Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Non mi sorprende Calearo, visto anche il passato di Rutelli, ma Antonio Razzi sì. Bisogna vietare per legge il trasformismo in corso di mandato”
Roma - “Ciò che sta avvenendo in queste ore non fa altro che rafforzare la nostra posizione riguardo alla legge elettorale: deve essere assolutamente vietato ai politici il cambio di casacca in corso di legislatura. Se ciò fosse già previsto legislativamente non saremmo costretti ad assistere a questo squallido mercato delle vacche che ci sta regalando uno spettacolo triste ed umiliante dal palcoscenico parlamentare”. Così Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, ha commentato il c.d. calciomercato di parlamentari che sta avvenendo in vista del voto di fiducia al governo previsto per il prossimo 14 dicembre.
“Cambiare completamente lo schieramento, in corso di mandato politico - ha proseguito De Pierro -, significa calpestare la dignità degli elettori e i principi stessi della democrazia. Da questi comportamenti si capisce chiaramente come alcuni politici, che in questo caso non esiterei a chiamare politicanti, non aspirino affatto agli scranni di Montecitorio o Palazzo Madama per salda convinzione ideale bensì per interessi personali. Sono scelte che personalmente non riesco proprio a comprendere, è come se un giorno dici che ti piace andare in spiaggia e il giorno dopo dichiari di voler chiudere tutti gli arenili. Pensavo che il percorso di Daniele Capezzone fosse un caso limite più unico che raro, invece devo ricredermi: anche altri politici, purtroppo, sarebbero capaci di arrivare a tanto”.
“La storia politica italiana è costellata di voltagabbana – ha osservato il leader IdD – però è ancora più grave farlo, come sta accadendo, da un giorno all’altro tradendo il mandato degli elettori. Certo, se succede con Masimo Calearo, deputato dell’Api già ex Pd, mi meraviglia fino a un certo punto visto che il suo capo, Francesco Rutelli, ha costruito la sua carriera politica su funambolici e memorabili trasformismi: praticamente come dire da ‘Cicciolino’ Francesco a ‘Padre’ Rutelli. Anche se, a dire il vero, un’alleanza con fini non l’avrei mai immaginata”.
“Quando invece parliamo dell’Italia dei Valori – ha sottolineato Antonello De Pierro – la cosa preoccupa maggiormente perché chi vota il partito di Di Pietro crede negli ideali e nella linea dettata dal leader. Perciò un voltafaccia, come quello di Domenico Scilipoti e Antonio Razzi, eletti nelle sue liste va a minare la credibilità di tutto il partito molto più che in altre formazioni politiche”. Ed ha aggiunto: “Devo ammettere che mi sorprende non poco la scelta di Antonio Razzi, a cui tra l’altro da settembre stavo pensando di offrire l’adesione all’IdD, come responsabile per gli italiani all’estero, e solo grazie ai miei indugi, che hanno avuto ragione, non l’ho fatto. Oggi, ovviamente, per la linea politica che andrà a sposare, più che per la fuoriuscita dall’IdV di per sé, una sua nomina diventerebbe assolutamente incompatibile con i valori fondamentali del nostro movimento. Razzi è stato campione di rock&roll, anche se in pochi lo sanno, forse ha pensato di continuare a ballare anche in politica aggiungendo, però, stavolta anche una variante trasformista”.
“Mi auguro – ha concluso il presidente IdD - che Antonio Di Pietro in futuro, vista l’emorragia di esponenti che colpisce l’Italia dei Valori, che spesso è visto non come un veicolo per l’affermazione delle proprie idee ma come un treno per raggiungere ambite postazioni politiche, scelga meglio i soggetti da candidare nelle sue file”.
La viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti: “Servono punizioni esemplari, specie se detti episodi si verificano in quei settori considerati essenziali per la cittadinanza”
Brindisi – Otto dipendenti dell’Asl di Brindisi sono stati sospesi dall’esercizio di pubblico ufficio con l’accusa di truffa aggravata e continuata nei confronti del Servizio Sanitario Nazionale. Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti, si esprime con rammarico sulla vicenda: “Questo episodio può suscitare solamente sdegno e sfiducia. Lo sdegno per la totale mancanza di senso civico e di rispetto per le istituzioni e il senso di impunità che, sempre più spesso, caratterizza l’atteggiamento psicologico di chi, come questi dipendenti pubblici, finge di non sapere che azioni di tal guisa compromettono il buon andamento della pubblica amministrazione”.
Commentando la notizia, la Lusi ricorda un altro caso di assenteismo accaduto di recente nel Pugliese: “È di circa un mese fa la notizia che la Guardia di Finanza di Foggia ha disposto gli arresti domiciliari per alcuni dipendenti comunali che timbravano e uscivano dall’ufficio per sbrigare faccende personali”.
Infine, l’esponente regionale del movimento guidato da Antonello De Pierro sostiene con chiarezza: “I cittadini, ormai, non sono più disposti a giustificare azioni di questo genere. Troppo è il peso della crisi economica e la difficoltà ad arrivare alla terza settimana del mese, per consentire che, in barba a tutti i principi di civiltà giuridica ed etica, si possa ancora accettare la noncuranza di una piccolissima parte di dipendenti pubblici che continua a considerare il lavoro come un orpello di cui liberarsi appena se ne presenta l’occasione. Noi dell’Italia dei Diritti auspichiamo punizioni esemplari, specie se detti episodi si verificano in settori, quali la sanità pubblica, considerati servizi essenziali per tutta la cittadinanza”.
La responsabile per Scuola ed Istruzione dell’Italia dei Diritti: “Nella scuola pubblica tutti stanno protestando ma nessuna ascolta le loro richieste di confronto”
Roma - Una cinquantina di universitari si è unita in corteo alla volta del Comune di Torino ieri pomeriggio. L’ irruzione era nell’aria da giorni, da quando Sergio Chiamparino ha bollato come intollerabile la mobilitazione studentesca dei giorni scorsi. La risposta dei ricercatori è arrivata, via posta: si dicono sconcertati per il qualunquismo delle sue dichiarazioni e senza interlocutori .
“Non credo che il sindaco Chiamparino volesse andar contro gli studenti” ha dichiarato Annalisa Martino, responsabile per la Scuola ed l’ Istruzione dell’Italia dei Diritti.
“Quest’azione è solo una delle tante altre che sia a livello locale che a livello nazionale si stanno mettendo in atto. E’ bene che si capisca che il malcontento degli studenti si è acuito nel momento in cui è stato loro negato ogni confronto con il governo centrale che avrebbe dovuto ascoltare le loro richieste.
Sulla questione l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro ha aggiunto C’è un forte bisogno che l’istruzione pubblica ritrovi la sua dignità e non si pensi che le proteste siano solo da parte di facinorosi estremisti. In questo momento storico tutti i livelli della scuola sono scesi in strada a protestare: dal rettore allo studente, dal professore ordinario alla maestra, e questo dovrebbe far riflettere ognuno di noi ma soprattutto chi questo malcontento lo ha sollecitato con la sua politica lontana dalla gente e non sta tenendo in considerazione l’esasperazione che esso esprime”.
La viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti: “Bisogna fare controlli più incisivi sull’operato dei professionisti e sulle condizioni di lavoro dei giovani iscritti”
Roma – Più di un milione di professionisti italiani in attività e quasi tutti i giovani che si accingono a diventarlo avranno una mini-pensione. “Parlare del sistema pensionistico dei più giovani come se si trattasse di un argomento svincolato da un contesto lavorativo e sociale, in cui invece tale fenomeno si colloca, non consente una riflessione lucida sul punto”. Con queste parole inizia la valutazione di Antonella Sassone, viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti, relativamente alla questione pensionistica dei giovani professionisti.
