La responsabile per la Toscana dell’Italia dei Diritti: “Mi preme sapere quale sarà l’impatto della ristrutturazione aziendale in atto sui servizi sanitari e se ci sarà un maggiore disagio a carico dei cittadini”
Firenze – “Senz'altro sull’Asl di Massa Carrara la Regione Toscana è stata molto chiara e netta. Il governatore Rossi ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica massese contro gli autori del dissesto finanziario, e ha chiesto il risarcimento danni anche alla società di revisione contabile, assicurando tra l’altro che l’amministrazione regionale coprirà il buco sino all’ultimo euro. Quindi fino a qui, tutto bene”. Con queste parole, la responsabile per la Toscana dell’Italia dei Diritti, Emanuela Ferrari, espone chiaramente la sua opinione in merito al clamoroso deficit emerso negli ultimi bilanci dell’Asl apuana.
“Le mie perplessità rimangono sulle modalità della scoperta del disavanzo e sul suo accadimento negli anni precedenti, data la portata della cifra accertata – continua nel suo ragionamento l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro –. È quanto mai necessario approfondire il fatto che nessuno se ne sia accorto prima, tantomeno l'allora assessore alla Sanità Rossi, e con lui tutti coloro preposti al controllo sia interno che esterno”.
“ Ritengo inoltre che siano da accertare le cause delle perdite, se le stesse abbiano avuto un impatto più generalizzato anche sulle altre Asl toscane e se ci siano debiti potenziali ancora ignorati. Spero che l'attuale assessore Scaramuccia – afferma la Ferrari – stia facendo un’attenta analisi degli acquisti di attrezzature e macchinari, del loro effettivo utilizzo e delle assunzioni del personale e la relativa incidenza sia in termini di costo sia in termini di professionalità, affinché non emerga uno sbilanciamento di figure necessarie al buon andamento della ‘cura’. Mi riferisco ad esempio alla possibilità di collocare troppi impiegati o pochi medici e infermieri”.
“In ultimo, ma non per importanza – conclude la responsabile regionale del movimento extraparlamentare –, mi preme sapere quale sarà l’impatto della ristrutturazione aziendale in atto sui servizi sanitari. Se ci sarà un maggiore disagio a carico dei cittadini, con la conseguenza di un aumento dei tempi di attesa o del ticket, e se dopo il prosciugamento del tesoretto messo a disposizione della Regione e il taglio di finanziamenti a livello statale, sia ancora pensabile e fattibile costruire un ospedale unico in provincia di Massa Carrara, con un dispendio inutile di risorse”.
Il responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti: “Siamo davanti all’ennesima legge- bavaglio che mira ad annientare l’indipendenza della Magistratura e dei pubblici ministeri”
Roma – “Siamo davanti all’ennesima legge-bavaglio che mira ad annientare l’indipendenza della Magistratura e dei pubblici ministeri”. Non si fa attendere il commento del responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti, Giuliano Girlando, in merito alla notizia della proposta di legge presentata dal parlamentare e avvocato del Pdl, Luigi Vitali, che ha l’intento di inserire un nuovo articolo nel codice di procedura penale, il 315 bis, per risarcire chi è sottoposto a “ingiusta intercettazione”.
“Con questi sotterfugi ideati dai colleghi del presidente del Consiglio dei ministri – continua con decisione l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro –, si rischia di indebolire ulteriormente il lavoro del magistrato, minando tutte le attività investigative che vengono attuate per contrastare reati molto gravi come quello di mafia, di riciclaggio di denaro e di traffici illeciti”.
“Attendiamo al più presto una decisione definitiva da parte del ministro Angelino Alfano, che ha il compito fondamentale di tutelare il vero significato di giustizia, senza creare inutili ostacoli nei confronti di chi lavora onestamente per garantirla”.
