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Italia dei Diritti

Movimento politico nazionale
per la difesa dei diritti dei cittadini.

Chi Siamo Aderisci

Ue deferisce Italia per inquinamento, per Vedova nulla di nuovo

Il responsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti: “L’episodio conferma le misure inappropriate che l’Italia mette in atto per contrastare le emissioni nocive”

 

Roma – “Il nostro Paese arriva sempre in ritardo rispetto agli altri, come ad esempio la Germania o l’Inghilterra, per non parlare dei Paesi scandinavi che addirittura sono arrivati in anticipo rispetto a quanto chiesto dall’Unione Europea per quanto riguarda la riduzione di emissioni”. Così esordisce Alberto Maria Vedova, responsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti, sulla decisione della Commissione europea che ha deferito l’Italia davanti alla Corte di Giustizia, per non aver affrontato opportunamente la questione delle emissioni eccessive di Pm10.

 

La Lombardia è la regione maggiormente sotto accusa. “Milano dimostra, in particolare, di non volere assolutamente muovere un dito per risolvere la questione delle polveri sottili, le PM10. Misure ridicole come quelle dell’Ecopass ne sono la dimostrazione - continua Vedova -. I valori limite sono stati superati e si continua a percorrere questa strada sbagliata. Industrie, traffico, riscaldamenti domestici, fiume Olona, sono tanti i problemi che andrebbero affrontati, ma i soliti politici, che razzolano male e predicano bene, continuano a fare finta di niente e non danno soluzioni con misure radicali”.

 

Si attende una sanzione di 800 milioni per il 2005, che potrebbe essere confermata anche per gli anni successivi, nonostante la smentita del Pirellone. “La multa arriverà e sarà salata. Speriamo che questo serva a risvegliare le coscienze e a trovare soluzioni immediate - conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -. Inoltre, l’Italia è finita nel mirino di Bruxelles anche per non aver ancora preso le misure per proteggere il bacino del fiume Olona, in Lombardia, e sottoporre a trattamento tutte le acque reflue della zona, come le aveva ingiunto nel 2006 la Corte di Giustizia Ue. Come ha stabilito Bruxelles Roma ha due mesi per reagire, trascorsi i quali, in caso di inadempienza, potrebbero esserle applicate sanzioni pecuniarie’”.

 

Sigilli all’arco della Zisa a Palermo, il commento di Soldà

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “ Ci troviamo di fronte ad una nuova Pompei,  ennesimo episodio di mala conservazione dei beni monumentali del nostro Paese”

 

Roma – Ieri mattina a Palermo l’arco della Zisa è stato sottoposto a vincolo dai Beni Culturali perché ad alto rischio di crollo. Sono intervenuti gli agenti del Nucleo di tutela del patrimonio artistico della polizia municipale, dopo che sempre per rischio di cedimenti è stata sequestrata anche la chiesa della Gancia.

 

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti Roberto Soldà interviene sulla questione: “le bellezze storiche e culturali lasciate in eredità dai nostri predecessori costituiscono dei patrimoni da tutelare, anche quando purtroppo le risorse dello Stato sono poche o insufficienti. Vanno portati avanti in maniera continua e non discontinua, gli interventi adeguati ordinari e in egual modo quelli straordinari nel caso in cui la situazione lo necessiti”.

 

La condizione del complesso monumentale è alquanto disastrata poiché i conci di tufo che compongono l’arcata si sono quasi del tutto staccati dalla costruzione compromettendo così la stabilità dell’arco. Il numero due del movimento guidato da Antonello de Pierro prosegue sulla scia dell’avvenimento commentando: “fatti come questo che accadevano ieri a Pompei, ed oggi si ripetono a Palermo, mostrano lo stato di estremo disagio in cui versa lo Stato italiano. Siamo arrivati alla fine, non si può andare oltre bisogna intervenire in maniera seria per tutelare un patrimonio che rappresenta la nostra bellezza, il fiore all’occhiello del nostro Paese”.

