Il responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti :“Essendo un bene comune delle istituzioni e del paese non possono essere ad uso e consumo del Presidente del Consiglio per coprire le sue scorribande notturne”
Roma – Risentimento e umiliazione, gridati a gran voce dai poliziotti e da tutti i loro rappresentanti sindacali stanchi d’essere sfruttati come taxi per le ragazze e le escort ospiti nelle serate festaiole del premier Silvio Berlusconi, stando a quanto emergerebbe dalle nuove dichiarazioni rilasciate alla stampa.
“Siamo solidali – commenta Giuliano Girlando, responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti - e sosteniamo l’operato delle forze dell’ordine, soprattutto rispettiamo il ruolo del sindacato di Polizia quando afferma di voler dare dignità al lavoro degli agenti. Essendo le scorte un bene comune delle istituzioni e del paese, non possono essere impiegate ad uso e consumo del Presidente del Consiglio per coprire le sue scorribande e feste notturne”
Un abuso giudicato scellerato e irresponsabile da chi si fa portavoce delle ragioni degli agenti di scorta. “Come sottolineato da Emma Marcegaglia – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - , c’è un’Italia che va a letto presto perché lavora, rispetta le istituzioni e le forze dell’ordine. Condivido in pieno – conclude Girlando - le dichiarazioni del Presidente di Confindustria e tutte le sue preoccupazioni”.
Il responsabile per il Veneto dell’Italia dei Diritti : “Soprattutto quando una persona rappresenta le istituzioni, come un politico, dovrebbe guardarsi intorno prima di puntare il dito contro gli immigrati”
Vicenza – Alessandro Costa, consigliere comunale di Barbarano, in provincia di Vicenza, è stato arrestato per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. L’ex assessore alla sicurezza, militante, ora espulso, della Lega nord, gestiva un sito di annunci e incontri pornografici guadagnando grosse somme di denaro attraverso la promozione, tra gli altri, di escort e trans. “In merito all’arresto di questo esponente politico appartenente ad un’area che fa della lotta all’illecito la propria bandiera, - interviene Emmanuel Zagbla, responsabile per il Veneto dell’Italia dei Diritti – ritengo sia necessaria una grande riflessione, generale, sulla questione della legalità. Questa vicenda dimostra, nei fatti, che nessun partito politico è immune da coinvolgimento in atti riguardanti il problema della prostituzione. Noi, come Italia dei Diritti, per prima cosa, invitiamo gli esponenti dei partiti, nella fattispecie la Lega, a misurare i toni in merito delle accuse rivolte agli immigrati, in quanto nessuno potrà mai dire che gli stessi, sono venuti in Italia soltanto per delinquere o per compiere reati di prostituzione. Deve esserci una moralità generale, non di parte. Soprattutto – prosegue Zagbla - quando una persona rappresenta le istituzioni, come un politico, dovrebbe guardarsi intorno prima di puntare il dito contro gli stranieri, immigrati, che devono spesso confrontarsi con problemi legati alla discriminazione e con non poche privazioni”.
Il trentottenne Costa già nel registro degli indagati dal 18 agosto accusato dei medesimi reati, è ora in carcere a Padova, gli viene contestata anche l’accusa di aver organizzato festini a luci rosse e incontri a pagamento tra inserzioniste o escort e professionisti veneti. L’ex militante del Carroccio è stato sorpreso in flagranza di reato mentre riceveva il denaro da un procacciatore della sua rete.
“Pur non giustificando chi compie il reato della prostituzione – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - riteniamo sia necessario innanzitutto valutare cosa spinge, in misura maggiore le immigrate, a sopportare l'essere costrette a dedicarsi ad una attività che in Italia è illegale. In conclusione mi auguro che Costa sia pulito e che non abbia commesso i reati a lui imputati. Contrariamente sarebbe da preoccuparsi, proprio perché compiuti da un rappresentante che della legalità fa bandiera politica. Se lo fa un uomo pubblico, - chiosa Zagbla - figuriamoci quelle poverette che arrivano in Italia con la promessa di un lavoro e finiscono, oppresse, sulle strade”.