Il responsabile per il Veneto dell’Italia dei Diritti : “Soprattutto quando una persona rappresenta le istituzioni, come un politico, dovrebbe guardarsi intorno prima di puntare il dito contro gli immigrati”
Vicenza – Alessandro Costa, consigliere comunale di Barbarano, in provincia di Vicenza, è stato arrestato per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. L’ex assessore alla sicurezza, militante, ora espulso, della Lega nord, gestiva un sito di annunci e incontri pornografici guadagnando grosse somme di denaro attraverso la promozione, tra gli altri, di escort e trans. “In merito all’arresto di questo esponente politico appartenente ad un’area che fa della lotta all’illecito la propria bandiera, - interviene Emmanuel Zagbla, responsabile per il Veneto dell’Italia dei Diritti – ritengo sia necessaria una grande riflessione, generale, sulla questione della legalità. Questa vicenda dimostra, nei fatti, che nessun partito politico è immune da coinvolgimento in atti riguardanti il problema della prostituzione. Noi, come Italia dei Diritti, per prima cosa, invitiamo gli esponenti dei partiti, nella fattispecie la Lega, a misurare i toni in merito delle accuse rivolte agli immigrati, in quanto nessuno potrà mai dire che gli stessi, sono venuti in Italia soltanto per delinquere o per compiere reati di prostituzione. Deve esserci una moralità generale, non di parte. Soprattutto – prosegue Zagbla - quando una persona rappresenta le istituzioni, come un politico, dovrebbe guardarsi intorno prima di puntare il dito contro gli stranieri, immigrati, che devono spesso confrontarsi con problemi legati alla discriminazione e con non poche privazioni”.
Il trentottenne Costa già nel registro degli indagati dal 18 agosto accusato dei medesimi reati, è ora in carcere a Padova, gli viene contestata anche l’accusa di aver organizzato festini a luci rosse e incontri a pagamento tra inserzioniste o escort e professionisti veneti. L’ex militante del Carroccio è stato sorpreso in flagranza di reato mentre riceveva il denaro da un procacciatore della sua rete.
“Pur non giustificando chi compie il reato della prostituzione – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - riteniamo sia necessario innanzitutto valutare cosa spinge, in misura maggiore le immigrate, a sopportare l'essere costrette a dedicarsi ad una attività che in Italia è illegale. In conclusione mi auguro che Costa sia pulito e che non abbia commesso i reati a lui imputati. Contrariamente sarebbe da preoccuparsi, proprio perché compiuti da un rappresentante che della legalità fa bandiera politica. Se lo fa un uomo pubblico, - chiosa Zagbla - figuriamoci quelle poverette che arrivano in Italia con la promessa di un lavoro e finiscono, oppresse, sulle strade”.
Il viceresponsabile meneghino dell’Italia dei Diritti: “Trovo semplicemente incivile che enti pubblici possano gestire un patrimonio collettivo in modo a dir poco clientelare e nepotistico. Gli amministratori di tali beni hanno l'obbligo istituzionale di essere trasparenti nella conduzione di tutto ciò che appartiene ai cittadini”
Milano – “Trovo semplicemente incivile che enti pubblici come il comune di Milano e consoci, possano gestire un patrimonio collettivo in modo a dir poco clientelare e nepotistico. Gli amministratori di tali beni hanno l'obbligo istituzionale di essere trasparenti nella conduzione di tutto ciò che appartiene ai cittadini”. Duro il primo commento del viceresponsabile meneghino dell’Italia dei Diritti, Filippo Monteleone, allo scandalo di affittopoli che ha investito i patrimoni immobiliari amministrati dal comune di Milano, dal Policlinico, e dal Pio Albergo Trivulzio. Da quanto si legge sulle pagine di un giornale nazionale infatti, 3700 tra case, negozi e locali, sono stati affittati non secondo la logica del bisogno, ma favorendo solo alcuni privilegiati, nello specifico professionisti, medici, architetti, giornalisti, amici o parenti di, che pagano delle quote annuali decisamente più basse rispetto al mercato privato, pur vivendo a pochi passi dal centro città.
“La politica di tali scelte a me sembra molto evidente – afferma deciso l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro –, obiettivo principale è quello di creare e alimentare la forbice della disuguaglianza, snaturare ancor di più quello che non sia già la natura stessa della società civile. In questo modo si creano élite sempre più forti che hanno canali preferenziali per tutto ciò che dovrebbe essere appannaggio della collettività, e che sono disposte all'omertà assoluta pur di mantenere i propri privilegi a scapito di chi ha sempre meno, e sempre meno strumenti per far valere i propri diritti”.
