Il responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti : “L’Italia in difficoltà e il Premier distratto dal Bunga bunga”
Roma – In Italia il tasso di inattività femminile sfiora il 50%, un giovane su cinque sotto i 30 anni non ha un lavoro. Dati drammatici emergono dal dossier Istat : “Noi, Italia” che fotografa un paese in crisi, in cui un gran numero di ragazzi che terminano o interrompono gli studi resta fermo, in un doloroso limbo, senza più sperare di avere un’occupazione.
“Gli ultimi dati Istat sono allarmanti – interviene Giuseppe Criseo, responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti - , in particolar modo per la mancanza di occupazione per donne e giovani. Il Governo è sempre più latitante, col Premier indaffarato a rispondere sui festini, e qualche ministro che difende Marchionne. Il rischio di sgretolamento delle Istituzioni è ormai evidente, scontri di potere tra organi dello Stato, aziende che non riconoscono gli accordi firmati, gioventù abbandonata se stessa”.
Situazione nebulosa, quella italiana, dove a farne maggiormente le spese sono le donne, metà delle quali resta vittima della disoccupazione , il nostro paese infatti occupa il secondo posto, nei 27 dell’Unione Europea, per numero di popolazione femminile senza lavoro.
“La soluzione – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - è il ritorno alle regole e alla serietà, e chi non ce la fa , Berlusconi, abbia la responsabilità di fare un passo indietro e dia il via al rinnovamento. Diversamente – conclude Criseo - assisteremo ad una lunga agonia, all’esplosione dei conflitti sociali e al rinchiudersi a ‘riccio’di coloro che pensano di farcela a discapito degli altri.”
Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “L’unico ambulatorio che dovrebbe essere aperto è quello del Cim, anche perché la presidente appartiene a quella generazione che cantava la canzoncina ‘Via dei matti numero zero’”
Roma – Non poche polemiche ha suscitato il progetto denominato “Porte aperte al cittadino", promosso della Regione Lazio per attivare anche di domenica gli ambulatori ospedalieri che nei giorni feriali spesso restano chiusi. Un'iniziativa che purtroppo però non pone rimedio alla situazione di collasso all’interno dei reparti di Pronto soccorso, di Rianimazione e di Terapia intensiva di molti ospedali della Capitale, dovuta alla carenza di personale medico.
“Ottima idea – afferma con sarcasmo Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, in merito alla questione –, solo che l’unico ambulatorio che dovrebbe essere aperto è quello del Cim, altresì detto Centro di Igiene Mentale. La Polverini peraltro appartiene a quella generazione di baby boomer che da bambini cantavano a squarcia gola la canzoncina ‘Via dei matti numero zero’, mentre nella realtà si smantellano presidi di pronto soccorso che dovrebbero essere aperti, quelli sì, ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni alla settimana”.
L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro continua imperterrito: “Ora si adotta un provvedimento che per di più va a dispetto anche del papa sovrano. Scorda la Polverini le genuflessioni ultime passate del sindaco ‘Aledanno’, che ha presentato appunto l’ultimo danno, ossia la nuova giunta al pontefice romano. Scorda la collega della Pisana-Via dei Matti, la stessa deferenza avuta in campagna elettorale oltre Tevere. Scorda soprattutto che il settimo giorno anche il Signore si sia riposato, quello che vorrebbero fare i romani e i laziali di domenica, anziché assistere all’ottimo sfarzo della sanità pubblica a favore del privato”.
Il viceresponsabile capitolino dell’Italia dei Diritti : “Occorre un intervento immediato e deciso delle istituzioni comunali di Roma. Le figure degli insegnanti di sostegno rivestono grande importanza nell’istruzione”
Roma – A Roma, numerosi bambini diversamente abili sono stati lasciati senza insegnanti di sostegno. Una mamma disperata ha denunciato la situazione ad un quotidiano, facendo emergere il doloso problema dalla mancanza di personale scolastico che assiste i piccoli portatori di handicap.
“Occorre un intervento immediato e deciso delle istituzioni comunali di Roma - commenta Giuliano Girlando, viceresponsabile capitolino dell’Italia dei Diritti -, in primis del sindaco Gianni Alemanno, chiedendo che rispetti gli impegni presi in campagna elettorale quando dimostrava interesse per le questioni sociali, per le vicende relative ai diritti dei disabili. È delle istituzioni il compito di garantire tutela alle famiglie e il rispetto dei diritti collettivi”.
Parte del personale Aec, che da anni ricopre questo fondamentale ruolo, cambiando mansione ha lasciato privi circa 200 bambini degli assistenti. Commissioni e municipi si sono attivati con diversa velocità per sopperire alle carenze non giungendo tuttavia ad una soluzione completa.
