La viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti:“La raccomandazione nella nostra società viene percepita come normale ed è sintomo di una subcultura che penalizza fortemente il sistema democratico”
Roma – A fronte di una recente indagine stilata dall’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, la maggior parte di ingressi nel modo del lavoro è dovuto a segnalazioni dispensate da amici o parenti. Una percentuale considerevole: circa il 55% . Sulla questione delle “spintarelle” che fanno tanto indignare ha espresso un opinione Antonella Sassone, viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei diritti: “Il sistema clientelare è una realtà triste ormai ed è spesso figlia di un sistema del lavoro sbagliato, il quale non si basa più sulla meritocrazia ma su scambi di favori di ogni genere. Mi riferisco alle classiche raccomandazioni elargite da politici, dato che il mondo dell’occupazione oggi rappresenta un forte bacino di consensi facili dove si baratta un posto di lavoro per un voto”.
Dall’osservazione compiuta dall’Istat emerge inoltre che soltanto il 5% dei giovani alle prese con la prima occupazione trova un posto presso le agenzie per il lavoro e i centri per l’impiego.“Infatti questo scambio di favori elettorali provoca un effetto domino: il mercato del lavoro diventa esclusivo della classe politica nella maggior parte dei casi , per cui i centri dell’impiego non hanno più ragion d’essere e vengono utilizzati per basse qualifiche. La raccomandazione nella nostra società – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – viene percepita come normale ed è sintomo di una subcultura che penalizza fortemente il sistema democratico. Bisogna porre più attenzione di fronte al meccanismo perverso e subdolo della logica del posto facile”.
La viceresponsabile per le Mafie e la Criminalità dell’Italia dei Diritti: “Gratitudine a forze dell’ordine e Magistratura, non sia l’esecutivo a rivendicare meriti
Nella giornata di ieri la procura di Brindisi ha emesso 11 ordinanze di cattura nei confronti di altrettanti personaggi di spicco della Sacra Corona Unita implicati nel traffico di droga tra Albania e l’Italia.
“Il nostro movimento è lieto di esprimere sentimenti di gratitudine e solidarietà nei confronti delle forze dell’ordine e della magistratura, in quanto i successi nel campo della lotta alla mafia sono totalmente ascrivibili a loro conto – è questa la dichiarazione di Federica Menciotti, viceresponsabile per le Mafie e la Criminalità organizzata dell’Italia dei Diritti.
“Quello mafioso è un meccanismo che tende ad autorinnovarsi, per cui servono iniziative e provvedimenti a monte che incidano sul terreno delle pratiche sociali che fanno da nutrimento e habitat alla criminalità. - continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – Questo governo invece, aldilà degli annunci spot del ministro Maroni, ha emanato molteplici norme volte all’irresponsabile salvaguardia di interessi illeciti come quelle che vietano le intercettazioni e lo scudo fiscale. Non sia dunque questo esecutivo a rivendicare i meriti di chi quotidianamente combatte la malavita organizzata sul campo”.
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La responsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti: “Sono diversi i paesi in cui il rispetto delle donne non viene al primo posto, è doveroso un intervento più incisivo e immediato da parte dell’Onu e di tutta la società civile”
Roma – A nulla sono valsi gli appelli provenienti dal mondo occidentale e dall’Italia: Sakineh Mohammadi Ashtani, la donna iraniana accusata di adulterio e di complicità nell’omicidio del marito sarà giustiziata con impiccagione. Ad annunciarlo il procuratore generale dell’Iran, Gholam-Hossein Mohseni-Ejei, il quale afferma che la donna è stata condannata per il secondo dei due capi d’imputazione e pertanto la morte non avverrà più per lapidazione, punizione prevista dalla legge islamica.
Immediata la reazione della responsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti, Patrizia Lusi: “La condanna a morte di Sakineh è solo l'emblema di un sistema giudiziario, quello iraniano, che parte da una discriminazione di fondo tra i generi. La comunità internazionale non può rimanere impassibile di fronte a processi sommari celebrati contro le persone di sesso femminile per le quali sono individuati dei reati specifici diversi da quelli attribuiti a quelle di sesso maschile. L'intervento della comunità internazionale deve essere rivolto nei confronti di tutti i paesi che applicano ancora la pena di morte e lo stesso presidente degli Stati Uniti d'America, che è stato insignito del premio Nobel della Pace, dovrebbe intervenire con forza per evitare tale violenza ai diritti umani”.
