La responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “I pazienti non devono soffrire a causa di pregiudizi, ignoranza ed inettitudine. Il nostro Paese è rimasto per lungo tempo silente e ciò continua a determinare sofferenza sulla sofferenza”
Firenze - “La lotta al dolore non può e non deve essere considerata come una mera questione politica, ma piuttosto come una questione medico-sanitaria e, soprattutto, umanitaria. Dunque, il ministro della Salute deve farsene carico senza ulteriori indugi e garantire il diritto di cura. In quest’ottica ben venga la legge regionale proposta da Brogi che, seppur in odor di bocciatura, mette sul tavolo una questione scottante non più rinviabile”. Così Emanuela Ferrari, responsabile per la Toscana dell’Italia dei Diritti, commenta il provvedimento a cui sta lavorando il consigliere regionale del Pd Enzo Brogi che intende permettere la somministrazione di cannabinoidi per la cura del dolore, nei casi in cui gli altri farmaci risultassero inefficaci.
“I pazienti non devono soffrire a causa di pregiudizi, ignoranza ed inettitudine - dichiara fermamente l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -. Non ci si rende conto che è una sofferenza inutile per le persone e per i familiari. La stessa comunità scientifica internazionale ha ribadito l’efficacia terapeutica della cannabis. Purtroppo, anche nella lotta al dolore l’Italia si ritrova agli ultimissimi posti in Europa. La spiegazione a tale ingiustificabile contesto è data dalla farraginosa burocratizzazione delle procedure, tipica di un sistema sanitario poco efficiente quale il nostro, nonostante alcune punte di eccellenza, e un indubbio condizionamento religioso sul concetto di sofferenza che deve essere vissuta, poiché va considerata come espiazione. Il nostro Paese è rimasto per lungo tempo silente e ciò continua a determinare sofferenza sulla sofferenza”.
Il viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Nulla impedisce quest’aumento, ma almeno si migliori un servizio che è manifestamente pessimo”
Napoli - “Facendo un confronto tra il servizio di trasporto pubblico napoletano e quello di un’altra metropoli italiana come Roma, non riesco assolutamente a trovare una motivazione valida a questo rincaro”. Così commenta Angelo Di Mauro, viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti, l’aumento delle tariffe dei trasporti deliberato dalla Regione governata da Stefano Caldoro e che dovrebbe scattare a partire dal mese di aprile, a causa del deficit accumulato dal Consorzio Unico.
“Se nella Capitale i tempi di attesa sono brevi sia per quanto riguarda la metropolitana che per gli autobus - evidenzia l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -, nel capoluogo campano è impossibile muoversi in tempi ristretti, poiché le attese sono infinite. Quindi, a Roma i biglietti a tempo sono utilizzabili, a Napoli no.
Nulla impedisce quest’aumento, ma almeno si migliori un servizio che in Campania è manifestamente pessimo. Imporre un rincaro richiederebbe un programma, un piano di perfezionamento del servizio ed in questo caso è evidente che tutto ciò non c’è. Dunque, la situazione non cambierà minimamente”.
In ultimo, Di Mauro si sofferma sulla questione economica del Meridione: “Nonostante la cattiva pubblicità dei media, noi campani non vogliamo soldi da nessuno anzi, non ne abbiamo mai voluti. Solitamente ce li hanno dati per poi riprenderseli. Il problema dalle nostre parti è la gestione dei servizi da parte degli amministratori, anche se questa è una difficoltà che ormai si vive in tutta Italia. Al riguardo, basti solo pensare a Roma o a Milano”.
Il responsabile per la Tutela degli Animali dell’Italia dei Diritti: “Ancora una volta si vuole tornare a delle leggi abrogate oltre un decennio fa che dimostrano l’involuzione cui gli ultimi governi sono stati rei”
Roma– Sopprimere gli animali che non vengono adottati entro un determinato periodo di tempo, è riassumibile in questi termini quanto ha dichiarato, in una richiesta di informazioni al Comune di Cantù, provincia di Como, Angiola Tremonti, consigliere comunale, sorella del ministro delle Finanze, lamentandosi dei costi di gestione del canile locale.
