Antonello De Pierro, presidente del movimento extraparlamentare: “L’amministrazione municipale non smette di sorprenderci. Anche quando sembra disposta a venirci incontro, sembra finire col cadere in errore”
Roma - “Non so cosa pensare. Non vorrei che gli addetti ai lavori si fossero confusi su dove intervenire”. Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, commenta in maniera stupita una vicenda che ha coinvolto via di Castel Fusano e via del Lido di Castel Porziano, due arterie stradali del XIII Municipio. Lo scorso 18 dicembre, a seguito delle numerose segnalazioni che sono state presentate al movimento extraparlamentare da parte di tutti quei cittadini che bene conoscono l’impegno dei suoi esponenti ed affidano loro il compito di denunciare i propri disagi, De Pierro ha portato all’attenzione delle istituzioni il degrado in cui versa via di Castel Fusano. Negli ultimi giorni, tuttavia, presso la direzione del movimento sono arrivate segnalazioni inerenti all’ultimazione dei lavori di rifacimento del manto stradale dell’altra strada in questione.
“L’amministrazione non smette di sorprenderci - precisa il leader dell’organizzazione extraparlamentare -. Anche quando sembra disposta a venirci incontro, finisce con lo sbagliare. Scherzi a parte, sono felice che si sia provveduto alla riasfaltatura di una strada che, comunque, versava in condizioni pietose e di cui abbiamo denunciato, per lungo tempo, lo stato di degrado sia per quanto riguarda la prostituzione che popola la zona sia per le discariche abusive che si scorgono all’interno della pineta. Ciò nonostante, credo che la priorità andasse data a via di Castel Fusano, dal momento che è più trafficata ed ha raggiunto livelli di pericolosità sconvolgenti, per ogni sorta di veicolo che vi circola”.
A conclusione della sua riflessione, De Pierro sostiene: “A questo punto non so se chi di dovere abbia accolto la nostra richiesta. Lo scorso dicembre abbiamo fatto presente che, in caso di ulteriori incidenti sulla via in questione, avremmo attribuito la responsabilità politica all’assessore ai Lavori Pubblici, Amerigo Olive. Dunque, se la nostra denuncia è stata presa in considerazione me ne compiaccio, ma porto all’attenzione dell’amministrazione il fatto che hanno sbagliato strada. Ma se così non fosse, mi auguro che si intervenga quanto prima per il rifacimento di via di Castel Fusano, onde evitare di intraprendere clamorose forme di protesta, per le quali ho già attivato la responsabile per il XIII Municipio, Paola Torbidoni, ed i suoi vice, Carmen Rossi e Rodolfo Sordoni”.
Il responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti: “È ora di chiedersi se sia arrivato il momento di liberare la Rai dall’occupazione politica per consegnarla ai cittadini”
Roma - “Se il direttore del Tg1 risulterà colpevole, non c’è dubbio che si tratta di un abuso di potere, in quanto ha sottratto soldi pubblici. Questo perché si sta parlando della Rai, un’azienda principalmente finanziata dal canone e, quindi, con i soldi dei contribuenti. Riteniamo gravissimo che l’abuso di fondi pubblici passi come una prassi, come un uso di costume che per noi non può che essere un malcostume”. Giuliano Girlando, responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti, riflette sull’istruttoria aperta dalla Corte dei Conti sui rimborsi spese di Augusto Minzolini, direttore del telegiornale della prima rete Rai.
“Rispetto a questa vicenda - dichiara con chiarezza l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -, rilanciamo la necessità di rendere autonoma la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, poiché in essa vi è un estremo conflitto di interessi per quanto concerne la lottizzazione dei partiti”.
Girlando conclude la sua analisi con un invito alle istituzioni: “È ora di chiedersi se sia arrivato il momento di liberare la Rai dall’occupazione politica e consegnarla nelle mani dei cittadini, come è giusto che sia. In tal senso chiediamo, soprattutto, figure di garanzia nella gestione dell’azienda di viale Mazzini. Quindi, direttori e giornalisti che rispondono esclusivamente ai cittadini”.
La viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Vi sono diversi fattori che andrebbero rivisti sia nel sistema fiscale sia nel sistema del lavoro”
Roma - “Innanzitutto mi complimento con lo straordinario lavoro svolto dalla Guardia di Finanza che ha portato a galla questa gravissima situazione. Entrando nel merito dei dati risultanti dalle indagini, credo che andrebbe riorganizzato, a livello nazionale, sia il sistema fiscale sia il sistema del lavoro”. Così commenta Anna Nieddu, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, il bilancio del 2010 della Gdf regionale da cui risulta un incremento degli evasori totali dell’11%, con più di 7 miliardi di euro sottratti a regolare tassazione.
“Per quanto concerne i dati relativi all’evasione fiscale internazionale - sostiene l’esponente regionale del movimento guidato da Antonello De Pierro -, il problema è che i provvedimenti presi per favorire il rientro di capitali dall’estero non hanno funzionato come avrebbero dovuto. Per il resto, ritengo che la disonestà sia un male incurabile del nostro Paese. Tuttavia, probabilmente, i professionisti, ma soprattutto gli imprenditori italiani, hanno una sorta di scusante se si considera che, sotto l’aspetto della tassazione, l’Italia è un Paese iniquo, con una fiscalità pesante e poco funzionale alle esigenze delle aziende. Dunque, esiste un insieme di fattori che andrebbero rivisti in un sistema fiscale che dovrebbe favorire maggiormente le imprese, evidentemente in maniera corretta e non facendo sconti a chi ha portato i propri capitali fuori dai confini nazionali”.
Infine, la Nieddu si sofferma sulla piaga del lavoro irregolare che si conferma nel territorio laziale: “La realtà di questo problema è molto più grave di quella che viene denunciata o che può risultare dalle indagini della Guardia di Finanza. In quest’ambito, bisognerebbe concentrarsi sulla riorganizzazione del sistema del lavoro in cui dovrebbero aumentare i controlli, al fine di evitare che si verifichino tali situazioni. Inoltre, va considerato che ci sono delle forme di lavoro legali che portano il dipendente a guadagnare talmente poco che lui stesso preferisce lavorare in nero”.
Il responsabile per le Mafie e la Criminalità organizzata dell’Italia dei Diritti: “I partiti ed una certa politica devono decidere, una volta per tutte, di tagliare ogni rapporto, ogni condivisione ed ogni contatto con la malavita”
Roma - “Mi compiaccio per l’operazione realizzata che conferma l’ottimo lavoro svolto dai magistrati della Dda e dalle forze dell’ordine, poiché è soltanto grazie al loro lavoro e all’attività di intelligence che si arrestano i latitanti, i camorristi e si contrasta l’illegalità”. Francesco Barbato, responsabile per le Mafie e la Criminalità organizzata dell’Italia dei Diritti, si complimenta con quanti si sono impegnati per il risultato ottenuto ieri sera con l’arresto del boss camorrista Domenico Antonio Pagano, latitante dal 2009 e considerato uno dei capi del clan degli “scissionisti” di Secondigliano.
“La Procura napoletana rappresenta, nel territorio campano, un vero presidio a difesa della legalità - dichiara con fermezza l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -, mentre abbiamo visto come il governo Berlusconi si sia fregiato ripetutamente, a mo’ di mosca cocchiera, del lavoro fatto dai magistrati e dalle forze dell’ordine negli ultimi anni.
Mi turba il fatto che l’arresto si sia verificato a Cicciano, comune del Nolano dove abito. Tuttavia, ciò conferma le mie convinzioni su quel territorio che ritengo sia uno dei più mafiosi della regione per la copertura che le amministrazioni, i colletti bianchi ed una certa imprenditoria danno alla Camorra.
Occorre dare una scossa al mondo politico per sconfiggere definitivamente le mafie e bloccare il gravissimo fenomeno che si verifica tutt’oggi. Mi riferisco al fatto che esistono ancora partiti che candidano e tengono nelle istituzioni mafiosi amici degli amici, come abbiamo potuto apprendere dalla relazione della Commissione Antimafia che rivela la presenza di amministratori collegati alla criminalità organizzata, concentrati a Napoli e nel Mezzogiorno d’Italia”.
Concludendo, Barbato ribadisce: “I partiti ed una certa politica devono decidere, una volta per tutte, di tagliare ogni rapporto, ogni condivisione ed ogni contatto con le mafie. È vero che in Campania, per un candidato, è molto più facile avere sostegno da parte del boss locale che ti aiuta durante la campagna elettorale, però, così facendo, la politica resta ostaggio della criminalità organizzata. A oggi, purtroppo, specie nel Pdl, non solo sparute presenze, ma gran parte dei dirigenti risultano sotto inchiesta per rapporti con la Camorra. Contrastiamo e ci opponiamo fermamente a questo perverso intreccio deleterio per il Sud che ne mina, soprattutto, il futuro”.