Chi paga l’elettricità paghi insieme il canone Rai, il parere di Domenici

Il viceresponsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti: “È  una proposta poco chiara e contro gli interessi dai cittadini”

Roma – Il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, ha  annunciato la necessità di una riforma del canone Rai: “A tutti i titolari di un contratto di fornitura di elettricità – dichiara –, siano essi famiglie o pubblici esercizi o professionisti, verrà chiesto di pagare il canone, perché, ragionevolmente, se uno ha l'elettricità ha anche l'apparecchio tv.  Chi non ha la televisione dovrà dimostrarlo e solo in quel caso non pagherà”.

 

“Ognuno di noi dovrebbe prima di tutto mettere in discussione il pagamento del canone in sé, perché è palese che ci siano oramai sprechi e gestioni incomprensibili di questo denaro pubblico”, ha sottolineato Dario Domenici, viceresponsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti.

 

“La proposta del ministro Romani risulta essere poco chiara e ritengo non  porterà vantaggi ai cittadini”, ha proseguito l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro. “È  l’ennesimo modo astuto per poter essere giustificati a mettere le mani in tasca agli italiani, e mi spaventa la circolazione indiscriminata di dati sensibili che potrebbe comportare una simile scelta, poiché nel passaggio di informazioni dal Ministero alla società elettronica potrebbero esservi organi terzi che, venendo a contatto di tale materiale, rischierebbero di minare la privacy dei cittadini. Mi auguro si renda più chiaro il come e soprattutto il perché verrà attuata tale riforma”.

 

La Menarini sotto inchiesta per truffa all’ Ssn, l’accusa di Smiroldo

Il vice responsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti: “Plauso all’operato delle forze dell’ordine ma ancora una volta ci troviamo di fronte ad un chiaro caso di management speculativo”

 

Firenze –  Perquisita le sede del gruppo farmaceutico Menarini. Nella giornata di giovedì i carabinieri del Nas, i funzionari della Agenzia delle entrate e gli investigatori della guardia di Finanza hanno notificato un decreto di sequestro di beni emesso dal gip Michele Barillaro. L’accusa è di truffa per guadagni illeciti che ammontano a 1 miliardo e 212 milioni di euro, frutto di operazioni societarie sviluppate a livello internazionale, che avrebbero permesso alla nota industria farmaceutica di rifornire il Servizio sanitario nazionale con farmaci venduti a prezzi superiori al dovuto. Il risultato dell’inchiesta partita nel 2008 ha reso noto che la Menarini avrebbe ingannato per anni il ministero della Sanità e la commissione prezzi farmaci, che stabilivano i valori di vendita dei medicinali in base ai prezzi fraudolentemente maggiorati delle materie prime.

“Ancora una volta in Italia esistono due categorie di imprenditori: c’è l’imprenditore operativo che si occupa di portare avanti progetti produttivi all’interno delle aziende, e poi ci sono gli imprenditori speculativi. Questa seconda tipologia è guidata da industriali che hanno come fine ultimo ed esclusivo quello di guadagnare ogni anno sempre di più. Recentemente sembra che il nostro Paese sia sempre più popolato da gruppi manageriali che appartengono alla seconda tipologia di classe imprenditoriale”. E’ questo il primo duro commento rilasciato dal viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti, Luigino Smiroldo.

“Ci troviamo di fronte ad una situazione dove il presupposto è trovare tutti i sistemi possibili ed impossibili per poter aumentare i guadagni, anche nel caso in cui agire in tal senso porterebbe ad azioni illecite. Mi stupisco del fatto che le persone deputate a valutare le offerte pervenute alle unità sanitarie locali non si siano accorte che c’era dietro una speculazione – continua con l’attenta analisi l’esponente del movimento fondato da Antonello De Pierro – . Nelle istituzioni italiane in generale, e in questo caso specifico nell’ambiente sanitario, mancano dei veri e propri controlli su chi svolge le diverse attività di accertamento sui fornitori. Si verificano continuamente situazioni in cui emerge una forte necessità di ispezione sui controllori”.

Smiroldo conclude il suo vivo commento aggiungendo: “Grande merito va indubbiamente riconosciuto al lavoro delle forze dell’ordine, tuttavia questo episodio si va ad aggiungere ad una lunga lista di situazioni che hanno visto sempre più agire sullo sfondo imprenditori a management speculativo”.

