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Italia dei Diritti

Movimento politico nazionale
per la difesa dei diritti dei cittadini.

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Disattivazioni bloccate per promozioni Vodafone, l’attacco di Varanini

Il viceresponsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti: “Occorre raccogliere le denunce e presentarle al Garante per inibire questa scorretta prassi contrattuale.”

Roma ,–  Sembrerebbe che ultimamente i clienti della compagnia telefonica Vodafone siano colpiti da una strana attivazione delle promozioni. Sulla base delle denunce pervenute all’Italia dei Diritti, tali promozioni, in genere già attive, si rinnoverebbero automaticamente senza alcuna possibilità di disattivazione da parte dell’utente. A quanto pare, infatti, i tentativi di disattivazione non verrebbero recepiti dal 42100, numero indicato agli utenti via sms, a causa  di un ulteriore disservizio.

 

“Come già accaduto con le fatturazioni errate – dichiara Emiliano Varanini, viceresponsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti –  si ripete un’ illecita condotta della Vodafone che viola tutti quei canoni di comportamento – conclude l’esponente del movimento fondato da Antonello De Pierro – volti alla tutela del soggetto debole. Occorre raccogliere le denunce e presentarle al Garante per inibire questa scorretta prassi contrattuale.”

 

Crisi di Governo al Quirinale, l’analisi di Soldà

Il  vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “La maggioranza è incapace di governare. In vista delle elezioni, è necessaria una nuova legge elettorale per ripristinare i rapporti tra elettori e Parlamento.”

Roma,  –  Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, convocherà in giornata i presidenti della Camera e del Senato per verificare la continuità, o meno, dell’attività parlamentare messa in crisi dopo le dimissioni presentate dai ministri di Futuro e Libertà.  Di fronte a  tale situazione, la soluzione auspicata dal PDL, riunitosi ieri ad Arcore, è quella di andare avanti per ultimare i lavori sulla finanziaria e sul federalismo. Nelle previsioni della maggioranza, un’altra possibilità è data dallo scioglimento della Camera e dalla convocazione delle elezioni qualora il Governo ottenga  il via libera dal Senato. In caso contrario, si potrebbe verificare ciò che invece spera l’opposizione, ovvero la mozione di sfiducia e la fine del berlusconismo.

“Quello che stiamo osservando negli ultimi mesi è inaudito, dichiara Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, analizzando la crisi politica in cui versa il Paese.  “Alle problematiche inerenti a una maggioranza ormai incapace di governare – prosegue Soldà – si aggiungono  le richieste degli italiani i quali chiedono una nuova legge elettorale, che in questi ultimi anni è mancata, inibendo, così, la scelta della preferenza parlamentare ed eliminando di fatto quel rapporto storico tra cittadini-elettori e parlamento. Comunque sia – conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – le parole del presidente Napolitano saranno sagge. Per non portare danni alla macchina dello stato bisognerebbe approvare prima il patto di stabilità, che tutti vogliamo, ma subito dopo il voto.”

Regioni contro maxiemendamento, la Infelise boccia il Governo

La responsabile per l’Economia e le Finanze dell’Italia dei Diritti: “È urgente aprire formalmente la crisi, individuare una nuova guida e riprendere in mano le redini del Paese”

 

Roma  – I presidenti delle Regioni italiane si oppongono fermamente al maxiemendamento del Governo contenuto nella legge di Stabilità (Finanziaria 2011), poiché “non risponde alle necessità di dare una serie di servizi fondamentali per le persone, le famiglie e le imprese”, dichiara Vasco Errani, numero uno dei governatori. Questi ultimi sono contrariati sia perché da settimane chiedono, senza ottenerlo, un incontro con Palazzo Chigi, sia perché la situazione economica regionale, nel suo complesso, si è fatta “insostenibile”. I nodi del contendere restano i tagli al trasporto pubblico e alla sanità che, senza le idonee coperture finanziarie, costringerebbero le istituzioni regionali ad aumentare ticket e tasse locali, con effetti allarmanti sui bilanci del 2011.

 

“Nella relazione tecnica governativa al maxiemendamento si afferma che ‘il reperimento delle risorse restanti’ è rinviato a ‘successivi provvedimenti’. Continua la navigazione a vista, non sono permesse scelte che incidano sulle ragioni strutturali della crisi, non c’è più tempo per i protagonisti dell’attuale compagine di governo e non è neppure possibile arrecare scossoni alle alleanze con i poteri forti e illiberali, predisponendo meno risorse laddove sarebbero auspicabili e possibili. Ecco allora i tagli alla scuola, alla ricerca, all’università, alla sanità, ai servizi sociali, ecco il soffocamento delle autonomie locali, ganglio vitale della nostra democrazia e della vita civile e partecipativa”. Così la responsabile per l’Economia e le Finanze dell’Italia dei Diritti, Lilia Infelise, ha spiegato la linea di pensiero del movimento creato da Antonello De Pierro, intervenendo sulla delicata questione.

