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Italia dei Diritti

Movimento politico nazionale
per la difesa dei diritti dei cittadini.

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Ad Avellino cassa integrazione in calo nel 2011, il parere di Sabbatino

Il responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti: “La mia intenzione non è quella di analizzare i dati del rapporto Uil, purtroppo i numeri non possono restituire il reale disagio sofferto da tutti i lavoratori”

 

Napoli – In base ai dati dell’ultimo rapporto Uil, in provincia di Avellino, nel mese di febbraio 2011, la cassa integrazione è diminuita del 32,7% rispetto al mese precedente, e del 25% rispetto all’anno 2010. Anche se tale indagine mette in evidenza una timida ripresa del sistema produttivo nella provincia campana, lo stesso sindacato dei cittadini ha dichiarato che il calo delle ore richieste di cassa integrazione potrebbe essere attribuito ad una ridotta forza lavoro all’interno delle aziende interessate dagli ammortizzatori sociali, e quindi non ad una reale risalita del mercato. Da qui la domanda di definire una rapida intesa Governo-Regioni per l’estensione della Cig in deroga anche per il 2011, salvaguardando i posti di lavoro in attesa della fine della crisi.

 

Il responsabile per la provincia di Avellino dell’Italia dei Diritti, Alfredo Sabbatino, si esprime così sulla questione: “La mia intenzione non è quella di analizzare il rapporto Uil, purtroppo i numeri non possono restituire il reale disagio sofferto da tutti i lavoratori avellinesi. Al centro del problema – continua con rammarico l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, non ci sono solo difficoltà pratiche di trovare lavoro e di mantenerlo, ma anche tutti quei meccanismi di frustrazione e di malessere psicologico che s’innescano quando non si ha un’occupazione, e che si ripercuotono anche sulle relazioni interpersonali”.

 

“Purtroppo – conclude Sabbatino – il morale diffuso è decisamente basso e questo non fa altro che alimentare la sfiducia nei confronti delle varie istituzioni che sembrano voler chiudere gli occhi di fronte al problema della disoccupazione”.

La Del Fallo appoggia i cittadini contro il metanodotto a Sulmona

La viceresponsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti: “Mi chiedo dove sia andata a finire la democrazia, i nostri diritti vengono offesi e le istituzioni non intendono ascoltarci”

 

L’Aquila – “Come rappresentante del movimento in Abruzzo combatto insieme con i cittadini contro la realizzazione del metanodotto. Sono fortemente amareggiata e delusa dal comportamento delle nostre istituzioni che, come di consueto, non intendono ascoltare il grido di allarme lanciato dalla popolazione abruzzese”. Dure le parole pronunciate dell’esponente regionale dell’Italia dei Diritti, Barbara Del Fallo, in merito al via libera dato dal Governo alla costruzione del metanodotto e della centrale Snam nei pressi del cimitero di Sulmona. Nonostante le riserve mosse sulla pericolosità a costruire in zone a forte rischio sismico, provenienti dalla Commissione nazionale di Valutazione di impatto ambientale e dai vari comitati cittadini, l’iter autorizzativo dell’opera sembra procedere a passi da gigante, con la firma dei ministri dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e dei Beni Culturali, Sandro Bondi.

 

“Non è un atteggiamento nuovo quello dell’amministrazione nazionale, anzi direi quasi di routine, al quale siamo purtroppo abituati – incalza la rappresentante del movimento fondato da Antonello De Pierro –. La disonestà e l’omertà sono attributi propri dei nostri governanti ed evidenziano come i livelli di democrazia nel nostro Paese si siano fortemente abbassati”.

 

“Ma dov’è il governo del popolo – si chiede con sarcasmo la De Fallo –, dov’è la partecipazione ai tavoli di concertazione? Noi non veniamo ascoltati, i nostri diritti vengono offesi, e giorno dopo giorno la parola democrazia perde il suo significato originario”.