Il responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti : “L’Italia in difficoltà e il Premier distratto dal Bunga bunga”
Roma – In Italia il tasso di inattività femminile sfiora il 50%, un giovane su cinque sotto i 30 anni non ha un lavoro. Dati drammatici emergono dal dossier Istat : “Noi, Italia” che fotografa un paese in crisi, in cui un gran numero di ragazzi che terminano o interrompono gli studi resta fermo, in un doloroso limbo, senza più sperare di avere un’occupazione.
“Gli ultimi dati Istat sono allarmanti – interviene Giuseppe Criseo, responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti - , in particolar modo per la mancanza di occupazione per donne e giovani. Il Governo è sempre più latitante, col Premier indaffarato a rispondere sui festini, e qualche ministro che difende Marchionne. Il rischio di sgretolamento delle Istituzioni è ormai evidente, scontri di potere tra organi dello Stato, aziende che non riconoscono gli accordi firmati, gioventù abbandonata se stessa”.
Situazione nebulosa, quella italiana, dove a farne maggiormente le spese sono le donne, metà delle quali resta vittima della disoccupazione , il nostro paese infatti occupa il secondo posto, nei 27 dell’Unione Europea, per numero di popolazione femminile senza lavoro.
“La soluzione – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - è il ritorno alle regole e alla serietà, e chi non ce la fa , Berlusconi, abbia la responsabilità di fare un passo indietro e dia il via al rinnovamento. Diversamente – conclude Criseo - assisteremo ad una lunga agonia, all’esplosione dei conflitti sociali e al rinchiudersi a ‘riccio’di coloro che pensano di farcela a discapito degli altri.”
Il presidente dell’Italia dei Diritti: “La smetta di gridare le ormai trite e ritrite frasi sui magistrati schierati e vada in procura a chiarire la questione se ritiene di essere difendibile. In ogni caso il buon senso vuole che in una tale situazione le sue dimissioni appaiano quanto mai appropriate”
Roma – “Avevamo pensato di attendere prima di pronunciarci in merito a questa vicenda per non alimentare il circo mediatico che ha spostato la sua attenzione sul versante gossip. Ora però che i fatti cominciano a prendere corpo con sostanziosi elementi non possiamo esimerci dal pronunciarci in merito. Stiamo assistendo ad uno spettacolo triste e desolante, un decadimento istituzionale che ci addolora fortemente perché l’Italia è il nostro paese, patria che amiamo, cui siamo legati, e non riusciamo ad accettare l’idea di essere derisi dal resto del mondo”.
Si leggono rammarico e indignazione nelle parole di Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, riguardo le notorie vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto, nei giorni scorsi, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Un caso mediaticamente noto, partito dalla famosa telefonata dello stesso Primo Ministro, alla questura di Monza, per sollecitare l’affidamento della minore Karima El Mahroug, conosciuta come Ruby Rubacuori, ivi trattenuta, spacciandola per la nipote di Mubarak, alla consigliera regionale PdL, Nicole Minetti. Il supposto reato di concussione e le indagini in merito hanno portato alla luce un giro di ragazze, alla corte del Premier, reclutate, stando alle accuse, da Emilio Fede, Lele Mora e la stessa on. Minetti, le quali sarebbero state coinvolte in festini a luci rosse nelle residenze di Berlusconi e dallo stesso pagate dopo prestazioni sessuali. “Tengo a precisare – prosegue De Pierro - che non ci vergogniamo di essere italiani, ma di alcuni politicanti che hanno occupato spesso illegittimamente gli scranni del potere. In merito ai fatti, ancora una volta si sta spostando l’attenzione verso il pettegolezzo, verso la morale, quasi facendo passare in secondo piano quello che è il vero motore dell’inchiesta giudiziaria che ha travolto il Premier, ossia gli aspetti penali di tutta la vicenda. Sicuramente una questione morale esiste, in quanto questi comportamenti per un Presidente del Consiglio superano abbondantemente i limiti della decenza e della tollerabilità, ed è anche vero che in un paese normale, per molto meno, nel giro di un giorno, sarebbe stato costretto a dimettersi. Siamo però in Italia – analizza il presidente dell’Italia dei Diritti - dove qualcuno ha creato una ‘Repubblica delle banane. Sorvolando solo per un attimo sul fatto che Berlusconi sia il Presidente del Consiglio e perciò dando per buona l’ipotesi che in casa sua possa fare quello che vuole come organizzare feste e anche pagare donne per ottenere prestazioni sessuali, d’altronde in Italia la prostituzione non è reato, anzi era proprio il suo governo che voleva renderla illegale, poniamo invece attenzione agli aspetti inquietanti dello scandalo che sono i risvolti penali. Berlusconi ha certamente cose ben più gravi da farsi perdonare rispetto a delle feste private, per quanto scabrose possano essere, le quali hanno fatto infuriare tutto l’apparato ecclesiastico del Vaticano che invece per esempio nel caso Mills aveva taciuto tranquillamente”.