 

La Infelise ha, poi, argomentato la sua analisi, ampliando lo spettro delle considerazioni: “Spero che il maxiemendamento sia l’ultimo drammatico segnale di un sostanziale abbandono delle redini, in un progressivo e pericoloso processo di deriva  del nostro Paese. Tutto questo mentre la Commissione europea invita gli Stati membri  a ‘trasformare l’Europa per il nuovo volto del mondo dopo la crisi’, e sostiene testualmente che ‘le riduzioni sostanziali  degli investimenti in educazione, ricerca e produzione di conoscenza, in questo momento, risultano scelte miopi e riducono i futuri livelli di crescita’. Le Regioni – ha continuato – insorgono tutte, a  prescindere dal quadro di governo, e, dopo il giudizio chiaro del mondo industriale attraverso le parole della Marcegaglia, appare chiara la bocciatura dell’intera squadra di governo e urgente una nuova guida”.

 

Infine, la rappresentante del dipartimento economico dell’IdD ha invocato rapide contromisure da prendere di fronte all’attuale stallo politico-economico: “Oggi aprire formalmente la crisi di governo è atto urgente e dovere alto di chi ha a cuore l’Italia, significa denunciare la preoccupante impasse a briglie sciolte e  imporre la necessità di riprendere in mano con cura le redini del Paese, mediante un grande impegno volto al coinvolgimento dell’intera società italiana”.

 

Alemanno vuole più uomini armati in metro a Roma, la reazione della Sassone

Alemanno vuole più uomini armati in metro a Roma, la reazione della Sassone

La viceresponsabile per Roma dell’Italia dei Diritti: “Alemanno ha vinto la campagna elettorale facendo leva proprio sul tema della sicurezza. Una volta vinte le elezioni,  però, ha tagliato i fondi alle forze dell’ordine.”

Roma, – Per garantire la sicurezza nella Capitale è stata presentata in Campidoglio, dal sindaco Gianni Alemanno e dall’amministratore delegato dell’Atac, Maurizio Basile, un nuova misura anti-criminalità. Lo scopo della proposta è quello di intensificare alla vigilanza nelle stazioni metropolitane più a rischio attraverso un complesso sistema di controllo, operativo tutti i giorni dalle 7 alle 23. Di fatto, verranno introdotte cinque pattuglie di vigilantes nel tratto ferroviario Roma-Lido; 14 squadre, suddivise in due sottogruppi di 7 guardie ciascuna, saranno impiegate per sorvegliare le linee metropolitane A e B, mentre 12 saranno chiamate a ricoprire i percorsi Roma-Viterbo e Roma-Pantano.

“ Anzitutto, dal punto di vista della sicurezza – commenta Antonella Sassone, viceresponsabile per Roma dell’Italia dei Diritti –  Alemanno ha vinto la campagna elettorale facendo leva proprio su questo discorso. Una volta aggiudicate la vittoria elettorale,  però, ha tagliato i fondi alle forze dell’ordine incurante delle gravi conseguenze. Non a caso a Roma è prevista la chiusura di 19 commissariati nonostante la protesta dei cittadini. Senza tralasciare la circostanza – ha aggiunto la referente dell’Italia dei Diritti – che anche i commissariati aperti hanno poche risorse a disposizione. La sicurezza deve inoltre essere demandata alle forze dell’ordine che sono garanzia e espressione della volontà statuaria, mentre i vigilantes sono semplicemente dei mercenari. Quanto alla questione del perché si verificano problemi di sicurezza – conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – la risposta è che Roma non ha politiche sociali intese, non solo come integrazione degli stranieri e incentivazione della cultura del vivere civile, ma anche come controllo e coscienza sociale che ad oggi non vengono incoraggiate da modelli istituzionali adeguati.”