 


Italia dei Diritti, a Ostia donna cingalese non denuncia furto per leggerezza carabiniere

Antonello De Pierro, presidente del movimento: “Episodi simili non giovano al prestigio dell’Arma, la cui immagine va salvaguardata in virtù del compito istituzionale svolto”


Roma – Le vicissitudini di un cittadino straniero in Italia sembrano non avere mai fine. E a farne le spese, talvolta, è la dignità dell’essere umano in quanto tale. Come emerge chiaramente dalla seguente vicenda, di cui l’Italia dei Diritti si era occupata all’incirca un mese fa, quando nella persona del suo presidente Antonello De Pierro aveva accompagnato dai Carabinieri della stazione di Casal Palocco, nel XIII municipio, una donna di 42 anni, originaria dello Sri Lanka e regolarmente nel nostro Paese, vittima di soprusi perpetrati dal suo dispotico locatore e riguardanti il prezzo, le condizioni d’affitto e una serie di illeciti tra i quali violazione di domicilio, danneggiamento e furto in abitazione, tutti aggravati. Ciò nonostante, una volta giunta nel presidio militare di zona, i Carabinieri invece di raccogliere la denuncia con l’obbligo di avviare l’azione penale, considerata la perseguibilità d’ufficio delle trasgressioni subite, avevano suggerito alla signora cingalese di presentare una querela all’Autorità Giudiziaria. Una anomalia non certo trascurabile, considerato altresì che ciò, nel caso di una persona straniera dall’italiano incerto, avrebbe implicato l’ausilio di un avvocato, e quindi ulteriori spese e disagi a danno della parte offesa.

 

Nel caso specifico la donna avrebbe potuto dirsi fortunata, poiché l’Italia dei Diritti aveva provveduto a redigere la denuncia-querela per suo conto, in modo che successivamente lei  l’avrebbe sporta in maniera corretta. Ma qui il colpo di scena: la cittadina dello Sri Lanka ha poi rinunciato a denunciare i responsabili dei reati subiti, molto probabilmente perché intimidita dall’atteggiamento di quel carabiniere, che in un certo senso ha rappresentato un elemento di ostacolo alla tutela dei suoi interessi.

 

“Purtroppo, anche in virtù della mitezza comportamentale del popolo a cui appartiene, la signora ha rinunciato a far valere i propri diritti violati”, dichiara preoccupato il leader del movimento nazionale De Pierro, che poi chiarisce gli aspetti di maggiore criticità dell’episodio: “È biasimevole  che per una leggerezza di un singolo carabiniere rimanga impunito un reato grave. Per tale motivo auspico un richiamo disciplinare per il militare in questione, nella speranza che episodi simili non si ripetano più in futuro, anche per rispetto di tutti quei servitori delle forze dell’ordine che con solerzia si adoperano nell’accogliere le richieste d’aiuto di tutti i cittadini”.

 

Va inoltre ricordato che l’organizzazione extraparlamentare per la legalità e la giustizia si era anche attivata contattando l’ufficio stampa del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, che tuttavia aveva preferito non pronunciarsi nel merito della questione. Poi, nel far presente che il movimento è sempre disponibile per essere convocato e ascoltato dalla autorità competenti in materia, Antonello De Pierro lancia un appello: “Noi siamo certi che si sia trattato di un errore commesso in buonafede, però pretendiamo maggiore attenzione in questi casi. Infatti, non vorremmo mai che nell’opinione pubblica possa diffondersi un senso di insicurezza e di abbandono, e ancor più ci auguriamo che nessuno possa mai pensare che sia stato il nome autorevole del colpevole, molto conosciuto nel territorio, a fungere da deterrente per il carabiniere. Non possiamo permettere che si pensi anche solo minimante una cosa simile – rimarca ancora il numero uno dell’Italia dei Diritti –, in quanto ciò non giova al prestigio dell’Arma, che ogni giorno si impegna alacremente nella protezione e nella salvaguardia dei cittadini, di tutti i cittadini, a prescindere da etnie, idiomi, razze, religioni. Fatti come questo della donna cingalese potrebbero ledere l’immagine intera della Benemerita e noi stessi, in quanto italiani, ci sentiremmo parte lesa”.

