Il viceresponsabile per la Pubblica Amministrazione dell’Italia dei Diritti: “Proposta puramente demagogica, servono politiche tangibili anche se drastiche
Roma – Lunedì prossimo si voterà alla camera il provvedimento che ridurrà di 1000 euro lo stipendio dei deputati e già le interpretazioni critiche non mancano. “Questa è pura demagogia,– èil commento lapidario di Andrea Guazzi, vicesegretario per la Pubblica Amministrazione dell’Italia dei Diritti – la decenza presuppone un altro modus operandi”.
L’esponente del movimento extraparlamentare presieduto da Antonello De Pierro fa ricorso ad una rapida relazione matematica per decretare l’effettiva inconsistenza del previsto taglio: “Su 12.000 euro mensili, il taglio di 1000 equivale ad una sforbiciata velleitaria. Gli occhi della popolazione, tuttavia, sono chiusi e assuefatti a queste politiche di facciata. La attuale crisi finanziaria e lavorativa presuppone tagli e strategie sostanziali.
sulla possibilità che a far le spese del taglio fossero i portaborse Guazzi sottolinea che anche se viene stralciato un cespite d’entrata, il montante complessivo delle entrate è comunque nelle mani del singolo parlamentare che potrebbe decidere di compensare la supposta perdita al collaboratore, o meno. “C’è da notare, - continua – che spesso questi aiutanti sono ingaggiati in nero, aprendo la via ad un comportamento illegale incoerente con la carica di deputato e la sfuggevolezza delle relative paghe al controllo fiscale”. In parole semplici, non essendo regolarizzate queste somme non potranno mai essere valutate e messe in relazione, effettivamente con la riduzione di indennità del parlamentare.
Il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Auguriamoci che non si trasformi in una seconda Duisburg”
Roma – Spaventosa la situazione vissuta quotidianamente dai passeggeri della metropolitana Termini. Nei sotterranei dello snodo di scambio romano, tra la linea A e la B, a causa dei lavori di ristrutturazione iniziati il 10 aprile 2010 e con fine prevista per il 2012, i corridoi sono superaffollati e ci si stringe ad imbuto tra le recinzioni che delimitano i cantieri, in precarie situazioni di sicurezza.
Sulla questione è intervenuto Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Valutando con l’occhio critico dell’esperto di sicurezza del lavoro e prevenzione incendi, ritengo estremamente grave la scelta tecnica delle imprese preposte ai lavori di ristrutturazione sia dei tunnel sia dei trasporti e sollevamento interne al nodo Termini della metro pur condividendo la necessità di sottoporre a profondo aggiornamento impianti e sistemi che hanno parecchi anni di servizio sulle spalle. Critichiamo e non condividiamo la scelta di concentrare i lavori in un arco di tempo di 2 anni obbligando le imprese esecutrici ad una limitazione importante degli spazi e delle aree di transito. Costringendo così gli utenti a delle vere e proprie corse ad ostacoli tra corridoi angusti, percorsi che cambiano frequentemente e che costringono ad incrociare i flussi di traffico pedonale in entrata e in uscita dai vagoni”.
A peggiorare le cose sono infatti anche alcune scale mobili ferme che obbligano quanti debbono spostarsi da una linea all’altra ad imbattersi in chi arriva dall’esterno o chi deve uscire fuori all’altezza del Forum Termini. “Siamo seriamente preoccupati – continua Celardo – per la riapertura settembrina di scuole e di uffici che porteranno il volume dei viaggiatori a triplicarsi nel giro di pochi giorni e ciò metterà chiaramente in grave affanno tutto il sistema. La domanda nostra è la seguente: se oggi, con un volume di passeggeri pari ad un terzo dello standard dei servizi, abbiamo gravi casi di malore da colpo di calore, da sovraffollamento, da sindrome claustrofobica, cosa ci dovremo aspettare nei primi giorni di riapertura di tutte le attività?”.
