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Italia dei Diritti

Movimento politico nazionale
per la difesa dei diritti dei cittadini.

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Consulta blocca assunzioni sanità pugliese, commento della Lusi

La viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti: “Lo spettro della precarietà, che impedisce di poter progettare un'esistenza, è tornato ad incombere sui tanti lavoratori che hanno assaporato la tranquillità contrattuale per meno di un anno”

   

Puglia, - E’ arrivata dalla Corte costituzionale la bocciatura di gran parte delle norme che costituivano la tanto discussa legge regionale 4 del 23 febbraio 2010.

In particolare saltano le stabilizzazioni per dirigenti medici, collaboratori temporanei adibiti ai servizi di assistenza domiciliare, riabilitazione ed integrazione e per medici precari del Servizio Sanitario di Urgenza ed Emergenza(SUEM). 

“Le sentenze degli organi di giustizia si applicano, non si commentano” è la premessa della dichiarazione di Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti, sulla sentenza della Corte Costituzionale. Secondo la Lusi però, casi specifici come questo, incidono in maniera così forte nella vita di migliaia di lavoratori, richiedono più che un semplice commento ma una riflessione su quanto compiuto finora “La legge regionale, la cui validità è stata smontata dalla Corte Suprema, suscitò molte polemiche sin dalla sua emanazione –  spiega l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - Si disse che così facendo si sarebbe introdotta una pericolosa deroga alla regola generale per cui nelle amministrazioni pubbliche si accede solo tramite concorso”.

Tutte le polemiche sollevate allora, furono smorzate dalla soddisfazione di quella schiera di precari che videro nel contratto a tempo indeterminato la panacea per il futuro.  

Oggi quel futuro, è stato di minato e come ha tenuto ad aggiungere l’esponente del movimento extraparlamentare “Lo spettro della precarietà, che impedisce di poter progettare un'esistenza, è tornato ad incombere sui tanti lavoratori che hanno assaporato la tranquillità contrattuale per meno di un anno” dunque questo significa un palese fallimento della politica “nel suo tentativo di voler porre rimedio ad una situazione diffusa di precarietà e sfruttamento utilizzando malamente il mezzo legislativo che, presentava, già allora le sue manchevolezze” che dovrà porre rimedio a questa sconfitta “operando in virtù delle regole legislative e morali”.

 

Sempre più italiani in fila alla Caritas di Mantova, per Refolo è solo l’inizio

Il responsabile per la provincia di Mantova dell’Italia dei Diritti esprime forte preoccupazione per il processo d’impoverimento inarrestabile che si abbatte su una fascia sempre più ampi di popolazione

 

 

 

Castiglione delle Stiviere – L’associazione mantovana, Marta tana, che gestisce il punto Caritas locale, lancia l’allarme poiché nell'ultimo anno le persone che chiedono aiuto, soprattutto stranieri, sono in aumento, tra loro tanti italiani che sempre più spesso si rivolgono all’associazione, ai quali

negli ultimi dodici mesi sono stati distribuiti qualcosa come 2.250 pasti. Le parole di Paolo Refolo, responsabile per la provincia di Mantova dell’Italia dei Diritti, fanno trasparire un presagio lugubre quanto reale “Tutto questo è un segnale eloquente di come la crisi stia andando avanti. Non è finita. C’è, e gli effetti si vedranno più avanti”.

 

All’associazione, ogni giorno, si ritirano cibo e indumenti, c’è un punto d’ascolto per chi, con un pacato alone di vergogna, si rivolge proprio lì, dove mai avrebbe mai pensato di appellarsi per poter riuscire a sfamare i propri figli.

“La situazione è grave – avverte l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -  e precipiterà ancor di più quando i molti che ancora godono della cassa integrazione, straordinaria o in deroga, cesseranno di percepire qualsiasi tipo di entrata, rimanendo senza un soldo”.  Refolo manifesta quindi la sua preoccupazione al domani “Le richieste aumenteranno, soprattutto per quella fascia di persone dai 45 ai 50 anni che a fatica riescono ad ottenere un reinserimento nel mercato del lavoro, ma anche da parte di chi non è professionalmente specializzato in un preciso settore”.

