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Italia dei Diritti

Movimento politico nazionale
per la difesa dei diritti dei cittadini.

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A Ostia scoperti asili nido abusivi, il commento della Rossi

La viceresponsabile per il XIII municipio di Roma dell'Italia dei Diritti: “Il sindaco Alemanno aveva promesso la costruzione di nuovi asili nido e invece a più di due anni dalla sua elezione ci troviamo di fronte all’ennesimo episodio di violazione, a vantaggio di chi opera abusivamente”

RomaA Ostia sono stati scoperti 90 bambini ospitati irregolarmente all’interno di otto asili nido abusivi.  L’ennesimo fenomeno di abusivismo, è stato smascherato dai tecnici del Comune del XIII Municipio, i quali hanno ispezionato 27 scuole materne. Una media di circa 11 bambini con meno di tre anni, alcuni dei quali di pochi mesi, alloggiati in spazi non consentiti.

In riferimento a questo stato di cose, ha espresso un parere Carmen Rossi, viceresponsabile per il XIII municipio di Roma dell'Italia dei Diritti: “E’ una vergogna. Il sindaco Alemanno aveva promesso la costruzione di nuovi asili nido e invece a più di due anni dalla sua elezione ci troviamo di fronte all’ennesimo episodio di violazione, a vantaggio di chi opera abusivamente e incrementa la criminalità organizzata locale”. I nidi abusivi del litorale laziale non sono stati ancora chiusi e vi è l’ ipotesi che venga data una proroga per attutire i disagi delle famiglie.

“In Italia si fa la politica delle deroghe - chiosa l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - , e chi dirige una scuola per l’infanzia dovrebbe porsi in primis il problema delle famiglie, che ingenuamente si fidano delle istituzioni e  sono le prime a pagare le conseguenze di una politica sbagliata, sfociata in questo caso nell’abusivismo. Non bisogna derogare, ma contrastare l’illegalità”.

 

Nel Monzese uccisa ex pentita ‘Ndrangheta, la riflessione della Menciotti

La viceresponsabile per le Mafie e la Criminalità organizzata dell’Italia dei Diritti: “L’ uccisione della Garofalo, in pieno stile corleonese,  è il segno evidente della sconfitta dello Stato che non sa difendere chi decide di collaborare”

Roma –  Ennesima vittima tra i pentiti della  ‘Ndrangheta, punita per aver collaborato con la giustizia. L’infame sorte questa volta è toccata a Lea Garofalo, uccisa e sciolta nell’acido a San Fruttuoso, nei pressi di Monza.

“L’uccisione della Garofalo, in pieno stile corleonese, è il segno evidente della sconfitta dello Stato che non sa difendere chi decide di collaborare”. Queste le prime parole di Federica Menciotti, viceresponsabile per le Mafie e la Criminalità organizzata dell’Italia dei Diritti.

 

 

L’ex pentita era diventata collaboratrice di giustizia nel 2002 e aveva fatto dichiarazioni agli inquirenti sugli affiliati alle cosche dei Papaniciari e Vrenna-Corigliano-Bonaventura, egemoni a Crotone. Questo è il motivo per cui fu ammessa a un piano provvisorio di protezione, revocatogli nel 2006 per essersi allontanata dalla località protetta.

“Il piano le fu ritirato con una colpevole sottovalutazione dei rischi cui era esposta - conclude e argomenta l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - , e fu ripristinato solo a seguito di un lungo iter giudiziario. La sua eliminazione è altresì la prova della gravità delle affermazioni  rese dal sindaco Moratti che ha recentemente dichiarato, contro le stesse evidenze di indagine, che la criminalità organizzata a Milano non esiste, laddove invece  la ‘Ndrangheta, come dovrebbe essere ben noto al primo cittadino, da anni spadroneggia per i forti interessi economici che vi gravitano, non ultimo l’affare Expo. Quello che è accaduto mi auguro porti a riconsiderare la  revoca del programma speciale di protezione anche a  Vincenzo Spatuzza, collaboratore eccellente delle stragi mafiose, decisa dalla Commissione centrale del Viminale per la definizione e applicazione delle misure speciali di protezione.  Un fatto gravissimo a cui la vicenda Garofalo deve fare da monito.”


