Il responsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti: “L’episodio conferma le misure inappropriate che l’Italia mette in atto per contrastare le emissioni nocive”
Roma – “Il nostro Paese arriva sempre in ritardo rispetto agli altri, come ad esempio la Germania o l’Inghilterra, per non parlare dei Paesi scandinavi che addirittura sono arrivati in anticipo rispetto a quanto chiesto dall’Unione Europea per quanto riguarda la riduzione di emissioni”. Così esordisce Alberto Maria Vedova, responsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti, sulla decisione della Commissione europea che ha deferito l’Italia davanti alla Corte di Giustizia, per non aver affrontato opportunamente la questione delle emissioni eccessive di Pm10.
La Lombardia è la regione maggiormente sotto accusa. “Milano dimostra, in particolare, di non volere assolutamente muovere un dito per risolvere la questione delle polveri sottili, le PM10. Misure ridicole come quelle dell’Ecopass ne sono la dimostrazione - continua Vedova -. I valori limite sono stati superati e si continua a percorrere questa strada sbagliata. Industrie, traffico, riscaldamenti domestici, fiume Olona, sono tanti i problemi che andrebbero affrontati, ma i soliti politici, che razzolano male e predicano bene, continuano a fare finta di niente e non danno soluzioni con misure radicali”.
Si attende una sanzione di 800 milioni per il 2005, che potrebbe essere confermata anche per gli anni successivi, nonostante la smentita del Pirellone. “La multa arriverà e sarà salata. Speriamo che questo serva a risvegliare le coscienze e a trovare soluzioni immediate - conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -. Inoltre, l’Italia è finita nel mirino di Bruxelles anche per non aver ancora preso le misure per proteggere il bacino del fiume Olona, in Lombardia, e sottoporre a trattamento tutte le acque reflue della zona, come le aveva ingiunto nel 2006 la Corte di Giustizia Ue. Come ha stabilito Bruxelles Roma ha due mesi per reagire, trascorsi i quali, in caso di inadempienza, potrebbero esserle applicate sanzioni pecuniarie’”.