Plastica blu in pasti mensa scolastica a Pisa, interviene la Attanasio

La responsabile per la provincia di Pisa dell’Italia dei Diritti: “Gli episodi denunciati rappresentano la minima parte di quella che è la reale situazione delle mense scolastiche nel territorio”

 

Firenze - Per la terza volta in poche settimane, ecco che in una minestra servita in una scuola di Pisa viene trovato qualcosa che in realtà ha poco a che fare con il cibo. Difatti un maestro di una scuola elementare ha trovato un frammento di plastica di colore blu all’interno del suo piatto servito a mensa. Sospesa subito la somministrazione dei pasti ai bambini, è scattata poi la segnalazione da parte dell'azienda che ha in appalto la gestione della refezione scolastica  agli uffici comunali preposti. Successivamente la direzione servizi educativi del Comune si è direttamente rivolta all'Unità Funzionale Igiene Sanità Pubblica Alimenti e Nutrizione della Asl 5 per le indagini del caso. E’ il terzo caso nelle ultime settimane. In precedenza, sempre in pasti serviti in mense scolastiche, erano stati trovati un filo di rame in una pizza e un pezzo di nylon all’interno di un contenitore per il cibo.

 

“E’ un fatto vergognoso e secondo me gli episodi denunciati rappresentano la minima parte di quella che è la reale situazione delle mense scolastiche nel territorio – interviene sulla questione la responsabile per la provincia di Pisa del movimento Italia dei Diritti, Sara Attanasio -. Se come succede vengono chiusi i servizi comunali e pubblici dove c’erano certe garanzie, per poi affidare l’erogazione dei pasti nelle mense a delle ditte esterne in appalto o cooperative, questo è il risultato. Purtroppo queste sono realtà dove spesso si lavora al ribasso e ci si arrangia come si può.

 

L’esponente del movimento extraparlamentare fondato da Antonello De Pierro esprime la sua preoccupazione sui fatti e ricorda: “I genitori hanno uno strumento che è il controllo mensa, esistono dei referenti che dovrebbero molto più spesso fare delle visite improvvise”

Arrestato per mafia consulente di Alemanno, per Barbato è vergognoso

 

Il responsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti: “L’aspetto più grave è l’intreccio politica-camorra a livello nazionale”

 

 

Roma - Giorgio Magliocca, sindaco di Pignataro Maggiore (Caserta), è stato arrestato questa mattina con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Esponente del Pdl, Magliocca nel 2010 è stato anche nominato dirigente del Comune di Roma, ovvero coordinatore di gabinetto della segreteria di Gianni Alemanno, al costo di 90mila euro l’anno.

 

Francesco Barbato, responsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti, dichiara sulla vicenda: “Mi sono fatto un’idea su chi sia questo signore già anni fa. L’8 giugno del 2006 fui chiamato in aula da Landolfi, leader di Magliocca. Landolfi ammise di essersi sporcato le mani affermando che lui vive in un territorio molto difficile, molto simile al mio, e che io non mi sarei mai interessato a esso mentre lui l’avrebbe fatto. Disse che mi avrebbe consegnato un macigno se non avessi fatto anch’io quello che aveva fatto lui. A distanza di tre anni – prosegue Barbato – il macigno l’ho restituito io a Landolfi poiché, facendo politica in quegli stessi territori, non mi sono mai sporcato le mani. Oggi abbiamo la riprova della politica di Landolfi, del suo braccio destro Magliocca e del Pdl, e di come si impegnino per il territorio. Proprio Magliocca, all’indomani dello scontro con Landolfi, mi attaccò invitandomi a chiedere scusa. Dopo due anni credo che siano i cittadini di Pignataro Maggiore a vergognarsi di avere un sindaco del genere e di come fa politica”.

 

L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro sottolinea: “Ho già ringraziato il procuratore aggiunto antimafia Cafiero De Raho ed il Pm Milita che hanno effettuate le indagini e stamattina hanno arrestato il sindaco di Pignataro Maggiore. Inoltre, mi sono complimentato con la magistratura per il suo lavoro, grazie a esso si fa luce su questa politica, specie del PdL, che va a braccetto con la Camorra. Questo ben si evince dai casi Landolfi e Magliocca, sui quali pesa un’inchiesta della procura di Napoli per l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche dello stesso Landolfi per l’inchiesta di Camorra. L’aspetto più grave – continua Barbato – è come l’intreccio politica-Camorra sia su scala nazionale, come evidenziano il Comune di Roma e il sindaco Alemanno, il quale ha tra i suoi dirigenti il Magliocca, in passato già consulente delle Comunicazioni. Questa è una politica inquinata che per Alemanno non è nuova, poiché un altro soggetto protagonista della P3, Pasqualino Lombardi, disse, nel carcere di Avellino, che aveva raccomandato ad Alemanno di far assumere come capo gabinetto un suo concittadino di Cervinara.