Ue condanna Italia per caccia in deroga, Di Cosmo attacca le regioni


Il responsabile per la Tutela degli Animali dell’Italia dei Diritti: “Veneto e Lombardia danneggiano le rotte migratorie degli uccelli alla stregua di come sfruttano i flussi degli immigrati”

 

Roma – Nuova condanna dell’Ue per l’Italia relativa alla caccia. La Corte di Giustizia europea, che nel luglio scorso aveva già punito una legge della Lombardia sulla materia, ha dato definitivamente parere negativo su una procedura di infrazione del 2005 contro la Regione Veneto, che chiedeva eccezioni all’attività venatoria sul suo territorio. Ora da Lussemburgo è arrivata la sentenza sfavorevole: le frequenti deroghe venete violano le direttive comunitarie, per questo motivo l’Italia dovrà pagare delle sanzioni all’Unione europea.

 

“È incredibile che per la protezione di una delle più grandi risorse del nostro Paese come la biodiversità serva la Commissione europea. Quello che sta accadendo in Veneto, cioè le sanzioni per il non rispetto delle leggi e di alcune razze di volatili, è la dimostrazione di come l’Italia vada sempre più verso una grave situazione che io non definirei più deregulation, bensì degenerazione”. Con queste parole Marco Di Cosmo, responsabile per la Tutela degli Animali dell’Italia dei Diritti, commenta la notizia.

 

I numeri sono impietosi per la regione amministrata da anni dal centrodestra: dal limite massimo consentito di 135 mila esemplari di peppola si è proceduto all’abbattimento di oltre 1,5 milioni, mentre per il fringuello la soglia di 410 mila è stata ampiamente superata fino a raggiungere i 6 milioni di unità.

 

Poi, l’esponente del movimento nato per mano di Antonello De Pierro esprime il suo biasimo per il reiterarsi di una vicenda già nota, aggiungendo: “Oltre al Veneto, anche la Lombardia nel recente passato ha subito la medesima condanna. Da ciò risulta evidente che i governi di queste regioni non solo mal sopportano le discipline comunitarie, non solo sfruttano i flussi migratori degli uomini per la bassa manovalanza in nero, ma adesso hanno deciso di incidere, attraverso un drammatico ridimensionamento delle specie, anche sulle rotte migratorie di peppole e fringuelli”.

 

Pisapia si aggiudica le primarie a Milano, la Piredda critica il Pd

La viceresponsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti: “Chi siede in una posizione privilegiata non guarda più da dove è venuto e  perde di vista chi sono gli interlocutori”

 

Milano – “Il Partito Democratico deve fari i conti, ancora una volta, con un risultato che non aveva previsto e che, di certo, non si augurava”, questo il primo commento di Maruska Piredda, viceresponsabile lombarda dell’Italia dei Diritti, sull’esito delle primarie indette dal centrosinistra per designare il candidato della coalizione alle prossime elezioni comunali milanesi.

“Credo – ha aggiunto la rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che questo sia un segnale molto forte, che deve valere come monito per l’intera politica. Troppo spesso, infatti, - ha proseguito - si perde il collegamento con la base, il filo diretto con i bisogni reali dei cittadini e, quando si siede in una posizione privilegiata, non si guarda più da dove si è venuti e chi sono gli interlocutori.”

Quanto alla decisione del segretario regionale Maurizio Martina, del segretario cittadino Roberto Cornelli e del capogruppo Pierfrancesco Majorino di rimettere i propri mandati, la Piredda ha dichiarato: “È sicuramente un atto di coerenza politica e di grande responsabilità”.

Dal ministro Tremonti ulteriori finanziamenti per le spese belliche, il monito di Saltalamacchia

Il responsabile per la Difesa e gli Affari Militari  dell’Italia dei Diritti: “ Il Governo attuale si impegna in maniera esagerata sul fronte bellico sprecando tantissime risorse e non sopperisce  ai veri problemi di cui il nostro Paese ha bisogno”

Roma – Il ministro Tremonti ha recentemente annunciato che saranno stanziati ulteriori finanziamenti ai militari, in particolare per le missioni all’estero. Mentre la sanità, il welfare e la scuola vanno in pezzi, grazie ai nuovi soldi del ministro, manderemo altri soldati  in Afghanistan e probabilmente ulteriori  armi per la guerra. Sulla tendenza nota dell’attuale esecutivo a favorire la presenza dei nostri contingenti in zone di guerra è a venire meno ai principi dettati dall’articolo 11 della  Costituzione interviene Gennaro Saltalamaccchia, responsabile per la Difesa e gli Affari Militari dell’Italia dei Diritti: “A quanto pare il Governo attuale si impegna in maniera esagerata sul fronte bellico sprecando tantissime risorse e non sopperisce ai veri problemi di cui il nostro Paese ha bisogno. Lo ha dimostrato il recente disimpegno sui problemi della sanità, della scuola  e della cultura”.