L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro continua nel suo ragionamento e afferma: “La palese discriminazione che in Iran colpisce le donne, e le vede protagoniste di pene simbolicamente disumane, spinge tutto il mondo occidentale a chiedere a questo Stato e al suo presidente di iniziare un serio processo di rigenerazione culturale. Ma questo non vale solo per l’Iran. È di questi ultimi giorni infatti, un video girato da un cellulare e diffuso in tutto il mondo, che riprende l'esecuzione di una sentenza di condanna a morte per lapidazione nei confronti di una donna pakistana accusata di aver semplicemente ‘parlato’ con un uomo. Sono diversi i paesi in cui il rispetto delle donne non viene al primo posto – conclude la Lusi –, è doveroso un intervento più incisivo e immediato da parte dell’Onu e di tutta la società civile alla quale apparteniamo”.
La viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti: “Nonostante la crescita della disoccupazione si decide di aggravare le spese a carico dei più deboli”
Napoli – “Come se non bastasse l’aumento dell’Irap e dell’Irpef, un nuovo provvedimento si riversa sulle spalle dei cittadini della nostra regione, sotto forma di un ingiusto adeguamento del costo del ticket – questo è il commento amareggiato di Licia Palmentieri, viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti – Nonostante i richiami all’allarme per il calo del potere d’acquisto degli stipendi e per la crescita della disoccupazione, si decide di aggravare ulteriormente le spese a carico dei più deboli.”
Il decreto, emesso dal presidente della Regione Stefano Caldoro, commissario della sanità, prevede un aumento di 2 euro a ricetta prodotta in regime di codice bianco, che va a sommarsi all’ulteriore ritocco effettuato nel 2004. Il rincaro complessivo, in alcune famiglie gravate dalla presenza di uno o più malati cronici, può raggiungere i 500 euro annuali.
“Non viene minimamente prevista la presenza di una diversa rete che si faccia carico di rispondere ai quesiti sanitari dei cittadini, dirottando i codici bianchi in maniera da non rallentare il lavoro agli operatori che si occupano dei casi più gravi. Si preferisce usare il deterrente per lodare un presunto recupero dell’evasione che può rivelarsi, al contrario, un nuovo invito all’evasione stessa – suggerisce l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - ancora una volta ad una politica di effettiva ristrutturazione del sistema sanitario, nella prospettiva di migliorarne la funzionalità e di recuperarne i costi inutili, ci si arrende e si cerca la via più facile, ovvero 'mettere nuovamente le mani in tasca' ai cittadini, proprio ciò che da sempre il PdL ha proclamato di voler evitare e che non si sforza realmente di fare”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Non riuscendo ad esprimere concetti interessanti, è costretto a pronunciare stupide battute per poter fare politica ”
Roma – Non accennano a diminuire le polemiche sorte dopo la battuta contro il popolo romano che il leader del Carroccio, Umberto Bossi, ha pronunciato durante una serata dedicata alle selezioni di Miss Padania a Lazzate, comune a cavallo tra Monza e Como, parlando della possibilità di dar vita a un Gran premio di Formula Uno anche nella Capitale.
Dalla destra alla sinistra piovono condanne e reazioni indignate: tra le tante, il PD annuncia una mozione di sfiducia nei confronti del ministro delle Riforme, il sindaco di Roma chiama in causa il presidente del Consiglio e la governatrice della Regione Lazio pretende più rispetto per i suoi cittadini.
Anche Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, interviene prontamente sull’argomento esprimendo il suo disappunto sulla vicenda: “Il ministro Bossi non si smentisce. Il suo atteggiamento oramai rasenta l’arroganza, la sua spocchia è arrivata a livelli mai superati. Non riuscendo ad esprimere concetti interessanti – afferma l’esponente del movimento presieduto dal Antonello De Pierro –, è costretto a pronunciare stupide battute per poter fare politica, enfatizzando problemi inesistenti. Sono contento e meravigliato che anche i politici di destra si siano mobilitati per frenare questo egocentrismo dilagante e spero che finalmente il problema Bossi smetta di infastidire e soprattutto di ledere la dignità di Roma e dei suoi cittadini. La nostra pazienza ha un limite”.
Il viceresponsabile per la provincia di Bergamo dell’Italia dei Diritti : “Ennesimo esempio dell’arroganza politica della Lega”
Bergamo - “Siamo nel pieno dell’ignoranza assoluta, non ho altri termini per definire la situazione, perché non trovo sia una cosa normale che chi abita a Spirano debba comunque sapere il bergamasco ”.