Che bella politica questa del sindaco Alemanno, il quale si serve e fa entrare nelle istituzioni persone raccomandate dalla P3 o legate alla Camorra. I cittadini di Roma devono veder finire i loro soldi nelle tasche della Camorra: che vergogna!”

 

 

 

Sulla vicenda ha voluto dire la sua anche Federica Menciotti, vice di Barbato nel dipartimento per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti, che così si è espressa: “Chiediamo al sindaco Gianni Alemanno la revoca immediata del mandato di Giorgio Magliocca, in quanto è un atto dovuto. Esiste la presunzione di innocenza fino a prova contraria, ma di fronte a sospetti così gravi, anche in mancanza di sentenza definitiva, la persona deve essere allontanata e sollevata da qualsiasi incarico, è la stessa opinione pubblica che lo chiede. In mancanza di risposta da parte del sindaco Alemanno se ne dovrà tenere conto”.

Record di richieste per prestazioni sociali, l’analisi di Pamela Aroi

Alla vigilia della pubblicazione del rapporto Isee 2010, così la responsabile per le  Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti: “Se da un lato il rendiconto rappresenta un chiaro indice delle fasce popolari più colpite, dall’altro evidenzia quali siano le priorità per il popolo italiano”

   

Roma -  “E’ l’ennesimo dato che fotografa la crisi che inevitabilmente si ripercuote sui nuclei familiari più deboli”. Commenta così Pamela Aroi, responsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti, il rapporto Isee 2010, reso noto ieri dal Ministero del Lavoro.

Il 60% delle dichiarazioni proviene dal Mezzogiorno e la richiesta è soprattutto per prestazioni di carattere economico-previdenziale, quali assistenza sanitaria, agevolazioni su libri scolastici ed asili nido.

“I dati presentati sono da interpretare in doppia chiave – spiega l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – giacché non è da sottovalutare l’importanza data dalle famiglie all’istruzione. A prescindere dalla situazione economica, le famiglie non dimenticano che i propri figli devono andare a scuola, a dispetto di chi ha sempre sostenuto la tesi, senz’altro classista, che l’ignoranza dilaghi soprattutto tra la fascia di popolazione meno abbiente”.

 

Secondo la Aroi, quello esposto dal dossier è un fenomeno che ha più sfaccettature. Se da un lato il rapporto Isee rappresenta un chiaro indice delle fasce popolari più colpite, dall’altro evidenzia quali siano le priorità per il popolo italiano. Mentre la richiesta di assistenza sanitaria e di agevolazioni mediche sembrerebbe per certi versi scontata, non lo è quella di agevolazioni scolastiche, mossa dal desiderio delle famiglie di istruire i propri figli.

L’aumento delle richieste, che secondo il rapporto sfiorano i 7 milioni, secondo l’esponente del movimento “è spiegabile con la necessità, avvertita da chi ha bisogno di quelle agevolazioni, di informarsi. Prima della crisi, la maggioranza delle famiglie era poco al corrente della possibilità di godere di simili servizi, semplicemente perché non sussisteva la necessità di ricorrere ad agevolazioni. Oggi, volenti o nolenti, ci si deve aggiornare su ogni possibile sostegno, anche se esiguo”.

A Firenze un laureato su due senza impiego fisso, Criseo

Il responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti: “E’ inconcepibile che ragazzi che studiano per tanti anni alla fine si ritrovino con un pugno di mosche in mano”

 

 

Roma – Dal rapporto di Almalaurea del 2011 sull’occupazione dei laureati fiorentini è emerso che a distanza di un anno dal conseguimento della laurea solo il 37% di loro trova un lavoro stabile, ovvero un contratto a tempo indeterminato o un lavoro autonomo, mentre il 46% deve accontentarsi di un cosiddetto lavoro atipico.

E’ inoltre risultato che, mentre nel primo anno uno stipendio medio cresce e arriva a superare i 1.300 euro, nel lungo periodo la cifra diminuisce.