 

Appalto pulizie senza gara all’Asl di Lecce, il commento della Lusi

La viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti sull’ultimo

scandalo della sanità pugliese: “L’ennesima irregolarità all’interno di un sistema

clientelare e corrotto. Le uniche vittime sono i cittadini”

 

 

Bari - “Lo scandalo della sanità pugliese rischia di travolgere l’intero sistema sanitario della regione”. Questo è il primo commento di Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti, in merito all’attribuzione dei servizi per le pulizie nell’Asl di Lecce, senza regolare gara d’appalto. La vicenda ha visto protagoniste le ditte Csn e Biologica, l’accusa è di concorso in abuso d’ufficio e di violazione alla legge sugli appalti. Si indaga su presunti collegamenti con la politica.

L’archiviazione della richiesta di processo per il presidente della giunta Nichi Vendola non basta, secondo la Lusi, “per restituire dignità istituzionale al settore  più strategico del Welfare regionale”.

Per l’esponente del movimento fondato da Antonello De Pierro ci troviamo di fronte “all’ennesima irregolarità”  in quello che può essere definito “un vero e proprio sistema clientelare e corrotto”.

“La Magistratura farà il suo corso, ma resta l’amarezza – conclude la viceresponsabile pugliese dell’organizzazione extraparlamentare – per una vicenda che vede come uniche vittime i cittadini, costretti a privarsi dei presidi ospedalieri, considerati non produttivi di reddito, pur di compensare ‘il buco’ nel sistema sanitario pugliese”.

Guazzi su dipendenti comune Novara costretti a ferie per il 17 Marzo

 

Il vice responsabile per la Pubblica Amministrazione dell’Italia dei Diritti: “E’ un pessimo esempio di quello che dovrebbe essere l’atteggiamento di un’amministrazione pubblica”


Roma - “E’ un pessimo esempio di quello che dovrebbe essere l’atteggiamento di un’amministrazione pubblica che deve fungere da paradigma di comportamento per i cittadini, così come in passato fu poco decoroso l’atteggiamento di alcuni amministrazioni municipalizzate che cavalcarono l’effetto euro aumentando i prezzi dei biglietti. Ci troviamo di fronte ad una bassa dimostrazione di quello che dovrebbe fare un organismo pubblico che funge anche da datore di lavoro”. Questo è il primo duro commento del vice responsabile per la Pubblica Amministrazione dell’Italia dei Diritti, Andrea Guazzi, riguardo alla vicenda che ha visto coinvolti i dipendenti pubblici del comune di Novara. Secondo una circolare diffusa ieri, gli oltre ottocento dipendenti della cittadina leghista saranno costretti a prendere un giorno di ferie in occasione del 17 Marzo, festa nazionale stabilita solo per quest’anno in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Così ha deciso l’amministrazione municipale approfittando della poca chiarezza del decreto e dichiarando di aver applicato l’interpretazione più diffusa.

“Se non fosse un’azione illegittima, e personalmente credo che lo sia anche se non in modo lampante nella specifica della norma violata, è quantomeno un comportamento scorretto” afferma duramente Guazzi in merito al caso particolare.

 

Inoltre l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro continua la sua analisi anche da un punto di vista strettamente legale, ricordando che “gli amministratori del comune di Novara, i quali sostengono di essere stati costretti a dover prendere questa decisione anche in merito alla preoccupazione del problema del gravo economico, potrebbero chiedere parere ad un apposita sezione della Corte dei Conti regionale proprio su tutte le questioni scaturite da nuove norme che possono andare ad incidere sul bilancio a loro demandato. La Corte dei Conti avrebbe sicuramente risposto loro sedando tutti i dubbi anche quelli degli amministratori più pretestuosi”.

 

A Vicenza Garibaldi condannato al rogo, per Zagbla un vilipendio

Il responsabile per il  Veneto dell’Italia dei Diritti condanna l’episodio avvenuto all’esterno di una discoteca sabato scorso quando

è stato dato alle fiamme un fantoccio con scritto “l’eroe degli immondi”

 

 

Venezia – “Garibaldi è una delle personalità che hanno fatto grande l’Italia,  chi ne infanga la memoria non merita di essere italiano”. Ferme e decise le parole del responsabile per il     Veneto dell’Italia dei Diritti, Emmanuel Zagbla, che condanna il rogo al fantoccio di Garibaldi, verificatosi sabato scorso all’ingresso di una discoteca di Vicenza. L’episodio ha spaccato l’opinione pubblica, tra chi lo considera una goliardata e quelli che l’hanno letto come l’ennesima provocazione leghista al 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.