“Spero vivamente che venga aperta un’inchiesta su questo nuovo scandalo milanese – conclude Monteleone –, e che vengano fuori nomi, elenchi, riferimenti chiari, in modo tale che si possa far luce sul torbido che c’è da sempre nella pubblica amministrazione, e che troppo spesso, viene interpretata come privata”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti: “La smetta di gridare le ormai trite e ritrite frasi sui magistrati schierati e vada in procura a chiarire la questione se ritiene di essere difendibile. In ogni caso il buon senso vuole che in una tale situazione le sue dimissioni appaiano quanto mai appropriate”
Roma – “Avevamo pensato di attendere prima di pronunciarci in merito a questa vicenda per non alimentare il circo mediatico che ha spostato la sua attenzione sul versante gossip. Ora però che i fatti cominciano a prendere corpo con sostanziosi elementi non possiamo esimerci dal pronunciarci in merito. Stiamo assistendo ad uno spettacolo triste e desolante, un decadimento istituzionale che ci addolora fortemente perché l’Italia è il nostro paese, patria che amiamo, cui siamo legati, e non riusciamo ad accettare l’idea di essere derisi dal resto del mondo”.
Si leggono rammarico e indignazione nelle parole di Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, riguardo le notorie vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto, nei giorni scorsi, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Un caso mediaticamente noto, partito dalla famosa telefonata dello stesso Primo Ministro, alla questura di Monza, per sollecitare l’affidamento della minore Karima El Mahroug, conosciuta come Ruby Rubacuori, ivi trattenuta, spacciandola per la nipote di Mubarak, alla consigliera regionale PdL, Nicole Minetti. Il supposto reato di concussione e le indagini in merito hanno portato alla luce un giro di ragazze, alla corte del Premier, reclutate, stando alle accuse, da Emilio Fede, Lele Mora e la stessa on. Minetti, le quali sarebbero state coinvolte in festini a luci rosse nelle residenze di Berlusconi e dallo stesso pagate dopo prestazioni sessuali. “Tengo a precisare – prosegue De Pierro - che non ci vergogniamo di essere italiani, ma di alcuni politicanti che hanno occupato spesso illegittimamente gli scranni del potere. In merito ai fatti, ancora una volta si sta spostando l’attenzione verso il pettegolezzo, verso la morale, quasi facendo passare in secondo piano quello che è il vero motore dell’inchiesta giudiziaria che ha travolto il Premier, ossia gli aspetti penali di tutta la vicenda. Sicuramente una questione morale esiste, in quanto questi comportamenti per un Presidente del Consiglio superano abbondantemente i limiti della decenza e della tollerabilità, ed è anche vero che in un paese normale, per molto meno, nel giro di un giorno, sarebbe stato costretto a dimettersi. Siamo però in Italia – analizza il presidente dell’Italia dei Diritti - dove qualcuno ha creato una ‘Repubblica delle banane. Sorvolando solo per un attimo sul fatto che Berlusconi sia il Presidente del Consiglio e perciò dando per buona l’ipotesi che in casa sua possa fare quello che vuole come organizzare feste e anche pagare donne per ottenere prestazioni sessuali, d’altronde in Italia la prostituzione non è reato, anzi era proprio il suo governo che voleva renderla illegale, poniamo invece attenzione agli aspetti inquietanti dello scandalo che sono i risvolti penali. Berlusconi ha certamente cose ben più gravi da farsi perdonare rispetto a delle feste private, per quanto scabrose possano essere, le quali hanno fatto infuriare tutto l’apparato ecclesiastico del Vaticano che invece per esempio nel caso Mills aveva taciuto tranquillamente”.
Un coinvolgimento giudiziario oramai palese che dovrebbe destare forte scandalo nell’opinione pubblica, la quale però fa i conti con una ingiustificabile predilezione mediatica per i risvolti legati al gossip e con l’apparente assuefazione alle accuse penali che riguardano il presidente Berlusconi.
“Certo qualora si dimostrasse che il Premier fosse stato a conoscenza della minore età di Ruby – sottolinea De Pierro - , il reato ci sarebbe nei termini di favoreggiamento della prostituzione minorile, maggiormente pesante però è l’accusa di prevaricazione per l’ormai famosa telefonata in questura fatta da Berlusconi in persona, sulla quale sembra non ci siano più dubbi.