Un coinvolgimento giudiziario oramai palese che dovrebbe destare forte scandalo nell’opinione pubblica, la quale però fa i conti con una ingiustificabile predilezione mediatica per i risvolti legati al gossip e con l’apparente assuefazione alle accuse penali che riguardano il presidente Berlusconi.
“Certo qualora si dimostrasse che il Premier fosse stato a conoscenza della minore età di Ruby – sottolinea De Pierro - , il reato ci sarebbe nei termini di favoreggiamento della prostituzione minorile, maggiormente pesante però è l’accusa di prevaricazione per l’ormai famosa telefonata in questura fatta da Berlusconi in persona, sulla quale sembra non ci siano più dubbi.
Il presunto reato qui ha un nome ben definito, si chiama concussione e sembrerebbe incastrare lo stesso Presidente poiché se non avesse saputo che Ruby era minorenne, ci domandiamo, cosa l’avrebbe spinto a telefonare in questura per sollecitarne un affidamento a Nicole Minetti. Comunque su questo, con buona pace del Premier, lasciamo lavorare la procura, che riteniamo territorialmente competente e non certo politicizzata, ma semplicemente ligia al proprio dovere istituzionale, e ci auguriamo per lui che riesca ad uscirne pulito. Berlusconi la smetta di gridare le ormai trite e ritrite frasi sui magistrati schierati e vada in procura a chiarire la questione se ritiene di essere difendibile. In ogni caso – chiosa il presidente del movimento Italia dei Diritti - il buon senso vuole che in una tale situazione le sue dimissioni appaiano quanto mai appropriate”.
Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “L’unico ambulatorio che dovrebbe essere aperto è quello del Cim, anche perché la presidente appartiene a quella generazione che cantava la canzoncina ‘Via dei matti numero zero’”
Roma – Non poche polemiche ha suscitato il progetto denominato “Porte aperte al cittadino", promosso della Regione Lazio per attivare anche di domenica gli ambulatori ospedalieri che nei giorni feriali spesso restano chiusi. Un'iniziativa che purtroppo però non pone rimedio alla situazione di collasso all’interno dei reparti di Pronto soccorso, di Rianimazione e di Terapia intensiva di molti ospedali della Capitale, dovuta alla carenza di personale medico.
“Ottima idea – afferma con sarcasmo Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, in merito alla questione –, solo che l’unico ambulatorio che dovrebbe essere aperto è quello del Cim, altresì detto Centro di Igiene Mentale. La Polverini peraltro appartiene a quella generazione di baby boomer che da bambini cantavano a squarcia gola la canzoncina ‘Via dei matti numero zero’, mentre nella realtà si smantellano presidi di pronto soccorso che dovrebbero essere aperti, quelli sì, ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni alla settimana”.
L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro continua imperterrito: “Ora si adotta un provvedimento che per di più va a dispetto anche del papa sovrano. Scorda la Polverini le genuflessioni ultime passate del sindaco ‘Aledanno’, che ha presentato appunto l’ultimo danno, ossia la nuova giunta al pontefice romano. Scorda la collega della Pisana-Via dei Matti, la stessa deferenza avuta in campagna elettorale oltre Tevere. Scorda soprattutto che il settimo giorno anche il Signore si sia riposato, quello che vorrebbero fare i romani e i laziali di domenica, anziché assistere all’ottimo sfarzo della sanità pubblica a favore del privato”.
