Il responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti: “Dando uno sguardo sia alla politica nazionale sia a quella locale, si ha l’impressione che nel nostro Paese non cambierà mai nulla”
Milano - Caos al Comune di Buccinasco, in provincia di Milano, dove questa mattina sono arrivate le manette per il primo cittadino Loris Cereda, per l’assessore Marco Cattaneo e per il consigliere comunale Antonio Trimboli. Le accuse per loro e per gli altri tre professionisti arrestati sono corruzione e falso in atto pubblico, per una vicenda di presunte tangenti legate a degli appalti di lavori pubblici. Claudio Telari, responsabile per la provincia di Milano dell’Italia dei Diritti, si sofferma sull’accaduto: “Questa notizia non desta scalpore, ma delude poiché, come al solito, le istituzioni non danno il buon esempio. Gettando uno sguardo sia alla politica nazionale sia a quella locale, come avviene in questo caso, si ha l’impressione che nel nostro Paese non cambierà mai nulla. Se è vero che la gente non riesce ad autodisciplinarsi, è vero anche che la classe dirigente non si comporta come dovrebbe”.
Al di fuori degli addetti ai lavori del Comune sono stati arrestati Umberto Pastori, dirigente di una azienda che opera nel settore degli ipermercati, Cesare Lanati, amministratore di una società edile, ed Ettore Colella, commercialista di Buccinasco.
“Le persone coinvolte hanno tutte un certo potere economico - evidenzia l’esponente provinciale del movimento guidato da Antonello De Pierro -, per cui mi chiedo da cosa provenga la loro necessità di violare la legge. Io sono convinto che ognuno di noi potrebbe essere portato sulla cattiva strada, se sollecitato o minacciato da qualcuno. Tuttavia, sono altrettanto certo che gli individui, di fronte all’obbligo o all’opportunità di commettere un crimine, debbano rifiutarsi categoricamente, anche solo per una questione di etica sociale”.
Telari conclude la sua analisi con una considerazione: “Ritengo che nel settore edile c’è sempre qualcuno legato alla malavita ma, anche in quest’ambito, spetta alle istituzioni il compito di verificare e selezionare i propri interlocutori”.
La viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “È necessario che i controlli sulla regolarità delle installazioni di questi impianti siano serrati, affinché il vantaggio dell’utilizzo di energie pulite non si disperda”
Brindisi - “Questo episodio riporta alla luce il problema del rispetto della legalità in un settore delicato qual è la tutela dell’ambiente”. Così esordisce Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti, nel commentare il sequestro di un maxi impianto fotovoltaico nell’agro di San Donaci, in provincia di Brindisi, risultato abusivo. Secondo gli inquirenti, i dieci indagati avrebbero realizzato un unico sito, di 50mila metri quadrati, senza alcuna concessione, poiché avevano inizialmente presentato una richiesta di autorizzazione per l’istallazione di cinque impianti fotovoltaici contigui da un megawatt l’uno.
“La Puglia è la prima regione del meridione d’Italia per la produzione di energie alternative - evidenzia la Lusi - ed è un primato che rende orgogliosa la terra ‘del sole e del vento’, soprattutto in questo periodo in cui il dibattito sul nucleare infiamma l’opinione pubblica, dopo il disastro ambientale giapponese. È, tuttavia, necessario che i controlli sulla regolarità delle installazioni di questi impianti siano serrati, affinché il vantaggio dell’utilizzo di energie pulite non si disperda come avviene nel caso in cui siano aggirate le valutazioni di impatto ambientale”.
L’esponente regionale del movimento guidato da Antonello De Pierro conclude il suo intervento, soffermandosi sui motivi dell’obbligatorietà delle suddette verifiche: “Il proliferare selvaggio e senza controllo può causare danni ai terreni e al paesaggio che, a lungo andare, possono diventare irreversibili. Inoltre, un settore in espansione come quello del fotovoltaico potrebbe attirare l’interesse della malavita organizzata, le cui infiltrazioni, ormai, non riguardano più solamente settori classici come lo spaccio di stupefacenti o lo sfruttamento della prostituzione, ma si inseriscono anche nei cosiddetti settori ‘sani’ dell’economia”.
