbiciata velleitaria. Gli occhi della popolazione, tuttavia, sono chiusi e assuefatti a queste politiche di facciata. La attuale crisi finanziaria e lavorativa presuppone tagli e strategie sostanziali.
sulla possibilità che a far le spese del taglio fossero i portaborse Guazzi sottolinea che anche se viene stralciato un cespite d’entrata, il montante complessivo delle entrate è comunque nelle mani del singolo parlamentare che potrebbe decidere di compensare la supposta perdita al collaboratore, o meno. “C’è da notare, - continua – che spesso questi aiutanti sono ingaggiati in nero, aprendo la via ad un comportamento illegale incoerente con la carica di deputato e la sfuggevolezza delle relative paghe al controllo fiscale”. In parole semplici, non essendo regolarizzate queste somme non potranno mai essere valutate e messe in relazione, effettivamente con la riduzione di indennità del parlamentare.
La responsabile per la Toscana dell’Italia dei Diritti: “Contro la comunità cinese cresce sempre più il pregiudizio e la diffidenza, ma in realtà è la globalizzazione la principale responsabile dei cambiamenti del tessuto commerciale della città”
Firenze – Il centro storico di Firenze sta subendo una mutazione commerciale profonda in conseguenza del passaggio di proprietà da italiani a cinesi che negli ultimi tempi ha riguardato molti negozi della città. A denunciarlo sono gli stessi commercianti dell’area che testimoniano sconfortati come il cuore del capoluogo toscano stia lentamente passando di mano da una comunità ad un'altra. “Sono circa 8.600 le aziende cinesi presenti in Toscana – ha detto Emanuela Ferrari, responsabile regionale dell’Italia dei Diritti – di cui il 90% dislocato nell’area tra Prato e Firenze, due province che insieme con circa 6.800 imprenditori censiscono una presenza addirittura superiore alle province di Milano (4950 imprenditori cinesi) e Roma (3.458 cinesi). Registro che intorno alla comunità cinese cresce sempre più un atteggiamento di diffidenza e di pregiudizio, si pensa che vengano in Italia per rubarci il business, ma credo che questo modo di ragionare sia sbagliato. C’è da dire che le iniziative cinesi in Toscana sono caratterizzate da un forte dinamismo economico in particolare nei settori del tessile e dell’abbigliamento, della pelletteria, della ristorazione e del commercio al dettaglio, tuttavia, non si può sottacere, per completezza di ragionamento, che gli uffici competenti dovrebbero intensificare i controlli al fine di verificare l’ottemperanza alle normative vigenti e tutelare i consumatori e la libera concorrenza”.
Il grido d’allarme dei commercianti fiorentini è unanime. I titolari delle botteghe storiche sono preoccupati perché temono che la città possa perdere la sua identità fatta di piccoli artigiani e di negozi a conduzione familiare, fornai, pellicciai, alimentari, perfino i banchi del mercato: tutti sono a rischio di essere fagocitati e di passare in mano ai cinesi. “Credo – ha proseguito la responsabile del movimento guidato da Antonello De Pierro – che sia stata la globalizzazione la principale responsabile dell’omologazione dei gusti e delle tendenze, e che i primi esercizi a soppiantare le botteghe storiche del centro, per la gioia e il tripudio delle fashion victims, siano stati i franchising delle grandi firme. I cinesi, invece, si inseriscono nelle aree frequentate da un altro target di clientela: una interna alla comunità e una esterna, che basa esclusivamente i suoi acquisti sul costo. Io penso che il cittadino-consumatore anche in questo momento di grande difficoltà economica si dovrebbe riappropriare del proprio potere di mercato. Dovrebbe chiedere a gran voce trasparenza e informazione sulle etichette dei prodotti che acquista. Dovrebbe, poi, diventare consumatore critico e consapevole, riconoscendo come componenti essenziali della qualità di un prodotto alcune caratteristiche delle sue modalità di produzione come la tipicità, la tradizione, la sostenibilità ambientale della filiera del processo produttivo, l'eticità del trattamento accordato ai lavoratori ecc. ecc. Le persone che consumano sono le sole che possono invertire questo processo involutivo e per farlo dovranno mettere al centro delle loro scelte d’acquisto il rapporto qualità-prezzo, e non più soltanto il costo dei prodotti”.
