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Saltalamacchia favorevole al ritiro della missione italiana in Afghanistan

Il responsabile per la Difesa e gli Affari Militari dell’Italia dei Diritti: “Non metto in dubbio che il nostro impegno in ambito internazionale sia meritevole, ma ritengo che oramai ci siamo mestamente abituati all’idea che giovani soldati vadano lì solo per morire”

 

Roma – “Non metto in dubbio che il nostro impegno in ambito internazionale sia meritevole, ma ritengo che oramai ci siamo mestamente abituati all’idea che giovani soldati vadano lì solo per morire”. Con queste parole, Gennaro Saltalamacchia, responsabile per la Difesa e gli Affari Militari dell’Italia dei Diritti, commenta la recente morte del caporalmaggiore Luca Sanna,  33 anni di Oristano, avvenuta nel corso di uno scontro a fuoco all'interno di un avamposto nei pressi della base italiana a Bala Murghab. Sale così a 36 il numero dei soldati italiani morti in Afghanistan, generando tra opinione pubblica e Governo non pochi dubbi sulla reale utilità di mantenere il contingente militare ancora sul posto.

 

“Personalmente ritengo che non ci siano più le garanzie per la salvaguardia dei soldati – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, sicuramente siamo arrivati ad una spedizione al massacro, dove le condizioni di sicurezza sono minime”.

 

Saltalamacchia poi continua nel suo ragionamento affermando che il numero delle vittime della missione evidenzia la debolezza di un sistema che non è più in grado di ottenere gli obiettivi preposti: “L’impegno italiano in ambito internazionale è indispensabile, ma ritengo che le condizioni messe in atto debbano essere diverse. È più facile che si possa morire che aiutare, e quindi il Governo dovrebbe indirizzare le poche risorse a disposizione verso attività sociali ben più utili, e magari troppo spesso non considerate abbastanza”.

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