Il viceresponsabile capitolino dell’Italia dei Diritti: “Riteniamo doveroso un impegno e una risposta del Sindaco, consideriamo necessaria e prioritaria la sicurezza dei cittadini”
Roma – Le maggiori strade consolari della Capitale, quelle che la collegano alle città e alle regioni limitrofe, sono in condizioni disastrate. Numerose buche, l’asfalto che si consuma e logora alle prime piogge, i guard- rail, malridotti mettono a rischio ogni giorno i cittadini che percorrono vie come la Salaria, pericolosamente dissestata, l’Aurelia o la Nomentana, tratte recentemente oggetto di lavori e già con i primi accenni di falle.
Sui fatti è intervenuto Giuliano Girlando, viceresponsabile per Roma dell’Italia dei Diritti : “Di fronte all’emergenza strade l’amministrazione del comune di Roma, guidata del sindaco Alemanno, è risultata alla fine inefficiente. Nei fatti incapace di gestire un programma di messa in sicurezza delle carreggiate e di manutenzione del manto stradale”.
Una situazione pericolosa sotto gli occhi di tutti è quella della Via Pontina. L’arteria, provata dal traffico incessante, nota alle cronache come tragico teatro di incidenti mortali, presenta gravi danni nelle corsie, il guardavia staccato e numerose voragini lasciate nell’incuria.
“Riteniamo doveroso un impegno – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – e una risposta del Sindaco, consideriamo necessaria e prioritaria la sicurezza dei cittadini, degli automobilisti, oltre che – chiosa Girlando - un maggior rispetto della questione viabilità e trasporti”.
Il viceresponsabile capitolino dell’Italia dei Diritti: “Non accettiamo alcuna violazione in campo sanitario, poiché l’assistenza e le cure mediche sono previste per legge dalla Costituzione stessa”
Roma - “È inammissibile che si intervenga in questo modo a discapito della salute dei cittadini e del lavoro di quei professionisti che, quotidianamente, curano gravi malattie e malformazioni congenite”. È quanto sostiene Giuliano Girlando, viceresponsabile per Roma dell’Italia dei Diritti, in merito alla chiusura del reparto di chirurgia maxillo-facciale della casa di cura Villa Betania, collegata all’ospedale Santo Spirito, decisa dal nuovo piano sanitario regionale.
L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro rivolge delle accuse precise: “È un gravissimo atto di irresponsabilità da parte della commissaria per la Sanità nel Lazio e governatrice della stessa regione, Renata Polverini. Noi, come Italia dei Diritti, chiediamo immediate risposte all’amministrazione regionale, poiché non possiamo accettare che 850 persone, tra quelle in cura e quelle in lista d’attesa, non meritino la considerazione dovuta”.
Infine, Girlando richiama l’attenzione sulla Carta costituzionale: “Se la questione si protrarrà a lungo e la chiusura del reparto verrà portata a termine, il nostro movimento è pronto ad una mobilitazione ad oltranza sotto il palazzo della Regione. Siamo intenzionati a difendere la sanità pubblica fino in fondo. Non accettiamo alcuna violazione in campo sanitario, poiché l’assistenza e le cure mediche sono previste per legge dalla Costituzione stessa”.
Il responsabile per il I Municipio capitolino dell’Italia dei Diritti: “? evidente che una macchina scomoda come una Porsche pare difficile essere in uso ad una persona con difficoltà motorie come quelle di un diversamente abile. ? una vergogna”
Roma – “Purtroppo è notorio che il Comune di Roma, investito da un moralismo ad ondate, non riesca pur in seguito alle numerose notizie sui giornali, a mettere in atto un’efficace campagna sull’abuso dei permessi che dovrebbero essere destinati ai disabili”.
Queste le parole di Emiliano Varanini, responsabile per il I Municipio di Roma dell’Italia dei Diritti, a commento dell’uso scorretto, illegale e irrispettoso che viene fatto quotidianamente da numerosi automobilisti, del pass di accesso e parcheggio per le persone diversamente abili. Nelle zone storiche della Capitale il fenomeno cresce, nei pressi di Via del Babuino, è un proliferare di macchine sportive contrassegnate, che destano più di qualche sospetto .
“ ? evidente – dichiara il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro - che una macchina scomoda come una Porsche pare anomalo essere in uso ad una persona con difficoltà motorie come quelle di un diversamente abile. ? una vergogna”.