“Siamo alle solite – commenta con sdegno Marco Di Cosmo, responsabile per la Tutela degli Animali dell’Italia dei Diritti - quando si tratta di fare tagli sono sempre i più deboli e indifesi i primi a pagare. Mentre il ministro Giulio Tremonti taglia sulla vita delle persone, la sorella Angiola ha pensato bene di prendersela con gli animali, nello specifico i cani. Ancora una volta – continua Di Cosmo - si vuole tornare a delle leggi abrogate oltre un decennio fa che dimostrano l’involuzione cui gli ultimi governi sono stati rei e manifesti. Se davvero la consigliera pensa che i cani siano portatori di malattie potrebbe studiare l’impatto umano su quel pianeta chiamato terra”.
Le accese reazioni degli animalisti e i cartelli apparsi sulle gabbie del ricovero per cani non hanno fatto cambiare opinione alla consigliera Tremonti. La struttura di Mariano Comense che ospita gli abbandonati a quattro zampe, va ricordato, si sostenta anche grazie ad un esiguo contributo per residente. “50 centesimi l’anno – dichiara l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - , costo di un caffè, salvano la vita di un cane e non sono nemmeno paragonabili a tutti quegli euro che vengono sperperati ogni giorno dalla pubblica amministrazione, dai governi comunali, provinciali e regionali”.
La responsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti: “Quella di ieri è stata solo la prima di una serie di iniziative che dovranno coinvolgere la classe politica, le istituzioni e le forze sociali affinché i diritti delle donne siano rispettati anche in Italia”
Roma - Patrizia Lusi, responsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti, commenta entusiasta l’adesione che ha ottenuto la protesta di piazza delle “sciarpe bianche” a difesa della figura femminile che ha avuto luogo ieri in numerose città italiane ed estere: “La manifestazione del 13 febbraio è stata un successo per la capacità che tutte le donne d’Italia, appartenenti a varie associazioni e formazioni politiche, hanno dimostrato nel mettere insieme posizioni distanti tra loro per mostrare il comune sentimento di sdegno nei confronti dell’immagine delle donna che in questi ultimi mesi è stata divulgata dai mass media, a seguito delle vicende che hanno coinvolto il presidente del Consiglio”.
L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro risponde a Silvio Berlusconi che ha definito la manifestazione “faziosa e vergognosa”, denunciando senza mezzi termini la situazione del Bel Paese: “Quella di ieri è stata soltanto la prima di una serie di iniziative che dovranno coinvolgere, a tutti i livelli, la classe politica, le istituzioni e le forze sociali affinché i diritti delle donne siano rispettati, finalmente, anche in Italia”.
Infine, la Lusi si sofferma sulle condizioni allarmanti del lavoro femminile nel nostro Paese: “Le donne italiane costituiscono il 50% della popolazione e contribuiscono alla crescita del Pil. Eppure, la maggior parte di loro vive situazioni lavorative precarie e, probabilmente, non riuscirà ad ottenere il diritto alla pensione. Tutto ciò senza considerare coloro che prestano la loro attività lavorativa in casa e si dedicano alla cura della famiglia. In alcune zone d’Italia, come ad esempio la Puglia, il tasso di disoccupazione femminile raggiunge il 45% ed i motivi sono dettati anche dalla difficoltà della donna di conciliare i tempi fra lavoro e impegni domestici.
Dunque - conclude la Lusi -, i partiti che sono al governo dovrebbero iniziare a pensare ad una seria riforma del welfare che parta proprio da questa conciliazione: uno strumento indispensabile affinché la donna possa effettivamente realizzarsi e affinché si sostanzi l’articolo 3 della Costituzione italiana, in cui si difende l’eguaglianza dei cittadini”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti : “Si cerca di correre ai ripari per arginare le polemiche, l’assenza di risultati concreti e adeguat denota un livello di competenza di gran lunga sotto la soglia necessaria per amministrare una città come Roma”
Roma – Sfollati dai circa 200 piccoli campi abusivi sparsi per Roma e poi trasferiti in due tendopoli. Questa la sorte che toccherà ai cittadini d’etnia Rom della Capitale, un provvedimento preso dal sindaco Gianni Alemanno, sull’onda emotiva e polemica generata della drammatica fine dei 4 fratellini nomadi bruciati presso il loro campo.
