La viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Vi sono diversi fattori che andrebbero rivisti sia nel sistema fiscale sia nel sistema del lavoro”
Roma - “Innanzitutto mi complimento con lo straordinario lavoro svolto dalla Guardia di Finanza che ha portato a galla questa gravissima situazione. Entrando nel merito dei dati risultanti dalle indagini, credo che andrebbe riorganizzato, a livello nazionale, sia il sistema fiscale sia il sistema del lavoro”. Così commenta Anna Nieddu, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, il bilancio del 2010 della Gdf regionale da cui risulta un incremento degli evasori totali dell’11%, con più di 7 miliardi di euro sottratti a regolare tassazione.
“Per quanto concerne i dati relativi all’evasione fiscale internazionale - sostiene l’esponente regionale del movimento guidato da Antonello De Pierro -, il problema è che i provvedimenti presi per favorire il rientro di capitali dall’estero non hanno funzionato come avrebbero dovuto. Per il resto, ritengo che la disonestà sia un male incurabile del nostro Paese. Tuttavia, probabilmente, i professionisti, ma soprattutto gli imprenditori italiani, hanno una sorta di scusante se si considera che, sotto l’aspetto della tassazione, l’Italia è un Paese iniquo, con una fiscalità pesante e poco funzionale alle esigenze delle aziende. Dunque, esiste un insieme di fattori che andrebbero rivisti in un sistema fiscale che dovrebbe favorire maggiormente le imprese, evidentemente in maniera corretta e non facendo sconti a chi ha portato i propri capitali fuori dai confini nazionali”.
Infine, la Nieddu si sofferma sulla piaga del lavoro irregolare che si conferma nel territorio laziale: “La realtà di questo problema è molto più grave di quella che viene denunciata o che può risultare dalle indagini della Guardia di Finanza. In quest’ambito, bisognerebbe concentrarsi sulla riorganizzazione del sistema del lavoro in cui dovrebbero aumentare i controlli, al fine di evitare che si verifichino tali situazioni. Inoltre, va considerato che ci sono delle forme di lavoro legali che portano il dipendente a guadagnare talmente poco che lui stesso preferisce lavorare in nero”.
Il viceresponsabile per i Trasporti dell’Italia dei Diritti: “L’abbonamento ridotto deve essere attivo sia per i pensionati sia per i disabili e gli invalidi, senza alcuna specificazione relativa al reddito”
Roma - “Non si capisce perché l’amministrazione parmigiana abbia voluto adottare una politica di questo tipo tramite l’assessorato del welfare, mentre l’assessore ai disabili ha utilizzato un altro metro di giudizio senza consultare, probabilmente, il suo collega. Non si possono e non si devono colpire le categorie di persone non autosufficienti o con problemi di inabilità”. Così Paolo Leporati, viceresponsabile per i Trasporti dell’Italia dei Diritti, riflette sulla delibera 29/3 del Comune di Parma che prevede rincari sull’abbonamento del trasporto pubblico per gli invalidi e i disabili che superano la soglia di reddito, pari a 14.000 euro per i single e 27.000 euro per le persone sposate.
“Ritengo che sia indispensabile tutelare prima di tutto le fasce più deboli - afferma risolutamente l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -. Il Governo taglia i fondi e loro se la prendono con chi è già in difficoltà. L’abbonamento ridotto deve essere attivo sia per i pensionati sia per i disabili e gli invalidi, senza alcuna specificazione relativa al reddito. Con l’aumento della manovra tariffaria a Parma, anziché un miglioramento, si avrà una drastica riduzione del servizio di trasporto pubblico. In breve, si incrementa il prezzo del biglietto, ma il servizio continua a peggiorare”.
Il viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Nulla impedisce quest’aumento, ma almeno si migliori un servizio che è manifestamente pessimo”
Napoli - “Facendo un confronto tra il servizio di trasporto pubblico napoletano e quello di un’altra metropoli italiana come Roma, non riesco assolutamente a trovare una motivazione valida a questo rincaro”. Così commenta Angelo Di Mauro, viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti, l’aumento delle tariffe dei trasporti deliberato dalla Regione governata da Stefano Caldoro e che dovrebbe scattare a partire dal mese di aprile, a causa del deficit accumulato dal Consorzio Unico.
“Se nella Capitale i tempi di attesa sono brevi sia per quanto riguarda la metropolitana che per gli autobus - evidenzia l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -, nel capoluogo campano è impossibile muoversi in tempi ristretti, poiché le attese sono infinite. Quindi, a Roma i biglietti a tempo sono utilizzabili, a Napoli no.