Netto il commento di Simone Graziosi, viceresponsabile per la provincia di Bergamo dell’Italia dei Diritti, circa il piccolo centro tra le lande in cui verde è il colore che domina le scuole, i mezzi dei servizi sociali e dove il 70 % della popolazione si esprime in dialetto orobico.
Dalla carta intestata della giunta, fino al giornalino comunale tutto è scritto nella lingua locale, dominante anche nella toponomastica, che oltre al nome attuale delle vie, segnala quello gergale delle contrade ottocentesche. Tutto questo, stando alle giustificazioni del vicesindaco con lo scopo di promuovere un’identità da preservare.
“Un conto – continua Graziosi – è recuperare la tradizione un conto è esporre addirittura cartelli e centralini in bergamasco. Mi sembra assurdo, posso capire il recupero delle tradizioni ma che venga fatto in altra maniera”.
Nonostante il tentativo di smorzare le polemiche dei primo cittadino, tanto è il clamore e l’incredula preoccupazione che suscitano i guizzi dell’amministrazione di un comune che si sta sempre più “padanizzando”, arrivando ad usare il bergamasco per la segreteria telefonica del proprio centralino istituzionale.
“Il comune è un’istituzione pubblica – commenta l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - alla quale tutti devono poter accedere e in Italia la lingua ufficiale, anche a livello costituzionale, è la lingua italiana, non il bergamasco. È l’italiano ad essere ufficiale, salvo per le minoranze linguistiche, ma non è questo il caso. Siamo di fronte all’ennesimo esempio dell’arroganza della lega bergamasca”.
Il responsabile per la provincia della Spezia dell’Italia dei Diritti: “Abbiamo bisogno di una politica che operi attraverso mezzi onesti e che sia in grado di ottenere risultati concreti ”
Genova – Il sindaco di Riomaggiore, Gianluca Pasini, e il presidente del Parco delle Cinque Terre, Franco Bonanini, sono stati arrestati nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica della Spezia e condotta dalla squadra mobile. Le accuse vanno dall' associazione a delinquere alla truffa ai danni dello Stato, e dal falso all’abuso d'ufficio. Le manette sono scattate anche per il comandante della polizia locale di Riomaggiore e per il capo dell'ufficio tecnico. Interviene sulla vicenda il responsabile per la provincia della Spezia dell’Italia dei Diritti, Gennaro Saltalamaccchia, che si dice perlomeno meravigliato dal comportamento del presidente del Parco delle Cinque Terre: “Credevo fosse un elemento di valore con idee brillanti e innovative, soprattutto per questa parte della Liguria che deve affrontare numerosi problemi, come quelli causati dalla franosità del terreno. Bonanini ha portato con il suo lavoro ricchezza e turismo, ma noi dell’Italia dei Diritti abbiamo il dovere di condannare e lottare contro qualsiasi sopruso commesso ai danni dei cittadini, indipendentemente dal colore politico prediletto. Aspettiamo naturalmente il decorso della giustizia, ma una vicenda come questa – conclude il responsabile del movimento presieduto da Antonello De Pierro – ci riporta inesorabilmente ad una realtà che dobbiamo contrastare per garantire una necessità primaria: quella di una politica che operi attraverso mezzi onesti e che sia in grado di ottenere risultati concreti”.
Il viceresponsabile per la provincia di Bergamo dell’Italia dei Diritti : “Necessario capire cosa sia successo veramente e se siano stati rispettati i protocolli "
Bergamo - Un nuovo, presunto, caso di lite tra medici, risalente al gennaio scorso, è stato denunciato dal padre di una bimba nata cieca ed invalida agli Ospedali Riuniti di Bergamo dopo un parto drammatico.
“Sicuramente – interviene Simone Graziosi, viceresponsabile per la provincia di Bergamo dell’Italia dei Diritti – vanno fatte tutte le verifiche del caso, capire cosa sia successo veramente e come possa essere accaduto, conoscere le dinamiche interne alla sala operatoria e se i protocolli siano stati rispettati. Va valutato se sono stati commessi errori di comunicazione, spesso quando ciò accade si rischia di originare un errore, che si protrae e degenera in conseguenze drammatiche”.
Un travaglio lungo due giorni, quello vissuto da Albana Zekaj.
La donna, secondo la ricostruzione del marito Saimir, non solo non sarebbe stata seguita adeguatamente ma avrebbe pagato, con patimenti fisici suoi e del feto che portava in grembo la discussione fra 2 dottoresse, l’una favorevole l’altra contraria all’intervento di taglio cesareo. Operazione poi rivelatasi necessaria ed effettuata dal personale del turno successivo quando ormai era troppo tardi per la salute della neonata, attualmente invalida al 95% e per quella della madre, appena trentunenne, che ha l’utero lacerato e non potrà più avere figli.
