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Mini-pensioni dei giovani professionisti, l’analisi della Sassone

La viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti: “Bisogna fare controlli più incisivi sull’operato dei professionisti e sulle condizioni di lavoro dei giovani iscritti

 

Roma – Più di un milione di professionisti italiani in attività e quasi tutti i giovani che si accingono a diventarlo avranno una mini-pensione. “Parlare del sistema pensionistico dei più giovani come se si trattasse di un argomento svincolato da un contesto lavorativo e sociale, in cui invece tale fenomeno si colloca, non consente una riflessione lucida sul punto”. Con queste parole inizia la valutazione di Antonella Sassone, viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti, relativamente alla questione pensionistica dei giovani professionisti.

 

Se gli infermieri, i biologi e gli psicologi riscuoteranno il 25% del loro reddito attuale, i giovani ingegneri ed avvocati riceveranno circa il 50% del reddito medio che attualmente risulta tra i 1.200 e i 1.600 euro mensili. “In primo luogo, i giovani sono penalizzati nell’accesso al lavoro - sostiene nella sua analisi la Sassone -. Se pensiamo che molti giovani professionisti, lungi dall’essere lavoratori autonomi, sono in realtà in una condizione di paraschiavitù, di cui i rispettivi ordini professionali sanno ma fanno finta di non sapere, si comprende il motivo di compensi tanto esigui, se rapportati alla professione che esercitano. In secondo luogo, per i giovani professionisti si ripete ciò che accade in ogni meandro della società civile: ossia si crea uno scontro generazionale tra i più anziani che hanno attinto a piene mani, talvolta senza aver versato adeguati contributi, da casse piene fino a svuotarle, e giovani che devono sopportare le conseguenze di gestioni sbagliate”.

 

L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro conclude il suo intervento andando al nocciolo della questione: “Non si può tacere sulla dilagante evasione fiscale dei liberi professionisti. Se tutti pagassero, saremmo tutti più ricchi. È un principio tanto facile, quanto mal digerito, nel nostro Paese che fa apparire addirittura scontato l’atteggiamento di chi chiede ai propri clienti se vogliono o meno la fattura e, in questo caso, la parcella viene maggiorata. Controlli più incisivi sull’operato dei professionisti, unitamente al controllo degli ordini professionali sulle condizioni di lavoro dei giovani iscritti, pur non risolvendo il problema, di certo migliorerebbero la situazione attuale”.

 

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