Nulla impedisce quest’aumento, ma almeno si migliori un servizio che in Campania è manifestamente pessimo. Imporre un rincaro richiederebbe un programma, un piano di perfezionamento del servizio ed in questo caso è evidente che tutto ciò non c’è. Dunque, la situazione non cambierà minimamente”.
In ultimo, Di Mauro si sofferma sulla questione economica del Meridione: “Nonostante la cattiva pubblicità dei media, noi campani non vogliamo soldi da nessuno anzi, non ne abbiamo mai voluti. Solitamente ce li hanno dati per poi riprenderseli. Il problema dalle nostre parti è la gestione dei servizi da parte degli amministratori, anche se questa è una difficoltà che ormai si vive in tutta Italia. Al riguardo, basti solo pensare a Roma o a Milano”.
La responsabile cittadina dell’Italia dei Diritti: “Tali proposte dovrebbero avere una maggiore sistematicità ed estendersi ad un’area metropolitana molto più allargata del solo capoluogo lombardo”
Milano - “Questo balletto di responsabilità non fa altro che palesare la leggerezza con cui si sta affrontando un problema così grave, come quello dell’inquinamento. Il blocco del traffico, la riduzione del limite di velocità a settanta chilometri orari su tangenziali e arterie provinciali sono iniziative interessanti, ma ad esse dovrebbero seguire dei precisi interventi seri e mirati, come la sistemazione della segnaletica stradale”. Non ha dubbi Annalisa Martino, responsabile per Milano dell’Italia dei Diritti, sulle misure anti-smog introdotte dal Comune, alcune delle quali non sono state ancora attuate, dal momento che Anas e Serravalle si rimbalzano il rilascio del via libera sulle tangenziali, mentre si attendono ancora risposte dai concessionari autostradali.
“Ho trovato molto grave - dichiara la Martino - il fatto che la scorsa settimana, prima ancora di prendere la decisione di bloccare il traffico cittadino, fosse diffusa tra alcuni esponenti delle istituzioni la tendenza a minimizzare la problematica. Lo stesso Formigoni ha detto che quella milanese non è una situazione così difficile, mentre ci sono metropoli come Ancona e Napoli che sono molto più inquinate. La questione è che queste ultime sono città di mare, quindi non hanno, sotto quest’aspetto, gli stessi problemi che si vivono in una realtà come Milano, o quella dell’intera Lombardia”.
“Tali proposte dovrebbero avere una maggiore sistematicità ed estendersi ad un’area metropolitana molto più allargata della sola città meneghina - incalza l’esponente cittadino del movimento guidato da Antonello De Pierro -. A tal proposito è evidente il fallimento dell’Ecopass, tanto acclamato dal sindaco Moratti. In realtà, questo progetto si riduce ad un’area del centro cittadino abbastanza ristretta, quando le soglie della presenza di polveri sottili vengono costantemente superate nelle zone vicine alla circonvallazione in cui vi sono grandissimi insediamenti”.
Concludendo, la Martino si sofferma su una delle possibili cause della situazione attuale: “I partiti ecologisti sono messi nell’angolo. È molto difficile inventarsi un costume ambientalista, quando invece manca nel dna di certi partiti che hanno il potere decisionale. Bisogna lavorare in maniera operativa e non prendendo decisioni che poi non hanno un riscontro nei fatti”.
La responsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti: “Quella di ieri è stata solo la prima di una serie di iniziative che dovranno coinvolgere la classe politica, le istituzioni e le forze sociali affinché i diritti delle donne siano rispettati anche in Italia”
Roma - Patrizia Lusi, responsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti, commenta entusiasta l’adesione che ha ottenuto la protesta di piazza delle “sciarpe bianche” a difesa della figura femminile che ha avuto luogo ieri in numerose città italiane ed estere: “La manifestazione del 13 febbraio è stata un successo per la capacità che tutte le donne d’Italia, appartenenti a varie associazioni e formazioni politiche, hanno dimostrato nel mettere insieme posizioni distanti tra loro per mostrare il comune sentimento di sdegno nei confronti dell’immagine delle donna che in questi ultimi mesi è stata divulgata dai mass media, a seguito delle vicende che hanno coinvolto il presidente del Consiglio”.