“Quanto avvenuto – dichiara Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti - è l’ennesimo episodio che conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il fallimento pressoché totale della gestione amministrativa targata Alemanno. Del problema Rom il Sindaco di Roma ne parla da sempre e ha sbandierato in maniera propagandistica la soluzione definitiva, che però non è mai riuscito ad attuare. Del resto – prosegue De Pierro - erano stati moltissimi i suoi proclami anche su altre questioni calde del territorio metropolitano, vedi prostituzione, sicurezza, ma alla fine, a parte un’ondata di promesse diffuse e chiacchiere inconsistenti, il problema è rimasto come prima o spesso peggio di prima. Senza calcolare che, in alcuni casi, addirittura sono stati procurati danni rispetto ad una situazione già precaria”.
Tra le 400 e le 500 persone troveranno alloggio nelle strutture d’emergenza allestite, stando alle ipotesi sulla Cassia e sulla Prenestina. Piano che prevede, secondo il prefetto Giuseppe Pecoraro, un inevitabile quanto difficile sgombero di numerosi microinsediamenti abusivi e l’ausilio indispensabile di parecchi volontari.
“Chiaramente ora – asserisce il presidente dell’Italia dei Diritti -, sull’ondata emotiva di 4 bambini morti che, probabilmente, si sarebbero salvati se Alemanno avesse messo a punto solo una piccola percentuale di quanto aveva sbandierato, si cerca di correre ai ripari per arginare le polemiche, che stanno inevitabilmente montando nell’opinione pubblica. Anche questa volta non credo che si riusciranno ad ottenere risultati soddisfacenti, purtroppo è brutto da dire, ma dobbiamo ammettere, e non me ne voglia il Sindaco, che l’assenza di risultati concreti e adeguati, in conseguenza di quanto proclamato, denota incapacità reale e quindi – chiosa De Pierro - un livello di competenza di gran lunga sotto la soglia necessaria per amministrare una città come Roma”.
La viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti: “La figura della donna va ‘rigenerata’ nell'immaginario collettivo, perché è questo il metro di misura di una nazione che vuol definirsi democratica”
Roma – “Il filantropo americano Wendell Philips diceva che ‘le responsabilità educano’ ecco, io credo che questo Paese abbia bisogno di avviare un cammino educativo nella considerazione della donna, un cammino che guarda in faccia le responsabilità di ‘tutti’ gli uomini e di tutte noi”. Le parole riescono solo in parte a riportare l’entusiasmo espresso dalla viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti, Francesca Scoleri, per la manifestazione al femminile organizzata domenica 13 febbraio in piazza del Popolo a Roma, a sostegno della figura delle donne, recentemente sminuita e discriminata dalle vicende che stanno coinvolgendo in questi giorni il premier Silvio Berlusconi.
Sul palco allestito per l’occasione, verranno letti brani e ascoltate le testimonianze di attrici e artiste varie. In programma anche momenti di intrattenimento sul tema presso la terrazza del Pincio.
“La mobilitazione messa in atto ha una valenza fondamentale, ci dice basta, ci dice fermatevi, le donne non sono un costoso veicolo per il piacere degli uomini o per il successo assicurato di un prodotto pubblicitario, o per rendere una trasmissione televisiva più intrigante”.
“Fermatevi – continua con veemenza la Scoleri –, perché state distruggendo la cultura. La figura della donna va ‘rigenerata’ nell'immaginario collettivo, perché è questo il metro di misura di una nazione che vuol definirsi democratica”.
E l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro non si tira indietro e continua nel suo monito: “In tutta la torbida vicenda che riguarda il presidente del Consiglio e la prostituzione, aggravata dalla presenza di minorenni, la cosa più agghiacciante che risuona come scusante inaudita all'ingiustificabile, è la frase diffusa da tutti i mass media ‘il premier ama le donne’. Ebbene, Berlusconi non ama le donne, l’amore non passa per le bustarelle, l’amore passa per il rispetto e questo non è una merce di scambio, è un’impronta di dignità”.
Il responsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti: “Fondamentale fare sempre una pianta organica allo scopo di coprire tutti i turni di lavoro, i cittadini hanno fatto un patto sociale, la sanità deve essere loro garantita”
Roma – Emergenza medici in sala operatoria all’ospedale Ingrassia di Palermo.