Se gli infermieri, i biologi e gli psicologi riscuoteranno il 25% del loro reddito attuale, i giovani ingegneri ed avvocati riceveranno circa il 50% del reddito medio che attualmente risulta tra i 1.200 e i 1.600 euro mensili. “In primo luogo, i giovani sono penalizzati nell’accesso al lavoro - sostiene nella sua analisi la Sassone -. Se pensiamo che molti giovani professionisti, lungi dall’essere lavoratori autonomi, sono in realtà in una condizione di paraschiavitù, di cui i rispettivi ordini professionali sanno ma fanno finta di non sapere, si comprende il motivo di compensi tanto esigui, se rapportati alla professione che esercitano. In secondo luogo, per i giovani professionisti si ripete ciò che accade in ogni meandro della società civile: ossia si crea uno scontro generazionale tra i più anziani che hanno attinto a piene mani, talvolta senza aver versato adeguati contributi, da casse piene fino a svuotarle, e giovani che devono sopportare le conseguenze di gestioni sbagliate”.
L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro conclude il suo intervento andando al nocciolo della questione: “Non si può tacere sulla dilagante evasione fiscale dei liberi professionisti. Se tutti pagassero, saremmo tutti più ricchi. È un principio tanto facile, quanto mal digerito, nel nostro Paese che fa apparire addirittura scontato l’atteggiamento di chi chiede ai propri clienti se vogliono o meno la fattura e, in questo caso, la parcella viene maggiorata. Controlli più incisivi sull’operato dei professionisti, unitamente al controllo degli ordini professionali sulle condizioni di lavoro dei giovani iscritti, pur non risolvendo il problema, di certo migliorerebbero la situazione attuale”.
La viceresponsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti: “Una buona Amministrazione non sarebbe mai arrivata a questo punto”
Genova – Il bilancio del Comune di Genova deve fare i conti con i tagli della manovra Tremonti, che tolgono alle casse oltre 30 milioni di euro di trasferimenti diretti, e gli effetti finiscono per ripercuotersi in modo pesante sulle tasche dei genovesi. Il biglietto del bus sale a 1,50 euro, ma passa da 90 a 100 minuti, il mensile Amt da 36 euro va a 42 euro più uno. La sosta blu passa da due euro a quattro fasce differenziate, da 2,50 euro a 1 euro, in proporzione dalla distanza dal centro.
“Che ci sia la crisi è indubbio ma non tutto è da imputare a essa”. Ha sottolineato Antonella Silipigni, viceresponsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti.
Un sindaco deve essere anche un buon manager della sua città e non può navigare a vista. L’amministrazione di Genova, tra l’altro di sinistra, non è stata in grado di ammortizzare il colpo ricevuto dalla manovra Tremonti, avrebbe dovuto fare in modo di occuparsi dei cittadini, con una politica a favore dello sviluppo del tessuto sociale, mentre ci scontriamo ora con aumenti dei biglietti dei mezzi pubblici ma anche con il taglio di alcune linee del trasporto locale e la drastica riduzione dei buoni di sostegno affitto.
L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro ha poi concluso “Tutto questo sarà visto dagli abitanti come un taglieggiamento da parte del governo cittadino, che porterà all’impossibilità di recuperare un dialogo costruttivo con la politica ”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “È in questo modo che il centrodestra sta dimostrando come intende dare risposte ai cittadini e ai giovani in cerca di occupazione”
Roma – “Non si tratta di casi sporadici. Ciò che è venuto fuori in quest’ultimo periodo rientra in un sistema di intrighi e di clientelismo messo a regime da un centrodestra che ha evidenziato il suo modo di gestire il potere”. Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, si esprime senza mezzi termini sugli scandali che stanno travolgendo nelle ultime settimane il sindaco Alemanno e la sua Giunta.