Difficoltoso ma per molti obbligatorio, spostarsi in metropolitana, sebbene ad oggi transitando nei sotterranei della stazione, visti gli spazi ristretti, basterebbe una qualsiasi emergenza o un incendio per scatenare il panico. L’analisi del viceresponsabile laziale su quest’aspetto è nitida: “Gravemente critica è l’ insufficienza di personale di sorveglianza e soccorso all’emergenza, visto che ci risultano essere permanentemente in servizio ai tornelli da 4 a 6 vigliantes e 2 vigili del fuoco per turno, numero largamente inferiore alle necessita di soccorso in caso di fuga per panico, incendio o disastro. Chiediamo immediato ed urgente intervento del nuovo questore di Roma Tagliente sul cui capo pende questa spada di Damocle, vorremmo attraverso la convocazione di un tavolo la verifica del rispetto delle condizioni minime di sicurezza attualmente impiegate e applicate, dei tempi di esecuzione delle opere e soprattutto dei criteri in base ai quali sono stati affidati dei lavori in contemporanea a più ditte creando punti critici che aumentano esponenzialmente i rischi. Numerosi passeggeri sbagliano con una certa frequenza i percorsi perché la segnaletica non è delle più chiare, andando indietro sovente si scontrano, dato il flusso della massa, e questo potrà prima o poi dare luogo a qualche incidente serio. Augurandoci – chiosa l’esponente del movimento presieduto da Antonello de Pierro – che il tunnel di Termini non si trasformi in un secondo tunnel di Duisburg”.
La viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti:“ Non bisogna colpire servizi fondamentali per il cittadino, altrimenti si rende impossibile la prevenzione”
Roma – “I tagli vanno effettuati sui tanti sprechi presenti nel mondo della sanità, non su quei servizi fondamentali per i cittadini deputati all’assistenza e alla prevenzione”. Dura presa di posizione di Antonella Aprile, viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti, in merito alle riduzioni di mezzi e personale dell’Unità operativa malattie infettive dell’ospedale di Pescara. In una sola area del nosocomio, rispetto alle due previste, sei medici e un primario hanno in carico 1200 pazienti cronici, per circa 50 prestazioni al giorno. Sieropositivi e tubercolotici vengono assistiti nello stesso reparto, che nei prossimi mesi potrebbe perdere altre quattro unità di personale. “Le esigenze di produttività e di impresa delle Asl – commenta amaramente l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – non possono contemperarsi a quelle di cura, assistenza e soprattutto ai compiti di prevenzione affidati ai medici. Si è abbassata l’attenzione mediatica per l’HIV, ma l’infezione non è stata affatto debellata, anzi le modalità di trasmissione mutano. Nel nostro paese il rapporto eterosessuale è la prima causa di contrazione pertanto – conclude la Aprile – fulcro del contrasto alla malattia resta la prevenzione, di cui andrebbero incrementati i programmi, anziché decurtati i fondi a disposizione”.
Il viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti: “Tale vicenda è indegna in un paese civile e democratico”
Roma – “Esprimo tutto il mio stupore, anche se in Italia non ci meravigliamo che si verifichino questi paradossi, ancor più gravi quando ad essere protagoniste sono persone seriamente ammalate”.
Commenta con queste parole Aniello D’Angelo, viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti, l’assurdo dramma di Claudia Bottigelli, 37 anni, torinese, cerebrolesa immobilizzata dalla nascita, alle prese con le beghe della burocrazia.
Per l’Inps, alla ricerca di falsi invalidi, la sua palese disabilità è in dubbio, almeno fino all’esibizione di numerose certificazioni che la famiglia ha dovuto consegnare personalmente e con non poca fatica. Obbligati alla certificazione anche i malati di S.L.A e di altre importanti patologie sebbene dei “veri invalidi” come loro e come Claudia, esistano atti in regola reperibili dall’Istituto Nazionale Previdenza Sociale presso le Asl o contattando i medici di famiglia. Il rischio per gli inabili è, in caso di documentazione insufficiente, la sospensione immediata dell’indennità di accompagnamento e l’esborso economico per le onerose spese legali in caso di ricorso, per far valere le proprie ragioni.
“Sembra – prosegue D’Angelo – che si voglia sopperire agli abusi del passato delle responsabilità di chi doveva controllare, con quest’eccesso di burocrazia. Tale vicenda, come le altre simili, è indegna in un paese civile e democratico. In uno Stato altamente tecnologico è vergognoso da parte dell’Inps che si verifichino tali lungaggini burocratiche. Un appello – chiosa l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - va ai nostri politici che invece di dimenarsi in proclami dovrebbero pensare a risolvere i problemi quotidiani delle persone, in particolare degli ammalati”.
La viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti:“Privilegi e privilegiati creano solo disaffezione dei cittadini verso la politica”
Bari - “I pensionati d’oro della Regione sono un esempio emblematico di come il problema dei costi della politica si intersechi con quello dei privilegi”. Parole di Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti, riguardanti i generosi vitalizi incassati dai consiglieri regionali. Tutto nella norma, secondo le disposizioni della legge “De Cristofaro” (n.8/2003) che assegna ai consiglieri una indennità pari all’80% di quella parlamentare e un vitalizio mensile del 40% a chi abbia almeno sessant’anni e cinque anni di servizio. Gli anni di servizio sono direttamente proporzionali all’importo dell’assegno mentre lo sono inversamente rispetto all’età minima per accedervi. “La riduzione del numero dei consiglieri voluta da Vendola – spiega la Lusi – non basta per risolvere un problema che riguarda tutte le pubbliche Amministrazioni a qualsiasi livello”. Per l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro però, la questione non attiene esclusivamente al bilancio dello Stato: “L’effetto più grave di queste notizie è la crescente disaffezione che esse creano nei cittadini, verso un mondo, quello della politica, che ogni giorno di più mostra le sue crepe. Un buon esempio – conclude la viceresponsabile regionale – dovrebbe venire dal Parlamento con l’abolizione di alcuni privilegi e la riduzione delle indennità”.
La viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti: “In quella posizione e sotto quei titoli, si mettano coloro che si sentono tanto padroni dell'immagine femminile da sfruttarla senza ritegno”
Roma – “Sono profondamente indignata per la volgarità dell'immagine femminile che da questo messaggio pubblicitario emerge! L'azienda dovrebbe porgere scuse e con essa l'ideatore pubblicitario che ha ritenuto di ‘prostituire’ la figura della donna in questo modo squallido!”.
Commenta con parole dure, Francesca Scoleri, viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti, l’indegno spettacolo che fino a pochi giorni fa si presentava sopra le teste degli abitanti di Milazzo. Cartelloni pubblicitari sui quali emergeva una donna prona, con indosso scarpe rosse e poco altro che rivolgeva un esplicito consiglio scritto in basso: “Montami a costo zero”. L’invito faceva riferimento all’impianto fotovoltaico Cauldron, prodotto da reclamizzare, ma la volgarità dell’allusione non ha mancato di generare reazioni di profonda amarezza, soprattutto tra le componenti del gruppo “Donne libere”, che ogni domenica s’incontrano e dibattono sulla condizione femminile.
“Altro che costo zero! – prosegue la Scoleri – L'unico zero attribuibile è all'intelligenza, alla sensibilità e alla morale di questi personaggi che pensano di valorizzare il proprio prodotto attraverso messaggi erotici. Poco importa se questa non è l'unica azienda che da in pasto all'indecenza la figura delle donna; non ci sono alibi! Le donne dovrebbero unirsi e lottare contro l'immorale maschilismo! Non è possibile illudersi dell'emancipazione mentre messaggi come questo ci portano indietro di mille anni rendendo bene l'idea di come la donna oggetto ‘era’ ed oggetto ‘è’ ! A nome di tutte le donne che condividono sdegno e indignazione, pretendo che arrivino scuse da parte dell'azienda !”.
Attraverso l’estensione via web della protesta contro lo spot ideato dai creativi della Neo Comunication e tramite le pressioni dell’assessorato alle Pari Opportunità, quello alle Politiche Sociali e il Sindaco stesso si è ottenuta fortunatamente, la rimozione dei cartelli. Successivamente sono arrivate anche le scuse del titolare della ditta Federico Calderone che, nonostante la formale discolpa, ha tentato di sostenere che si trattava solo di ironia mal compresa, di un messaggio che nelle grandi città sarebbe passato come innocente e simpatico.
“Non ho nessuna voglia di ridere sopra questo cartellone, – ribadisce la rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro – come se non fosse evidente l'offesa ricevuta! In quella posizione e sotto quei titoli,si mettano coloro che si sentono tanto padroni dell'immagine femminile da sfruttarla senza ritegno!”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Come si può avere senso dello Stato se i primi a tradirlo per una mazzetta sono coloro i quali dovrebbero garantire equa e imparziale giustizia?”