“Non essendo ancora in presenza di verifiche – prosegue Graziosi – ritengo esprimere l’urgenza di accertarsi della verità e del reale andamento dei fatti, non affrettando il semplice pensiero che se qualcosa va male si tratti necessariamente di malasanità. E’ però fondamentale, – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – in casi come questi, comprendere se siano stati commessi errori che hanno potuto esser causa della dolorosa vicenda”.
Il presidente Antonello De Pierro annuncia la partecipazione del movimento nazionale alla manifestazione di sabato 2 ottobre contro Berlusconi e dichiara polemico: “Sarebbe necessario scendere tutti i giorni in piazza per protestare contro questa gestione della cosa pubblica”
Roma – “Penso che sia doveroso in questo momento scendere in piazza per manifestare il nostro dissenso a un Governo che da due anni legifera esclusivamente per tutelare gli interessi della casta e, soprattutto, evitare l’avanzamento dei procedimenti giudiziari del premier. È ora di compattarsi e dire ‘no’ non solo a Berlusconi ma anche a quello che il berlusconismo ha creato in questo anni, invadendo l’Italia di principi e concetti deleteri per la convivenza civile e per la democrazia”. Così il presidente dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, annuncia la presenza con le sue bandiere del movimento extraparlamentare per la legalità, la trasparenza e la tutela dei cittadini alla manifestazione del “No B Day 2”, in programma sabato 2 ottobre a Roma. La nuova mobilitazione nazionale contro il premier Berlusconi e il suo governo, organizzata dal Popolo Viola, avrà come slogan un eloquente imperativo: “Licenziamolo”. Alla protesta di piazza hanno già aderito alcuni partiti dell’opposizione parlamentare e non come Italia dei Valori, singoli esponenti del PD, Sinistra ecologia libertà, Federazione della Sinistra, Verdi, e poi numerosi intellettuali, artisti e rappresentanti di associazioni e società civile come per esempio Agende rosse di Salvatore Borsellino, Articolo 21, l’Anpi di Roma, Libertà e giustizia.
“La manifestazione di sabato – incalza deciso il leader dell’Italia dei Diritti – acquista maggior valore in virtù del fatto che, salvo alcune eccezioni, l’opposizione in Parlamento latita, con un PD che sonnecchia di fronte ai vari assalti che l’ordinamento democratico sta subendo da parte di questo Esecutivo”.
Il percorso della manifestazione sarà identico a quello del 5 dicembre 2009, data del primo “No B Day”, quando l’iniziativa nata in rete tramite Facebook e blog, portò in strada circa un milione di persone, che radunatesi in piazza della Repubblica sfilarono in corteo fino a piazza San Giovanni per esprimere la loro disapprovazione alle politiche del Cavaliere, chiedendone esplicitamente le dimissioni. Da allora la situazione politica si è ulteriormente complicata e infuocata, considerati anche gli scandali relativi agli appalti dei Grandi Eventi, alla P3, allo strappo nel PdL con i finiani, ai dossier e ai veleni di un aspro scontro istituzionale ancora in atto, con una crisi di governo quotidianamente dietro l’angolo. Gli organizzatori della nuova adunata anti-Berlusconi sperano di ripetere il successo dello scorso anno, colorando un’altra volta di viola, e non solo, le strade della Capitale.
“Peccato che di “No B Day” ce ne sia soltanto uno all’anno. Sarebbe necessario scendere tutti i giorni in piazza per protestare con forza contro una simile gestione della cosa pubblica”. È questo l’ultimo telegramma tagliente che De Pierro invia al primo ministro e al suo modo di guidare il Paese.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti : “Si continua a danneggiare gli utenti che vengono trattati come animali e non come esseri umani. Giusta la mobilitazione degli amministratori locali.”
Roma - Il popolo dei 20.000 pendolari della tratta laziale Nettuno – Roma si è mobilitato con una raccolta firme per avviare una class-action, ovvero una richiesta di danni, diretta a Trenitalia. L’iniziativa potrebbe presto diffondersi e trovare il plauso di passeggeri di altre linee anch’essi alle prese con le difficoltà giornaliere patite durante il tragitto ferroviario.