“Questo deve essere un impegno che riguarda non solo il comune di Roma e l’amministrazione Alemanno, bensì tutti i municipi e le loro mini-giunte. Le figure degli insegnanti di sostegno rivestono grande importanza nell’istruzione, garantiscono attraverso la loro presenza il carattere pubblico dell’insegnamento, eliminando le disuguaglianze sociali e gli ostacoli che impediscono alle persone diversamente abili di potersi garantire un livello di formazione, tutelata dalle istituzione del paese e dalla Costituzione.”
Il responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti: “Siamo di fronte ad un reato altamente grave e discriminante, per di più commesso da appartenenti all’Arma che dovrebbero essere un esempio di civiltà, di moralità e di legalità”
Milano – Corruzione in cambio di sesso, peculato, omissione e alterazione di atti d'ufficio sono tra le accuse mosse dalla procura della Repubblica di Mantova ai danni di un maresciallo di 51 anni in forza al nucleo radiomobile dei carabinieri della cittadina lombarda.
In base alle indagini condotte, il militare avrebbe ottenuto prestazioni sessuali da una prostituta brasiliana assicurandole favori nell'ambito di un’inchiesta che la vedeva coinvolta.
Il rinvio a giudizio è stato richiesto anche per altri due carabinieri della stessa compagnia mantovana, accusati di concussione sessuale nei confronti di alcuni transessuali.
Sull’accaduto si è espresso il responsabile per la provincia di Mantova dell’Italia dei Diritti, Paolo Refolo: “Attendiamo il giudizio dei magistrati, ma qualora il fatto dovesse sussistere, siamo di fronte ad un reato altamente grave e discriminante, per di più commesso da appartenenti all’Arma che dovrebbero essere un esempio di civiltà, di moralità e di legalità”.
“Condanno apertamente l’accaduto – termina perentorio l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – e spero che episodi come questo vengano cancellati definitivamente dalla pagine di cronaca della nostra città”.
La viceresponsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti: “La classe politica prenda coscienza che c’è bisogno di maggiore rigore, etica, moralità, impegno”
Genova – A Rapallo è stata aperta un’inchiesta nei confronti di Gianni Arena, assessore comunale del PdL, fotografato nell’atto di compiere il saluto romano al termine di una messa a suffraggio di Mussolini. Lo scatto incriminato, grazie al quotidiano Secolo XIX, è finito sul web, generando aspre polemiche e spaccature all’interno della maggioranza della cittadina ligure. Arena si difende rivendicando di aver partecipato alla cerimonia a titolo esclusivamente personale.
Sui fatti è netto e preciso l’intervento di Antonella Silipigni, viceresponsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti:“Quando una persona esercita un incarico pubblico, indipendentemente se è un politico, un insegnate, un amministratore, deve sempre ricordarsi che, quanto fa, è strettamente connesso a quella che è la sua funzione. Le questioni personali devono essere realmente private, discrete, non enfatizzate in questa maniera. Ognuno può avere diversa religione, credo, fede calcistica, questo non significa che vadano esibiti, pubblicizzati e messi in pubblico. È privato e tale deve rimanere, non deve essere monito di diseguaglianza. Ci sono cose – prosegue la Silipigni- che bisogna necessariamente tenere in considerazione, una di queste è la morale. Un politico anche se a livello locale, rappresenta parte del consenso pubblico quindi una fazione politica, tutto ciò che riguarda il suo operato, a maggior ragione quando sfocia dal privato al pubblico, è giusto venga in qualche modo segnalato”
Il Pdl, maggioranza al comune di Rapallo è nettamente diviso circa l’atteggiamento da tenere nei confronti di Gianni Arena, il coordinamento cittadino del partito ha infatti intenzione di deferirlo e di invitarlo alle dimissioni, mentre il sindaco Mentore Campodonico, portavoce di una seconda corrente, rinvia la decisione prendendo tempo.