 

 

 

Giornata mondiale contro violenza sulla donne, l’opinione della Ferrari

Giornata mondiale contro violenza sulla donne, l’opinione della Ferrari

La responsabile per la Toscana dell’Italia dei Diritti: “Dobbiamo andare contro una propaganda classista e xenofoba che non tutela le donne tra le mura domestiche, ma ricerca i mostri solo fuori di esse”


Firenze - In occasione della “Giornata Mondiale contro la violenza sulla donne” la Toscana ha promosso iniziative ed incontri per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema così vicino e reale. A Lucca si è tenuto un corteo nelle vie e nelle piazze del centro storico; ad Arezzo è stato illustrato il “Secondo Rapporto sulla violenza di genere in Toscana”; a Massa Carrara, Lara Venè ed Enrica Briganti, rispettivamente assessore e presidente della Commissione Pari Opportunità, hanno  pensato a “Stand up”, un invito a tutti per un gesto di protesta  corale finalizzato a dire no alla violenza sulle donne. Firenze invece ha dedicato alla ricorrenza un Consiglio comunale straordinario in presenza di Marisela Ortiz Rivera, da anni impegnata contro il fenomeno del ‘femminicidio’ diffuso in Messico, e  fondatrice dell’associazione “Nuestras Hijas de Regreso a Casa”, organizzazione costituita da familiari e amici vicino alle giovani assassinate.

 

“Occorre affiancare alla consolidata attività di sostegno ai centri antiviolenza progetti legati alla prevenzione”, ha sottolineato Emanuela Ferrari, responsabile per la Toscana dell’Italia dei Diritti, che poi ha aggiunto: “Le statistiche parlano chiaro, le donne subiscono la violenza maggiore tra le mura di casa o nella rete delle loro strette conoscenze. Il cuore del problema sta nel conflitto di genere, che si acuisce in ambiti familiari, in condizioni di crisi e nel momento del distacco e dell'affidamento dei figli – ha spiegato ancora l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro –. Vorrei porre l’accento sulla ‘logica securitaria’ frutto di una propaganda classista e xenofoba, volta ancora a convincerci che la violenza sulle donne sia opera di mostri, di poveri sbandati o di immigrati clandestini,  e che significa un continuo non riconoscimento dei diritti, della soggettività e della capacità di scelta delle donne”.

 

Telefonata - monologo di Berlusconi a Ballarò, De Pierro indignato

Il presidente dell’Italia dei Diritti : “Singolare che Berlusconi abbia il coraggio di parlare di mistificazione di notizie quando i suoi scherani a capo dell’informazione padronale e di quella pubblica lottizzata conoscono bene cosa voglia dire la mistificazione in quanto è un esercizio al quale si dedicano quotidianamente”.

 

Roma – “Il presidente Berlusconi ha dimostrato ancora una volta di avere una concezione molto personalizzata della democrazia e della libera informazione che è principio cardine, appunto, del vivere democratico. Ciò che è successo ieri durante la puntata di Ballarò non mi meraviglia molto, mi sarei meravigliato del contrario. Esprimo la mia solidarietà personale a Giovanni Floris, sia come collega che come presidente dell’Italia dei Diritti e,  naturalmente, a tutta la redazione, che si adopera  affinché  qualche scorcio di pluralismo informativo sia ancora presente nel nostro paese.”

 

Severa la reazione di Antonello De Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti, all’ennesima polemica che vede protagonista Silvio Berlusconi, intervenuto telefonicamente ieri sera nella trasmissione televisiva di Raitre “Ballarò”.

Il Premier, stizzito per alcuni servizi giornalistici mandati in onda sulla questione insoluta dei rifiuti in Campania, ha tuonato polemicamente, prima abbozzando una difesa dell’operato del Governo poi inveendo contro il conduttore Floris, accusando lui e il programma, di trarre in inganno i telespettatori.

 

