Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti : “Necessario evitare le disuguaglianze.”.
Roma – La Commissione Europea aprirà a metà ottobre un’indagine formale contro lo Stato Italiano per gli aiuti concessi alla Chiesa. Verranno analizzate le esenzioni fiscali accordate agli enti ecclesiastici in settori come scuole private, case di cura, strutture commerciali e turistico - alberghiere, che beneficiano dell’esenzione totale dal pagamento Ici e del 50% su quello Ires. Tali esoneri garantiscono alle strutture cattoliche un risparmio di due miliardi di euro annuali e un vantaggio notevole sulla concorrenza laica.
“Va indubbiamente valutata la situazione – interviene Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti - e va fatta una seria riflessione sull’argomento. Dal punto di vista della concorrenza vi è un'evidente disparità a vantaggio dei proprietari che affittano a prezzi elevati pur godendo dell’esenzione dal pagamento dell’Ici. E' una questione da valutare bene, la Chiesa deve pagare giustamente le tasse, evitando di affittare alloggi al centro storico a 1000 euro al mese godendo dei privilegi fiscali.”
Entro 18 mesi Bruxelles dovrà decidere circa le sorti dell’Italia, la cui condanna appare difficilmente evitabile scorrendo le “conclusioni preliminari” all’interno dei documento redatto dal commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia , nel quale sono denunciate una violazione di alcune norme e un aiuto di Stato realmente in atto, azioni incompatibili con le regole dell’Unione Europea.
“Bisogna distinguere – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – i luoghi di culto, quelli deputati all’assistenza e alle opere caritatevoli, dalle attività che pur essendo del Vaticano, producono reddito. Abbiamo assistito anche a vicende spiacevoli, allo sfratto di disabili per il riaffitto della casa, in centro, a 2000 euro al mese. È necessario pertanto - chiosa Soldà - un approfondimento accurato su beni immobili e proventi al fine di non creare squilibri tra i cittadini ed evitare le disuguaglianze”.
La viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti.«Su un tema del genere non si possono sostenere visioni ideologiche. Occorre un sereno sostegno alla libertà di scelta delle donne»
Roma – Lo diceva già Archimede, quello vero, in un tempo in cui le questioni di attualità e di legge erano a dir poco diverse da quelle attuali:«Datemi una leva e solleverò il mondo». La leva è la proposta di legge Tarzia – prima firmataria Olimpia Tarzia, consigliere Pdl, tra i fondatori del Movimento per la vita – per riformare la disciplina dei consultori in Italia. La proposta prevede l’equiparazione delle strutture private – quelle di associazioni familiari o che fanno capo a diocesi – alle strutture pubbliche, con annessa partecipazione alla distribuzione di fondi pubblici. È previsto anche un assegno di sostegno alle donne che scelgano di non interrompere la gravidanza, e abbiano un reddito inferiore o pari alla soglia di povertà.
Il mondo da sollevare è la legge 194, che in Italia regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza.
«La 194 non si tocca – dice Anna Nieddu, vice responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti – anche se bisogna smetterla di erigere barricate ideologiche. Al centro deve esserci la tutela della libertà di scelta delle donne, il rispetto di una volontà da supportare in ogni caso. La donna deve essere sostenuta, qualunque sia la decisione che prende».
Come spostare la lente, l’attenzione, dal risultato al processo che l’ha determinato. «Non esiste libertà che sia a senso unico. Una donna vive profondamente dentro di sé la gravidanza. Può avere motivi psicologici, economici, ambientali a condizionare le sue scelte – ribadisce l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – è giusto procedere caso per caso. Su questo come su temi che coinvolgono così profondamente la persona occorre procedere col massimo della sensibilità, a prescindere dalle idee politiche».
Circa 50 diverse associazioni – riunite nel coordinamento dell'«Assemblea permanente delle donne» esprimono tra le altre cose forte preoccupazione per il destino economico dei consultori pubblici, già in crisi. «È giusto sostenere sempre e comunque il settore pubblico – rincara la dose la Nieddu – è anzi il caso che il settore privato intervenga in difesa di quelle parti del pubblico effettivamente in crisi e carenti di risorse, come la Sanità, se ce né il bisogno. Non può mai essere il contrario. I consultori pubblici versano già in una situazione di grave difficoltà, mancano risorse e personale. Non si può aggravarne la situazione».
La viceresponsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti: “Siamo di fronte al più classico esempio di conflitto di interesse, gli abruzzesi beffati ancora una volta”
L’Aquila – È di questa mattina la notizia dell’arresto nel teramano dell’assessore alla Sanità della Regione Abruzzo, Lanfranco Venturoni. Il provvedimento è stato emesso dalla procura di Pescara a seguito di un'inchiesta sui rifiuti attivata nel 2008. Con Venturoni, è stato arrestato l’imprenditore Di Zio, proprietario della Deco Spa azienda del settore rifiuti, e indagate altre 12 persone, tra le quali spiccano i nomi dei senatori del PdL, Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano, e del sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi. Gli avvisi di garanzia sono arrivati a destinazione mentre gli indagati stavano cercando di realizzare un inceneritore in Abruzzo.
Interviene per esprimere la sua opinione in proposito la viceresponsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti, Concetta Alfieri: “Troppi sono gli interessi in ballo in questa storia. Venturoni è accusato, in veste di presidente del Consiglio di amministrazione della Team Spa, società che si occupa della gestione ambientale dei rifiuti, di aver favorito le aziende per aggiudicare loro i
lavori di realizzazione di un impianto di bioessiccazione dei rifiuti, proprio nel territorio di Teramo. È evidente che in qualità di assessore, Venturoni avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella vicenda traendo vantaggio economico per la sua azienda e per quelle dei suoi compagni. Siamo di fronte – continua l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – al più classico esempio di conflitto di interesse; i politici di centro-destra hanno imparato bene questo ruolo, non possono fare diversamente avendo come ‘maestro’ eccellente, un leader nazionale quale il presidente del Consiglio”.
Immancabilmente, secondo la Alfieri, arriva l'attestato di solidarietà del presidente della Regione Gianni Chiodi: “Ci aspettavamo un atto di indignazione, ma niente. Come da copione Chiodi non si smentisce, per lui la parola corruzione non ha nessun valore. Tra colleghi si fa quadrato, si fa gruppo. Gli abruzzesi – conclude con sarcasmo – hanno dato fiducia a quello che sembrava il partito degli onesti, al nuovo che avanzava. E sono stati smentiti, beffati, ancora una volta, spudoratamente, irresponsabilmente”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti:”Dobbiamo andare oltre i proclami e i plastici, lo sviluppo urbanistico di Roma deve essere frutto della concertazione tra cittadini, associazioni e forze politiche”
Roma – Il sindaco di Roma Gianni Alemanno intervenuto durante l’assemblea dell’Acer, l’Associazione dei costruttori edili di Roma e Provincia, ha ribadito la sua intenzione di voler abbattere il quartiere di Tor Bella Monaca ed ha annunciato che il 15 ottobre prossimo presenterà il masterplan per la riqualificazione dell’area e per la sua ricostruzione. “Credo che Alemanno – ha affermato Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti – al di là dei proclami e degli annunci ad effetto ci dovrebbe spiegare con quali soldi intende dare il via al progetto, e dovrebbe anche dirci quello che potrebbe essere l’impatto sulla città, sull’ambiente e sui cittadini che vivono nel quartiere”.
I progetti che riguardano l’area di Tor Bella Monaca s’inseriscono nel quadro più generale del Piano Casa, che la Giunta regionale si appresta ad approvare, ed anche al discorso relativo alla riforma di Roma capitale cui spetterà il compito di semplificare le procedure burocratiche. Oltre alla riqualificazione di alcuni quartieri, i progetti principali riguarderanno il Ponte dei Congressi, il sottopasso di Castel S’Antangelo e l’interramento della Colombo. “Lo sviluppo urbanistico di una città come Roma – ha concluso l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro- non può essere fatto con i plastici e i modellini, su queste questione è necessario, oltreché indispensabile, il coinvolgimento dei cittadini, delle associazioni di quartiere e di tutte le forze politiche”.