Il viceresponsabile per i Trasporti dell’Italia dei Diritti: “L’abbonamento ridotto deve essere attivo sia per i pensionati sia per i disabili e gli invalidi, senza alcuna specificazione relativa al reddito”
Roma - “Non si capisce perché l’amministrazione parmigiana abbia voluto adottare una politica di questo tipo tramite l’assessorato del welfare, mentre l’assessore ai disabili ha utilizzato un altro metro di giudizio senza consultare, probabilmente, il suo collega. Non si possono e non si devono colpire le categorie di persone non autosufficienti o con problemi di inabilità”. Così Paolo Leporati, viceresponsabile per i Trasporti dell’Italia dei Diritti, riflette sulla delibera 29/3 del Comune di Parma che prevede rincari sull’abbonamento del trasporto pubblico per gli invalidi e i disabili che superano la soglia di reddito, pari a 14.000 euro per i single e 27.000 euro per le persone sposate.
“Ritengo che sia indispensabile tutelare prima di tutto le fasce più deboli - afferma risolutamente l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -. Il Governo taglia i fondi e loro se la prendono con chi è già in difficoltà. L’abbonamento ridotto deve essere attivo sia per i pensionati sia per i disabili e gli invalidi, senza alcuna specificazione relativa al reddito. Con l’aumento della manovra tariffaria a Parma, anziché un miglioramento, si avrà una drastica riduzione del servizio di trasporto pubblico. In breve, si incrementa il prezzo del biglietto, ma il servizio continua a peggiorare”.
Il responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti: “Credo che al Nord i nuovi Uffici di collocamento abbiano una funzionalità maggiore rispetto a quelli che vi sono nel Meridione, dove i disservizi si registrano a qualunque livello e in qualsiasi tipo di istituzione”
Avellino - “La situazione economica è pesante non solo in Italia, ma nel mondo. Detto questo, bisogna, però, precisare che dalle nostre parti il Centro per l’Impiego non ha mai funzionato come dovrebbe. Non so chi sia il responsabile di questa situazione, ma io lo considero uno specchietto per le allodole, dal momento che ci sono migliaia e migliaia di persone che, come me, non sono mai state contattate dalla struttura”. Così commenta Alfredo Sabbatino, responsabile per la provincia di Avellino dell’Italia dei Diritti, i dati del Centro per l’Impiego resi noti ieri mattina dalla Cisl, da cui si rileva che la disoccupazione nel territorio del capoluogo campano è in costante aumento.
“Credo che al Nord i nuovi uffici di collocamento abbiano una funzionalità maggiore rispetto a quelli che vi sono nel Meridione - aggiunge l’esponente provinciale del movimento guidato da Antonello De Pierro -, dove i disservizi si registrano a qualunque livello e in qualsiasi tipo di istituzione. Tutto ciò rappresenta il segnale evidente della situazione di stallo che ad Avellino, come nel resto della regione campana ed in tutto il Mezzogiorno italiano, si vive, ormai, da tempo immemorabile”.
La responsabile cittadina dell’Italia dei Diritti: “Tali proposte dovrebbero avere una maggiore sistematicità ed estendersi ad un’area metropolitana molto più allargata del solo capoluogo lombardo”
Milano - “Questo balletto di responsabilità non fa altro che palesare la leggerezza con cui si sta affrontando un problema così grave, come quello dell’inquinamento. Il blocco del traffico, la riduzione del limite di velocità a settanta chilometri orari su tangenziali e arterie provinciali sono iniziative interessanti, ma ad esse dovrebbero seguire dei precisi interventi seri e mirati, come la sistemazione della segnaletica stradale”. Non ha dubbi Annalisa Martino, responsabile per Milano dell’Italia dei Diritti, sulle misure anti-smog introdotte dal Comune, alcune delle quali non sono state ancora attuate, dal momento che Anas e Serravalle si rimbalzano il rilascio del via libera sulle tangenziali, mentre si attendono ancora risposte dai concessionari autostradali.