Subito dopo la vicenda Atac, l’inquilino del Campidoglio è chiamato a rispondere sulle strane coincidenze legate alle ultime assunzioni dell’Ama, la società che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti a Roma. Infatti, a partire dal 2008, questa ditta ha assunto un migliaio di persone, tra cui numerosi parenti di stretti collaboratori del primo cittadino della Capitale. “In oltre due anni di gestione di queste aziende da parte della Giunta comunale - sottolinea Soldà -, è risultato più che evidente lo straripamento di potere dei massimi vertici delle municipalizzate che in questo modo hanno dimostrato un’enorme arroganza e senso di impunità”.
Critico l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro che conclude dichiarando: “Con questi atteggiamenti il centrodestra ha mostrato chiaramente in che modo intende dare risposte ai cittadini ed in particolar modo ai giovani in cerca di occupazione. Se non si cambierà rotta, non ci si meravigli dell’aumento della disaffezione da parte di questi ultimi nei confronti della politica”.
Il responsabile per la provinciale dell’Italia dei Diritti:
“La nostra è una splendida città, la paura è solo un pretesto per certa politica”
Bologna - Bologna ai primi posti nell’annuale classifica del Sole24ore sulla qualità della vita nelle 107 province italiane calcolata sulla base di sei parametri: tenore di vita, affari e lavoro, servizi ambiente e salute, popolazione, ordine pubblico e tempo libero. Quest’annoè ottava assoluta in Italia. Sul fronte dell'ordine pubblico però spicca il dato secondo cui il capoluogo emiliano occupa solo il 100esimo posto (su 107 province)
“La sicurezza è un luogo comune sfruttato da certa politica che la usa per ricevere attenzione e consenso da parte dei cittadini”, ha sottolineato Marcello De Giorgio, responsabile per la provincia di Bologna dell’Italia dei Diritti. “Viviamo in un centro abitato estremamente vivibile in cui io mi sento al sicuro. La paura è un mezzo usato affinché si possano trovare argomenti e colpevoli dell’insofferenza dei cittadini fuori dalle mura comunali”. l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro ha poi ha aggiunto e sono sicuro che tutto questo si acuirà non appena ai cittadini saranno presentati i forti tagli che limiteranno la vita sociale della città”.
Il responsabile per Lavoro e Occupazione dell’Italia dei Diritti: “Se si prosegue in questa direzione, siamo lontani da un’effettiva ripresa economica”.
Roma, 7 dicembre 2010 – “La preoccupazione per le difficoltà economiche in cui versa il Paese è ormai giunta ai massimi livelli”.
È questo il primo commento di Giuseppe Criseo, responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti, riguardo alle amare previsioni espresse dalla Nidil Cgil sulla perdita di alcune migliaia di posti di lavoro in diversi settori della Pubblica Amministrazione. In base ai calcoli effettuati dalla struttura sindacale rappresentativa dei lavoratori in somministrazione e di quelli atipici, il decreto 78/2010 colpirà, nel 2011, 3250 precari e interinali del pubblico impiego. A farne le spese, in particolare, saranno 1.800 impiegati dell’Inps, 1.300 funzionari del ministero dell’Interno e 150 unità dell’Inpdap.
L’esponente del movimento extraparlamentare ha proseguito: “I numerosi tagli a vari settori, come alla cultura e alle politiche sociali, non trovano una reale giustificazione visto che stanno mettendo a rischio la qualità della vita e la sicurezza del cittadino. L’alto tasso di disoccupazione – ha concluso l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – ci fa capire che se si prosegue in questa direzione, siamo lontani da un’effettiva ripresa economica.”
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Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Salari del genere sono uno schiaffo a chi fatica per arrivare a fine mese. La riduzione dei costi si può ottenere allontanando la partitocrazia dalla tv pubblica”
Roma – “Di fronte a questi compensi corrisposti con denaro pubblico resto interdetto. È un vero scandalo, anche perché tra coloro che contribuiscono a pagare tali stipendi faraonici ci sono anche precari, cassintegrati, spesso licenziati, e ricercatori retribuiti con salari da fame. Una vera beffa per tutte queste persone che vedono alcuni personaggi televisivi condurre una vita da nababbi con soldi statali”. Il leader dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, parla a ruota libera con tono severo degli esorbitanti cachet che ricevono presentatori e personaggi televisivi della Rai. In un momento di grave crisi economica come quello che sta vivendo il Paese, fa un certo effetto leggere cifre astronomiche erogate dal servizio radiotelevisivo pubblico, quindi con il contributo di tutta la collettività nazionale, alla quale poi si chiede di sopportare gravosi sacrifici finanziari.