Il responsabile per la provincia di Roma dell’Italia dei Diritti, Brunetto Fantauzzi e il responsabile per la Tutela degli Animali, Marco Di Cosmo, condannano tali comportamenti e auspicano un maggiore rispetto e asprezza delle sanzioni
Roma – Nuovo caso di maltrattamenti perpetrati ai danni di animali all’interno del Parco dei Castelli Romani. A sollevare la questione, l’operazione di indagine portata avanti dalle guardie eco-zoofile di Roma, che dopo alcuni accertamenti eseguiti presso una rinomata struttura agrituristica di Velletri, hanno rilevato gravi irregolarità sullo stato di detenzione di diversi animali, tra i quali cavalli, conigli, papere, maiali e cani. Immediata la reazione del movimento extraparlamentare Italia dei Diritti attraverso le dichiarazioni rilasciate dal responsabile per la provincia di Roma, Brunetto Fantauzzi: “Mi rendo conto che nessuna sanzione potrà ripagare i maltrattamenti compiuti sugli animali. La vicenda colpisce non solo per le disumane condizioni in cui versano le bestie, ma anche perché la salvaguardia di questi esseri viventi si riflette sulla qualità dell’ambiente in cui viviamo. Le sanzioni sono necessarie, i controlli devo essere allargati a tutto il territorio della provincia. Chi decide di prendere con sé un animale – afferma deciso Fantauzzi – si deve impegnare per tutta la vita, è un contratto d’onore che deve essere rispettato”.
Dello stesso avviso Marco Di Cosmo, responsabile per la Tutela degli Animali del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “Accadimenti del genere sono un ulteriore conferma di come l’equazione agriturismo-animali, di fatto non implica il benessere di quest’ultimi. Le azioni di marketing promosse dalle strutture che fanno di cavalli e cani il loro vessillo, celano in realtà brutali violenze. Mi auguro che i colpevoli vengano multati salatamente, che si arrivi al più presto al ritiro della licenze delle attività illegali e al sequestro degli animali al fine di trovar loro una sistemazione ricettiva alla riabilitazione. Ci dobbiamo convincere – conclude Di Cosmo – che tutti gli animali soffrono e vivono come noi esseri umani, e pertanto necessitano dello stesso rispetto”.
Il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti:”Siamo di fronte ad una vicenda grave che ancora una volta evidenzia un preoccupante malcostume italiano. C’è bisogno di leggi più severe e pene più lunghe”
Roma – A seguito di un’operazione antiriciclaggio condotta dalla polizia di Stato sono finite in manette 11 persone tra cui due noti professionisti, un avvocato, un commercialista ma anche esponenti di spicco della Banda della Magliana come l’ex cassiere Enrico Nicoletti. A tenere le fila di tutto, secondo la ricostruzione operata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ci sarebbe Francesco Mario Dimino, proprietario del ristorante romano “I sapori di Sicilia”. “Se non fosse per la gravità del fatto e per la sua estensione – ha detto Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti – ci sarebbe da ridere, un po’ come nel film di Totò in cui si cercava di vendere al malcapitato di turno la Fontana di Trevi. Purtroppo siamo di fronte ad una vicenda che mette ancora una volta in evidenza un forte malcostume italiano legato a truffe e raggiri di cui sembra che non riusciamo proprio a fare ameno. Ritengo poi inquietante che una figura come Enrico Nicoletti sia coinvolta nell’accaduto. Parliamo di un personaggio che dovrebbe ricevere dalle forze dell’ordine più di un’attenzione e che invece non si capisce per quale ragione continua a portare avanti i suoi interessi malavitosi ”.
Le truffe messe in piedi dalla banda riguardavano principalmente vendite immobiliari che venivano orchestrate alla perfezione attraverso fantomatiche aste giudiziarie che permettevano ai malavitosi di estorcere agli acquirenti ingenti somme di denaro. Tra gli immobili proposti figurano tra gli altri la villa dell’ex calciatore della Roma Cafu, quella dell’ex presidente della Lazio Sergio Cragnotti e perfino il palazzo della questura in via san Vitale. Vittime dei raggiri sono stati medici, imprenditori, impiegati, personaggi del mondo dello spettacolo, e addirittura persone appartenenti alle forze di polizia. “Fatti come questo – ha proseguito l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che vedono coinvolti insieme criminali e liberi professionisti, minano le basi della società civile, colpendo al cuore i cittadini onesti che lavorano e che rispettano le leggi. Certi reati andrebbero puniti con maggiore severità a mio giudizio, e in questo senso i codici andrebbero riformati consentendo pene certe e più durature. Se non riusciremo a fare questo non saremo mai in grado di eliminare i germi del malaffare dalla società italiana”.