Il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Auguriamoci che non si trasformi in una seconda Duisburg”
Roma – Spaventosa la situazione vissuta quotidianamente dai passeggeri della metropolitana Termini. Nei sotterranei dello snodo di scambio romano, tra la linea A e la B, a causa dei lavori di ristrutturazione iniziati il 10 aprile 2010 e con fine prevista per il 2012, i corridoi sono superaffollati e ci si stringe ad imbuto tra le recinzioni che delimitano i cantieri, in precarie situazioni di sicurezza.
Sulla questione è intervenuto Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Valutando con l’occhio critico dell’esperto di sicurezza del lavoro e prevenzione incendi, ritengo estremamente grave la scelta tecnica delle imprese preposte ai lavori di ristrutturazione sia dei tunnel sia dei trasporti e sollevamento interne al nodo Termini della metro pur condividendo la necessità di sottoporre a profondo aggiornamento impianti e sistemi che hanno parecchi anni di servizio sulle spalle. Critichiamo e non condividiamo la scelta di concentrare i lavori in un arco di tempo di 2 anni obbligando le imprese esecutrici ad una limitazione importante degli spazi e delle aree di transito. Costringendo così gli utenti a delle vere e proprie corse ad ostacoli tra corridoi angusti, percorsi che cambiano frequentemente e che costringono ad incrociare i flussi di traffico pedonale in entrata e in uscita dai vagoni”.
A peggiorare le cose sono infatti anche alcune scale mobili ferme che obbligano quanti debbono spostarsi da una linea all’altra ad imbattersi in chi arriva dall’esterno o chi deve uscire fuori all’altezza del Forum Termini. “Siamo seriamente preoccupati – continua Celardo – per la riapertura settembrina di scuole e di uffici che porteranno il volume dei viaggiatori a triplicarsi nel giro di pochi giorni e ciò metterà chiaramente in grave affanno tutto il sistema. La domanda nostra è la seguente: se oggi, con un volume di passeggeri pari ad un terzo dello standard dei servizi, abbiamo gravi casi di malore da colpo di calore, da sovraffollamento, da sindrome claustrofobica, cosa ci dovremo aspettare nei primi giorni di riapertura di tutte le attività?”.
Difficoltoso ma per molti obbligatorio, spostarsi in metropolitana, sebbene ad oggi transitando nei sotterranei della stazione, visti gli spazi ristretti, basterebbe una qualsiasi emergenza o un incendio per scatenare il panico. L’analisi del viceresponsabile laziale su quest’aspetto è nitida: “Gravemente critica è l’ insufficienza di personale di sorveglianza e soccorso all’emergenza, visto che ci risultano essere permanentemente in servizio ai tornelli da 4 a 6 vigliantes e 2 vigili del fuoco per turno, numero largamente inferiore alle necessita di soccorso in caso di fuga per panico, incendio o disastro. Chiediamo immediato ed urgente intervento del nuovo questore di Roma Tagliente sul cui capo pende questa spada di Damocle, vorremmo attraverso la convocazione di un tavolo la verifica del rispetto delle condizioni minime di sicurezza attualmente impiegate e applicate, dei tempi di esecuzione delle opere e soprattutto dei criteri in base ai quali sono stati affidati dei lavori in contemporanea a più ditte creando punti critici che aumentano esponenzialmente i rischi. Numerosi passeggeri sbagliano con una certa frequenza i percorsi perché la segnaletica non è delle più chiare, andando indietro sovente si scontrano, dato il flusso della massa, e questo potrà prima o poi dare luogo a qualche incidente serio. Augurandoci – chiosa l’esponente del movimento presieduto da Antonello de Pierro – che il tunnel di Termini non si trasformi in un secondo tunnel di Duisburg”.
Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti:“È ora che i romani la finiscano di credere all’efficienza dei servizi pubblici ed entrino nell’ottica italica per cui ogni iniziativa è solo la scusa per dare incarichi e soldi ai soliti amici”
Roma – Nella giornata di oggi la società di trasporti pubblici del Comune di Roma dovrebbe inaugurare il nuovo servizio di bike sharing del II municipio, nell’area pedonale di piazzale Flaminio. Il condizionale è d’obbligo perché da quanto emerge dal sito internet dell’Atac l’inaugurazione non è stata ancora confermata, dunque gli stalli previsti per le bici verdi potrebbero subire dei ritardi. “Le preoccupazioni e le critiche sono immotivate – ha detto Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti – perché diversamente dal resto del mondo noi in Italia facciamo sempre le cose alla grande. Nessun’altra città infatti può vantare un numero così basso di bici per cittadini a fronte di così numerosi presidenti, amministratori delegati, uffici stampa e quant’altro. Cosa saranno mai 25.000 bici circa di differenza con Parigi rispetto alla super retribuzione dei nostri ‘presidenti megagalattici’? È ora che i romani la facciano finita di credere all’efficienza dei servizi pubblici ed entrino nell’ottica italica per cui ogni iniziativa è solo la scusa per dare incarichi e soldi ai soliti amici”.
Il noleggio di bici nella Capitale non ha riscosso fin qui il gradimento dei ciclisti romani che nei blog specializzati lamentano forti ritardi nei piani di attuazione delle piste ciclabili e l’arretratezza del servizio, specialmente se paragonato a quello di altre città italiane o europee. Ad aggiungere malumore sulla vicenda, poi, è arrivata in questi giorni la notizia che Londra inaugurerà il prossimo 30 luglio un rivoluzionario servizio di bike sharing sulle rive del Tamigi, con superstrade ciclabili, 400 parcheggi per le due ruote e 6.000 bici a disposizione dei londinesi. “Non possiamo certo tacciare i nostri amministratori – ha proseguito il responsabile del movimento presieduto da Antonello De Pierro – di non essere degli innovatori. Solo a Roma infatti il servizio di bike sharing è a pagamento. Nelle altre capitali europee, tra cui Parigi e Barcellona, gli amministratori locali danno le bici gratis ai loro cittadini. Se bastasse questo principio, d’altronde, un domani qualche facinoroso potrebbe pensare che a fronte del 46% di tasse che si pagano gli italiani avrebbero diritto ad asili nido, ospedali e trasporti pubblici efficienti. Per fortuna però in Italia ci pensa la retribuzione del ‘presidente’ a papparsi tutto”.
Il viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti: “Tale vicenda è indegna in un paese civile e democratico”
Roma – “Esprimo tutto il mio stupore, anche se in Italia non ci meravigliamo che si verifichino questi paradossi, ancor più gravi quando ad essere protagoniste sono persone seriamente ammalate”.
Commenta con queste parole Aniello D’Angelo, viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti, l’assurdo dramma di Claudia Bottigelli, 37 anni, torinese, cerebrolesa immobilizzata dalla nascita, alle prese con le beghe della burocrazia.
Per l’Inps, alla ricerca di falsi invalidi, la sua palese disabilità è in dubbio, almeno fino all’esibizione di numerose certificazioni che la famiglia ha dovuto consegnare personalmente e con non poca fatica. Obbligati alla certificazione anche i malati di S.L.A e di altre importanti patologie sebbene dei “veri invalidi” come loro e come Claudia, esistano atti in regola reperibili dall’Istituto Nazionale Previdenza Sociale presso le Asl o contattando i medici di famiglia. Il rischio per gli inabili è, in caso di documentazione insufficiente, la sospensione immediata dell’indennità di accompagnamento e l’esborso economico per le onerose spese legali in caso di ricorso, per far valere le proprie ragioni.