“La nostra posizione contraria in merito alla sproporzione di questi stipendi è netta e irremovibile”, dice ancora il presidente del movimento nazionale. Infatti, dalle voci trapelate attraverso organi di stampa e on-line, sono emersi alcuni degli emolumenti più onerosi che mamma Rai versa nelle tasche dei suoi figli più fortunati: Antonella Clerici, dopo la conduzione dell’ultimo “Festival di Sanremo”, ha strappato un nuovo contratto da 1,8 milioni di euro all’anno. Il suo successore sul palco dell’Ariston, Gianni Morandi, dovrebbe intascare invece 1,1 milioni di euro per cinque serate. Simona Ventura, presentatrice di “Quelli che il calcio” e de “L’Isola dei Famosi”, guadagnerebbe intorno a 1,5 milioni di euro annui. Carlo Conti, mattatore di molte trasmissioni Rai, percepirebbe all’incirca 1,3 milioni di euro a stagione, mentre l’anchorman Bruno Vespa dovrebbe accontentarsi, si fa per dire, di soli 1,2 milioni di euro.
Discorso particolare quello del popolarissimo Fabio Fazio: a fronte delle polemiche sorte sui cachet degli ospiti di “Vieni via con me”, alcuni dei quali, come Roberto Benigni, costretti a partecipare a titolo gratuito, il buon Fazio si porterebbe a casa qualcosa come due milioni di euro all’anno, ergendosi in assoluto a primo della lista dei “paperoni” di viale Mazzini. In posizioni intermedie ma comunque molto redditizie si collocano Pippo Baudo con 900 mila euro di entrate annue, il discusso Michele Santoro (715 mila euro), Serena Dandini (700 mila euro). Tra i “più poveri”, invece, spiccano i giornalisti di Rai Tre Giovanni Floris con 450 mila euro e Milena Gabanelli, ultima della classifica con il suo cachet di “appena” 150 mila euro a stagione.
Davanti a queste cifre le parole di De Pierro sono inequivocabili: “Stipendi del genere, spesso non meritati, rappresentano uno schiaffo morale a chi fatica per arrivare a fine mese, anche per tutti coloro appartenenti allo staff che permette ai faraoni del video di poter godere di tali privilegi pecuniari. La riduzione di questi costi deve essere un imperativo imprescindibile e si può attuare solo dopo aver allontanato i tentacoli sempre più avvolgenti della partitocrazia dalla televisione pubblica. Non serve fare riferimenti nominativi, è il sistema intero ad essere sbagliato. Basta fare mente locale e porre l’attenzione sul fatto che nelle redazioni giornalistiche della tv di Stato lavorano con professionalità impeccabile centinaia di dipendenti che potrebbero condurre magistralmente le stesse trasmissioni, evitando di sprecare tanto denaro per accontentare chi spesso è in quota a questa o a quella formazione politica”.