Nella guerra in Afghanistan se ne andranno nel 2011 oltre trecento milioni di euro e al contempo saranno create nuove commesse per il grande scacchiere bellico, chiamata per comodo complesso “militare- industriale”. Sulle cifre sopra citate, l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro aggiunge: “Anziché arricchire le multinazionali che fabbricano armi, – conclude amareggiato  Saltalamacchia - , bisognerebbe creare dei nuovi posti di lavoro efficienti e proficui per la nostra comunità, visto che i dati sull’occupazione sono allarmanti e rischiano di creare un vero e proprio collasso sociale  e quindi, auspico che tutto questo spreco venga ridimensionato per favorire nuove politiche socialmente più sensate”.

Edilizia sui rifiuti tossici a Milano, il monito della Piredda

La  viceresponsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti: “Ci troviamo di fronte ad un esempio plateale di malapolitica”

 

Milano – Nell’area dell’ex cava-discarica di Geregnano, ai confini ovest della città, tra i nuovi centri direzionali in costruzione e il capolinea della metropolitana di Bisceglie, si sta consumando l’ultimo caso di appalti e concessioni edilizie troppo facili. Difatti, l’area è stata sottoposta ai sigilli della Procura in quanto dagli hotspots piazzati a campione sui terreni, emerge l’elenco dei veleni su cui dovevano sorgere due torri d’appartamenti di 30 piani, un gruppo di uffici di 40 piani, un asilo nido e una scuola materna. Il risultato delle rilevazioni è sconcertante: dibromoetano 1.2, tricloropropano 1.2.3, stirene. Tutte sostanze altamente tossiche e nocive.

 

Il monito della viceresponsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti, Maruska Piredda, è chiaro: “La politica collusa di questo caso risponde a delle logiche di puro soddisfacimento di quell’elettorato che ha contribuito in maniera decisiva alle campagne elettorali. È impossibile dare concessioni in zone ancora da bonificare e, partendo dal presupposto che chi fa politica è in grado di fare dei ragionamenti logici, evidentemente le motivazioni di scelte di questo tipo sono altre”.

 

L’esponente del movimento fondato da Antonello De Pierro denuncia inoltre “la drammaticità del fatto. In questo modo la fiducia dell’elettorato viene così disattesa lavorando solamente a discapito dei cittadini. Il ragionamento successivo è chiaro: se questi sono i risultati, ci chiediamo a cosa serve questa politica. Soprattutto viene da domandarsi chi ne trae beneficio, se vengono fatte delle scelte di questo tipo che portano a chi fa politica, come risultato, quello di continuare a farla senza limitazioni”.

 

Negli anni passati erano già state fatte varie segnalazioni e indagini (un’inchiesta comunale del 1998-99, un parere della Regione Lombardia del 2002, le sospensive e le richieste di integrazione della Conferenza dei servizi) che denunciavano gli alti rischi e ammonivano l’edificazione su quel territorio. A tal proposito, la Piredda conclude commentando che: “Il terreno nocivo era già stato segnalato in precedenza, e gli stessi Comune, Provincia e Regione non riescono a mettersi d’accordo, delegando a vicenda le responsabilità di tale episodio verso quell’elettorato che lo ha legittimato”.

Morti sospette in casa di riposo nel Viterbese, la riflessione di Anselmi

Il responsabile per la Provincia di Viterbo dell’Italia dei Diritti: “Bisogna tutelare le fasce più deboli e contrastare questi fenomeni”

Roma – Sedici morti sospette nel Viterbese sospette all’interno della casa di riposo “Il Fiordaliso”. A seguito delle recenti indagini che hanno investito la struttura per anziani di Gradoli, chiusa lo scorso 4 novembre dai carabinieri del Nas "per mancanza dei requisiti minimi di idoneità” sembra profilarsi all’orizzonte un dato penalmente rilevante riguardo al decesso di alcuni anziani dovuto a “grave stato di abbandono”. In merito alla vicenda, è intervenuto Gualdo Anselmi responsabile per la Provincia di Viterbo dell’Italia dei Diritti: “Sulla vicenda non bisogna creare allarmismo in quanto c’è un’indagine in corso della magistratura e non sono state ancora accertate le responsabilità”.
Gli inquirenti, stanno valutando quante tra le morti in esame siano dovuti a cause naturali e quante potrebbero essere state determinate dal "grave stato di abbandono" degli ospiti della clinica riscontrato dai militari dell’Arma. “Se ci fossero stati maggiori controlli preventivi, i Nas non sarebbero arrivati a scoperte come questa. Una situazione come questa, è la conseguenza del rifugio al privato che serve solo a fare business e ad arricchire la classe imprenditoriale – conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - , che persegue l’interesse privato e non della collettività . Bisogna tutelare le fasce più deboli e contrastare questi fenomeni”.