I disagi dell’abuso che ricadono sugli abitanti della zona Centro Storico, già costretti a subire non pochi fastidi nella vita quotidiana, sono da spunto per un’attenta analisi di Varanini sulle condizioni di vivibilità della zona : “ I residenti del I Municipio sono ostaggio della politica del Comune, che incentiva uso di auto e mezzi ad alta emissione inquinante, con dannosi effetti per la salute, e della mancanza di divieti di parcheggio nelle vie e piazze che dovrebbero essere destinate ad uso pedonale. Sono anche vittime – continua Varanini - dell’indiscriminato abuso della circolazione di torpedoni di turisti che non rispettano nessuna norma, i quali invadono il centro storico e non rispettano regole già stabilite dal piano di mobilità. In più sono discriminati da una Ztl che li rende prigionieri in casa propria, con l’ impossibilità di passare da una parte all’altra del centro in orari di vita quotidiana. La zona – conclude l’esponente territoriale dell’Italia dei Diritti – dovrebbe essere destinata ad uso esclusivo di pedoni e mezzi ad impatto minore e va favorito l’impiego di una macchina per famiglia”.
La viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti: “Le istituzioni, finora, si sono preoccupate soltanto di nascondere le montagne di spazzatura sotto un tappeto fatto anche di connivenze”
Napoli - “Questa inchiesta prova per l’ennesima volta come l’emergenza rifiuti in Campania, che tanto emergenza non è visto che la situazione perdura da almeno 17 anni, non può essere risolta a colpi di decreti legge e di provvedimenti d’urgenza una tantum, imposti con l’uso dell’esercito sulla pelle dei cittadini”. Licia Palmentieri, viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti, commenta in modo risoluto i blitz della Dda campana effettuati nei giorni scorsi nella discarica di Chiaiano e negli uffici della Ibi idrobioimpianti e della Edilcar s.a.s. I reati ipotizzati per le dieci persone indagate sono la frode in pubbliche forniture per i materiali adoperati a Chiaiano e la gestione abusiva della discarica di Giugliano.
“La Ibi era già stata colpita da un’interdittiva antimafia - spiega la Palmentieri - e la Edilcar s.a.s. della famiglia Carandente Tartaglia è sospettata di vicinanza con i clan Mallardo- Zagaria. I comitati cittadini locali avevano da tempo denunciato che l’argilla prelevata dalla Edilcar era di pessima qualità e non compattata in modo da garantire l’impermeabilizzazione del sito. Addirittura, il sospetto è che la società abbia fruito di un subappalto della Ibi ed abbia prelevato materiali di scarto dalla discarica abusiva di Giugliano, anche quella sequestrata, e da altri siti per rivenderli a Chiaiano come materiali d’impermeabilizzazione”.
L’esponente regionale del movimento guidato da Antonello De Pierro conclude l’analisi con una critica profonda che denota la sua sensibilità personale relativa ai problemi della Campania: “Il fatto che il quadro della situazione fosse chiaro già nel 2008 desta sospetti sulle motivazioni che hanno avviato i sequestri e le indagini così tardi, soprattutto stando alle dichiarazioni di ex imprenditori vicini alla camorra e di alcuni pentiti, tra cui Gaetano Vassallo. Come mai gli appelli dei comitati cittadini e dei comitati ambientalisti sono stati ignorati? La verità è che le istituzioni, finora, si sono preoccupate soltanto di nascondere, in tutta fretta, le montagne di spazzatura sotto un tappeto fatto anche di connivenze, spostando il problema alle popolazioni vicine alle discariche garantite ma, in realtà, finite chissà come appaltate a società sospette da lungo tempo.
Mi domando se dovremo restare a guardare emergere di volta in volta le irregolarità e gli abusi, prima che si capisca che in Campania è assolutamente necessario risolvere il problema a monte, e non solo a favore di telecamera durante i tg, in prossimità delle elezioni”.
La responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti :“ Non è concepibile: o sono smaltimenti tossici o non lo sono. Le possibilità di analizzarli le abbiamo, mi domando perché ciò non venga fatto”
Latina – All’interno della discarica di Borgo Montello, frazione del Comune di Latina,. sarebbero stati gettati anni fa molti dei 10500 fusti contenenti scorie velenose trasportati dalla Zenobia e provenienti dalle aziende chimiche europee. A rivelarlo un pentito di camorra, le cui parole avrebbero trovato riscontro in un rinvenimento nel 2005. L’enigma però oggi è tutto nella presunta autodistruzione del materiale durante il recupero. Stando al sostituto procuratore, a causa del disfacimento dei fusti, non sarebbe possibile analizzarne il potenziale tossico. Non stimabili quindi anche i danni e la veridicità o meno del pericolo corso dagli abitanti.
“Io condivido – interviene Camelia Di Marcantonio, responsabile per la provincia di Latina dell’Italia dei Diritti - le perplessità avallate da Candido De Angelis, senatore Fli. ? un mistero. Rimane assurdo che la Procura della Repubblica possa dare una spiegazione del genere. Non è concepibile: o sono smaltimenti tossici o non lo sono. Le possibilità di analizzarli le abbiamo, mi domando perché ciò non venga fatto. Io credo – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - che siano altre le motivazioni di questo silenzio, suppongo ci sia voglia di nascondere i fatti per meri motivi economici. Condivisibile lo sdegno che si presenta alla notizia che dopo 20 anni questi rifiuti non si possano analizzare, è palese che non voglia essere fatto”.
Il Comune della cittadina laziale pare però essersi attivato in merito, col sostegno della Regione dovrebbero partire degli scavi al fine di comprendere quali sostanze e materiali vi siano oggi all’interno della discarica di Borgo Montello. “ Numerose – dichiara la Di Marcantonio - sono le cause civili intentate da persone che hanno chiesto il risarcimento danni perché ammalate, qualcuno deve pur assumersi delle responsabilità. Abbiamo già dato, non solo vogliono nascondere i fatti di Borgo Montello ma c’è in previsione la costruzione di nuovi impianti e a distanza di pochi km, Borgo Sabotino, viene indicata – chiosa preoccupata l’esponente di Latina dell’Italia dei Diritti - come possibile sito per centrali nucleari da realizzare”.
Il responsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti appoggia i manifestanti:
“Non sono terroristi, ma persone che rivendicano il loro diritto alla salute”
Genova - Piena solidarietà ai cittadini che da ieri stanno occupando l’ospedale Sant’Antonio di Recco arriva dal responsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti, Maurizio Ferraioli. La chiusura del nosocomio è prevista per domani.
“Comprendo il disagio dei manifestanti - afferma Ferraioli - ma allo stesso tempo conosco le esigenze economiche della nostra regione. In Liguria la forte presenza di popolazione anziana richiede un alto dispiego di risorse dal punto di vista sanitario, basti pensare all’aumento dei controlli o delle esigenze di riabilitazione”.
Il referente ligure del gruppo extraparlamentare vede una possibile via d’uscita soltanto all’interno di “un federalismo fiscale che sappia tener conto dell’età anagrafica delle singole regioni”.
“Il punto cruciale - incalza Ferraioli - diventa far capire ad un pensionato, il quale per una vita ha versato i contributi, che non gli viene tolto l’assistenzialismo, in quanto riceverà le medesime cure in un’altra struttura, seppur ubicata in un territorio poco distante”.
Il referente del movimento fondato da Antonello De Pierro biasima la chiusura dell’assessore regionale alla Sanità, Claudio Montaldo, il quale non lascia margini alle trattative di dialogo con cittadini e comitati: “Invito l’assessore Montaldo a recarsi di persona, al più presto, sul presidio ospedaliero per ascoltare la voce dei manifestanti. Con le minacce di interruzione del pubblico servizio non si ottiene nulla - ribadisce Ferraioli - non stiamo parlando di terroristi, ma di cittadini che rivendicano il loro diritto alla salute”.
Il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “La governatrice ha il diritto di pretendere un bell’attico a piazza Navona, mentre per gli aventi diritto alla casa pubblica ci sono i bellissimi ponti capitolini”
Roma - “La Polverini dovrebbe fare un passo indietro e lasciare la casa ai tanti che ne hanno diritto: senatori, deputati, consiglieri regionali e comunali e tutta la pletora e gli assaltatori della cosa pubblica”. Vittorio Marinelli, responsabile regionale dell’Italia dei Diritti, commenta con tono esplicitamente malizioso l’inchiesta de ‘l’Espresso’ da cui risulta che Massimo Cavicchioli, marito del presidente della Regione Lazio, possiede un alloggio popolare a San Saba.