“Anche se sono di origine straniera – afferma Zagbla  –  condivido un sentimento di patriottismo verso l’Italia. Considero Giuseppe Garibaldi un esempio da seguire, come Giovanni Falcone o come il presidente Sandro Pertini, tutti personaggi – sottolinea - che hanno contribuito a fare grande questo paese”. Il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro condanna senza appello il fuoco appiccato al fantoccio in camicia rossa, con appeso al collo il cartello con la scritta “l’eroe degli immondi”.

“Le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia dovrebbero spingere a prendere esempio da questi grandi personaggi”, incalza Zagbla, che non risparmia parole dure: “Dare alle fiamme un fantoccio di Garibaldi è un atto di vilipendio nei confronti della nostra Repubblica, chi si rende protagonista di simili azioni non merita di essere italiano”.

Donna violentata dai carabinieri a Roma, dura reazione della Scoleri

La Vice responsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti: “E' una vicenda agghiacciante che spero possa essere smentita”

Roma, – Arrestata per furto il 23 Febbraio in un supermercato, una donna di 32 anni originaria di Crema e da poche settimane stabilitasi a Roma, ha denunciato successivamente alla condanna, di aver subito violenza sessuale da parte di un vigile urbano e tre carabinieri in servizio alla stazione del Quadraro. Dopo essere stata condotta nella camera blindata della caserma, in attesa dell'udienza del processo per direttissima previsto il giorno dopo, la donna racconta di aver subito gli abusi proprio durante la notte, accusando i due militari di aver compiuto l’atto mentre gli altri due facevano da palo.

 

“E' una vicenda agghiacciante che spero possa essere smentita. Se cosi non fosse, ci troveremmo di fronte ad una realtà sconvolgente con la quale sarebbe impossibile fare i conti”. Questo è il primo commento quasi incredulo di Francesca Scoleri, vice responsabile per le  Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti. “ Mi riesce veramente difficile individuare il cosiddetto branco che abusa di una donna indifesa in 4 appartenenti alle forze dell'ordine, – continua la Scoleri - dal momento che considero ancor peggiore l'atteggiamento di chi avrebbe coperto l'accaduto facendo da palo rispetto a chi avrebbe commesso l'abuso”.

 

La rappresentante del movimento fondato da Antonello De Pierro prosegue sulla questione concludendo: “Spero vivamente che la vicenda sia misurata e giudicata con estrema sollecitudine da parte dell'arma e della procura. La condizione della donna racchiude troppi momenti di estremo disagio e di vergognosi abusi, mi auguro di tutto cuore che non si debba aggiungere il peggio del peggio che in questa vicenda potrebbe essere celato”.

Sovraffollamento carceri in Calabria, il commento della Aroi

La responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Quello degli istituti di pena  è un fenomeno a più facce che porta a riflettere sui diritti e le condizioni di chi ne è coinvolto”

 

 

Roma – “La situazione delle carceri in Calabria si impone come un'emergenza e occorre adottare al più presto provvedimenti burocratici”.

Commenta con queste parole Pamela Aroi, responsabile per la Calabria dell’Italia dei Diritti, la condizione di sovraffollamento che regna all’interno del sistema carcerario calabrese. Il numero dei detenuti è stimato a 3.200, a fronte dei 1.900 posti di capienza previsti. Il contesto in cui si trovano a lavorare gli agenti di custodia non è dunque ottimale e ciò va a discapito della sicurezza stessa.

 

“Tanto di lode alla polizia penitenziaria: lavorare in condizioni di stress non è facile e ha ripercussioni nella vita sia lavorativa che privata. Ma – prosegue l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro –, sono da tirare in ballo anche i diritti dei detenuti. Infatti, lungi dal perseguire la rieducazione di questi ultimi, di fatto vengono violati i loro diritti, non c'è privacy, non ci sono spazi, vengono a mancare le condizioni di tutela della persona. Il fenomeno ha due facciate,  da una parte persiste la difficoltà di lavorare da parte degli operatori del carcere, dall’altra i detenuti versano in condizioni disagiate”.