Il viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti: “Sulla nostra regione si è abbattuta la scure dei tagli alla Sanità”
Lecce, 21 Gennaio 2011 – Entro il 2011 la Asl di Lecce avrà circa 120 medici in meno rispetto al 2009 a causa dei pensionamenti. Una grave perdita che potrebbe mettere a rischio seriamente la qualità dell’assistenza. Nel poliambulatorio dell’ex Vito Fazzi di piazzetta Filippo Bottazzi nella città salentina, ci sono a disposizione solo due anestesisti che devono far fronte ad una grossa richiesta di assistenza. Per questo molti interventi vengono rimandati e le liste d’attesa si allungano. L’aspetto più preoccupante è che il personale medico in uscita non potrà essere rimpiazzato per il blocco del turnover imposto dal Piano di rientro sanitario almeno fino al 31 dicembre 2012
“Purtroppo sulla Puglia si è abbattuta la scure dei tagli alla Sanità imposti da un piano di rientro del Governo centrale – interviene amareggiato Vincenzo Anelli, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti – ma questo non ha fatto altro che peggiorare una situazione che prevedeva già chiusure di Ospedali e riduzione dei servizi sul territorio. L’impatto che ha avuto il piano di riordino sanitario sul funzionamento della sanità della regione è sicuramente molto pesante”.
Non va meglio nel resto della provincia dove le difficoltà nei reparti sono ormai palpabili. Tuttavia le forti ristrettezze economiche stanno facendo emergere un forte disallineamento del servizio e una mala gestione delle risorse disponibili. Un esempio: le nove unità operative di ostetricia presenti sul territorio in barba alle sole quattro che risulterebbero necessarie per erogare il servizio.
L’esponente del movimento extraparlamentare fondato da Antonello De Pierro continua spiegando che è estremamente necessario avviare un processo di concertazione sul territorio che fino ad oggi è stato quasi inesistente. “Da una parte ci sono settori dove abbiamo sovrabbondanza di risorse e dall’altra forti lacune territoriali rispetto alle patologie. Quello che da più parti è stato evidenziato e che condividiamo è che manca da parte della Regione Puglia una rimodulazione del servizio sanitario regionale attuata ascoltando enti locali, parti sociali e territorio al fine di distribuire razionalmente le poche risorse disponibili”.
Il responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti: “Siamo di fronte ad un reato altamente grave e discriminante, per di più commesso da appartenenti all’Arma che dovrebbero essere un esempio di civiltà, di moralità e di legalità”
Milano – Corruzione in cambio di sesso, peculato, omissione e alterazione di atti d'ufficio sono tra le accuse mosse dalla procura della Repubblica di Mantova ai danni di un maresciallo di 51 anni in forza al nucleo radiomobile dei carabinieri della cittadina lombarda.
In base alle indagini condotte, il militare avrebbe ottenuto prestazioni sessuali da una prostituta brasiliana assicurandole favori nell'ambito di un’inchiesta che la vedeva coinvolta.
Il rinvio a giudizio è stato richiesto anche per altri due carabinieri della stessa compagnia mantovana, accusati di concussione sessuale nei confronti di alcuni transessuali.
Sull’accaduto si è espresso il responsabile per la provincia di Mantova dell’Italia dei Diritti, Paolo Refolo: “Attendiamo il giudizio dei magistrati, ma qualora il fatto dovesse sussistere, siamo di fronte ad un reato altamente grave e discriminante, per di più commesso da appartenenti all’Arma che dovrebbero essere un esempio di civiltà, di moralità e di legalità”.
“Condanno apertamente l’accaduto – termina perentorio l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – e spero che episodi come questo vengano cancellati definitivamente dalla pagine di cronaca della nostra città”.