Il presunto reato qui ha un nome ben definito, si chiama concussione e sembrerebbe incastrare lo stesso Presidente poiché se non avesse saputo che Ruby era minorenne, ci domandiamo, cosa l’avrebbe spinto a telefonare in questura per sollecitarne un affidamento a Nicole Minetti. Comunque su questo, con buona pace del Premier, lasciamo lavorare la procura, che riteniamo territorialmente competente e non certo politicizzata, ma semplicemente ligia al proprio dovere istituzionale, e ci auguriamo per lui che riesca ad uscirne pulito. Berlusconi la smetta di gridare le ormai trite e ritrite frasi sui magistrati schierati e vada in procura a chiarire la questione se ritiene di essere difendibile. In ogni caso – chiosa il presidente del movimento Italia dei Diritti - il buon senso vuole che in una tale situazione le sue dimissioni appaiano quanto mai appropriate”.
Il responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Solo un piano approfondito e di lungo periodo porterà a sensibili cali nel costo dei trasporti, sia per i residenti sia per i turisti, garantendo realmente il diritto alla mobilità sancito nella Costituzione”
Cagliari – “Il grave aumento delle tariffe marittime da e per la Sardegna, per tutte le categorie di persone, residenti e non, è l'ennesima dimostrazione della mancanza di pianificazione e controllo dell'attuale Giunta regionale di centro-destra”. Questo il primo duro commento del responsabile regionale dell’Italia dei Diritti, Federico Gandolfi, alla notizia del rincaro delle tariffe sui trasporti marittimi verso l’isola sarda.
“È semplicemente incredibile che sia il comune cittadino a scoprire e doversi occupare per primo di tali aumenti, facendo un preventivo su internet – afferma l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, riferendosi ad alcuni dati riportati da un giornale locale on-line –. Oltre la propaganda, sembra quindi non esistere alcuna collaborazione e consultazione con le compagnie di trasporto, il cui contributo è fondamentale per lo sviluppo dell'economia della Sardegna, e non solo del turismo”.
Gandolfi poi continua nel suo ragionamento proponendo alcune soluzioni all’aumento dei prezzi: “È necessario sviluppare al più presto un serio piano di continuità territoriale migliorando il modello aereo, garantire se non ampliare l'attuale offerta disponibile anche con interventi diretti nel salvataggio della Tirrenia, e lavorare subito in giunta e consiglio con nuovi strumenti amministrativi prima di fare la voce grossa coi giornali. Solo un piano approfondito e di lungo periodo – conclude – porterà a sensibili cali nel costo dei trasporti, sia per i residenti sia per i turisti, garantendo realmente il diritto alla mobilità sancito nella Costituzione”.
Il viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti: “Sulla nostra regione si è abbattuta la scure dei tagli alla Sanità”
Lecce, 21 Gennaio 2011 – Entro il 2011 la Asl di Lecce avrà circa 120 medici in meno rispetto al 2009 a causa dei pensionamenti. Una grave perdita che potrebbe mettere a rischio seriamente la qualità dell’assistenza. Nel poliambulatorio dell’ex Vito Fazzi di piazzetta Filippo Bottazzi nella città salentina, ci sono a disposizione solo due anestesisti che devono far fronte ad una grossa richiesta di assistenza. Per questo molti interventi vengono rimandati e le liste d’attesa si allungano. L’aspetto più preoccupante è che il personale medico in uscita non potrà essere rimpiazzato per il blocco del turnover imposto dal Piano di rientro sanitario almeno fino al 31 dicembre 2012
“Purtroppo sulla Puglia si è abbattuta la scure dei tagli alla Sanità imposti da un piano di rientro del Governo centrale – interviene amareggiato Vincenzo Anelli, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti – ma questo non ha fatto altro che peggiorare una situazione che prevedeva già chiusure di Ospedali e riduzione dei servizi sul territorio. L’impatto che ha avuto il piano di riordino sanitario sul funzionamento della sanità della regione è sicuramente molto pesante”.
Non va meglio nel resto della provincia dove le difficoltà nei reparti sono ormai palpabili. Tuttavia le forti ristrettezze economiche stanno facendo emergere un forte disallineamento del servizio e una mala gestione delle risorse disponibili. Un esempio: le nove unità operative di ostetricia presenti sul territorio in barba alle sole quattro che risulterebbero necessarie per erogare il servizio.