 

Turni massacranti, straordinari non sempre pagati, aggressività dei carcerati e tentativi di sventare i suicidi degli stessi. Queste le conseguenze limite di un sistema su cui agire senza indugi.

 

Ribera schierato con appello Sos Rinnovabili contro ministro Romani

Il viceresponsabile per l'Ambiente dell’Italia dei Diritti: “Il Governo deve dimostrare con i fatti l’intento di non ostacolare gli incentivi sull’utilizzo delle energie rinnovabili, e non con singolari proposte che creano solo una valanga di polemiche”

 

Roma – “Il ministro Romani deve dimostrare con i fatti l’intento di non ostacolare gli incentivi sull’utilizzo delle energie rinnovabili, e non con singolari proposte che creano solo una valanga di polemiche”. Esprime così la sua opinione il viceresponsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti, Marcello Ribera, in merito alla mobilitazione senza precedenti di circa 14mila persone che, a partire da domenica sera, hanno risposto positivamente su internet e sui social network all'appello denominato “Sos Rinnovabili”, contro l’azione di chiusura del ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, relativamente agli incentivi sullo sviluppo dell’energia pulita.

“Negli ultimi due anni mi sembra che l’Italia, al di là di qualche eccezione, si stia muovendo soprattutto in direzione del nucleare – continua imperterrito l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –. La proposta di Romani andrebbe contro le direttive dell’Unione Europea e del protocollo di Kyoto. Molti poi sono i programmi pilota attivati per la crescita delle risorse ambientali alternative che arrivano dalla Ue e che, spesso, non vengono sponsorizzati. L’assurdo è che gli stessi per metà, sono finanziati dal Fondo Sociale Europeo e pertanto non andrebbero ad aggravare pesantemente le casse dello Stato”.

 

“Ritengo che la green economy – conclude Ribera – sia un business produttivo e doveroso, soprattutto in un Paese come il nostro che gode di vento e di mare, e che potrebbe essere adatto ad uno sviluppo considerevole”.

Italia al quinto posto mondiale per pedopornografia online, la Aroi indignata

La responsabile per le Politiche Sociali dell'Italia dei Diritti: "La pedofilia telematica è un fenomeno aberrante"

 

 

Roma – I dati sono preoccupanti: l'Italia si classifica al 5° posto nel mondo per il consumo di materiale pedopornografico online, ma se la situazione non dovesse cambiare, tra qualche anno potrebbe detenere il primato. L'Osservatorio internazionale di Telefono Arcobaleno ci informa che sono ben 5.728 i siti di pedofilia attualmente attivi.

"Un aspetto orribile che coinvolge le vittime troppo piccole e indifese per identificarle come oggetto di decisioni, figuriamoci a livello sessuale – tuona sdegnata Pamela Aroi, responsabile per le Politiche Sociali dell'Italia dei Diritti –, la pedofilia telematica è un fenomeno aberrante. L'Italia è sommersa come componente sociale".

L'identikit del pedofilo è precisa: è maschio e incensurato, ha meno di 40 anni, vive ancora in famiglia ed è ben integrato nella società. Le bambine dai 6 ai 9 anni costituiscono i bersagli ad alto rischio. Ad allarmare è, inoltre, il crescente aumento dei siti pedopornografici, stimato al 6%.  "Egregio il lavoro degli agenti sotto copertura – prosegue l’esponente del movimento guidato da Antonello de Pierro – tali fenomeni non fanno capo a singoli pertanto è necessario che le reti vengano interrotte e individuati i colpevoli, affetti ovviamente da gravi patologie psichiatriche. Sono soggetti pericolosi e potenziali carnefici dei bambini. E' assurdo pensare che in una società civile e avanzata possano accadere ancora certe cose. Viene da diffidare anche su chi professa comportamenti etici ma che poi, in realtà, predica bene e razzola male. E scatta l'allarme: i nostri figli con chi hanno a che fare?"

Attualmente le soluzioni sono due: l'oscuramento dei siti pedopornografici e l'identificazione dei bambini le cui immagini circolano sul web. Ma soltanto l'1% delle vittime riesce a essere individuato e protetto.