Scontri allo stadio di Genova per Italia-Serbia, l’intervento della Silipigni

La viceresponsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti: “Ci vantiamo di avere la migliore Nazionale in campo, ma per quanto riguarda la sicurezza negli impianti sportivi abbiamo ancora molto da imparare

 

Genova – “L’Italia si vanta di avere la migliore Nazionale in campo ma per quanto riguarda la sicurezza negli impianti sportivi ha ancora molto da imparare”. Questo è il primo commento rilasciato da Antonella Silipigni, viceresponsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti, in merito agli scontri avvenuti ieri sera allo stadio “Luigi Ferraris” di Genova durante la partita di calcio Italia-Serbia, valida per le qualificazioni a Euro 2012. Negli incidenti, iniziati già prima del match e proseguiti per tutta la notte, sono rimaste ferite 16 persone, tra cui anche due carabinieri. Tra i 17 arrestati è presente l’uomo di origine serba che ha guidato il lancio di petardi e fumogeni, causa dell’interruzione della partita, poi ripreso dalle telecamere di sicurezza e identificato attraverso il riconoscimento di un tatuaggio.

 

“Quello che è accaduto ieri testimonia ancora una volta come i nostri stadi non siano in grado di contrastare una violenza di tale portata. Gli inglesi, per esempio, sono riusciti ad arginare l’aggressività dei famosi hooligan e le famiglie possono trascorrere pacificamente una giornata all’insegna dello sport. Perché in Italia il problema è ancora presente e non accenna a diminuire?”.

 

La responsabile del movimento presieduto da Antonello De Pierro continua nel suo ragionamento: “Credo che per prevenire queste situazioni non sia opportuno impegnarsi in un forsennato ostracismo dei tifosi, ma occorre garantire un valido e dinamico sistema di sicurezza e promuovere incessanti campagne di sensibilizzazione e prevenzione. La storia ci insegna – conclude la Silipigni – che i ‘giochi circensi’ gestiti malamente sono l’evidente riflesso di uno Stato che non è in grado di governare adeguatamente”.

 

Svastiche su muri a Università di Lecce, lo sdegno di Soldà

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Bisogna vigilare e punire con pene esemplari tutti quei soggetti che quotidianamente infastidiscono la società”

Roma - “L’ennesimo atto che dimostra la piccolezza e lo scarso senso civico di queste persone, che imbrattano i muri delle istituzioni con simboli nefasti e che continuano a danneggiare l’immagine del nostro Paese”.  Questo il commento Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, alla  notizia che lo scorso 15 ottobre, ignoti hanno disegnato svastiche sulla porta di accesso dell’aula dei rappresentanti  degli studenti dell’Udu, l’Unione degli Universitari, nella facoltà di Economia dell’Università di Lecce. L’increscioso episodio è stato denunciato dagli  stessi studenti, secondo cui sarebbero stati due naziskin gli autori della oltraggiosa croce uncinata. “Bisogna vigilare e punire con pene esemplari tutti quei soggetti che quotidianamente infastidiscono la società e auspico che questo attivismo insolente di stampo fascista venga debellato e contrastato al più presto. Non bisogna più tollerare – conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -  siffatti atteggiamenti e spero che vengano individuati immediatamente gli autori del gesto perché non vogliamo che accada più”.

 

 

 

 

Nuova aggressione in metro nella Capitale, la reazione di Soldà

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti:“È un fatto increscioso, di una violenza inaudita e per di più causato da un futile motivo”

 

Roma – In questi giorni la Capitale è stata scossa da un nuovo episodio di violenza che ha coinvolto Maricica Hahaianu, infermiera romena di 32 anni aggredita da Alessio Burtone, ragazzo romano di 20, in seguito ad una banale discussione avvenuta venerdì scorso all’interno della stazione metropolitana Anagnina. La donna, caduta a terra dopo essere stata colpita violentemente sul viso dall’uomo, è stata operata al Policlinico Casilino per il grave trauma riportato al cranio. Burtone è accusato di lesioni personali aggravate ed è tutt’ora agli arresti domiciliari.

 

Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, si è espresso così in merito alla vicenda: “È un fatto increscioso, di una violenza inaudita e per di più causato da un futile motivo. Quello che mi sembra più assurdo poi – incalza l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – è l’indifferenza dei passanti ripresi dalle telecamere del servizio di vigilanza del capolinea, che non  mostrano alcun interesse nel prestare soccorso alla donna rimasta distesa a terra. Il messaggio che ci arriva – conclude Soldà – è senz’altro quello di una solidarietà e di un senso civico sopraffatti oramai dal timore della gente di essere coinvolta, anche solo marginalmente, in fatti di una gravità estrema, e che senza alcun dubbio, devrebbero essere cancellati dalla nostra società”.  