L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro risponde a Silvio Berlusconi che ha definito la manifestazione “faziosa e vergognosa”, denunciando senza mezzi termini la situazione del Bel Paese: “Quella di ieri è stata soltanto la prima di una serie di iniziative che dovranno coinvolgere, a tutti i livelli, la classe politica, le istituzioni e le forze sociali affinché i diritti delle donne siano rispettati, finalmente, anche in Italia”.
Infine, la Lusi si sofferma sulle condizioni allarmanti del lavoro femminile nel nostro Paese: “Le donne italiane costituiscono il 50% della popolazione e contribuiscono alla crescita del Pil. Eppure, la maggior parte di loro vive situazioni lavorative precarie e, probabilmente, non riuscirà ad ottenere il diritto alla pensione. Tutto ciò senza considerare coloro che prestano la loro attività lavorativa in casa e si dedicano alla cura della famiglia. In alcune zone d’Italia, come ad esempio la Puglia, il tasso di disoccupazione femminile raggiunge il 45% ed i motivi sono dettati anche dalla difficoltà della donna di conciliare i tempi fra lavoro e impegni domestici.
Dunque - conclude la Lusi -, i partiti che sono al governo dovrebbero iniziare a pensare ad una seria riforma del welfare che parta proprio da questa conciliazione: uno strumento indispensabile affinché la donna possa effettivamente realizzarsi e affinché si sostanzi l’articolo 3 della Costituzione italiana, in cui si difende l’eguaglianza dei cittadini”.
Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti:“Viene da domandarsi come mai in Svezia, in Germania e in altre terre lontane e per l’appunto in un altro continente, non ci siano mai state questioni sui rifiuti, che rappresentano invero ormai un’attrazione turistica partenopea, così come il Vesuvio”
Roma – “Il Lazio in attesa del definitivo passo da gigante che lo unisca ai Paesi del Maghreb Arabo, fa almeno un piccolo passettino e si avvicina alla Campania. Non siamo quindi proprio Terzo mondo ma ci stiamo avvicinando, e la governatrice Polverini fa ben sperare”. Questo è il primo duro commento del responsabile laziale dell’Italia dei diritti, Vittorio Marinelli, rilasciato in merito alla notizia dello sciopero attuato da 500 lavoratori del consorzio Gaia, che hanno manifestato ieri di fronte alla sede della Regione.
I dipendenti, da mesi senza stipendio, reclamano la risoluzione definitiva della crisi che da anni sta investendo l’azienda che si occupa della raccolta rifiuti in diversi comuni dei Castelli romani. La proposta arrivata dall’amministrazione regionale è quella di risanare il debito pari a 50 milioni di euro attraverso l’acquisto della società e l’inserimento dei privati nella proprietà.
L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro interviene analizzando la questione: “Viene da domandarsi come mai in Svezia, in Germania e in altre lontane terre e per l’appunto in un altro continente, non ci siano mai state questioni sui rifiuti, che rappresentano invero ormai un’attrazione turistica partenopea, così come il Vesuvio” –. A pensar male si potrebbe ritenere che con l’immondizia si fanno soldi e pure tanti. Da questo punto di vista la Polverini è certamente donna generosa, e infatti, nel mangia mangia generale, vuole inserire anche i privati”.
“Noi in epoca di anniversari andiamo oltre la Lega – conclude Marinelli –, e più che di secessione desidereremmo una bella conquista territoriale da parte appunto dei paesi europei prima menzionati. Insomma, in ultima analisi, lo scontro è tra cittadini del Lazio di fatto europei e amministratori satrapi mediorientali”.
La viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti: “La figura della donna va ‘rigenerata’ nell'immaginario collettivo, perché è questo il metro di misura di una nazione che vuol definirsi democratica”
Roma – “Il filantropo americano Wendell Philips diceva che ‘le responsabilità educano’ ecco, io credo che questo Paese abbia bisogno di avviare un cammino educativo nella considerazione della donna, un cammino che guarda in faccia le responsabilità di ‘tutti’ gli uomini e di tutte noi”. Le parole riescono solo in parte a riportare l’entusiasmo espresso dalla viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti, Francesca Scoleri, per la manifestazione al femminile organizzata domenica 13 febbraio in piazza del Popolo a Roma, a sostegno della figura delle donne, recentemente sminuita e discriminata dalle vicende che stanno coinvolgendo in questi giorni il premier Silvio Berlusconi.