 

Silipigni perplessa su flop iniziativa “salva precari” in Liguria

La viceresponsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti: “Sarebbe opportuno capire con maggior chiarezza come è stata pianificata la comunicazione riguardo alla disponibilità di questi fondi”

Genova – Sembrerebbero solo una ventina, tra docenti e personale tecnico-amministrativo, le persone che hanno risposto all'iniziativa “salva precari” della scuola promossa dalla Regione Liguria e finanziata dal Fondo Sociale Europeo. Dei 3 milioni di euro messi a disposizione per attività straordinarie necessarie ad innalzare la qualità del sistema formativo regionale, sono stati infatti utilizzati solo 100mila euro. Questa è la stima riportata dallo stesso assessore regionale alla Formazione, Istruzione e Università, Sergio Rossetti, il quale si dice comunque propenso ad utilizzare il denaro per venire incontro ad altre necessità e bisogni dei cittadini.

Ad esprimersi sulla questione la viceresponsabile per la Liguria, Antonella Silipigni: “Non voglio entrare in polemica con quanto dichiarato dall’assessore Rossetti, ma sarebbe opportuno capire con maggior chiarezza, come è stata pianificata la comunicazione riguardo alla disponibilità di questi fondi”.

“Non posso credere che il problema dei precari nella scuola sia improvvisamente scomparso – continua perplessa l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –. La responsabilità del fallimento del progetto forse va ravvisato nella scarsa coordinazione tra le organizzazioni sindacali e le direzioni scolastiche, e l’amministrazione regionale. Molto spesso –  conclude la Silipigni – in materia di attribuzione di fondi, l’elemento comunicazione viene affrontato in maniera superficiale, e questo non è certo il modo più opportuno per rispondere ad esigenze che sono indubbiamente reali”.

Nella giornata mondiale delle malattie rare Caporale sprona il sistema sanitario

Il responsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti : “In un contesto come il nostro è doveroso l’interesse verso tali malattie. ? opportuno non intenderlo come uno spreco di risorse ma come un miglioramento d’uso di tali mezzi


Roma –   “Ritengo giusto che la medicina si occupi oltre che dell’emergenza anche della prevenzione, ugualmente per quanto riguarda le patologie rare e più complesse. Un sistema sanitario efficiente deve avere in se l’idea di un trattamento adeguato dell’ordinario e alla stessa maniera,  la capacità di gestire le patologie meno diffuse”.

 

Commenta con queste parole Manlio Caporale, responsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti, la celebrazione della : “Giornata mondiale delle malattie rare”. Occasione per ridestare l’attenzione dell’Europa sulle difficoltà incontrate da un numero di malati compreso tra i  24 e i 36 milioni, 1.500.000 in Italia, che devono affrontare, spesso senza adeguato sostegno, una delle 8.000 patologie infrequenti.

 

“In un contesto come il nostro – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - , è doveroso l’interesse verso tali malattie, le quali, pur essendo una minoranza, rappresentano purtroppo, per gli ammalati, anche un grave disagio psicosociale. Sovente chi è affetto da tali morbi , non dimentichiamo che il 50 % di questi è neurologico, inizia un percorso doloroso all’alba della sua esistenza che durerà fin quando ci sarà vita. ? giusto che un sistema sanitario come il nostro,  che si pone più o meno tra i primi 5, se ne occupi, fondamentale che abbia anche la possibilità di gestire patologie meno ordinarie”

 

Nello slogan di quest’anno :''Rari, ma uguali''è sintetizzato il messaggio che le famiglie dei pazienti auspicano passi sia  mediaticamente sia  socialmente. Sensibilizzando alla ricerca e , soprattutto ad una parità di trattamento,  al fine di garantire medesima assistenza e speranza in tutte le regioni d’Italia.

 

“Deve essere un impegno della sanità – asserisce Caporale - , non un privilegio delle aziende private, attuando una solidarietà che bisogna avere come previsto dalla nostra Costituzione. ? opportuno non intenderlo come uno spreco di risorse ma come un miglioramento d’uso di tali mezzi. La ricerca – conclude - è trainante e incoraggiante,  almeno in questo non si può e non ci si deve risparmiare”.

 

 

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