 

Giuseppe Criseo, responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti, afferma: “Quello di Almalaurea è uno studio molto corposo. La disfunzione tra laureati e disoccupazione è stata determinata dalla crisi e questo vale sia per la domanda che per l’offerta. Certo è che il dato del 37% di occupazione fa molto riflettere, poiché è inconcepibile che i ragazzi che studiano per tanti anni alla fine si ritrovino con un pugno di mosche in mano”.  

 

 

 

 

Denuncia dell’Italia dei Diritti, 10 mila casi di mobbing nelle forze dell’ordine

Antonello De Pierro, presidente del movimento extraparlamentare: “Adempiremo sempre il compito naturale, assegnatoci dalla nostra ragione sociale, di sensibilizzare l’apparato politico istituzionale nei confronti di questo fenomeno aberrante”

 

Roma – Continua la battaglia contro il mobbing per il movimento extraparlamentare Italia dei Diritti, nato a difesa di tutti i cittadini: dopo aver raccolto numerose segnalazioni, anche attraverso l’interessamento dei diversi esponenti territoriali dell’organizzazione, il presidente Antonello De Pierro, intende porre all’attenzione dell’opinione pubblica, gli oltre 10 mila casi di tale fenomeno messi in atto all’interno dell’apparato delle forze dell’ordine. Accadimenti indubbiamente incresciosi, se si pensa che proprio da queste istituzioni dovrebbe partire l’esempio di senso civico e di giustizia, indispensabile per una società moderna.

 

“Siamo contenti del lavoro svolto perché quella contro il mobbing è una battaglia storica dell’IdD – afferma con decisione De Pierro –. In questo caso ci siamo particolarmente concentrati sulle pressioni psicologiche sul posto di lavoro all’interno degli apparati gerarchici delle forze dell’ordine. I numeri da noi rilevati fotografano una situazione preoccupante da cui può derivare senz’altro un problema di sicurezza per i cittadini da non sottovalutare, in quanto chiunque potrebbe incappare in conseguenze ed effetti collaterali dovuti a tali comportamenti biasimevoli”.

 

“È chiaro che un poliziotto, un carabiniere e così via – continua nella sua analisi il leader del movimento –, privato della necessaria tranquillità sul lavoro, in condizioni di elevato stress occupazionale, può generare delle conseguenze facilmente deducibili. Purtroppo, nostro malgrado, siamo costretti a registrare molti casi, anche particolarmente gravi, che spesso oltrepassano ogni barriera di umanità, e che marciano con i cingoli sui diritti umani prima ancora che su quelli del lavoratore”.

 

“Presto stiamo valutando l’opportunità di iniziare a raccontare nei dettagli qualcuno degli episodi più eclatanti – incalza De Pierro –. È necessario che le istituzioni comincino ad affrontare seriamente la questione, a partire dall’incremento di sportelli antimobbing, perché il problema è proprio nella scarsità di strutture adeguate per contrastare il fenomeno. A nostro avviso, spesso, è questo il motivo che condanna la maggior parte dei casi a rimanere in sordina, unito chiaramente al timore di ritorsioni. Un esempio per tutti è la situazione riscontrata all’interno dell’U.O.D. Medicina del Lavoro, con a capo il professor Edoardo Monaco, presso l’ospedale sant’Andrea di Roma, dove purtroppo è molto difficile ottenere un appuntamento in quanto i posti disponibili sono limitati e di conseguenza le liste restano a lungo bloccate. Come movimento extraparlamentare – conclude De Pierro – adempiremo sempre il compito naturale, assegnatoci dalla nostra ragione sociale, di sensibilizzare l’apparato politico istituzionale nei confronti di questo fenomeno aberrante”.

 

Sciolto per mafia il Comune di Bordighera, il commento della Menciotti

 La viceresponsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti: “La decisione deliberata sembra sconfessare le dichiarazioni fatte fino a ieri, sindaco compreso, secondo le quali di mafia, al Nord, non se ne vedeva neanche l’ombra”

 

 

 

Roma - All’indomani dello scioglimento della giunta comunale di Bordighera, cittadina ligure apparentemente tranquilla e lontana dalla malavita mafiosa, così Federica Menciotti, viceresponsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti: “La decisione deliberata sembra sconfessare le dichiarazioni fatte fino a ieri, sindaco compreso, secondo le quali di mafia, al Nord, non se ne vedeva neanche l’ombra”.