“Sembra – prosegue D’Angelo – che si voglia sopperire agli abusi del passato delle responsabilità di chi doveva controllare, con quest’eccesso di burocrazia. Tale vicenda, come le altre simili, è indegna in un paese civile e democratico. In uno Stato altamente tecnologico è vergognoso da parte dell’Inps che si verifichino tali lungaggini burocratiche. Un appello – chiosa l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - va ai nostri politici che invece di dimenarsi in proclami dovrebbero pensare a risolvere i problemi quotidiani delle persone, in particolare degli ammalati”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti attacca il minisindaco Vizzani: “Invece di emettere provvedimenti da Ventennio pensi a risolvere il problema della prostituzione e del degrado morale nella pineta di Castelfusano”
Roma – “Le dichiarazioni di Vizzani mi sembrano totalmente fuori luogo, nonché altamente pretestuose e strumentali. Quella alle due ragazze di Ostia è stata un’intervista simpatica nel più classico dei servizi televisivi da spiaggia. Se poi è diventata un tormentone estivo lo si deve alla rete e al pubblico che hanno fatto il resto. Capisco che il presidente Vizzani non abbia grossa esperienza in fatto di fenomeni mediatici ed effetti dirompenti della comunicazione sul web, tuttavia il suo mi sembra un comportamento decisamente discriminante”. È questo uno dei passaggi cruciali con cui Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, motiva il suo disappunto nei riguardi di Giacomo Vizzani, minisindaco del XIII Municipio, che ha emesso un’ordinanza volta a limitare l’uso del costume da bagno solo sulle spiagge. Un modo, secondo Vizzani, per difendere la reputazione del litorale lidense, a suo dire gravemente danneggiata dall’ormai famoso video dell’intervista di Sky Tg24 alle giovani Romina e Debora, che con il loro linguaggio gergale e i loro modi di fare da subcultura sociale, avrebbero offerto “un’immagine burina di Ostia”.
De Pierro chiama esplicitamente in causa il presidente del XIII Municipio, rivolgendogli retoricamente una domanda: “Per caso si vogliono iniziare i rastrellamenti di tutti i coatti e mandarli nei lager così da proporre una concezione meno popolana di Ostia?”. Poi il leader dell’Italia dei Diritti sposta l’attenzione su un tema di maggiore rilevanza dal punto di vista politico-amministrativo: “Vorrei approfittare dell’occasione per soffermarmi sul falso moralismo bigotto esternato da Vizzani per quanto riguarda l’utilizzo del costume da bagno fuori dagli stabilimenti balneari, poiché così facendo ha dato di sicuro un segnale reazionario e di notevole arretratezza culturale, che nelle città evolute della riviera romagnola non si sognerebbero nemmeno di pensare. Mi risulta strano – prosegue convinto De Pierro – osservare quanto il minisindaco ostiense non sia scandalizzato dallo spettacolo indecoroso che si apre davanti gli occhi di chi transita nella pineta di Castelfusano, dove transessuali e prostitute mettono in mostra espliciti attributi fisici, senza pudore e tra l’indifferenza di chi dovrebbe reprimere tali atteggiamenti. Eppure sono passati quasi due anni da quando, in un incontro che ho avuto con lui, Vizzani aveva assicurato che il fenomeno prostituzione in pineta sarebbe stato debellato in poche settimane. È singolare che non si scandalizzi davanti al fatto che i bambini giochino tra rifiuti organici e profilattici usati che nessuno si cura di rimuovere. Caro presidente stiamo ancora aspettando che risolva questo problema”.
In conclusione del suo intervento il numero uno del movimento per i diritti civili e la legalità spiega anche perché sarebbe necessario prendere seriamente in considerazione la salvaguardia dell’arredo urbano e ambientale di Castelfusano, rivolgendosi direttamente a chi ne è il primo responsabile: “Invece di emettere ordinanze da Ventennio – chiosa De Pierro – pensi a rendere fruibile la pineta non certo per gli amplessi del sesso mercenario, ma per tutti quei cittadini che hanno diritto di sfruttare i benefici di questo polmone verde e che purtroppo vengono frenati proprio da simili fenomeni di degrado che lei avrebbe il dovere di monitorare con più vigore”.
La viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti: “In quella posizione e sotto quei titoli, si mettano coloro che si sentono tanto padroni dell'immagine femminile da sfruttarla senza ritegno”
Roma – “Sono profondamente indignata per la volgarità dell'immagine femminile che da questo messaggio pubblicitario emerge! L'azienda dovrebbe porgere scuse e con essa l'ideatore pubblicitario che ha ritenuto di ‘prostituire’ la figura della donna in questo modo squallido!”.