“Ho trovato molto grave - dichiara la Martino - il fatto che la scorsa settimana, prima ancora di prendere la decisione di bloccare il traffico cittadino, fosse diffusa tra alcuni esponenti delle istituzioni la tendenza a minimizzare la problematica. Lo stesso Formigoni ha detto che quella milanese non è una situazione così difficile, mentre ci sono metropoli come Ancona e Napoli che sono molto più inquinate. La questione è che queste ultime sono città di mare, quindi non hanno, sotto quest’aspetto, gli stessi problemi che si vivono in una realtà come Milano, o quella dell’intera Lombardia”.
“Tali proposte dovrebbero avere una maggiore sistematicità ed estendersi ad un’area metropolitana molto più allargata della sola città meneghina - incalza l’esponente cittadino del movimento guidato da Antonello De Pierro -. A tal proposito è evidente il fallimento dell’Ecopass, tanto acclamato dal sindaco Moratti. In realtà, questo progetto si riduce ad un’area del centro cittadino abbastanza ristretta, quando le soglie della presenza di polveri sottili vengono costantemente superate nelle zone vicine alla circonvallazione in cui vi sono grandissimi insediamenti”.
Concludendo, la Martino si sofferma su una delle possibili cause della situazione attuale: “I partiti ecologisti sono messi nell’angolo. È molto difficile inventarsi un costume ambientalista, quando invece manca nel dna di certi partiti che hanno il potere decisionale. Bisogna lavorare in maniera operativa e non prendendo decisioni che poi non hanno un riscontro nei fatti”.
Il responsabile per le Mafie e la Criminalità organizzata dell’Italia dei Diritti: “Mi muoverò al più presto, attivando il Sindacato ispettivo parlamentare per far luce sulla vicenda”
Roma - “Nulla di nuovo sotto il cielo, poiché anche in Puglia si ripete il perverso intreccio tra politica, affari e criminalità organizzata, a cui siamo tristemente abituati nel nostro Paese. D’altronde, il governo Berlusconi ha sdoganato i comportamenti illegali di quegli imprenditori furbetti che si arricchiscono con la grave ed intollerabile complicità di una certa politica, che va dal livello locale a quello nazionale”. Francesco Barbato, responsabile per le Mafie e la Criminalità organizzata dell’Italia dei Diritti, commenta con queste parole le dichiarazioni del pentito Ercole Penna, secondo il quale la Sacra Corona Unita si sta evolvendo, intessendo rapporti con l’imprenditoria e la politica locale.
Secondo il collaboratore di giustizia, l’organizzazione criminale pugliese si sta muovendo sul territorio controllando, oltre il giro delle scommesse e del gioco on line, anche i servizi di guardiania alle aziende e, probabilmente, il settore dell’installazione degli impianti fotovoltaici.
“Il mio impegno parlamentare - continua l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - consiste, innanzitutto, nella costante lotta al sistema economico criminale. Per questo motivo, mi muoverò al più presto attivando il Sindacato ispettivo per far luce sulla vicenda, ma, soprattutto, per buttar giù dalle finestre dei palazzi pubblici e della pubblica amministrazione quei politici che insultano il ruolo che ricoprono, inghiottiti dal loro mondo fatto di cricche e di mafiosi”.
Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti:“Viene da domandarsi come mai in Svezia, in Germania e in altre terre lontane e per l’appunto in un altro continente, non ci siano mai state questioni sui rifiuti, che rappresentano invero ormai un’attrazione turistica partenopea, così come il Vesuvio”
Roma – “Il Lazio in attesa del definitivo passo da gigante che lo unisca ai Paesi del Maghreb Arabo, fa almeno un piccolo passettino e si avvicina alla Campania. Non siamo quindi proprio Terzo mondo ma ci stiamo avvicinando, e la governatrice Polverini fa ben sperare”. Questo è il primo duro commento del responsabile laziale dell’Italia dei diritti, Vittorio Marinelli, rilasciato in merito alla notizia dello sciopero attuato da 500 lavoratori del consorzio Gaia, che hanno manifestato ieri di fronte alla sede della Regione.
I dipendenti, da mesi senza stipendio, reclamano la risoluzione definitiva della crisi che da anni sta investendo l’azienda che si occupa della raccolta rifiuti in diversi comuni dei Castelli romani. La proposta arrivata dall’amministrazione regionale è quella di risanare il debito pari a 50 milioni di euro attraverso l’acquisto della società e l’inserimento dei privati nella proprietà.