“Si cerca in ogni caso – interviene Roberto Soldà vicepresidente dell’Italia dei Diritti – di alleggerire il traffico invitando i cittadini a non prendere l’auto propria e ad usare il trasporto pubblico. Per le linee più distanti però, in cui lo spostamento si effettua tramite un mezzo come metropolitana o come in questo caso treno, i passeggeri devono sopportare numerosi disagi, non del momento ma da anni. I vagoni sovente sono insufficienti per quanti sono costretti a prendere i treni per andare al lavoro, a scuola, o comunque per muoversi. Le carrozze sono fredde d’inverno e moltissime non climatizzate nel periodo estivo. Tutto questo crea un danno e un disagio ai cittadini fruitori che vengono trattati come animali e non come esseri umani”.
La sollevazione,sta raccogliendo l’appoggio di alcuni consiglieri regionali e soprattutto dei sindaci del città litoranee maggiormente coinvolte : Enrico De Fusco per Pomezia, Carlo Eufemi per Ardea e Alessio Chiavetta per Nettuno, i quali stanno pensando ad un confronto tra le giunte e Trenitalia.
“Si sta creando – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – una giusta mobilitazione degli amministratori delle varie città che sono al confine col comune di Roma, per segnalare in modo inconfutabile questo stato di stress e di disagio che ormai dura da anni. Come si fa – conclude Soldà – ad incentivare il mezzo pubblico e il suo uso, specialmente quello su rotaia se poi non soddisfa le esigenze di un paese civile come il nostro il quale, con cadenza quasi giornaliera, si trova di fronte a ritardi, treni sporchi e superaffollati?”.
Il presidente del movimento Antonello De Pierro: “Organizzeremo clamorose manifestazioni di protesta a partire da un numero infinito di incatenamenti lungo il raccordo anulare”
Roma – “Noi dell’Italia dei Diritti non possiamo stare certo a guardare quello che è l’ennesimo ‘scippo’ alle tasche dei cittadini, visto che sia il nostro dna, sia la nostra ragione sociale, sono rivolti a salvaguardare i diritti in particolar modo delle fasce più deboli”. Con queste parole il presidente del movimento nazionale Antonello De Pierro dichiara guerra aperta all’idea avanzata dall’Anas circa l’istituzione del pedaggio elettronico sul Grande Raccordo Anulare di Roma e sul tratto stradale che collega la Capitale con Fiumicino. “Siamo sbigottiti e scandalizzati – continua De Pierro – di fronte al progetto dell’Anas che, sfruttando perfettamente un assist legislativo fornito su un piatto d’argento dall’ultima finanziaria del governo Berlusconi, sta per introdurre un tale, ignobile, balzello. Non abbiamo mai creduto, neanche per un secondo, all’attendibilità dell’opposizione di Renata Polverini al provvedimento, né ai proclami di Gianni Alemanno che, annunciando azioni plateali come quella di sfondare con la propria auto un casello che non si capisce nemmeno quale sia, dacché si parla di videopedaggi, sta cercando di riconquistare qualche briciola della credibilità persa fortemente per strada nel suo percorso amministrativo. È chiaro che stanno prendendo in giro i cittadini. L’intenzione di istituire il pagamento del pedaggio c’è, e se qualcuno non si opporrà realmente con vigore sarà attuato a breve. Su questo fronte noi non ci lasceremo intimorire e annunciamo battaglia, certi che i cittadini saranno dalla nostra parte. Il copione come sempre è lo stesso: raccontare favole per poi fare assimilare e accettare quasi automaticamente il nuovo esborso, come già accaduto con i parcometri o molto prima con l’Ici”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti, pensando alle conseguenze che il videopedaggio sul Gra avrebbe sulla viabilità della Capitale aggiunge: “Tutto ciò, oltre che essere immorale nei confronti di chi è costretto per lavoro a percorrere il Gra diverse volte al giorno, obbligherà molti a evitare l’ingiusto assalto legalizzato alle proprie tasche riversandosi sulle strade consolari, già abbondantemente intasate. Chi non è di Roma non si senta estraneo e indenne da tale sopruso legislativo – avvisa De Pierro –, in quanto non è da escludere che presto cominceranno a pensare di introdurre pedaggi anche sulle strade statali. A fronte di ingenti somme di denaro sottratte allo Stato da politicanti disonesti, la parola d’ordine sembra essere ormai sempre più fare cassa con i soldi dei contribuenti. Annunciamo perciò clamorose manifestazioni di protesta – conclude il presidente del movimento nazionale –, a partire da un numero infinito di incatenamenti lungo il raccordo anulare”.