“Mi sembra quantomeno singolare – prosegue De Pierro - che Berlusconi abbia il coraggio di parlare di mistificazione di notizie quando i suoi scherani, a capo dell’informazione padronale e di quella pubblica lottizzata, conoscono bene cosa voglia dire la mistificazione, in quanto è un esercizio al quale si dedicano quotidianamente, partorendo puntualmente il trionfo della menzogna sulla miriade di notizie che potrebbero altrimenti mettere in discussione l’operato del  Governo. Fortunatamente  Floris, anche se con qualche difficoltà,  ha retto bene il colpo, dimostrando di avere la schiena dritta. Bisogna capire – dichiara il presidente dell’Italia dei Diritti - che Berlusconi non è abituato ad essere contraddetto ed è difficile parlare di mistificazione quando i risultati dell’operato del suo esecutivo sono sotto gli occhi di tutti in quella bellissima città che è Napoli, che in questo momento, purtroppo a causa dell’incapacità gestionale di chi sta al potere, sta suscitando la compassione  del mondo intero. La cosa incredibile è che Berlusconi per l’ennesima volta avrebbe rimangiato una parola data, in quanto Floris ha spiegato che era stato concesso al Premier di intervenire in trasmissione solo a patto che accettasse di rispondere alle domande e di interagire con gli ospiti, cosa che, come è sua abitudine fare, non ha fatto, lasciandosi andare ad uno dei suoi noiosi monologhi”

 

 

Il vociare del pubblico in studio ha contribuito a fomentare uno scontro già piuttosto aspro che poteva apparire cheto, paradossalmente, solo nei volti degli politici seduti nel “salotto televisivo”.

 

“La cosa che mi ha lasciato un po’ perplesso – continua De Pierro -  è che, a parte le prevedibili smorfie di approvazione circostanziale e riverenziale del ministro Raffaele Fitto e del direttore di ‘Libero’ Maurizio Belpietro, nessun altro degli ospiti abbia osato interrompere, o almeno cercare di contraddire, le affermazioni completamente astratte e surreali del Premier, a dimostrazione del fatto – chiosa - che serve ridisegnare un quadro più concreto di opposizione e soprattutto di alternativa a Berlusconi e al berlusconismo.”

 

 

De Pierro, bene Pisapia sindaco di Milano ma nel ’99 votò contro arresto Dell’Utri

Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Sarebbe davvero auspicabile un chiarimento per poter condurre un’ottima campagna elettorale, tra l’altro sotto i colori di un partito che non può permettersi simili macchie”


Roma – Giuliano Pisapia, 61enne milanese, poco più di una settimana fa è stato designato come esponente del centrosinistra per sfidare alle prossime elezioni comunali della primavera 2011 il sindaco uscente Letizia Moratti, riproposta dal PdL, per la carica di primo cittadino del capoluogo meneghino. Infatti, il noto avvocato e politico, lo scorso 14 novembre, sostenuto da Sinistra Ecologia Libertà di Nichi Vendola, ha vinto le primarie di coalizione con il 45,36% dei consensi, battendo tra gli altri Stefano Boeri, il candidato appoggiato dal PD, che si è fermato al 40% delle preferenze.

 

Ma un episodio del passato adombra una spiacevole macchia sul celebre penalista che, quando era parlamentare di Rifondazione Comunista, nel lontano 1999, votò contro l’autorizzazione all’arresto di Marcello Dell’Utri per calunnia aggravata, avanzata alla Camera dalla Procura di Palermo. Infatti, il 31 dicembre 1998, l’allora deputato di Forza Italia, venne sorpreso da uomini della Dia sul litorale di Rimini mentre incontrava un falso pentito, Giuseppe Chiofalo, per organizzare un complotto contro i veri pentiti che lo accusavano. Questo, sempre secondo la Procura siciliana, era un chiaro tentativo di depistaggio. A Montecitorio si gridò all’accanimento giudiziario contro Dell’Utri. Il centrodestra, tranne la Lega, votò compatto contro l’autorizzazione, e in tal senso si pronunciarono anche numerosi esponenti del centrosinistra, tra i quali appunto Pisapia, contribuendo così a salvare dalle manette il braccio destro di Berlusconi, che per soli 11 voti la fece franca.

 

“Il nostro sostegno a Giuliano Pisapia come aspirante sindaco di Milano è con un po’ di riserva, in quanto questo episodio, che ancora non riesco a spiegarmi, getta qualche ombra, almeno per quanto mi riguarda, sulla sua carriera impeccabile e luminosa. Mi piacerebbe che il prossimo candidato per il centrosinistra a Palazzo Marino chiarisca questa vicenda, che per gran parte di coloro che andranno a introdurre il proprio voto nell’urna elettorale appartiene ad un passato inesistente, o almeno caduto nell’oblio”. Parole di Antonello De Pierro, leader dell’Italia dei Diritti, il quale in tal modo chiede che sia fatta piena luce su una incresciosa situazione che coinvolge l’ex deputato comunista.