La mancanza di personale, 4 sanitari di cui uno non idoneo per 16 posti letto, ha reso necessario alla direzione dell’Asp sospendere le attività di chirurgia generale.
Un fatto preoccupante che genera in Manlio Caporale, responsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti, una profonda riflessione circa la condizione ospedaliera dell’intero paese, sulle cause e gli effetti di tali accadimenti : “Più o meno il 70-80% del bilancio di una regione è stanziato per la sanità, non si capisce quindi perché una struttura medica, strapagata, sia fatiscente. È fuori da ogni logica che gli ospedali, per i quali sono state profuse spese altissime siano spesso in rovina. Dati gli investimenti una struttura ospedaliera dovrebbe necessariamente essere efficiente, ben attrezzata, inquadrata in un piano di programmazione. Un altro aspetto da valutare è la gestione del personale. Innanzitutto è fondamentale fare sempre una pianta organica allo scopo di coprire tutti i turni di lavoro, i cittadini hanno fatto un patto sociale, la sanità deve essere loro garantita, devono poter fruire di un ospedale decoroso, con al proprio interno persone che ci lavorano in modo regolare”.
Motivazioni economiche, malcostume diffuso sono alla base, per Caporale, dell’attuale, malandata, amministrazione assistenziale italiana : “Sovente , ed è un esempio negativo – asserisce l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, vengono assunte centinaia di medici per motivi clientelari, in piccoli nosocomi che non hanno nemmeno senso d’essere aperti, il tutto in una situazione generale dove l’edilizia ospedaliera è in rovina. Il discorso di preparazione medica, quando si parla di malasanità, è spesso messo al centro dell'attenzione mediatica ma bisogna vedere, in quelle circostanze, com’è amministrato l'intero ospedale. Non è solo questione di competenza perché se c’è difetto, se una struttura agisce con numero inferiore di sanitari, non è colpa di chi ci opera ma di chi pone in condizione di lavorare in quella maniera. Si vuole sempre guardare alla colpevolezza del singolo, il quale però, va sottolineato, non ha di certo amministrato i milioni di euro stanziati per la sanità coordinati dai politici La responsabilità di una cattiva gestione, è quindi da far ricadere sulla classe governativa. Ritengo opportuno – prosegue Caporale - che un direttore sanitario in carenza di personale, in una struttura fatiscente, costruita con i nostri soldi, debba assicurare comunque l’emergenza. Stiamo creando però purtroppo delle strutture in cui si finisce a garantire esclusivamente il pronto intervento e non la routine, che invece deve essere programmata. Bisognerebbe certamente chiudere gli ospedali che non servono ma nello stesso tempo fornire, per aree territoriali una risposta certa alla salute, ossia una polo medico, affrontando una programmazione territoriale adeguata e la pianificazione, si sa, è compito della politica. Un primario se richiede personale e non ne riceve o se è in deficit non ne è responsabile. Ci sono parametri europei che sono semplicissimi da assolvere per una corretta distribuzione sul territorio, basterebbe lavorarci e riorganizzare la sanità. Siccome però quest’ultima vale l'80 % dell'economia di una regione ha un forte appeal economico, continua ad essere un bacino elettorale nel quale prolifica la politica clientelare. Non ci sono attualmente strumenti che consentano di fare un contrappeso nell’attività lavorativa, meccanismi utili a favorire meritocrazia ed efficienza, un bravo medico non può essere gratificato, manca un sistema premiante effettivo per chi ha valore e opera bene, purtroppo alla fine chi fa il furbo guadagna quanto chi lavora seriamente. Si preferisce infatti favorire una politica clientelare, visti gli interessi economici in ballo”.
Nelle conclusive dichiarazioni Manlio Caporale torna alla vicenda palermitana: “È più serio in questi casi, non fornire il servizio, i politici spesso non vogliono un’interruzione delle funzioni fornite perché un ospedale chiuso genera risentimento nella popolazione di potenziali elettori, allora pur di non palesare la carenza delle strutture, si porta all’agonia delle stesse. Chiudere – chiosa Caporale - è il coraggio di ammettere che non si può erogare il servizio, generando anche un polverone come è successo in questa storia”.