Il responsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti: “Quanto accaduto è gravissimo, perché lascia trasparire la volontà del governo Berlusconi di far vivere i cittadini senza diritti e senza regole”
Roma – “Si tratta di un invito all’anti-Stato, che soprattutto al Sud è molto diffuso nelle istituzioni e alimentato dalla mala politica. Proprio quella mala politica che questa mattina in Parlamento ha determinato il persistere dell’illegalità, consentendo a Cosentino di farla franca e alla magistratura di non poter svolgere il proprio lavoro per eliminare criminalità e irregolarità”. A sostenerlo è Francesco Barbato, responsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti, riferendosi al voto odierno della Camera che ha negato l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni a carico dell’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino. La votazione, a scrutinio segreto, ha visto prevalere i no con 308 voti contro 285 sì, compresi quelli dei finiani, che si erano impegnati ad accogliere la richiesta del Gip di Napoli esprimendosi favorevolmente all’uso delle intercettazioni. Sono stati invece 36 i deputati assenti.
Il voto di oggi su Cosentino era soprattutto un banco di prova per valutare la tenuta della maggioranza parlamentare, che ora si ritiene soddisfatta nonostante il dissenso del Fli, e punta a serrare le proprie file in vista della fiducia sui cinque punti del programma che Berlusconi chiederà in Aula la prossima settimana.
“Quanto accaduto è gravissimo – rimarca l’esponente del movimento nazionale presieduto da Antonello De Pierro –, perché lascia trasparire la volontà del governo Berlusconi e della sua maggioranza che, specie al Sud, vuol far vivere i cittadini senza diritti e senza regole, minando di conseguenza la qualità della vita e la vivibilità in quei territori”.
Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti:”Ci aspettiamo di vedere il primo cittadino di Roma arrampicato sui rilevatori del pedaggio impegnato a rompere tutto”
Roma – Il Senato ha dato il via libera al decreto per la realizzazione degli impianti di rilevamento dei pedaggi sui raccordi autostradali gestiti dall’Anas. Entro il 30 aprile 2011 il governo dovrà disciplinare l’applicazione del balzello e fornire l’elenco delle strade su cui applicarlo, strade tra cui naturalmente figura anche il Grande raccordo anulare di Roma. “Viste le dichiarazioni del sindaco quando per la prima volta si parlò della possibile introduzione dei pedaggi sul raccordo – ha detto Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti - ora ci aspettiamo di vedere Gianni ‘Aledanno’ un po’ come il King Kong di New York arrampicato sopra i rilevatori del pedaggio a rompere tutto. Purtroppo in questa situazione di rotto ci sono solo le scatole dei cittadini romani e laziali che hanno preso l’ennesimo bidone”.
Il compito della realizzazione degli impianti per i pedaggi spetterà all’Anas che a quanto sembra non costruirà dei veri e propri caselli ma utilizzerà il cosiddetto sistema del “free flow”, che prevede l’installazione di telecamere che riprenderanno i veicoli in entrata e in uscita, calcolando automaticamente la percorrenza e mandando il conto direttamente a casa dei cittadini. “Questo governo – ha continuato il responsabile del movimento guidato da Antonello De Pierro – che fin qui ha continuamente proposto di ridurre le tasse, sta superando ogni limite. In epoca antica i romani oltre a rubare qualche strada la costruivano pure, mentre i politici di oggi le uniche tecnologiche che riescono a pensare sono quelle per mettere le mani nelle tasche dei cittadini”.
Il viceresponsabile per il XIII Municipio dell'Italia dei Diritti: "Gli ufficiali di polizia municipale, in quanto tali, sono chiamati a denunciare"
Roma - Sono 310 i falsi pass per invalidi scoperti a Ostia da luglio a oggi dagli agenti del XIII Gruppo. Numeri da capogiro se si calcola che tra permessi scaduti, intestati a parenti deceduti o semplicemente taroccati al computer, sul litorale romano ogni giorno vengono ritirati in media quattro certificati. I furbi però la fanno franca con poco: una sanzione di 100 euro e la confisca del pass. Le denunce, come confermato dal comandante del XIII Gruppo Angelo Moretti, non scattano, seppure la contraffazione dei tagliandi costituisca in realtà un falso in atto pubblico perseguibile penalmente.