 

Secondo il presidente dell’organizzazione extraparlamentare per la tutela e i diritti dei cittadini “sarebbe davvero auspicabile un chiarimento per poter condurre un’ottima campagna elettorale, tra l’altro sotto i colori di un partito che non può permettersi simili macchie. Tanto più che attualmente in Sel, visto da molti italiani come il partito della speranza, milita un altro deputato che all’epoca votò contro tale arresto, ovvero Paolo Cento. Ci auguriamo – ribadisce a gran voce il massimo esponente dell’IdD – che l’eventuale giustificazione addotta sia il più esaustiva possibile per permetterci di valutare con serenità a chi affidare il nostro appoggio, anche perché è probabile che suggeriremo il nome un nostro rappresentante per la futura squadra di governo al Comune di Milano”.

 

Entrando nel merito politico della vicenda, De Pierro analizza anche le possibili conseguenze negative di quella votazione di Montecitorio: “Non si può tralasciare, come se nulla fosse successo, un episodio che all’epoca pose Dell’Utri al di sopra della legge – dice ancora –, quando invece qualsiasi altro italiano sarebbe subito finito in manette. Va ricordato che, secondo la Procura di Palermo, se tale depistaggio fosse andato a buon fine si sarebbero messe in dubbio non solo le accuse dei pentiti nei confronti del parlamentare berlusconiano, ma anche tutti i risultati ottenuti contro l’intero vertice di Cosa Nostra, che fu condannato in modo esemplare grazie a quei pentiti che accusavano proprio Dell’Utri. Inoltre, è stato lo stesso senatore del PdL, attualmente ancora in carica nonostante la condanna di secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, a dichiarare recentemente di essere entrato in politica ‘per legittima difesa’ dalle accuse dei giudici”.

 

Infine, il numero uno del movimento nazionale rivolge il suo augurio, chiamando in causa esplicitamente Pisapia: “Era doveroso ricordare tale episodio per rigore di verità e, una volta che il diretto interessato avrà offerto valide spiegazioni, gli auguro una vittoriosa campagna elettorale che potrà condurre anche col nostro sostegno”.

Ricercatori su tetti per protesta, De Sessa attacca la riforma Gelmini

Il viceresponsabile per la Scuola e l’Istruzione dell’Italia dei Diritti : “Lo scenario presenta una ristretta rosa di eccellenze capaci di fare in modo serio ricerca e didattica, e una ‘corte dei miracoli’ , costituita da personaggi assurti al ruolo di docenti universitari per meriti tutt’altro che scientifici”

 

 

Roma – “L’università italiana, precipitata da tempo in un ‘coma’ di ardua soluzione, si sa, presenta problemi annosi. Lo scenario, peraltro sotto gli occhi di tutti quelli che hanno capacità e voglia di vedere, presenta una ristretta rosa di eccellenze, che di sicuro non mancano, capaci di fare in modo serio ricerca e didattica, e una ‘corte dei miracoli’ , costituita da personaggi assurti al ruolo di docenti universitari per meriti tutt’altro che scientifici. Di sicuro, dunque, qualcosa che cambi l’attuale sistema bisognava farla. Andava però fatta a livello strutturale, e non solo con un’ottica meramente economica.”


Analizza duramente la condizione dell’università in Italia Cesare De Sessa, viceresponsabile per la Scuola e l’Istruzione dell’Italia dei Diritti, proprio nei giorni in cui il ministro Mariastella Gelmini accelera sulla riforma, che potrebbe divenire legge prima del voto di fiducia del 14 dicembre, e crescono le  proteste da nord a sud.

Gli studenti sono in subbuglio e i ricercatori, che da tre mesi bloccano 40 atenei su 66, hanno deciso di salire in massa sui tetti delle facoltà in segno di dissenso.

 

In questo contesto continua a sgranarsi la riflessione di De Sessa : “La drastica riduzione delle risorse prospettata dal decreto Gelmini, – prosegue -  motivo per il quale si è scatenato il putiferio di proteste, perché si sa, alla gente si tocchi tutto, ma si lasci stare il portafoglio, il taglio economico, rischia di peggiorare una situazione già di per sé drammatica. Infatti, il timore che divenendo le maglie più strette a causa dei soldi decurtati, se non si cambiano in modo radicale le logiche di reclutamento, le poche eccellenze col tempo diverranno ancora più minoritarie. Di contro, la ‘corte dei miracoli’ – chiosa l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - seguiterà a ampliare le proprie schiere, portando quella che era un tempo tra le Università più qualificate d’Europa, a livelli che, per carità di patria, preferisco non commentare”.