Il presidente del’Italia dei Diritti: “Noi ci schieriamo in prima linea assieme ai pazienti, alle loro famiglie, e ai dipendenti, contro una classe politica che in un colpo solo sta violando i sacrosanti principi costituzionali del diritto al lavoro e alla salute”
Roma – ‘Polverini ci hai usato… sedotti e abbandonati’, ‘Questa non è una palestra di lusso per cittadini ricchi… è una palestra di lusso per la riabilitazioni di tutti i cittadini con disabilità: La Regione Lazio non può e non deve abbandonarci!’. Non pochi sono stati i cartelli di protesta di questo tenore che ieri spiccavano alti tra la folla dei manifestanti raccoltasi davanti alla sede dell’amministrazione regionale di Via Rosa Raimondi Garibaldi, per lottare contro la chiusura dell’Ospedale Santa Lucia di Roma. Lavoratori, medici, parenti dei malati, sindacalisti, tutti assieme si sono mobilitatati a favore di questo istituto che dal 1960 opera, sia in regime di ricovero sia in quello ambulatoriale, nel campo specialistico della riabilitazione neuromotoria. Ma il futuro di questa struttura riconosciuta dallo stesso ministero della Sanità e della Ricerca Scientifica, quale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico e di Ospedale di rilievo nazionale e alta specializzazione, sembra essere sempre più incerto.
Tra le rimostranze dei manifestanti infatti si legge la preoccupazione per la decisione di tagliare 146 degenze su i 325 posti letto disponibili, secondo quanto stabilito dal decreto 80 del 2010 e dal Piano sanitario regionale. Le spettanze pregresse degli anni 2006-2010 hanno generato una crisi finanziaria che ha portato come conseguenza tra le altre, la riduzione degli stipendi dei dipendenti pagati al 50%, tamponata temporaneamente dalla Regione con l’erogazione di acconti per la liquidazione delle retribuzioni di gennaio e febbraio.
Ma la folla riunitasi per salvare il Santa Lucia non rimane a guardare, e non intende abbassare la guardia su quello che potrebbe diventare un vero dramma per i tanti pazienti, circa 500 trattati in regime ambulatoriale o di Day Hospital, che ogni giorno affollano l’ospedale.
Dello stesso avviso il presidente dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, che ha partecipato e manifestato alla dimostrazione contro le decisioni prese dalla governatrice Renata Polverini: “Sulla base di quella che è la missione civile che contraddistingue il nostro movimento, ci schieriamo in prima linea affinché questa situazione di disagio, che colpisce l’ospedale Santa Lucia e in particolar modo le persone disabili che hanno bisogno di continua assistenza e i dipendenti che da sempre con grande abnegazione e professionalità espletano il loro compito facendo della struttura stessa un esempio di eccellenza nel campo della riabilitazione neuromotoria, termini al più presto”.
“A nostro avviso tra l’altro – continua De Pierro – l’istituto andrebbe addirittura ampliato, in quanto le liste di attesa sono piuttosto lunghe e non sempre tutti riescono a soddisfare la propria esigenza emergenziale. Noi ci schieriamo in prima linea assieme ai pazienti, alle loro famiglie, e ai dipendenti, contro una classe politica che in un colpo solo sta violando i sacrosanti principi costituzionali codificati dagli articoli 4 e 32, quelli relativi al diritto al lavoro e al diritto alla salute”.
E il numero uno del movimento extraparlamentare punta il dito contro una situazione che non sembra avere l’esito positivo che necessita: “Siamo stanchi di assistere quotidianamente, anzi praticamente ogni minuto, a violazioni di questo tipo senza che nessuno faccia più di tanto per contrastarle. Noi non vogliamo assolutamente che il problema venga arginato, ma bensì risolto da chi in campagna elettorale ha strumentalizzato la disperazione di questa gente, indossando addirittura una maglietta con stampate le parole ‘Salviamo l’ospedale Santa Lucia’, e sul retro, il simbolo post-fascista della destra di Storace, tanto per rimarcare con puntualità e chiarezza la posizione politica assunta”.