L’esponente del movimento extraparlamentare fondato da Antonello De Pierro continua spiegando che è estremamente necessario avviare un processo di concertazione sul territorio che fino ad oggi è stato quasi inesistente. “Da una parte ci sono settori dove abbiamo sovrabbondanza di risorse e dall’altra forti lacune territoriali rispetto alle patologie. Quello che da più parti è stato evidenziato e che condividiamo è che manca da parte della Regione Puglia una rimodulazione del servizio sanitario regionale attuata ascoltando enti locali, parti sociali e territorio al fine di distribuire razionalmente le poche risorse disponibili”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti polemico sulla gestione sanitaria della Polverini
Roma – Ieri sera, Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti è stato ospite della trasmissione “Eidon: il futuro è ricerca” condotta da Adele Grossi, andata in onda alle ore 23.00 su Televita.
Il programma, dopo una prima parte introduttiva dedicata alle associazioni di ricerca sul cancro, ha visto sviscerarsi alla presenza del professor Leonardo Tamassia, medico ginecologo, del dottor Alfredo Arista,consigliere del IV Municipio, del giornalista Vittorio Gennari e del presidente del movimento De Pierro, un argomento spinoso ma di forte attualità come la gestione della prevenzione medica sul territorio.
Durante il talk, Antonello De Pierro, pur condividendo il plauso per le iniziative promosse all’interno del IV Municipio, che favoriscono l’accesso gratuito agli esami e analisi di controllo preventivo nelle cliniche private del quartiere, in assenza di un polo ospedaliero, ha acceso la polemica, riportando l’attenzione sulla sgangherata amministrazione regionale attuale e su quelle passate, valutandola causa primaria delle carenze e del funzionamento a singhiozzo delle strutture pubbliche laziali.
Numerose testimonianze in merito arrivano quotidianamente all’Italia dei Diritti ed è anche per questo che De Pierro, ha posto con tenacia l’attenzione sulle difficoltà incontrate ogni giorno dai medici e dai pazienti delle strutture di pronto soccorso, sostenendo, apprezzato dagli altri ospiti in studio, la necessità di virare il lavoro di prima assistenza e diagnosi verso i medici di famiglia, attualmente troppo poco reperibili e presenti.
Il presidente del movimento Antonello De Pierro ha, in conclusione del dibattito televisivo, criticato l’iniziativa della Polverini di aprire gli ambulatori la domenica, invitandola ad occuparsi realmente delle deficienze mediche della regione Lazio, dichiarandolo unico, valido ed efficace modo per favorire cura e benessere accessibile a tutti i cittadini della territorio regionale.
Il viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti: “E’estremamente necessaria un’attività preventiva sul territorio”
Roma – L’ultima indagine condotta dall' “Osservatorio Sicurezza sul Lavoro” di Vega Engineering, una società mestrina che da oltre un decennio è in prima linea sul fronte della formazione dei lavoratori, ci rivela che in Italia i decessi a causa di incidenti sul lavoro nell’anno 2010 sono stati in totale 526.
Nonostante le festività natalizie, nel mese di dicembre si è registrata la stessa media degli altri periodi: oltre dieci morti alla settimana. La Lombardia continua a detenere il triste primato fra le regioni (74 vittime) seguita dal Veneto e dalla Campania (con rispettivamente 55 e 44 vittime in totale). La provincia più colpita dalle morti bianche risulta essere Bolzano (con 20 decessi sul lavoro) che nel bilancio generale si spartisce il macabro risultato con Roma. Al secondo posto troviamo Brescia (con 17 morti) seguita da Napoli che supera Milano (16 vittime rispetto alle 15 della provincia lombarda).
“Il dato è doloroso – interviene Carmine Celardo viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti – e nonostante la nuova legge e la sua integrazione, gli appelli e le campagne di sensibilizzazione continuiamo a registrare questi dati amari. Tuttavia dai numeri emerge che sul totale nazionale si è raggiunto l’obiettivo minimo che era stato previsto già lo scorso anno dal Ministero e dagli uffici provinciali del Lavoro”
Analizzando i dati per macroaree geografiche, il Sud registra il più alto tasso di morti bianche rispetto alla popolazione attiva, con un indice pari al 31,2; contro il 30,1 del Nordest, il 25,8 delle Isole, il 19,7 del Centro. L’agricoltura, sebbene abbia registrato una piccola contrazione nell’ultimo mese del 2010, sembra continuare ad essere il settore più colpito da decessi dovuti a incidenti avvenuti sul luogo di lavoro.