Tragico allarme casa nel Livornese, Ferraioli preoccupato

Il responsabile per la Casa e l’Edilizia privata dell’Italia dei Diritti : “È il Governo che dovrebbe subentrare in questi momenti di crisi creando una politica abitativa con la costruzione di nuovi alloggi popolari”

 

 

Roma - Una nonna invalida al 100%, tre bambini in età scolare, una mamma, un padre che perde il lavoro e non riesce più a pagare l’affitto, un nucleo famigliare costretto allo sfratto per morosità. Racchiusa in poche righe la drammatica vicenda di una famiglia livornese come, purtroppo, ce ne sono tante in Italia, risoltasi, per il momento, con il rinvio dello sgombero coatto al 15 dicembre prossimo.

 

In merito alla vicenda e alla situazione nazionale è intervenuto Maurizio Ferraioli responsabile per la Casa e l’Edilizia privata dell’Italia dei Diritti : “L’Italia è carente di una legislazione, di un piano che sostenga l’edilizia popolare, primo concreto strumento per portare soccorso in situazioni di disagio economico sempre più emergenti, come nel caso di Livorno. anche vero che  dall’altra parte diventa improponibile che un cittadino privato, proprietario di un immobile si sostituisca all’Assessorato ai Servizi Sociali, agli enti deputati all’assistenza delle persone che hanno un disagio. Il proprietario che affitta la casa potrebbe essere anche una persona che, in quel momento, necessita della riscossione del canone per sopravvivere. Il disagio è talmente enorme che fatta eccezione per  i grandi proprietari immobiliari, spesso ci troviamo di fronte ad uno scontro fra due realtà difficili.

Sicuramente va fatta una legislazione che garantisca la possibilità ai proprietari di rientrare in possesso del bene qualora l’inquilino sia moroso, dall’altra parte bisogna che lo Stato non carichi esageratamente i comuni, ai quali sono stati applicati tagli smodati, dell’onere dell’assistenza di chi soffre di un disagio morale ed soprattutto economico.”

 

L’Unione Inquilini è stata l’unica ancora di salvezza per la famiglia, impossibile l’intervento degli assistenti sociali, fiaccati e in affanno  visto l’incremento di casi similari, in un contesto di assoluta emergenza.

 

“È il Governo – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro  –   che dovrebbe subentrare in questi momenti di crisi creando una politica abitativa con la costruzione di nuovi alloggi popolari, dando adito al finance project sugli alloggi statali, di cui una parte andrebbe venduta privatamente e un'altra lasciata in locazione però a canoni adatti, di gran lunga più bassi, rispetto a quelli odierni. Se ci spostiamo poi nelle grandi città come Milano o Roma la gente non riesce nemmeno più a pensare di prendere un alloggio in affitto, il canone sovente supera persino lo stipendio percepito. Si richiede – chiosa Ferraiolo – un intervento immediato a livello governativo che consenta di ripristinare i fondi alle regioni per intervenire in questo settore.”

 

La Provincia di Rimini paga i debiti delle Marche, Daluiso attacca il Governo

Il responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti: “Siamo di fronte al consueto déjà vu, dove il lupo perde il pelo ma non il vizio, e a farne le spese come al solito sono i contribuenti, in questo caso quelli riminesi”


Rimini – La Provincia di Rimini corre il serio pericolo di dover pagare 600 mila euro all’anno di mutui contratti dalla Provincia di Pesaro e Urbino, per alcuni interventi infrastrutturali nei territori dei sette Comuni dell’Alta Valmarecchia, che dall’agosto 2009 sono passati dalle Marche alla Romagna. In base agli accordi compensativi, la Provincia marchigiana avrebbe dovuto trasferire a quella romagnola i finanziamenti statali ricevuti per la gestione del territorio trasferito (i cosiddetti fondi 'Bassanini'), ma dal prossimo anno tali stanziamenti pubblici verranno probabilmente azzerati, in virtù dei tagli Stato-Regioni previsti nella Manovra estiva del Governo. A dare l’allarme è Stefano Vitali, presidente della Provincia di Rimini, la quale dovrà saldare il debito, nonostante i propri conti siano già in rosso.

 

“Ci troviamo davanti all’ennesimo danneggiamento da parte del Governo agli Enti locali, a causa dei continui tagli e note negative. È inaccettabile che, in violazione degli impegni già formalmente presi e sottoscritti, la Provincia riminese rischia di colmare di tasca propria questo disavanzo economico di 600 mila euro annui”. Lo dice Gianluca Daluiso, responsabile per la Provincia di Rimini dell’Italia dei Diritti, commentando la notizia. Poi, chiamando in causa anche le dichiarazioni in merito del deputato leghista Gianluca Pini, prosegue: “L’onorevole Pini, segretario nazionale della Lega Nord Romagna, lo scorso 31 luglio, come ricordato dal presidente della Provincia Stefano Vitali, aveva annunciato a tutti gli organi di stampa che il Governo avrebbe stanziato un fondo di 2 milioni di euro per l’Alta Valmarecchia entro settembre. Tutto questo non è ancora accaduto. Spero che l’esponente del Carroccio sappia dare spiegazioni a riguardo”.