Commenta con parole dure, Francesca Scoleri, viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti, l’indegno spettacolo che fino a pochi giorni fa si presentava sopra le teste degli abitanti di Milazzo. Cartelloni pubblicitari sui quali emergeva una donna prona, con indosso scarpe rosse e poco altro che rivolgeva un esplicito consiglio scritto in basso: “Montami a costo zero”. L’invito faceva riferimento all’impianto fotovoltaico Cauldron, prodotto da reclamizzare, ma la volgarità dell’allusione non ha mancato di generare reazioni di profonda amarezza, soprattutto tra le componenti del gruppo “Donne libere”, che ogni domenica s’incontrano e dibattono sulla condizione femminile.
“Altro che costo zero! – prosegue la Scoleri – L'unico zero attribuibile è all'intelligenza, alla sensibilità e alla morale di questi personaggi che pensano di valorizzare il proprio prodotto attraverso messaggi erotici. Poco importa se questa non è l'unica azienda che da in pasto all'indecenza la figura delle donna; non ci sono alibi! Le donne dovrebbero unirsi e lottare contro l'immorale maschilismo! Non è possibile illudersi dell'emancipazione mentre messaggi come questo ci portano indietro di mille anni rendendo bene l'idea di come la donna oggetto ‘era’ ed oggetto ‘è’ ! A nome di tutte le donne che condividono sdegno e indignazione, pretendo che arrivino scuse da parte dell'azienda !”.
Attraverso l’estensione via web della protesta contro lo spot ideato dai creativi della Neo Comunication e tramite le pressioni dell’assessorato alle Pari Opportunità, quello alle Politiche Sociali e il Sindaco stesso si è ottenuta fortunatamente, la rimozione dei cartelli. Successivamente sono arrivate anche le scuse del titolare della ditta Federico Calderone che, nonostante la formale discolpa, ha tentato di sostenere che si trattava solo di ironia mal compresa, di un messaggio che nelle grandi città sarebbe passato come innocente e simpatico.
“Non ho nessuna voglia di ridere sopra questo cartellone, – ribadisce la rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro – come se non fosse evidente l'offesa ricevuta! In quella posizione e sotto quei titoli,si mettano coloro che si sentono tanto padroni dell'immagine femminile da sfruttarla senza ritegno!”.
Sul posto lancia l’allarme Antonella Aprile, responsabile del movimento per l’VIII Municipio di Roma: “Su alcune panchine, a pochi metri dai pannelli di amianto, stazionano persone di ogni età e le amministrazioni incaricate giocano a scaricabarile
Roma, 28 luglio 2010 – Quando l’Ente tutelare di un territorio lo dimentica e smette di curarlo, nemmeno la constatazione di una drammatica evidenza gli consente di uscire dalla sua colpevole latitanza e ripristinare il sano vivere.
Successivamente alla denuncia da noi ricevuta da un’abitante di uno stabile sito in Largo Mencaroni, VIII Municipio, in cui ci segnalava la presenza di lastre di ethernit nel parco prospiciente, la responsabile per il VIII Municipio di Roma dell’Italia dei Diritti Antonella Aprile si è recata sul posto e ha dovuto prendere atto della situazione in cui versano i cittadini della zona.
“Su alcune panchine, a pochi metri dai pannelli di amianto, stazionano persone di ogni età, – nota la Aprile – e oggi ho visto anche una coppia con un bimbo in carrozzina ed una giovane donna in gravidanza.
Ad attendere all’ingresso della palazzina c’erano numerosi condomini che hanno specificato di aver sottoposto diverse denunce all’VIII Municipio senza alcun esito.
Da notare, tra l’altro, la manifesta fatiscenza dello stabile di edilizia popolare, appaltato alla Romeo Costruzioni, che come documentato fotograficamente dalla Aprile, mostra scale e pavimenti fracassati, pensiline pericolanti, infiltrazioni prolungate di acqua piovana dai buchi del tetto.