“Mi auguro che il suo partito abbia quanto meno ripreso Arena - continua la rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro - , fatto capire lui che non può esercitare il proprio ruolo comunale se continua ad avere atteggiamenti poco ortodossi, è una questione anche di rispetto, non dimentichiamo che la Liguria ha una storia di resistenza partigiana molto forte. Per quanto una persona possa avere le sue simpatie, rievocare il saluto romano, è irrispettoso in una terra come la nostra, bisogna ricordare quanti hanno combattuto quella dittatura. Tali credo siano atteggiamenti non politici ma continue dimostrazioni di arroganza, determinata da un atteggiamento predominante di chi detiene il potere. Un’espressione quasi incontrovertibile di continua supremazia del modello Berlusconi circa l’uguaglianza dei cittadini. Siamo tutti uguali, lui e i suoi un pochino di più”
Un fatto grave, quello avvenuto a Rapallo, che invita alla riflessione: “La classe politica prenda coscienza del bisogno di maggiore rigore etica, moralità, impegno. Non si chiede a nessun amministratore pubblico di diventare professionista ma quantomeno di esercitare il suo ruolo nel miglior modo possibile. Siamo l’unico paese – conclude la Silipigni - che continua ad avere certi fenomeni da biasimo perché non abbiamo un vero riconoscimento della professione politica. Rappresentanti che dovrebbero governare bene, conoscere le leggi e avere capacità di orientamento per esercitare la funzione pubblica”.
Il responsabile per la Difesa e gli Affari Militari dell’Italia dei Diritti: “Non metto in dubbio che il nostro impegno in ambito internazionale sia meritevole, ma ritengo che oramai ci siamo mestamente abituati all’idea che giovani soldati vadano lì solo per morire”
Roma – “Non metto in dubbio che il nostro impegno in ambito internazionale sia meritevole, ma ritengo che oramai ci siamo mestamente abituati all’idea che giovani soldati vadano lì solo per morire”. Con queste parole, Gennaro Saltalamacchia, responsabile per la Difesa e gli Affari Militari dell’Italia dei Diritti, commenta la recente morte del caporalmaggiore Luca Sanna, 33 anni di Oristano, avvenuta nel corso di uno scontro a fuoco all'interno di un avamposto nei pressi della base italiana a Bala Murghab. Sale così a 36 il numero dei soldati italiani morti in Afghanistan, generando tra opinione pubblica e Governo non pochi dubbi sulla reale utilità di mantenere il contingente militare ancora sul posto.
“Personalmente ritengo che non ci siano più le garanzie per la salvaguardia dei soldati – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, sicuramente siamo arrivati ad una spedizione al massacro, dove le condizioni di sicurezza sono minime”.
Saltalamacchia poi continua nel suo ragionamento affermando che il numero delle vittime della missione evidenzia la debolezza di un sistema che non è più in grado di ottenere gli obiettivi preposti: “L’impegno italiano in ambito internazionale è indispensabile, ma ritengo che le condizioni messe in atto debbano essere diverse. È più facile che si possa morire che aiutare, e quindi il Governo dovrebbe indirizzare le poche risorse a disposizione verso attività sociali ben più utili, e magari troppo spesso non considerate abbastanza”.
Roma – "Esprimo, a nome del movimento Italia dei Diritti che rappresento, la più totale solidarietà a Maurizio Ferraioli, nostro responsabile ligure, per la vile aggressione subita". Inizia così l'attestato di solidarietà di Antonello De Pierro, presidente dell'Italia dei diritti, nei confronti di Maurizio Ferraioli, responsabile del movimento per la Liguria, colpito durante un alterco scoppiato nel corso di una riunione politico.
"Maurizio – ricorda De Pierro – stava partecipando a un incontro dell'Italia dei Valori, partito per il quale è stato in passato responsabile cittadino della Spezia, che si stava tenendo proprio alla Spezia, quando per una divergenza di opinioni è stato aggredito e malmenato con una prognosi di 7 giorni salvo complicazioni, ricevendo un pugno in pieno volto. Non conosco e nemmeno voglio conoscere un simile elemento, ma conosco bene Maurizio.
So che è una persona che crede fermamente nei principi di lealtà, moralità, correttezza, legalità e giustizia, una persona perbene che non affida mai alla retorica le idee che esprime, ma sempre le ancora alle rive del sentimento sincero e pulito che bagnano la sua coscienza. Lo conosco bene e so che non ha reagito, ma ha subito in silenzio. Lo conosco bene e so che non ci sono scuse per un simile comportamento a danno di una persona come lui. Lo conosco bene e so purtroppo che tale evento, al di là del dolore fisico provato, gli lascia una ferita morale che non riuscirà a cicatrizzarsi, in quanto è molto lontano da tali comportamenti deprecabili e fedele paladino della dialettica politica che affronta con passione non comune, sempre rispettoso delle idee altrui, per la cui libera espressione si è da sempre battuto, affidando le divergenze di pensiero al tavolo del confronto costruttivo. E' per tutto questo che lo considero uno dei pilastri dell'Italia dei Diritti e gli sono vicino e l'abbraccio fraternamente, invitandolo a proseguire nel suo impegno civico e a non mollare mai, perché la forza delle sue idee sconfiggerà tale gesto sconsiderato".