Evidentemente dai lunghi esposti presentati da Direzione Nazionale Antimafia e Comando provinciale dei Carabinieri di Imperia, traspare una realtà diversa, anzi tra le righe emergono nomi di famiglie legate alla ‘Ndrangheta.

L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, ha tenuto a precisare: “Nonostante lo scioglimento della giunta di Bordighera, ci sono molte altre situazioni, come ad esempio quella di Fondi (LT), per le quali il Consiglio dei Ministri non ha intrapreso alcuna azione di smembramento  benché sussistesse l’esplicita proposta del prefetto. Auspichiamo che quanto adottato ieri da Palazzo Chigi contrasterà il condizionamento della politica da parte del potere criminoso.  

La Menciotti invita, infine, gli abitanti del piccolo centro imperiese a chiedere spiegazioni all’amministrazione comunale ma soprattutto al sindaco, apparentemente ignaro dell’azione indisturbata delle cosche mafiose nella splendida terra ligure.     

 

11 milioni di euro per nuove società in Abruzzo, l’analisi della Ferrari

La viceresponsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti: “Spero che le imprese saranno supportate anche dal punto di vista delle garanzie bancarie e che per promuovere l'innovazione in modo più efficace ed  efficiente possibile, siano stati  istituiti dei parametri idonei ad un a graduatoria di merito”

 

Roma – ? di questi giorni la notizia di un’operazione frutto del bando regionale indetto con lo scopo di attrarre nuove imprese nei comuni abruzzesi colpiti dal sisma, che metterà a disposizione di chi ne farà richiesta, 11 milioni di euro di finanziamenti a fondo perduto, e che secondo una prima stima di Confindustria, darà origine a 200 posti di lavoro.

Delle 134 società che hanno fatto domanda per le sovvenzioni, ne sono state selezionate 54, tra imprese individuali, per lo più artigiane e commerciali, e collettive. Le attività in questione, saranno portavoce di una vera boccata di ossigeno per un territorio che necessita di una significativa spinta verso la rinascita di un’economia locale.

 

In merito alla questione è intervenuta la viceresponsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti, Emanuela Ferrari: “Spero che le aziende siano o saranno supportate anche dal punto di vista delle garanzie bancarie, grande scoglio per le piccole-medie imprese e che per promuovere l'innovazione  in modo più efficace ed  efficiente possibile, siano stati  istituiti dei parametri idonei a una graduatoria di merito. Questo non solo per la  creazione numerica di posti di lavoro, ma anche per porre l’accento, con enfasi, sul loro effettivo mantenimento nel medio termine, valutando le prospettive di competitività dell’impresa in base al prodotto offerto e al servizio erogato”.

 

“Mi auguro – continua l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – che non sia stata fatta solo una mera analisi burocratica della documentazione in un contesto economico-imprenditoriale e di infrastrutture decisamente difficile, bensì una competente e attenta valutazione nell’interesse di tutti gli interlocutori locali. Questo ritengo sia necessario – conclude la Ferrari –, affinché si crei un volano sinergico di qualità intorno alle nuove imprese, in grado di invogliare i giovani ad investire il proprio futuro in una già provata realtà territoriale locale  aquilana, abruzzese  e purtroppo nazionale”.

 

Turismo russo in aumento a Rimini, la soddisfazione di Daluiso

Il responsabile per la provincia di Rimini dell’Italia dei Diritti: “E’ importante che si continui a cercare nel mercato straniero, com’è stato fatto per la Russia,  un canale di sbocco per aumentare e potenziare le presenze di visitatori nella nostra realtà territoriale”


Rimini – “Apprendo con molta soddisfazione i dati inerenti all’aumento della presenza di turismo straniero, soprattutto russo, nella provincia di Rimini e nella nostra riviera romagnola. Un dato senza alcun dubbio positivo che ci dimostra come l’aeroporto Federico Fellini di Rimini sia diventato un nodo centrale per il turismo della nostra zona”. La prima analisi del responsabile per la provincia di Rimini, Gianluca Daluiso, sugli ultimi dati inerenti il trend positivo rilevato da Banca d’Italia sull’aumento di turismo straniero nella riviera romagnola è sicuramente fiduciosa e propositiva. I numeri hanno registrato un incremento di presenze in entrata provenienti dalla Russia del 12,6% nei mesi estivi, e nell’ottica di questi dati si guarda con ottimismo anche al turismo destagionalizzato che ha registrato un aumento nelle partenze e negli arrivi rispettivamente del 5,6 e del 3,1 per cento.