Su nostra iniziativa abbiamo provveduto a contattare l’VIII Municipio capitolino e precisamente la segreteria del Presidente. Dribblato un tentativo di scaricare ogni addebito sull’Ama, riusciamo a far intendere che appellarsi ad un ente territoriale è necessario e scontato quando si riscontra un problema grave sul territorio di competenza. La dichiarazione del medesimo Municipio fotografa e conferma l’esistente. Dopo l’apposizione dei sigilli da parte della Polizia Municipale, ben presto provvederanno ad allertare il Dipartimento Tutela Ambiente del Comune di Roma, reale intestatario della grave incombenza.
La considerazione che proviene dal movimento presieduto da Antonello De Pierro è sotto gli occhi di tutti gli abitanti del quartiere: possono soltanto i sigilli della Polizia Municipale considerarsi un’adeguata messa in sicurezza? Bambini e anziani che quotidianamente respirano quelle polveri pagano a tempo ritardato lo scotto della palese dimenticanza perpetuata dall’ente sul suo territorio. Tuttavia finora l’Italia dei Diritti è stata l’unica organizzazione ad aver prestato orecchio, e speriamo, cassa di risonanza a queste urla di soccorso dimenticate dal chiasso della metropoli.
Ufficio Stampa Italia dei Diritti
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Capo Ufficio Stampa
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Il presidente dell’Italia dei Diritti:“Categorica opposizione ad un intervento che soddisfa gli appetiti dei costruttori, e palesa l’incoscienza di un’Amministrazione in teoria preposta a tutela del verde”
Roma - “Come Italia dei Diritti ci opporremo categoricamente a questo scempio, che soddisfa gli appetiti dei tanti, voraci costruttori orbitanti nel XIII Municipio e che allo stesso tempo palesa un atteggiamento alquanto incosciente di questa amministrazione; in prima fila appoggiamo senza alcuna riserva le coraggiose associazioni che si stanno battendo per salvare un territorio dove palazzine di quattro cinque piani non farebbero altro che deturpare il paesaggio della zona”. La netta e dura presa di posizione del presidente dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, è in riferimento al programma urbanistico denominato "Piccola Palocco", che prevede la realizzazione di duecentomila metri cubi di edilizia commerciale e residenziale, in una zona da adibire, stando all’ultimo piano regolatore, a verde privato attrezzato. Sconcertato dal leggere già gli annunci di vendita degli apprtamenti, De Pierro si chiede “ cosa ne pensino l’assessore all’ambiente del XIII Municipio Giancarlo Innocenzi oppure quello capitolino Fabio De Lillo, preposti alla tutela del verde ma che nei fatti dimostrano il contrario, dal momento che quell’area, in precedenza adibita a pascolo, era destinata successivamente a verde privato attrezzato”. Il leader del movimento a tutela del cittadino non esita a definire il progetto “un’aggressione ambientale in un territorio dal recente ed esponenziale sviluppo edilizio e demografico, che già ha perso tanto verde con l’incendio alla pineta di qualche anno fa. È ora di frenare l’assalto degli “attila” locali – tuona De Pierro - ammesso che vi sia la volontà di farlo. Purtroppo non si riesce a calmare la brama speculativa di alcuni palazzinari locali – prosegue il presidente dell’Italia dei Diritti - visto il loro impegno in campagna elettorale per foraggiare faraoniche azioni di propaganda. Mi domando perciò se chi ha stilato l’eventuale relazione di impatto paesaggistico abbia preso in considerazione tutti gli aspetti necessari”. Sarcasticamente, De Pierro tira in ballo ulteriori dannose conseguenze del progetto edilizio a Casalpalocco: “Capisco che chi deve rimpinguare le proprie casse ignora eventuali conseguenze a danno dei cittadini ma una colata di cemento di tale portata avrebbe ripercussioni notevoli e inesorabili sulla viabilità della zona, già al collasso. Da tempo si parla della costruzione delle complanari sulla Cristoforo Colombo, ma la loro realizzazione sembra essere sottovalutata dai soggetti competenti. Ribadisco – conclude De Pierro - la nostra vicinanza e il nostro impegno in direzione di un no secco a questa cementificazione, plaudendo all’azione e all’impegno profuso dalle associazioni attive nella zona”.