“Purtroppo – continua il numero uno dell’Italia dei Diritti, ampliando lo spettro della sua analisi –, il problema Rai si trascina annoso da lunghissimo tempo, per favorire quello che è stato l’avvento di Berlusconi e poi del berlusconismo, che ha avuto magari anche qualche piccolo lato positivo, ma tuttavia perso in un oceano di elementi socialmente deleteri. Per tanti anni si è evitato di legiferare in materia radiotelevisiva e si è contribuito a creare un monopolio privato, salvo poi legalizzare l’illegittimo, dopo varie pronunce della Consulta, a colpi di decreti e questioni di fiducia, e mi riferisco ancora alla Prima Repubblica. Le responsabilità di tutto ciò ricadono sulle coscienze di personaggi che ancora imperversano nel panorama politico, anche esponenti di sinistra, che ora fanno finta di opporsi alle gestioni governative berlusconiane. Ciò ha comportato un degrado morale e culturale che l’Italia e diverse generazioni hanno dovuto pagare come conto di politiche non nell’interesse collettivo, ma volte a salvaguardare la tutela affaristica di pochi. Una Rai lottizzata dai vari partiti, nessuno escluso o quasi, che ha avuto il grande merito nei primi decenni successivi al secondo conflitto mondiale, di favorire l’unificazione glottologica degli italiani, laddove la scuola aveva fallito. Quella stessa Rai – chiosa De Pierro – che col tempo è stata sempre più allontanata dal ruolo predominante di veicolo culturale, sempre più mercificata e sacrificata sull’altare degli interessi dei mercanti del tempio”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti sul gesto estremo dei dipendenti Gesip: “Non basta la solidarietà, servono atti concreti per ridare serenità a tutti quei lavoratori in cui l’oggettiva difficoltà è stata così manifestata.”
Roma, 7 dicembre 2010 – “Per difendere il posto di lavoro e la dignità umana, a Palermo si è giunti ad occupare il Consiglio comunale sperando di veder così confermato un diritto fondamentale.”
Questo è il primo commento del vicepresidente dell’Italia dei Diritti in merito alla notizia dell’irruzione di circa venti operai della Gesip, società di servizi palermitana creata nel 2001, a Palazzo delle Aquile. La forte crisi economica in cui versa l’azienda ha portato i lavoratori a compiere un gesto dettato dall’esasperazione, ovvero il sequestro dei consiglieri comunali affinché autorizzassero, con apposito provvedimento, l’utilizzo dei fondi che il Cipe mette a disposizione dei progetti realizzati da aziende partecipate. La vicenda che si è conclusa con l’approvazione della delibera e con l’intervento della polizia per liberare i consiglieri comunali, porta Soldà a ribadire il proprio sostegno per le fasce deboli della popolazione.
“Un gesto estremo quello degli operari della Gesip, che apparentemente sembra un atto di prepotenza, ma che in realtà si può capire solo quando si vive il dramma della perdita del posto di lavoro. Di fronte a questi casi – dichiara Soldà – la politica ha il compito di intervenire non solo a posteriori, sulle conseguenze, ma soprattutto deve garantire un’azione costante ed esercitare il ruolo di ricettore delle istanze presentate da chi versa in gravi condizioni economiche.”
L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro, conclude affermando: “Non basta la solidarietà, servono atti concreti per ridare serenità a tutti quei lavoratori in cui l’oggettiva difficoltà è stata così manifestata.”
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Ritengo che il risultato prodotto dagli inquirenti debba considerarsi di maggior pregio, considerando la scarsità dei fondi destinati alle nostre forze dell’ordine”
Roma – “Rivolgo il mio solidale ringraziamento all’operato delle forze dell’ordine che ancora una volta hanno sventato un’attività criminale dai risvolti estremamente gravi”. Questo è il primo commento a caldo del vicepresidente dell’Italia dei Diritti, Roberto Soldà, alla notizia dei 25 arresti eseguiti per i responsabili di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e alla detenzione e porto di armi, anche da guerra, messi a segno dalla Polizia di Caserta, in collaborazione con le Squadre Mobili di Arezzo, Napoli e Pordenone.
“Ritengo che il risultato prodotto dagli inquirenti debba considerarsi di maggior pregio – afferma il numero due del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, considerando anche le innumerevoli difficoltà che questi uomini, i quali lavorano per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, devono sopportare ogni giorno a causa dell’inammissibile mancanza di fondi destinati al servizio d’ordine nel nostro Paese. Mi chiedo – conclude Soldà – quali obiettivi potremo finalmente raggiungere se il Governo collocasse al posto giusto i soldi sborsati da tutti gli italiani”.