 

 

 

 

 

In provincia di Parma cittadini tassati per cambiare numero civico, interviene Leporati

Il viceresponsabile provinciale dell’Italia dei Diritti: “È un obbligo inutile, specie in questo periodo di crisi economica”

Parma  – L’amministrazione comunale del Comune di Calestano, in provincia di Parma, nella persona del sindaco Maria Grazia Conciatori, quindici giorni fa ha inviato ai cittadini una lettera che annunciava l’obbligo di pagamento di una tassa di 27,95 euro, per l’imminente variazione di tutti i numeri civici delle strade del paese e delle loro placche segnaletiche, che dovranno essere uguali in tutto il territorio.

 

“In un simile periodo di crisi questo è l’ennesimo tributo senza fondamento fatto pagare ai cittadini per sopperire alle mancanze di una cattiva gestione del Comune. Giustificarsi dicendo che si tratta dell’applicazione di una delibera della precedente amministrazione non basta”. Lo ha sottolineato Paolo Leporati, viceresponsabile per Parma dell’Italia dei Diritti.

 

“Trovo ingiusto che in un paese di duemila abitanti il sindaco sia libero di chiedere un tributo di questo genere – ha proseguito l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro –. L’amministrazione dovrebbe fare in modo di occuparsi dell’illuminazione pubblica mancante, delle strade dissestate e di portare la raccolta differenziata dove manca, piuttosto che promuovere la riscossione di imposte frutto di una delibera che tra l’altro non è stata pubblicata sul sito ufficiale del Comune, e quindi impossibile da leggere per gli abitanti che vorrebbero documentarsi”.

 

 

Spente le luminarie multietniche di Via Padova a Milano, il commento di Ragone

Il viceresponsabile meneghino dell’Italia dei Diritti : “È una via multietnica, mettere le luci decorative proprio in quella strada reca un valore aggiunto alla vita di quartiere”

 

Milano – Dieci giorni, tanto ha resistito l’allestimento di luminarie natalizie “multietniche” in Via Padova a Milano. Dopo lo spegnimento del cuore rosso e dell’augurio di “Buone feste” in italiano, in inglese, cinese, arabo, russo francese, spagnolo, testimonianza della babele linguistica degli abitanti del popoloso quartiere, si sono accese le polemiche politiche e dei cittadini.

 

“Via Padova è una via multietnica, - interviene Luca Ragone, viceresponsabile per Milano dell’Italia dei Diritti - mettere le luci decorative proprio in quella strada reca un valore aggiunto alla vita di quartiere. Gli abitanti, si sono uniti, pur essendo al corrente di tutti i provvedimenti restrittivi attuati nella zona a causa dei litigi, degli accoltellamenti, delle ‘guerre tra bande’ verificatisi in quelle strade per via della difficile convivenza tra etnie con culture diverse. Il fatto che queste persone riescano a mettere insieme un progetto per una ricorrenza importante come il Natale è soltanto da apprezzare non da frenare.”

 

La decisione di oscurare le luci e sostituirle solo con una scritta «Auguri» in italiano, presa dell’Assessore all'Arredo urbano Maurizio Cadeo,  il quale pur giustificandosi garantisce di non voler tornare indietro, ha generato tra gli altri il dissenso delle associazioni e della Chiesa, incassando perfino il parere negativo della Lega per mezzo del capogruppo Matteo Salvini.

 

“Bisogna sottolineare - prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -  che Via Padova e Viale Monza sono vie d’accesso, perché chi arriva da Milano - nord e non prende la tangenziale, passa per forza da quelle direzioni perciò l’accusa dell’assessore Cadeo che ha tolto le luminarie sostenendo di volerle mettere in una via di passaggio viene meno. Se persino la Lega,- chiosa Ragone - contraria solitamente a queste cose, è stata favorevole, vuol dire che l’assessore ha perso il senno.”

 

 

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