“Non accettiamo affatto un comportamento di questo tipo, Renata Polverini deve risolvere questo problema non per quanto annunciato in campagna elettorale, ma per la sua funzione di presidente delle Regione, e a nostro avviso certe promesse fatte speculando sulla pelle di chi sta male non dovrebbero aver luogo. Se poi addirittura restano solo come proclami propagandisti e demagogici, suonano ancor più beffarde”.
Con duro cipiglio De Pierro mette in guardia la presidente della Regione: “La Polverini non dimentichi che da eventi patologici o traumatici con conseguenze gravi nessuno può considerarsi esente, circostanze del genere potrebbero essere in agguato dietro l’angolo per chiunque”.
Portavoce di tutti gli esponenti dell’Italia dei Diritti, De Pierro conclude: “Sappiano le persone coinvolte e colpite da questi provvedimenti istituzionali che il nostro movimento sarò sempre a loro fianco, perché sulla salute non si può speculare, ma è dovere precipuo dello Stato tutelarla, e perciò se sarà necessario, daremo atto a dimostrazioni di protesta eclatanti quali incatenamenti o scioperi della fame”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti: “La sua scomparsa è una perdita inestimabile nel panorama scientifico-culturale e depaupera fortemente il patrimonio delle eccellenze nel campo delle risorse umane di concetto del nostro paese”.
Roma – “La scomparsa del professor Giovanni Bollea è una perdita inestimabile nel panorama scientifico-culturale italiano e mondiale, e depaupera fortemente il patrimonio delle eccellenze nel campo delle risorse umane di concetto del nostro paese”.
E’ questa la prima commossa reazione del presidente dell’Italia dei Diritti Antonello De Pierro alla notizia della dipartita del padre della neuropsichiatria infantile Giovanni Bollea, avvenuta oggi alle 18,00 presso il Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma a seguito di un lungo ricovero.
“Quando se ne va uno come Bollea – continua il leader del movimento extraparlamentare – è come se bruciasse un archivio di conoscenza e tutti dobbiamo sentirci culturalmente più poveri, non solo quelli che, come me, hanno avuto la fortuna di potersi nutrire in qualche occasione al banco del suo scibile. Negli ultimi anni l’ho incontrato in più occasioni, l’ultima a casa sua a Roma in via Salaria, poco più di un anno fa in occasione del suo compleanno, dove, presente anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, animato al contempo di sentimenti di tenerezza e ammirazione, scambiai con lui diverse battute, nella cui circostanza mostrò una lucidità di pensiero eccezionale, nonostante l’età e una salute ormai malferma”.
Riferendosi poi alla rivoluzione apportata dal noto professionista nel campo della neuropsichiatria infantile De Pierro conclude: “La notizia mi ha invaso di tristezza, ma mi incoraggia il fatto che egli non morirà mai, ma continuerà a vivere attraverso la sua preziosa opera, che ha cambiato per sempre il destino di molti bambini, i quali amava teneramente considerare come tanti suoi figli, in un intreccio di storie difficili a cui spesso sono state spalancate le porte dell’ottimismo e del lieto fine. Il rammarico è che avrebbe potuto dare ancora qualcosa di importante al nostro tessuto socio-culturale. Alla moglie Marika giungano le condoglianze mie personali e di tutto il movimento che presiedo”.
Il viceresponsabile per Milano dell’Italia dei Diritti: :”Una presunta persona che accosta l'educazione dei cani a quella dei bambini, certamente deve avere le idee piuttosto confuse, per non dire farcite di ignoranza e intolleranza, riguardo al concetto di educazione”
Milano – “Trovo semplicemente ripugnanti le dichiarazioni della Maiolo. Del resto una presunta persona che accosta l'educazione dei cani a quella dei bambini, certamente deve avere le idee piuttosto confuse, per non dire farcite di ignoranza e intolleranza, riguardo al concetto di educazione”.