Il viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti: “E’estremamente necessaria un’attività preventiva sul territorio”
Roma – L’ultima indagine condotta dall' “Osservatorio Sicurezza sul Lavoro” di Vega Engineering, una società mestrina che da oltre un decennio è in prima linea sul fronte della formazione dei lavoratori, ci rivela che in Italia i decessi a causa di incidenti sul lavoro nell’anno 2010 sono stati in totale 526.
Nonostante le festività natalizie, nel mese di dicembre si è registrata la stessa media degli altri periodi: oltre dieci morti alla settimana. La Lombardia continua a detenere il triste primato fra le regioni (74 vittime) seguita dal Veneto e dalla Campania (con rispettivamente 55 e 44 vittime in totale). La provincia più colpita dalle morti bianche risulta essere Bolzano (con 20 decessi sul lavoro) che nel bilancio generale si spartisce il macabro risultato con Roma. Al secondo posto troviamo Brescia (con 17 morti) seguita da Napoli che supera Milano (16 vittime rispetto alle 15 della provincia lombarda).
“Il dato è doloroso – interviene Carmine Celardo viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti – e nonostante la nuova legge e la sua integrazione, gli appelli e le campagne di sensibilizzazione continuiamo a registrare questi dati amari. Tuttavia dai numeri emerge che sul totale nazionale si è raggiunto l’obiettivo minimo che era stato previsto già lo scorso anno dal Ministero e dagli uffici provinciali del Lavoro”
Analizzando i dati per macroaree geografiche, il Sud registra il più alto tasso di morti bianche rispetto alla popolazione attiva, con un indice pari al 31,2; contro il 30,1 del Nordest, il 25,8 delle Isole, il 19,7 del Centro. L’agricoltura, sebbene abbia registrato una piccola contrazione nell’ultimo mese del 2010, sembra continuare ad essere il settore più colpito da decessi dovuti a incidenti avvenuti sul luogo di lavoro.
“Aldilà dei numeri – prosegue l’esponente del movimento fondato da Antonello De Pierro – bisogna far presente che le morti bianche non sono mai incidenti dovuti a fatalità, ma sono sempre e soltanto conseguenza di cattivi comportamenti umani: o dei datori di lavoro, o dei preposti, o dei lavoratori stessi che senza formazione e informazione vengono incaricati a svolgere mansioni e attività tendenzialmente pericolose. E’ importante e fondamentale insistere sui controlli e aumentare le ispezioni cautelative. E’ necessario che vengano istituite delle vere e proprie squadre operative che facciano prevenzione sul territorio. Da tempo si lamenta un eccesso di attività repressiva a posteriori e un assoluta carenza di attività preventiva a priori sul campo”.
L’esponente dell’Italia dei Diritti conclude la sua attenta analisi aggiungendo: “Gli enti bilaterali in collaborazione con Inail, ufficio prevenzione delle ASL e ufficio provinciale del Lavoro hanno istituito forti campagne di prevenzione che però non riescono ad avere un riscontro sul territorio a causa della forte mancanza di personale e carenza strutturale cronica dell’organico sul servizio prevenzione della Medicina del Lavoro”.
Il responsabile per la Difesa e gli Affari Militari dell’Italia dei Diritti: “Non metto in dubbio che il nostro impegno in ambito internazionale sia meritevole, ma ritengo che oramai ci siamo mestamente abituati all’idea che giovani soldati vadano lì solo per morire”
Roma – “Non metto in dubbio che il nostro impegno in ambito internazionale sia meritevole, ma ritengo che oramai ci siamo mestamente abituati all’idea che giovani soldati vadano lì solo per morire”. Con queste parole, Gennaro Saltalamacchia, responsabile per la Difesa e gli Affari Militari dell’Italia dei Diritti, commenta la recente morte del caporalmaggiore Luca Sanna, 33 anni di Oristano, avvenuta nel corso di uno scontro a fuoco all'interno di un avamposto nei pressi della base italiana a Bala Murghab. Sale così a 36 il numero dei soldati italiani morti in Afghanistan, generando tra opinione pubblica e Governo non pochi dubbi sulla reale utilità di mantenere il contingente militare ancora sul posto.