 

“Gli Enti locali si trovano già in condizioni finanziarie non floride, non si può aggiungere quest’altro debito in bilancio – conclude il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro –. Siamo di fronte al consueto déjà vu, dove il lupo perde il pelo ma non il vizio, e a farne le spese come al solito sono i contribuenti, in questo caso quelli riminesi”.

Albergatori abruzzesi sospendono assistenza agli sfollati per mancate spettanze, la reazione di Soldà

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Il Governo dovrebbe andar oltre i semplici spot e le facili rassicurazioni onorando i debiti contratti

L’Aquila -  L’esasperazione dei gestori alberghieri dell’aquilano, non ancora pagati dallo Stato, è culminata con la minaccia di interrompere i servizi offerti agli sfollati. L’annuncio è arrivato dal vicepresidente della Confcommercio – Federalberghi Mara Quaianni, portavoce del disagio di chi si è attivato da subito dopo il sisma e attende ancora le proprie spettanze.

 

“Questa –   interviene Roberto Soldà  vicepresidente dell’Italia dei Diritti –  è una problematica che si era già sollevata mesi orsono, nonostante le tante rassicurazioni in merito, sull’arrivo dei fondi al commissario per la ricostruzione Chiodi. Nei fatti, chi rischia attualmente di pagarne le conseguenze sono gli albergatori che mancano di quanto dovuto e naturalmente,  della minaccia legittima degli esercenti, ne fanno le spese i fruitori dei servizi, da oggi anche a rischio precarietà, ossia gli sfollati del terremoto che ancora non hanno una casa e chissà per quanto dovranno rimanere nelle strutture alberghiere”.

 

A scongiurare il concretizzarsi della reazione dei gestori è stato il Commissario delegato per la  Ricostruzione e Governatore dell’Abruzzo Gianni Chiodi, il quale ha confermato di aver firmato i mandati di pagamento nei confronti dei proprietari delle strutture.

 

“Il Governo dovrebbe andar oltre i semplici spot e le facili rassicurazioni, – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro  – onorando i debiti contratti e facendo fronte alle necessità sia degli sfollati, sia di chi alloggia negli alberghi dell’Abruzzo, i titolari dei quali si sono da subito resi disponibili per dare una mano ai loro concittadini sulle cui spalle però gravano purtroppo le morosità  di mesi e mesi. Gli stessi albergatori vivono di stipendio, anche loro sono in difficoltà economiche e hanno spese da sostenere, oltre che ingiusto è uno schiaffo in faccia a quanto accaduto. Allo stesso modo – chiosa Soldà – in cui ci allarmò la  protesta a Roma dei terremotati aquilani venuti a smentire le false notizie che tutto andava bene e che tutto era ricostruito, gli accadimenti odierni preoccupano, perché ci fanno comprendere che la ricostruzione e la ripresa delle normali attività nelle zone terremotate è lungi da divenire realtà”.

 

 

Soldà contro la strage di alberi secolari avviata dal Comune di Roma

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “L’amministrazione si prenda la responsabilità di questo scempio e dia risposte agli abitanti di quei quartieri che non possono più godere del refrigerio e del sollievo dati dalle aree verdi”

Roma – “Un fatto gravissimo”, così Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, commenta l’abbattimento di decine di alberi avviato negli ultimi mesi dal Comune di Roma. Ultimo caso è quello avvenuto in estate ai danni di 15 pini secolari nell’area del Forte Portuense, un polmone verde che a luglio è stato raso al suolo sull’esempio di ciò che è avvenuto in molti quartieri della Capitale. Due anni fa, in piazza della Madonna di Loreto, le ruspe avevano sradicato altri alberi secolari per fare spazio ai sondaggi archeologici necessari alla costruzione della nuova metropolitana; poi fu la volta di via Panama e pochi mesi fa sono stati rasi al suolo gli alberi di viale Tor di Quinto e i pini di largo Corrado Ricci. In una città asfissiata dallo smog, dunque, le poche aree verdi rimaste sono messe in grande pericolo. “Ciò che per tanti anni è cresciuto di pochi centimetri alla volta – continua Soldà –, viene abbattuto senza scrupolo. Le essenze arboree sono orgoglio della città, dacché ne hanno accompagnato la crescita. Se esistono criteri oggettivi per i quali alcuni alberi possono intralciare in qualche modo, l’abbattimento dovrebbe essere proprio l’ultima spiaggia. L’amministrazione si prenda la responsabilità di questo scempio e dia risposte agli abitanti di quei quartieri che non possono più godere del refrigerio e del sollievo dati dalle aree verdi. La cosa più grave – conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – è che ciò che non venga ripiantato ciò che viene abbattuto. Questo è inaccettabile”.