Roma – “Come possono i cittadini pagare serenamente le tasse e nutrire senso dello Stato, se i primi a tradirlo per una mazzetta sono coloro i quali dovrebbero garantire equa e imparziale giustizia?”. L’interrogativo retorico di Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, prende le mosse dalle cinque ordinanze di custodia cautelare indirizzate al giudice onorario del Tribunale di Roma Giovanni Dionesalvi, all’imprenditore Giampaolo Mascia e alla sua famiglia composta dalla moglie Piera e dai figli Vittorio e Gianmarco, entrambi avvocati. Corruzione e associazione a delinquere finalizzata alla concussione sono i capi d’accusa. Mascia avrebbe promesso al giudice regali o altre utilità in caso di ritardo o non esecuzione di alcune operazioni immobiliari. “Sarà anche finita la Prima Repubblica con Tangentopoli – commenta l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – ma la corruzione continua a dilagare imperterrita. L’auspicio è che si tratti di un errore, ma se i giudici dovessero provare i capi di imputazione – conclude Soldà – ci troveremmo davanti ad una gravissima situazione, socialmente difficile da sanare”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti:“Categorica opposizione ad un intervento che soddisfa gli appetiti dei costruttori, e palesa l’incoscienza di un’Amministrazione in teoria preposta a tutela del verde”
Roma - “Come Italia dei Diritti ci opporremo categoricamente a questo scempio, che soddisfa gli appetiti dei tanti, voraci costruttori orbitanti nel XIII Municipio e che allo stesso tempo palesa un atteggiamento alquanto incosciente di questa amministrazione; in prima fila appoggiamo senza alcuna riserva le coraggiose associazioni che si stanno battendo per salvare un territorio dove palazzine di quattro cinque piani non farebbero altro che deturpare il paesaggio della zona”. La netta e dura presa di posizione del presidente dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, è in riferimento al programma urbanistico denominato "Piccola Palocco", che prevede la realizzazione di duecentomila metri cubi di edilizia commerciale e residenziale, in una zona da adibire, stando all’ultimo piano regolatore, a verde privato attrezzato. Sconcertato dal leggere già gli annunci di vendita degli apprtamenti, De Pierro si chiede “ cosa ne pensino l’assessore all’ambiente del XIII Municipio Giancarlo Innocenzi oppure quello capitolino Fabio De Lillo, preposti alla tutela del verde ma che nei fatti dimostrano il contrario, dal momento che quell’area, in precedenza adibita a pascolo, era destinata successivamente a verde privato attrezzato”. Il leader del movimento a tutela del cittadino non esita a definire il progetto “un’aggressione ambientale in un territorio dal recente ed esponenziale sviluppo edilizio e demografico, che già ha perso tanto verde con l’incendio alla pineta di qualche anno fa. È ora di frenare l’assalto degli “attila” locali – tuona De Pierro - ammesso che vi sia la volontà di farlo. Purtroppo non si riesce a calmare la brama speculativa di alcuni palazzinari locali – prosegue il presidente dell’Italia dei Diritti - visto il loro impegno in campagna elettorale per foraggiare faraoniche azioni di propaganda. Mi domando perciò se chi ha stilato l’eventuale relazione di impatto paesaggistico abbia preso in considerazione tutti gli aspetti necessari”. Sarcasticamente, De Pierro tira in ballo ulteriori dannose conseguenze del progetto edilizio a Casalpalocco: “Capisco che chi deve rimpinguare le proprie casse ignora eventuali conseguenze a danno dei cittadini ma una colata di cemento di tale portata avrebbe ripercussioni notevoli e inesorabili sulla viabilità della zona, già al collasso. Da tempo si parla della costruzione delle complanari sulla Cristoforo Colombo, ma la loro realizzazione sembra essere sottovalutata dai soggetti competenti. Ribadisco – conclude De Pierro - la nostra vicinanza e il nostro impegno in direzione di un no secco a questa cementificazione, plaudendo all’azione e all’impegno profuso dalle associazioni attive nella zona”.