"Ed è ancora per tutto ciò – conclude De Pierro – che, rivolgendomi a Giovanni Paladini, coordinatore ligure dell'Italia dei Valori, auspico, l'immediata espulsione dal partito di un siffatto elemento, che non ha nulla in comune con il confronto politico, ma appartiene a un rigurgito di squadrismo che la nostra Costituzione ha fortunatamente seppellito da molti decenni".
Il viceresponsabile per Roma dell’Italia dei Diritti : “Lollo rispetti il lavoro della magistratura e la storia di Roma. Lasci stare le menzogne.”
Roma– Sono passati quasi 38 anni dalla tragica morte di Virgilio e Stefano Mattei, 6 da quando è stato riaperto il caso. Notizia di oggi il silenzio di Achille Lollo davanti ai magistrati della Procura di Roma. L’ex militante di Potere Operaio fu condannato a 18 anni di reclusione per l’incendio di matrice politica che uccise i Mattei ma ne scontò appena 2 di carcere preventivo, fuggendo dopo la condanna in appello.
“Achille Lollo rispetti il lavoro della magistratura e la storia di Roma – interviene Giuliano Girlando viceresponsabile per Roma dell’Italia dei Diritti - . Lasci stare le menzogne. Il Pm Luca Tescaroli è noto per la sua partecipazione ad inchieste importanti svolte in passato, ricordiamo quella della stragi di Capaci, e ha sicuramente svolto un ruolo importante nella riapertura del caso del rogo di Primavalle. Considerando che gli anni di piombo e le stragi in Italia rappresentano un quadro tragico per questo paese, abbiamo il dovere e il compito di sostenere il lavoro dei magistrati per ricostruire una verità non solo storica ma giudiziaria.”
Una vicenda che merita chiarezza per la quale nessun colpevole pare avere pagato davvero.
“Chiediamo alla magistratura – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - di continuare questo lavoro e fare in modo che Achille Lollo non lasci nuovamente questo paese come ha fatto in passato e , come lui, altri latitanti che si sono macchiati in Italia di crimini legati al terrorismo. Chiedendo allo stesso Lollo – chiosa Girlando - rispetto per i familiari delle vittime del rogo di Primavalle”.
La responsabile per il Molise dell’Italia dei Diritti: “È assurdo che ci sia un’ordinanza che proibisce l’accesso veicolare alla zona, ma nessuno che vigili sul rispetto della stessa”
Campobasso - “Il sindaco di Campobasso Di Bartolomeo si ostina a non prendere una chiara posizione su tale vicenda, confermando una politica lassista e non risolutrice dei problemi”. Con queste parole si esprime Anna Aurisano, responsabile per il Molise dell’Italia dei Diritti, in merito alla diffida che le associazioni ambientaliste del capoluogo hanno inviato al comandante della Polizia Municipale e al sindaco affinché provvedano a far rispettare il divieto di accesso per i veicoli in Piazza Pepe.
“È assurdo che ci sia un’ordinanza che proibisce l’entrata e la sosta dei veicoli nella piazza, ma non ci sia qualcuno che vigili sul rispetto della stessa - continua la sua dichiarazione la Aurisano -. È evidente che questa situazione è voluta dalla giunta comunale. Da un lato non interviene con un documento ufficiale per la riapertura veicolare della zona, come promesso agli esercenti commerciali durante la campagna elettorale, per non inimicarsi i cittadini e, dall’altro lato, lascia che si circoli laddove non si potrebbe, per non essere attaccata dai commercianti”.
A conclusione del suo intervento, l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro sottolinea: “Ad appena un anno dall’inizio del suo incarico di sindaco, Di Bartolomeo non può far altro che constatare un crollo inequivocabile di consensi sul suo operato, come gli stessi sondaggi di opinione dimostrano”.
La viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti : “È incredibile che i tagli debbano avvenire sulla pelle dei cittadini e che non si sia prevista la consueta epidemia influenzale quando i posti letto sono venuti meno anche in passato ed in occasioni meno eccezionali”
Napoli – “La situazione di emergenza che si sta verificando in Campania è di certo il frutto della mala gestione da parte del Ministero della Sanità e della giunta Caldoro ”.
Con queste parole Licia Palmentieri, viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti, commenta quanto sta accadendo nei nosocomi campani. Le cronache denunciano gli esemplari casi della paziente del Santa Maria della Pietà di Nola, costretta ad attendere la visita sdraiata su una scrivania e di un malcapitato che ha passato la notte, nel medesimo ospedale su una sedia a rotelle, l’unico giaciglio disponibile. Stessi disagi riscontrati al Cardarelli di Napoli, struttura in preda al caos, senza più posti letto, con corridoi saturi di barelle, a causa della feroce epidemia di influenza.