“Aldilà dei numeri – prosegue l’esponente del movimento fondato da Antonello De Pierro – bisogna far presente che le morti bianche non sono mai incidenti dovuti a fatalità, ma sono sempre e soltanto conseguenza di cattivi comportamenti umani: o dei datori di lavoro, o dei preposti, o dei lavoratori stessi che senza formazione e informazione vengono incaricati a svolgere mansioni e attività tendenzialmente pericolose. E’ importante e fondamentale insistere sui controlli e aumentare le ispezioni cautelative. E’ necessario che vengano istituite delle vere e proprie squadre operative che facciano prevenzione sul territorio. Da tempo si lamenta un eccesso di attività repressiva a posteriori e un assoluta carenza di attività preventiva a priori sul campo”.
L’esponente dell’Italia dei Diritti conclude la sua attenta analisi aggiungendo: “Gli enti bilaterali in collaborazione con Inail, ufficio prevenzione delle ASL e ufficio provinciale del Lavoro hanno istituito forti campagne di prevenzione che però non riescono ad avere un riscontro sul territorio a causa della forte mancanza di personale e carenza strutturale cronica dell’organico sul servizio prevenzione della Medicina del Lavoro”.
Il responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti :“Essendo un bene comune delle istituzioni e del paese non possono essere ad uso e consumo del Presidente del Consiglio per coprire le sue scorribande notturne”
Roma – Risentimento e umiliazione, gridati a gran voce dai poliziotti e da tutti i loro rappresentanti sindacali stanchi d’essere sfruttati come taxi per le ragazze e le escort ospiti nelle serate festaiole del premier Silvio Berlusconi, stando a quanto emergerebbe dalle nuove dichiarazioni rilasciate alla stampa.
“Siamo solidali – commenta Giuliano Girlando, responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti - e sosteniamo l’operato delle forze dell’ordine, soprattutto rispettiamo il ruolo del sindacato di Polizia quando afferma di voler dare dignità al lavoro degli agenti. Essendo le scorte un bene comune delle istituzioni e del paese, non possono essere impiegate ad uso e consumo del Presidente del Consiglio per coprire le sue scorribande e feste notturne”
Un abuso giudicato scellerato e irresponsabile da chi si fa portavoce delle ragioni degli agenti di scorta. “Come sottolineato da Emma Marcegaglia – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - , c’è un’Italia che va a letto presto perché lavora, rispetta le istituzioni e le forze dell’ordine. Condivido in pieno – conclude Girlando - le dichiarazioni del Presidente di Confindustria e tutte le sue preoccupazioni”.
La viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti : “La presenza dell'Authority sulla sicurezza Alimentare per la cui sede fu proposta la città di Foggia dal Governo Prodi, avrebbe sicuramente garantito una maggiore vigilanza”
Taranto- A Taranto, nel Mar Piccolo, sono stati sequestrati e poi distrutti oltre 10 milioni di mitili destinati al mercato illegale. Coltivati in un allevamento abusivo grande come un campo da calcio, individuato e requisito dalle unità navali della Guardia di Finanza locale.
Sulla vicenda è intervenuta Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti : “L'ennesimo sequestro di un campo di cozze abusivo nel Mar Piccolo, ripropone l'annosa questione della sicurezza alimentare. Nonostante l'attenzione della Guardia di Finanza, e la normativa europea al riguardo, continuano le coltivazioni abusive di militi, la cui distribuzione può compromettere la salute pubblica e il mercato regolare di questi prodotti ”
In caso di vendita illegale dei molluschi sarebbe venuta meno la concorrenza nel settore, data la destinazione del prodotto ittico al mercato nero, e la sicurezza dei consumatori, a causa della violazione della vigente normativa comunitaria che stabilisce regole ferree in materia di igiene .
“La presenza dell’Authority sulla sicurezza Alimentare – analizza l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - , per la cui sede fu proposta la città' di Foggia dal Governo Prodi, avrebbe sicuramente garantito una maggiore vigilanza su tutto ciò' che riguarda i prodotti alimentari, la loro produzione e la commercializzazione”