Protesta degli operai blocca strade di Cagliari, l’opinione di Gandolfi

Il responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti: “Per uscire da questo malcontento è necessario prediligere una reazione continua, non violenta, energica e mirata verso il potere esecutivo”

 

Cagliari – “La mia potrebbe essere una dichiarazione fotocopia valida da mesi, e forse anche per il futuro, vista l'esasperazione prolungata dei lavoratori sardi, autori di questa ennesima protesta”. Con queste parole il responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti, Federico Gandolfi, esprime le sue riflessioni relativamente all’agitazione messa in atto ieri a Cagliari dagli operai dell'Eurallumina e della Rockwool, rimasti senza lavoro a causa della chiusura delle due aziende sarde. I lavoratori, che hanno manifestato davanti al palazzo del Consiglio regionale e hanno bloccato alcune strade della città, tra le quali la SS 131 Carlo Felice, chiedono finalmente che si rompa il muro di silenzio costruito intorno alla possibile riapertura delle fabbriche.

 

“La mancanza di chiarezza sul futuro industriale dell'area, sulle forniture energetiche e sulle politiche economiche da parte di Governo e Giunta regionale sta sfociando – afferma perentorio Gandolfi – in una serie di scioperi e di occupazioni oramai senza soluzione di continuità. I lavoratori pensano di non poter più ottenere visibilità e ascolto se non occupando centri nevralgici per il trasporto nell'isola, entrando spesso in conflitto con i tanti pendolari e con le aziende che a loro volta si sentono danneggiati dal malcontento. Per uscire da tutto questo si devono scongiurare lotte fra poveri e dipendenti di settori diversi – afferma in conclusione il responsabile del movimento guidato da Antonello De Pierro – e prediligere una protesta continua, non violenta, energica e mirata verso il potere esecutivo, rappresentato oggi dagli esponenti di centrodestra presso il governo regionale e nazionale”.

Auto blu per condurre vip al Teatro Regio di Parma, Leporati alza la voce

Il viceresponsabile provinciale dell’Italia dei Diritti: “È un fatto sconcertante che il Comune, attraverso una società che si occupa del piano sosta, abbia inviato vetture comunali a Milano per offrire ad alcuni vip una comparsata”

 

Bologna – Ospiti vip trasportati in auto blu al Teatro Regio di Parma. È questo l’episodio che ha spinto il consigliere comunale del Pd locale Matteo Caselli a depositare un’interrogazione sulla vicenda. Stando a quanto appreso, il Comune di Parma, attraverso la Infomobility, società soggetta a controllo e direzione da parte del Comune stesso con lo scopo di “affrontare e gestire in modo integrato e innovativo le problematiche legate alla mobilità urbana”, ha inviato delle auto blu a Milano per prelevare Rossella Brescia ed altri vip al fine di farli assistere alla prima de “Il trovatore” in scena al Teatro Regio. La notizia ha suscitato la reazione di Paolo Leporati, viceresponsabile per la Provincia di Parma dell’Italia dei Diritti, che ha dichiarato: “È un fatto sconcertante che il Comune, attraverso una società che si occupa del piano sosta, abbia inviato vetture comunali a Milano per offrire ad alcuni vip una comparsata al Regio. Che non sia Infomobility a pagare le trasferte dei cosiddetti vip è una buona notizia, ma che a farlo sia la Fondazione Teatro Regio è inaccettabile. In un momento in cui le difficoltà per il reperimento delle risorse da destinare alla cultura sono evidenti a tutti, e in cui per mesi abbiamo lamentato le difficoltà per il finanziamento del festival – incalza Leporati –, che la Fondazione si faccia carico di questi ‘investimenti’ è grave, ancor più alla luce dei sacrifici che hanno fatto in questi anni i lavoratori del teatro. Abbiamo ben presente che stiamo parlando di una Fondazione di diritto privato, ma il sindaco di Parma ne è il presidente e ne sono soci anche enti pubblici locali tra cui il Comune stesso. A questo punto – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - sarà utile una discussione in consiglio comunale su questa vicenda”.

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