Commenta con sincero sdegno Filippo Monteleone, viceresponsabile per Milano dell’Italia dei Diritti, le frasi choc pronunciate dall’ex assessore Tiziana Maiolo, durante una trasmissione radiofonica presso l’emittente “Radio 24”. L’ormai dimissionaria portavoce meneghina di Futuro e Libertà ha dichiarato, proprio a pochi giorni dalla tragedia dei 4 fratellini zingari deceduti a Roma, di ritenere più semplice l’educazione di un cane rispetto a quella di un bambino d’etnia Rom, scatenando numerose e comprensibili polemiche. “Vorrei ricordare – prosegue Monteleone - , per chi avesse la facilità di dimenticare la storia della nostra umanità, che le popolazioni Rom sono state deportate e trucidate durante la bella epopea nazifascista, della quale il nostro bel paese può onorevolmente fregiarsi e che da allora non c'è stata più pace per questa etnia, al pari di quella curda. Continuano ad essere perseguitati, rinchiusi in ghetti inumani e rifiutati dalla società non civile, nel nome di una non-integrazione che l'Italia con le sue scelte, ha sempre rinforzato, nel nome di un ‘popolo dedito alla criminalità’, quando i dati statistici non confermano assolutamente questa diffusa concezione”.
A fomentare le reazioni negative contro l’ormai ex portavoce di Fli anche le critiche rivolte dalla stessa Maiolo al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accusato d’errore e di indifferenza nei confronti dei cittadini italiani bisognosi di una casa, poichè ha espresso, in un moto di solidarietà, l’intenzione di dare un alloggio ai cittadini Rom.
“L'attacco a Napolitano lo trovo poi l'estremo dell’illogico. Il Presidente della Repubblica – dichiara Monteleone - ha pronunciato solamente quello che il buon senso detta come unica soluzione a questo problema. Bisogna contattare questa gente, capire nella realtà le loro condizioni di vita, e trovare insieme delle soluzioni condivise, che possano prevenire ulteriori tragedie come quelle vissute pochi giorni fa a Roma, e nel recente passato in diverse parti dell'Italia. Ho prestato la mia opera – racconta l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - , per brevi periodi, come volontario ed educatore, a Bologna e Milano, nelle baraccopoli di questi esseri umani, trovando tanta umanità come in poche altre situazioni, certamente il disagio, la povertà, il rifiuto non può che rinforzare la parte deviante, che esiste in questo popolo, come in qualsiasi altro popolo della terra. Quando poi si impugna la solita barzelletta del ‘perché le case a loro, e agli italiani no’ vorrei ricordare che il numero di case non abitate è di gran lunga superiore alla gente che ne è priva, sia italiana che di origine migrante. E che se i Rom, come qualsiasi altra etnia, vivono da noi, e i loro figli sono nati qui, non può esserci differenza. La Maiolo – chiosa Monteleone - rinforza un concetto grottesco, che non può avere alcun senso se non perverso nella società moderna postcapitalistica: ‘prima noi, poi loro’”.
Il responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti : “Il federalismo fiscale può e deve passare soltanto attraverso l’iter delle camere e anche attraverso una legge di revisione costituzionale”
Roma – “È chiaro che l’atto del Consiglio dei Ministri, ossia l’emanazione di un decreto legge che riguarda il tema del federalismo, quindi materia economica, è una palese e aperta violazione dei principi dell’articolo 76 e 77 della Costituzione italiana.”
Commenta netto Giuliano Girlando, responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti, la forzata convalida governativa del decreto sul fisco municipale, precedentemente bloccato dalla commissione Bicamerale .
“Risulta che questo Dl in tema di federalismo fiscale – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - è di palese incostituzionalità per svariati motivi: il Governo, parlando ovviamente di legge ordinaria, non può emanare questi decreti in tema fiscale senza delega delle camere, a meno di straordinaria necessità e urgenza, e non è questo il caso perché una programmazione finanziaria deve prevedere un tempo molto lungo, soprattutto se riguarda il potere legislativo in materia economica e in materia di localizzazione. Il federalismo fiscale può e deve passare soltanto attraverso l’iter delle camere anche attraverso una legge di revisione costituzionale. Siamo soddisfatti pertanto del richiamo fatto dal Presidente della Camera Gianfranco Fini”.
Lo stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dichiarato in una missiva inviata nelle ultime ore al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di non poter ricevere, quindi firmare, tale richiesta di emanazione.
“Bene ha fatto il presidente Napolitano – commenta Girlando – a non firmare un Dl del genere, rimandandolo alla Camera, ribadendo in questo modo che il potere legislativo appartiene solo al Parlamento”.