Sul palco allestito per l’occasione, verranno letti brani e ascoltate le testimonianze di attrici e artiste varie. In programma anche momenti di intrattenimento sul tema presso la terrazza del Pincio.
“La mobilitazione messa in atto ha una valenza fondamentale, ci dice basta, ci dice fermatevi, le donne non sono un costoso veicolo per il piacere degli uomini o per il successo assicurato di un prodotto pubblicitario, o per rendere una trasmissione televisiva più intrigante”.
“Fermatevi – continua con veemenza la Scoleri –, perché state distruggendo la cultura. La figura della donna va ‘rigenerata’ nell'immaginario collettivo, perché è questo il metro di misura di una nazione che vuol definirsi democratica”.
E l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro non si tira indietro e continua nel suo monito: “In tutta la torbida vicenda che riguarda il presidente del Consiglio e la prostituzione, aggravata dalla presenza di minorenni, la cosa più agghiacciante che risuona come scusante inaudita all'ingiustificabile, è la frase diffusa da tutti i mass media ‘il premier ama le donne’. Ebbene, Berlusconi non ama le donne, l’amore non passa per le bustarelle, l’amore passa per il rispetto e questo non è una merce di scambio, è un’impronta di dignità”.
Aniello D’Angelo, viceresponsabile per le Politiche Sociali del movimento: “Qualora ci siano i presupposti e dunque le dovute condizioni di idoneità, una persona sola potrà senz’altro donare amore e una giusta educazione, al pari di una famiglia composta da padre e madre”
Roma – Dopo aver convalidato l’adozione di una bambina fatta all’estero da una madre single di Genova, la Corte di Cassazione ha trovato spunto per invitare il Parlamento ad attivarsi affinché venga finalmente data la possibilità anche a persone sole, di prendersi cura dei tanti bambini privi di famiglia, senza contrastare peraltro quanto stabilito dalla Convenzione di Strasburgo sui fanciulli del 1967 in materia di adozione. La sentenza dei giudici supremi ha suscitato da subito non poche critiche, soprattutto nel mondo cattolico.
Tempestiva la dichiarazione rilasciata al riguardo dal viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti, Aniello D’Angelo: “Sono pienamente d’accordo con quanto asserito dalla Corte di Cassazione e qualora ci siano i presupposti e dunque le dovute condizioni di idoneità, è a mio avviso possibile per una persona single adottare dei bambini”.
“Sicuramente – continua l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – una sola persona non sarà in grado di sostituire la fisicità maschile o femminile, ma senz’altro potrà donare amore e una giusta educazione, al pari di una famiglia composta da padre e madre. Mi sento di condannare l’ennesima ingerenza da parte della Chiesa cattolica, soprattutto in merito a decisioni che fanno capo al solo Stato italiano, per giunta laico”.
Il presidente del’Italia dei Diritti: “Noi ci schieriamo in prima linea assieme ai pazienti, alle loro famiglie, e ai dipendenti, contro una classe politica che in un colpo solo sta violando i sacrosanti principi costituzionali del diritto al lavoro e alla salute”
Roma – ‘Polverini ci hai usato… sedotti e abbandonati’, ‘Questa non è una palestra di lusso per cittadini ricchi… è una palestra di lusso per la riabilitazioni di tutti i cittadini con disabilità: La Regione Lazio non può e non deve abbandonarci!’. Non pochi sono stati i cartelli di protesta di questo tenore che ieri spiccavano alti tra la folla dei manifestanti raccoltasi davanti alla sede dell’amministrazione regionale di Via Rosa Raimondi Garibaldi, per lottare contro la chiusura dell’Ospedale Santa Lucia di Roma. Lavoratori, medici, parenti dei malati, sindacalisti, tutti assieme si sono mobilitatati a favore di questo istituto che dal 1960 opera, sia in regime di ricovero sia in quello ambulatoriale, nel campo specialistico della riabilitazione neuromotoria. Ma il futuro di questa struttura riconosciuta dallo stesso ministero della Sanità e della Ricerca Scientifica, quale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico e di Ospedale di rilievo nazionale e alta specializzazione, sembra essere sempre più incerto.
Tra le rimostranze dei manifestanti infatti si legge la preoccupazione per la decisione di tagliare 146 degenze su i 325 posti letto disponibili, secondo quanto stabilito dal decreto 80 del 2010 e dal Piano sanitario regionale. Le spettanze pregresse degli anni 2006-2010 hanno generato una crisi finanziaria che ha portato come conseguenza tra le altre, la riduzione degli stipendi dei dipendenti pagati al 50%, tamponata temporaneamente dalla Regione con l’erogazione di acconti per la liquidazione delle retribuzioni di gennaio e febbraio.