"Giacché il problema sta elevandosi a una portata più ampia della singola contraffazione, la maggiore incisività dei controlli e la predisposizione di sanzioni maggiori sarebbero probabilmente da auspicare per la soluzione al problema", ha dichiarato Rodolfo Sordoni, viceresponsabile per il XIII Municipio di Roma dell'Italia dei Diritti. "Quello dei falsi pass per invalidi è un problema molto sentito - continua Sordoni - perché ci pone di fronte anche a una questione morale, visto che porta a scippare il posto a persone con difficoltà motorie o handicap di altra natura. Gli agenti dovrebbero procedere a esposto in sede penale per chiedere al magistrato se ci siano fattispecie penalmente rilevanti da perseguire - conclude il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. D'altra parte sono ufficiali di polizia municipale, e in quanto tali sono chiamati a denunciare".
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Il vuoto al Ministero dello Sviluppo Economico rappresenta una pericolosa negligenza che danneggia l’intera collettività nazionale”
Roma – Commentando la richiesta di sfiducia per l’incarico ad interim del premier, Silvio Berlusconi, al Ministero dello Sviluppo Economico, avanzata di recente da PD e IdV che ne chiedono la calendarizzazione in Aula e parlano di un dicastero ridotto a ‘scatola vuota’, il vicepresidente dell’Italia dei Diritti, Roberto Soldà, ha dichiarato: “Sono favorevolissimo alla mozione di sfiducia. In un momento di gravissima crisi nazionale del lavoro, con gli indici Istat che palesano una crescita sempre più lenta, se non addirittura ferma, tale ministero acquista una valenza estremamente considerevole. Proprio per questo la ormai cronica vacanza di un titolare rappresenta un problema ineludibile, considerato che l’interim del premier ne riduce le capacità di funzionamento, creando inevitabilmente nocumento per lo sviluppo e la produttività del Paese”.
Quanto alle polemiche relative alla possibilità che la nomina sia soggetta a giochi di Palazzo per allargare la maggioranza, il numero due del movimento fondato da Antonello De Pierro ha aggiunto: “Berlusconi utilizza il vuoto ministeriale come una merce di scambio al fine di centrare i suoi obiettivi politici più immediati. Inoltre, continua a prendere in giro il Parlamento e il capo dello Stato annunciando da oltre quattro mesi che presto nominerà un responsabile del dicastero, salvo poi smentire sé stesso. Stavolta però non si tratta di un annuncio propagandistico per vincere le elezioni – chiosa polemico Soldà – bensì di una pericolosa negligenza che danneggia l’intera collettività nazionale”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Necessario che le forze dell’ordine compiano ulteriori attività di monitoraggio”
Roma – Per gli abitanti della Muratella, quartiere della periferia Nord di Ardea, in provincia di Roma, è stato un week-end di fuoco. In senso letterale. Da domenica a oggi non si contano i falò accesi dai rom del campo abusivo di via Marchetti, da giugno inserito nel piano nomadi. Il sospetto è che all’usanza ormai diffusa di accendere fuochi per spellare i cavi di rame si sia aggiunto un tentativo di smaltire illegalmente l’eternit, sostanza altamente cancerogena che rischia, assieme alla diossina sprigionata dalla plastica bruciata, di venire respirata dai residenti della zona, ovviamente esasperati. Soltanto domenica ci sono stati 3 incendi, con la cenere che è arrivata fino a Parco de’ Medici. “Non c’è abbastanza controllo”, il commento di Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, che incalza: “Già c’è il problema nomadi di cui si parla da anni senza risultati che possano dare sollievo a chi abita nelle vicinanze dei campi rom, se poi si aggiungono situazioni ai limiti della realtà come la combustione di plastiche o ancor peggio di eternit, che è altamente nocivo per la salute, è necessario che le forze dell’ordine compiano ulteriori attività di monitoraggio. Evidentemente – conclude il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro – i programmi che si sono fatti per avere una città con una gestione oculata dei nomadi sono ancora lungi dall’essere adempiti. Questo significa che l’amministrazione comunale ha fatto solo proclami”.