“È venuta a mancare un'adeguata informazione riguardo questa ondata influenzale – analizza la Palmentieri -. Abbiamo assistito alla diffusione di dati allarmistici nel 2009/2010 ed oggi, al contrario, per evitare preoccupazioni non si sono correttamente informati i cittadini della particolare durezza di questo virus, che pur non rappresentando un reale rischio di vita per la stragrande maggioranza della popolazione, è di certo più impegnativo per il sistema immunitario rispetto ad influenze precedenti. Insomma, corrette notizie aiuterebbero la popolazione a non andare nel panico e a non recarsi al pronto soccorso in assenza di necessità reale”.
Vista la mancata disponibilità di assistenza nel principale ospedale del Napoletano, molti cittadini vengono tuttora dirottati in altre strutture sanitarie. Il picco influenzale e il panico che ne è conseguito non hanno fatto altro che riportare alla luce annose questioni e problemi che affliggono da tempo la sanità campana.
“Inoltre - prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - , era inevitabile che i frutti della scellerata amministrazione della sanità esercitata dalla giunta Caldoro attraverso tagli selvaggi ed aumenti del ticket, che si ripercuotono solo sulla popolazione, avrebbe mandato al collasso gli ospedali campani. Non dimentichiamo che nella politica ‘antisprechi’ di Caldoro è rientrata anche la chiusura di alcuni presidi e strutture sanitarie, come il Camilliani di Casoria. È incredibile che i tagli debbano avvenire sulla pelle dei cittadini e che non si sia prevista la consueta epidemia influenzale quando i posti letto sono venuti meno anche in passato ed in occasioni meno eccezionali. Insomma - chiosa la Palmentieri- , la crisi era annunciata e i cittadini andrebbero meglio informati sul modo in cui dei loro diritti qualcuno fa carta straccia”.
Sul posto si è recata Antonella Sassone, viceresponsabile romana del movimento, che ha dichiarato turbata: “Se chi è preposto a garantire l’applicazione delle normative si mostra ‘elastico’ nell’interpretazione della legge, ci saranno conseguenze molto gravi”
Roma - Il giorno 6 gennaio è arrivata presso l’ufficio centrale del movimento Italia dei Diritti una segnalazione riguardante un’irregolarità verificatasi presso un esercizio commerciale di Via Candia, nel XVII Municipio romano.
Nel giorno d’apertura ufficiale della stagione dei saldi nella Capitale, il negozio in questione non mostrava i cartellini con i prezzi ribassati. La viceresponsabile per Roma dell’Italia dei Diritti Antonella Sassone si è recata sul posto e, appurata l’anomalia, ha contattato la Polizia Municipale. La pattuglia dei vigili urbani è arrivata tempestivamente, ma i due agenti non hanno voluto proseguire con i controlli dovuti, rifiutandosi inizialmente di acquisire la denuncia che la Sassone aveva deciso di proporre, visto l’inadempimento del loro dovere istituzionale, e che, dopo tanta insistenza, è riuscita a presentare.
Dunque, nonostante le diverse soluzioni proposte e le ripetute sollecitazioni dell’esponente del movimento, gli agenti si sono allontanati dal luogo, senza effettuare alcun controllo presso l’attività commerciale.
“L’applicazione della normativa, in qualsiasi contesto, è presupposto minimo perché si possa parlare di legalità - evidenzia la Sassone -. Se ciò non accade e se coloro che sarebbero naturalmente preposti a garantirne l’applicazione si mostrano ‘elastici’, per usare un eufemismo, nell’interpretazione della legge con la conseguenza che non si traccia un confine certo tra ciò che si può fare e ciò che non si deve fare, ci saranno conseguenze molto gravi.
La prima di queste è la percezione del concetto di legge come un orpello da eludere a proprio piacimento, quindi la mancata responsabilizzazione dei cittadini verso comportamenti che devono ricevere una sanzione”.
“Siamo arrivati ad un livello di barbarie e di inciviltà per cui è tutto lecito, tutto consentito e tutto normale - afferma con fermezza l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -. È il segno del baratro morale in cui è sprofondato questo Paese. È per questa ragione che rivolgo un appello a tutti i cittadini, ed in particolare a chi oltre ad un dovere civico svolge anche un lavoro il cui fine è la tutela della collettività, a dare con intransigenza, lealtà verso questo Paese e decoro per la propria dignità, un esempio di cittadinanza responsabile”.