Ma la folla riunitasi per salvare il Santa Lucia non rimane a guardare, e non intende abbassare la guardia su quello che potrebbe diventare un vero dramma per i tanti pazienti, circa 500 trattati in regime ambulatoriale o di Day Hospital, che ogni giorno affollano l’ospedale.
Dello stesso avviso il presidente dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, che ha partecipato e manifestato alla dimostrazione contro le decisioni prese dalla governatrice Renata Polverini: “Sulla base di quella che è la missione civile che contraddistingue il nostro movimento, ci schieriamo in prima linea affinché questa situazione di disagio, che colpisce l’ospedale Santa Lucia e in particolar modo le persone disabili che hanno bisogno di continua assistenza e i dipendenti che da sempre con grande abnegazione e professionalità espletano il loro compito facendo della struttura stessa un esempio di eccellenza nel campo della riabilitazione neuromotoria, termini al più presto”.
“A nostro avviso tra l’altro – continua De Pierro – l’istituto andrebbe addirittura ampliato, in quanto le liste di attesa sono piuttosto lunghe e non sempre tutti riescono a soddisfare la propria esigenza emergenziale. Noi ci schieriamo in prima linea assieme ai pazienti, alle loro famiglie, e ai dipendenti, contro una classe politica che in un colpo solo sta violando i sacrosanti principi costituzionali codificati dagli articoli 4 e 32, quelli relativi al diritto al lavoro e al diritto alla salute”.
E il numero uno del movimento extraparlamentare punta il dito contro una situazione che non sembra avere l’esito positivo che necessita: “Siamo stanchi di assistere quotidianamente, anzi praticamente ogni minuto, a violazioni di questo tipo senza che nessuno faccia più di tanto per contrastarle. Noi non vogliamo assolutamente che il problema venga arginato, ma bensì risolto da chi in campagna elettorale ha strumentalizzato la disperazione di questa gente, indossando addirittura una maglietta con stampate le parole ‘Salviamo l’ospedale Santa Lucia’, e sul retro, il simbolo post-fascista della destra di Storace, tanto per rimarcare con puntualità e chiarezza la posizione politica assunta”.
“Non accettiamo affatto un comportamento di questo tipo, Renata Polverini deve risolvere questo problema non per quanto annunciato in campagna elettorale, ma per la sua funzione di presidente delle Regione, e a nostro avviso certe promesse fatte speculando sulla pelle di chi sta male non dovrebbero aver luogo. Se poi addirittura restano solo come proclami propagandisti e demagogici, suonano ancor più beffarde”.
Con duro cipiglio De Pierro mette in guardia la presidente della Regione: “La Polverini non dimentichi che da eventi patologici o traumatici con conseguenze gravi nessuno può considerarsi esente, circostanze del genere potrebbero essere in agguato dietro l’angolo per chiunque”.
Portavoce di tutti gli esponenti dell’Italia dei Diritti, De Pierro conclude: “Sappiano le persone coinvolte e colpite da questi provvedimenti istituzionali che il nostro movimento sarò sempre a loro fianco, perché sulla salute non si può speculare, ma è dovere precipuo dello Stato tutelarla, e perciò se sarà necessario, daremo atto a dimostrazioni di protesta eclatanti quali incatenamenti o scioperi della fame”.
La responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “I pazienti non devono soffrire a causa di pregiudizi, ignoranza ed inettitudine. Il nostro Paese è rimasto per lungo tempo silente e ciò continua a determinare sofferenza sulla sofferenza”
Firenze - “La lotta al dolore non può e non deve essere considerata come una mera questione politica, ma piuttosto come una questione medico-sanitaria e, soprattutto, umanitaria. Dunque, il ministro della Salute deve farsene carico senza ulteriori indugi e garantire il diritto di cura. In quest’ottica ben venga la legge regionale proposta da Brogi che, seppur in odor di bocciatura, mette sul tavolo una questione scottante non più rinviabile”. Così Emanuela Ferrari, responsabile per la Toscana dell’Italia dei Diritti, commenta il provvedimento a cui sta lavorando il consigliere regionale del Pd Enzo Brogi che intende permettere la somministrazione di cannabinoidi per la cura del dolore, nei casi in cui gli altri farmaci risultassero inefficaci.