La cassa integrazione raddoppia nel Lazio, l’intervento della Sassone

La viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti: “È  un chiaro e inevitabile segno di come il Governo non sia riuscito a realizzare un piano di sviluppo adeguato

 

Roma - Corden Pharma, Videocon, Herla, Nexans, Ritel, Ams sono solo alcune delle storiche industrie dell’area laziale, travolte anch’esse dalla crisi globale e costrette a presentare le proprie vertenze sui tavoli dei sindacati. Se non si troverà nessuno disposto ad investire nuove risorse per sfruttare i siti industriali non più produttivi o a riconvertire le maestranze disponibili, saranno centinaia gli operai destinati alla cassa integrazione. Nel Lazio si registra un aumento preoccupante del 30% al ricorso degli ammortizzatori sociali e solo nella zona del frusinate, la cassa integrazione interessa quasi l’11% del totale della forza lavoro.

 

“La cassa integrazione, sia ordinaria sia straordinaria, si è rivelata essere l’unico strumento utile per far fronte a questo momento di crisi, poiché il Governo non è riuscito a sviluppare un piano adeguato per far fronte a questo periodo di difficoltà. Chiaramente il tema riguarda soprattutto il Ministero dello Sviluppo Economico”. Questo è il primo commento espresso sulla questione da parte della viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti, Antonella Sassone. “Inoltre – continua –, la cassa integrazione è sì un ammortizzatore sociale fondamentale, ma in ogni caso non può fungere da mero strumento ordinario per far fronte alla crisi. Ora cominceranno a terminare i periodi delle Cig iniziate quasi 3 anni fa e i lavoratori privi di ammortizzatori sociali, seppure inseriti nelle liste di mobilità, non riceveranno nessuna chiamata perché purtroppo non ci sono posti di lavoro disponibili”.

 

L’esponente del movimento fondato da Antonello De Pierro rivela la sua completa sfiducia verso un Governo che non ha saputo far fronte con degli strumenti adeguati a questo momento di grave difficoltà per il Paese e denuncia “una mancata riforma del Fisco, che proprio dopo l’evidente situazione di difficoltà che investe il Governo Berlusconi, è stata rimessa in gioco. Si tratta di una circostanza nella quale le imprese, soprattutto quelle di piccole e media grandezza, sono sottoposte ad un sistema fiscale penalizzante. È qui che si inserirebbe una riforma fiscale efficace che dovrebbe puntare ad una tassazione maggiore su quelli che sono semplici movimenti di capitale, i quali non producono nessuna ricchezza, e contrariamente a quanto avviene, detassare e quindi alleggerire un sistema tributario che grava pesantemente su quelle imprese, le quali invece producono ricchezza per il nostro Paese”.

La Rossi interviene su nuovi disagi ferrovia Roma-Lido

La viceresponsabile per il XIII Municipio di Roma dell’Italia dei Diritti: “Alemanno sia preciso sulla durata e sui costi dei lavori. Vigileremo attentamente su quanto accadrà”


Roma – “Un’altra pessima notizia per i cittadini del litorale. Dal momento che i disagi ci sono già stati diversi anni fa per altri lavori, sono stati gettati i soldi dei contribuenti e non è da escludere che ne verranno gettati altri”. Reagisce così Carmen Rossi, viceresponsabile per il XIII Municipio di Roma dell’Italia dei Diritti, alla notizia di nuovi disagi per gli utenti della ferrovia Roma-Lido.

 

Da ieri fino alla metà del prossimo febbraio resteranno chiuse, infatti, le stazioni di Stella Polare, Castelfusano e Cristoforo Colombo e sarà interrotto il servizio notturno fra Acilia e Ostia Centro. Motivo del provvedimento è l’apertura di due cantieri: il primo all’altezza del viadotto sul canale dei Pescatori e il secondo nei pressi di Ostia Antica. “Il sindaco Alemanno - sostiene la Rossi - deve dar conto ai cittadini della durata precisa dei lavori. Non vogliamo che si tratti della solita propaganda, come quella che costringe i napoletani a vivere ancora nell’immondizia”.

 

L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro ribadisce: “I cittadini hanno il pieno diritto di indignarsi. L’Italia dei Diritti deve vigilare e vigilerà sulla situazione. Monitoreremo quotidianamente quanto accadrà e, soprattutto, chiederemo al sindaco di essere preciso sui costi che tutto ciò comporterà”.

 

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