 

L’esponente del movimento extraparlamentare presieduto da Antonello De Pierro dichiara: “E’ importante che si continui a cercare nel mercato straniero, com’è stato fatto per la Russia,  un canale di sbocco per aumentare e potenziare le presenze di visitatori nella nostra realtà. Bisogna altresì  rafforzare non soltanto l’offerta turistica basata sul divertimento, ma anche offrire ai nostri turisti una possibile altra visione della nostra zona costruita sull’arte, sulla cultura, per permettere cosi anche una sempre più maggiore destagionalizzazione. E’ necessario che si sfrutti tutto il nostro patrimonio artistico e culturale per far si che non si pensi alla riviera romagnola solo come posto di divertimento, ma che sappia anche porsi come luogo di arte, di natura e di cultura, per un turismo sempre più eterogeneo”.

 

 

De Pierro rinnova appello per via di Castel Fusano a Ostia

Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Purtroppo siamo qui a ribadire la necessità improcrastinabile di intervenire su una strada che più volte ha fornito cifre alla lugubre contabilità delle vittime di incidenti stradali”

 

Roma – Dall’amministrazione locale ancora nessun intervento sullo stato disastroso in cui versa via di Castel Fusano, principale arteria stradale del XIII Municipio di Roma, come più volte ribadito dal movimento extraparlamentare Italia dei Diritti, per voce del suo presidente Antonello De Pierro.

Da mesi, numerose sono state le segnalazioni dei cittadini romani pervenute all’IdD, ma per tutta risposta il Municipio ha eseguito lavori su di una strada, quella di via del Lido di Castel Porziano, che necessitava di una manutenzione minore o comunque non prioritaria rispetto a quella da effettuare in via di Castel Fusano. Il risultato è che ancora oggi in questa via, si rischia di essere vittima di gravi incidenti stradali a causa dei diffusi crateri  e dossi presenti nell’asfalto.

 

“Nonostante i nostri appelli, la giunta del XIII Municipio ed in particolar modo, l’assessore ai Lavori Pubblici, Amerigo Olive – afferma De Pierro –, stanno facendo orecchie da mercante, per quanto riguarda la situazione di degrado della via. Purtroppo siamo qui a ribadire la necessità improcrastinabile di intervenire su una strada che più volte ha fornito cifre alla lugubre contabilità delle vittime di incidenti stradali. Sfortunatamente, dopo il fallimento totale della giunta Alemanno, ci duole dover registrare anche quello parziale della giunta del minisindaco Giacomo Vizzani. Sono troppi, infatti, i punti dove l’assenza del municipio è lapalissiana – continua il leader del movimento –. Sto parlando di strade completamente dissestate, scarsi specchi segnaletici per gli incroci, fermate di mezzi pubblici poste in prossimità di crocevia o curve, e cassonetti posizionati in punti che riducono notevolmente la visibilità a chi si immette nelle vie principali. Il tutto delinea uno scenario che produce indubbiamente in noi dell’Italia dei Diritti, una forte preoccupazione per la sicurezza dei cittadini”.

 

E il numero uno del movimento nazionale punta il dito imperterrito: “Non riusciamo a capire se si tratti di negligenza o di incapacità, ma qualunque sia il motivo, non possiamo rimanere qui passivamente ad accettarlo. Ci auguriamo pertanto che s’intervenga al più presto su una via così importante come quella di Castel Fusano, dove chi la percorre, rischia la vita quotidianamente, e dove le autovetture sono costrette ad improvvisare gincane, tra dossi e buche.

Ribadiamo – incalza De Pierro – che per qualsiasi incidente verificatosi su tale tratto di strada non possiamo, vista l’indifferenza opposta ai nostri appelli, non ritenere politicamente responsabile l’assessore Olive”. 

 

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