“I pazienti non devono soffrire a causa di pregiudizi, ignoranza ed inettitudine - dichiara fermamente l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -. Non ci si rende conto che è una sofferenza inutile per le persone e per i familiari. La stessa comunità scientifica internazionale ha ribadito l’efficacia terapeutica della cannabis. Purtroppo, anche nella lotta al dolore l’Italia si ritrova agli ultimissimi posti in Europa. La spiegazione a tale ingiustificabile contesto è data dalla farraginosa burocratizzazione delle procedure, tipica di un sistema sanitario poco efficiente quale il nostro, nonostante alcune punte di eccellenza, e un indubbio condizionamento religioso sul concetto di sofferenza che deve essere vissuta, poiché va considerata come espiazione. Il nostro Paese è rimasto per lungo tempo silente e ciò continua a determinare sofferenza sulla sofferenza”.
Il viceresponsabile per Milano dell’Italia dei Diritti: :”Una presunta persona che accosta l'educazione dei cani a quella dei bambini, certamente deve avere le idee piuttosto confuse, per non dire farcite di ignoranza e intolleranza, riguardo al concetto di educazione”
Milano – “Trovo semplicemente ripugnanti le dichiarazioni della Maiolo. Del resto una presunta persona che accosta l'educazione dei cani a quella dei bambini, certamente deve avere le idee piuttosto confuse, per non dire farcite di ignoranza e intolleranza, riguardo al concetto di educazione”.
Commenta con sincero sdegno Filippo Monteleone, viceresponsabile per Milano dell’Italia dei Diritti, le frasi choc pronunciate dall’ex assessore Tiziana Maiolo, durante una trasmissione radiofonica presso l’emittente “Radio 24”. L’ormai dimissionaria portavoce meneghina di Futuro e Libertà ha dichiarato, proprio a pochi giorni dalla tragedia dei 4 fratellini zingari deceduti a Roma, di ritenere più semplice l’educazione di un cane rispetto a quella di un bambino d’etnia Rom, scatenando numerose e comprensibili polemiche. “Vorrei ricordare – prosegue Monteleone - , per chi avesse la facilità di dimenticare la storia della nostra umanità, che le popolazioni Rom sono state deportate e trucidate durante la bella epopea nazifascista, della quale il nostro bel paese può onorevolmente fregiarsi e che da allora non c'è stata più pace per questa etnia, al pari di quella curda. Continuano ad essere perseguitati, rinchiusi in ghetti inumani e rifiutati dalla società non civile, nel nome di una non-integrazione che l'Italia con le sue scelte, ha sempre rinforzato, nel nome di un ‘popolo dedito alla criminalità’, quando i dati statistici non confermano assolutamente questa diffusa concezione”.
A fomentare le reazioni negative contro l’ormai ex portavoce di Fli anche le critiche rivolte dalla stessa Maiolo al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accusato d’errore e di indifferenza nei confronti dei cittadini italiani bisognosi di una casa, poichè ha espresso, in un moto di solidarietà, l’intenzione di dare un alloggio ai cittadini Rom.
“L'attacco a Napolitano lo trovo poi l'estremo dell’illogico. Il Presidente della Repubblica – dichiara Monteleone - ha pronunciato solamente quello che il buon senso detta come unica soluzione a questo problema. Bisogna contattare questa gente, capire nella realtà le loro condizioni di vita, e trovare insieme delle soluzioni condivise, che possano prevenire ulteriori tragedie come quelle vissute pochi giorni fa a Roma, e nel recente passato in diverse parti dell'Italia. Ho prestato la mia opera – racconta l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - , per brevi periodi, come volontario ed educatore, a Bologna e Milano, nelle baraccopoli di questi esseri umani, trovando tanta umanità come in poche altre situazioni, certamente il disagio, la povertà, il rifiuto non può che rinforzare la parte deviante, che esiste in questo popolo, come in qualsiasi altro popolo della terra. Quando poi si impugna la solita barzelletta del ‘perché le case a loro, e agli italiani no’ vorrei ricordare che il numero di case non abitate è di gran lunga superiore alla gente che ne è priva, sia italiana che di origine migrante. E che se i Rom, come qualsiasi altra etnia, vivono da noi, e i loro figli sono nati qui, non può esserci differenza. La Maiolo – chiosa Monteleone - rinforza un concetto grottesco, che non può avere alcun senso se non perverso nella società moderna postcapitalistica: ‘prima noi, poi loro’”.