“Personalmente ritengo che non ci siano più le garanzie per la salvaguardia dei soldati – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, sicuramente siamo arrivati ad una spedizione al massacro, dove le condizioni di sicurezza sono minime”.
Saltalamacchia poi continua nel suo ragionamento affermando che il numero delle vittime della missione evidenzia la debolezza di un sistema che non è più in grado di ottenere gli obiettivi preposti: “L’impegno italiano in ambito internazionale è indispensabile, ma ritengo che le condizioni messe in atto debbano essere diverse. È più facile che si possa morire che aiutare, e quindi il Governo dovrebbe indirizzare le poche risorse a disposizione verso attività sociali ben più utili, e magari troppo spesso non considerate abbastanza”.
La viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti : “La presenza dell'Authority sulla sicurezza Alimentare per la cui sede fu proposta la città di Foggia dal Governo Prodi, avrebbe sicuramente garantito una maggiore vigilanza”
Taranto- A Taranto, nel Mar Piccolo, sono stati sequestrati e poi distrutti oltre 10 milioni di mitili destinati al mercato illegale. Coltivati in un allevamento abusivo grande come un campo da calcio, individuato e requisito dalle unità navali della Guardia di Finanza locale.
Sulla vicenda è intervenuta Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti : “L'ennesimo sequestro di un campo di cozze abusivo nel Mar Piccolo, ripropone l'annosa questione della sicurezza alimentare. Nonostante l'attenzione della Guardia di Finanza, e la normativa europea al riguardo, continuano le coltivazioni abusive di militi, la cui distribuzione può compromettere la salute pubblica e il mercato regolare di questi prodotti ”
In caso di vendita illegale dei molluschi sarebbe venuta meno la concorrenza nel settore, data la destinazione del prodotto ittico al mercato nero, e la sicurezza dei consumatori, a causa della violazione della vigente normativa comunitaria che stabilisce regole ferree in materia di igiene .
“La presenza dell’Authority sulla sicurezza Alimentare – analizza l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - , per la cui sede fu proposta la città' di Foggia dal Governo Prodi, avrebbe sicuramente garantito una maggiore vigilanza su tutto ciò' che riguarda i prodotti alimentari, la loro produzione e la commercializzazione”
Il viceresponsabile per Roma dell’Italia dei Diritti : “Lollo rispetti il lavoro della magistratura e la storia di Roma. Lasci stare le menzogne.”
Roma– Sono passati quasi 38 anni dalla tragica morte di Virgilio e Stefano Mattei, 6 da quando è stato riaperto il caso. Notizia di oggi il silenzio di Achille Lollo davanti ai magistrati della Procura di Roma. L’ex militante di Potere Operaio fu condannato a 18 anni di reclusione per l’incendio di matrice politica che uccise i Mattei ma ne scontò appena 2 di carcere preventivo, fuggendo dopo la condanna in appello.
“Achille Lollo rispetti il lavoro della magistratura e la storia di Roma – interviene Giuliano Girlando viceresponsabile per Roma dell’Italia dei Diritti - . Lasci stare le menzogne. Il Pm Luca Tescaroli è noto per la sua partecipazione ad inchieste importanti svolte in passato, ricordiamo quella della stragi di Capaci, e ha sicuramente svolto un ruolo importante nella riapertura del caso del rogo di Primavalle. Considerando che gli anni di piombo e le stragi in Italia rappresentano un quadro tragico per questo paese, abbiamo il dovere e il compito di sostenere il lavoro dei magistrati per ricostruire una verità non solo storica ma giudiziaria.”
Una vicenda che merita chiarezza per la quale nessun colpevole pare avere pagato davvero.
“Chiediamo alla magistratura – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - di continuare questo lavoro e fare in modo che Achille Lollo non lasci nuovamente questo paese come ha fatto in passato e , come lui, altri latitanti che si sono macchiati in Italia di crimini legati al terrorismo. Chiedendo allo stesso Lollo – chiosa Girlando - rispetto per i familiari delle vittime del rogo di Primavalle”.