L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro interviene analizzando la questione: “Viene da domandarsi come mai in Svezia, in Germania e in altre lontane terre e per l’appunto in un altro continente, non ci siano mai state questioni sui rifiuti, che rappresentano invero ormai un’attrazione turistica partenopea, così come il Vesuvio” –. A pensar male si potrebbe ritenere che con l’immondizia si fanno soldi e pure tanti. Da questo punto di vista la Polverini è certamente donna generosa, e infatti, nel mangia mangia generale, vuole inserire anche i privati”.
“Noi in epoca di anniversari andiamo oltre la Lega – conclude Marinelli –, e più che di secessione desidereremmo una bella conquista territoriale da parte appunto dei paesi europei prima menzionati. Insomma, in ultima analisi, lo scontro è tra cittadini del Lazio di fatto europei e amministratori satrapi mediorientali”.
La viceresponsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti: “È doveroso che il premier si presenti in tribunale per dimostrare che i politici non rappresentano una casta privilegiata”
Roma - “La notizia in poche ore ha fatto scalpore in tutto il mondo e ha ricevuto l’approvazione ed il plauso di molteplici televisioni, testate giornalistiche e blog di altri Paesi. Questo è il segno inequivocabile che i deprecabili comportamenti del nostro presidente del Consiglio hanno nauseato e stancato l’opinione pubblica non solo a livello nazionale, un disgusto dimostrato dallo straordinario successo delle manifestazioni che si sono svolte nelle più grandi piazze d’Italia e di tutto il mondo”. Lea Del Greco, viceresponsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti, si dice soddisfatta della decisione del Gip di Milano, Cristina Di Censo, la quale ha disposto il rito immediato nei confronti di Silvio Berlusconi per i reati di concussione e prostituzione minorile.
“Il premier verrà giudicato da tre donne - afferma con tono sornione l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -. Tale coincidenza, del tutto casuale, ricorda il contrappasso dantesco dal momento che il presidente del Consiglio, con il reiterato abuso di potere, con i suoi festini privati ad Arcore, con il teatrino del ‘bunga bunga’ e con la mercificazione del corpo delle donne in ambito politico, ha denigrato ed umiliato la figura femminile. In tal modo Berlusconi ha contribuito e contribuisce a far radicare, nel nostro Paese, la cultura delle discriminazioni di genere e dell’assoggettamento del gentil sesso al potere maschile e, talvolta, maschilista”.
“Oggi più che mai - termina la sua valutazione la Del Greco -, è doveroso che il premier si presenti in tribunale come sono giustamente costretti a fare tutti i ‘comuni cittadini’, per dimostrare che i politici non rappresentano una casta privilegiata, ma, al contrario, sono coloro che devono dare il buon esempio ed incarnare nel quotidiano i valori e gli ideali che professano a parole”.
Aniello D’Angelo, viceresponsabile per le Politiche Sociali del movimento: “Qualora ci siano i presupposti e dunque le dovute condizioni di idoneità, una persona sola potrà senz’altro donare amore e una giusta educazione, al pari di una famiglia composta da padre e madre”
Roma – Dopo aver convalidato l’adozione di una bambina fatta all’estero da una madre single di Genova, la Corte di Cassazione ha trovato spunto per invitare il Parlamento ad attivarsi affinché venga finalmente data la possibilità anche a persone sole, di prendersi cura dei tanti bambini privi di famiglia, senza contrastare peraltro quanto stabilito dalla Convenzione di Strasburgo sui fanciulli del 1967 in materia di adozione. La sentenza dei giudici supremi ha suscitato da subito non poche critiche, soprattutto nel mondo cattolico.
Tempestiva la dichiarazione rilasciata al riguardo dal viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti, Aniello D’Angelo: “Sono pienamente d’accordo con quanto asserito dalla Corte di Cassazione e qualora ci siano i presupposti e dunque le dovute condizioni di idoneità, è a mio avviso possibile per una persona single adottare dei bambini”.
“Sicuramente – continua l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – una sola persona non sarà in grado di sostituire la fisicità maschile o femminile, ma senz’altro potrà donare amore e una giusta educazione, al pari di una famiglia composta da padre e madre. Mi sento di condannare l’ennesima ingerenza da parte della Chiesa cattolica, soprattutto in merito a decisioni che fanno capo al solo Stato italiano, per giunta laico”.