Il responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti: “Unico risultato del piano- edilizia è l’ennesimo scempio paesaggistico”
Cagliari – Scoppia la polemica sui lavori di ampliamento di Villa Certosa. La Idra Immobiliare, società di Silvio Berlusconi proprietaria della residenza del premier a Porto Rotondo, ha infatti presentato istanza alla commissione paesaggistica regionale per edificare cinque bungalow, da destinare a residenze per gli ospiti. Il piano paesaggistico regionale vieterebbe ulteriori costruzioni nell’area della villa, salvo le deroghe previste dal piano – edilizia regionale, ispirato al piano – casa annunciato dal Governo. E il responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti, Federico Gandolfi, non esita a bollare l’operazione come “l’ennesimo caso di conflitto di interessi legato al centrodestra sardo e berlusconiano. Dopo le fantasmagoriche norme del piano-casa e delle leggi urbanistiche che avrebbero dovuto rilanciare l’economia locale – spiega Gandolfi – uno dei pochi risultati utili e duraturi sarà quello di permettere l’ennesimo ampliamento di Villa Certosa, oramai sempre più dimora coloniale, data l’estensione, i lavori secretati per fantomatiche esigenze di sicurezza nazionale e gli scandali della scorsa estate”. L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro conclude auspicando e sostenendo “che giustizia sia fatta in sede di ricorso amministrativo, al fine di interrompere quello che è solo l’ennesimo scempio ai danni del paesaggio”.
Il viceresponsabile cittadino dell’Italia dei Diritti: “Vorrei che questa mafia latente in mano a politici-faccendieri venga allontanata al più presto da cariche istituzionali, poiché chi opera in questo modo, fingendo di perseguire il bene comune, si limita a realizzare il proprio interesse.”
Milano, - Dopo lo scandalo di Vallettopoli, seconda e nuova inchiesta su droga e corruzione a Milano. In seguito alle dichiarazioni della showgirl Belen Rodriguez, sullo spaccio e il consumo di stupefacenti nell’“Hollywood Bar”, nota discoteca meneghina, sembra spalancarsi un altro filone di inchiesta coinvolgente anche dirigenti comunali e regionali. Nel corso delle indagini e degli interrogatori sarebbe emerso uno scenario ormai ben noto alle cronache: cene e serate gratis in cambio di facili licenze commerciali. Sulla vicenda si è espresso Luca Ragone, viceresponsabile per Milano dell’Italia dei Diritti: “Fatti come questo sono all’ordine del giorno e oltre alla questione morale spero che sia fatta chiarezza su una squallida vicenda. Non voglio entrare nel merito dei vizi, ma atti delinquenziali come questi vanno puniti e contrastati, in un mondo dove la logica economica prevale sull’integrità morale”.
Secondo quanto riportato dai giornali, nello specifico sarebbe emerso l’impegno, dietro presunte tangenti, di dipendenti e funzionari del Comune e della Regione Lombardia all’apertura di alcuni locali della Milano bene, o viceversa per impedirne la chiusura.
“Se tali accuse risultassero fondate, vorrei che questa mafia latente in mano a politici-faccendieri venga allontanata al più presto da cariche istituzionali, - conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – poiché chi opera in questo modo, fingendo di perseguire il bene comune, si limita a realizzare il proprio interesse.”
La responsabile per la Provincia di Pisa dell’Italia dei Diritti: “Vergognoso, ma i cittadini devono protestare nelle sedi competenti”
Pisa – “Vergognoso” è il secco commento di Sara Attanasio, responsabile per la Provincia di Pisa dell’Italia dei Diritti, circa l’odissea vissuta qualche giorno fa da una paziente, la quale recatasi in mattinata all’ospedale “Santa Chiara” della città toscana, accusando un senso di oppressione al petto e una sensazione generale di malessere, è stata dimessa ventiquattro ore più tardi, dopo una notte insonne trascorsa su una poltrona e poi in barella, senza possibilità di lavarsi e mangiare. Ma soprattutto con gli stessi sintomi con cui si era presentata e senza sapere di cosa si trattasse. “Ciò è ancora più grave – commenta la Attanasio – in quanto accaduto in Toscana, dove si ritiene vi sia uno dei migliori sistemi sanitari del paese”. L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro invita però, dopo aver provato personalmente con successo tale metodo, a far sentire la propria voce contro questi disservizi: “Abbiamo dei formidabili ed efficaci strumenti di protesta e reclamo e dobbiamo utilizzarli in queste circostanze, senza arrenderci a priori e pensare con pessimismo che sia tutto inutile. Occorre però – conclude la responsabile provinciale – informare di più e meglio i cittadini su queste eventualità, perché anche il loro contributo è fondamentale nella risoluzione di queste distorsioni del sistema”.