“La Poverini, visto il suo ruolo e il suo rango, ha il diritto di pretendere un bell’attico a piazza Navona, oppure a piazza di Spagna - prosegue Marinelli -. Deve rendersi conto che può permettersi, certamente, di pagare i 900 euro al mese che qualche ente le chiederà per il salto di qualità che deve assolutamente fare. È una donna capace e deve, quindi, pretendere di più, lasciando la miserabile spelonca dell’Aventino, magari, ad un povero consigliere comunale che fatica a sbarcare il lunario a causa dello scandaloso aumento del costo dei Suv, dei vari Rolex, Piaget, che sono accessorio inevitabile di ogni politico rampante”.
Alla tranquillità esposta dalla Polverini, di fronte alle accuse del settimanale, l’esponente regionale del movimento guidato da Antonello De Pierro risponde senza perdere il critico sarcasmo del suo intervento: “Per la marmaglia dei 42.000 aventi, teoricamente, diritto ad una casa pubblica, tra cui portatori di handicap, madri sole, anziani e disoccupati, c’è il libero mercato o, al limite, qualche posto sotto gli stupendi ponti capitolini, ammirati dai turisti che vengono da tutto il mondo per visitare la nostra città. La nostra brava governatrice, dal suo bell’attico di piazza Navona, magari con una bella sopraelevazione, potrebbe accertarsi personalmente delle condizioni di vita dei cittadini romani indigenti”.
La responsabile cittadina dell’Italia dei Diritti punta il dito contro il
mondo dell’edilizia pontino, reo di non tener conto delle esigenze del territorio
Latina – Il maltempo dei giorni scorsi ha messo ko l’ospedale Santa Maria Goretti del capoluogo pontino, allagando il reparto di radioterapia e medicina nucleare. Non cerca alibi la responsabile per Latina dell’Italia dei Diritti, Camelia Di Marcantonio: “Bastano tre giorni di piogge e la conta dei danni è così alta tanto da parlare di stato di calamità, ma non è il maltempo il problema, bensì la mancata attuazione di politiche preventive”.
La Di Marcantonio tira in ballo il mondo dell’edilizia nella pianura pontina, che non tiene conto delle esigenze del territorio. “Un esempio tra molti è, appunto, l’ospedale Santa Maria Goretti: il padiglione ‘Porfiri’ si trova a livello della strada, ma per sottoporsi ad alcuni esami specifici bisogna scendere addirittura nel piano sottostante”. Non si tratta di un’eccezione circoscritta alla sola struttura ospedaliera: “Sono molti i garage, pubblici e privati, ad essere edificati sotto il livello della strada, ed ogni volta che il maltempo imperversa i danni sono ingenti. Il colmo - continua l’esponente del gruppo extraparlamentare - è che si continui a costruire ancora in questo modo”.
Poiché i macchinari per la radioterapia, situati all’interno del reparto allagato, sono fuori uso, e la riparazione potrebbe richiedere tempi lunghi, i pazienti oncologici verranno dirottati presso il nosocomio Regina Elena di Roma per proseguire i cicli di radioterapia. La responsabile del movimento fondato da Antonello De Pierro si interroga sulle immediate conseguenze di questo stop forzato del reparto pontino, che si ripercuoteranno sulle liste d’attesa: “Già prima per prenotare questa tipologia di esami bisognava aspettare mesi, se non anni. Non oso immaginare ora quale ulteriore rallentamento subiranno le prenotazioni. La situazione è catastrofica”.
Il responsabile per la Difesa e gli Affari militari dell’Italia dei Diritti: “Spero che in breve tempo si riescano a stabilire condizioni di convivenza sociale che permettano lo sviluppo del popolo libico”
Roma - “Sono contrario alla violenza e all’uso delle armi al fine di risolvere questioni internazionali. Tuttavia, sono altresì convinto che il popolo è sovrano e va tutelato quando si ribella ad una forma di oppressione che, come nel caso libico, è da condannare senza remore”. Gennaro Saltalamacchia, responsabile per la Difesa e gli Affari militari dell’Italia dei Diritti, commenta in questo modo l’operazione ‘Odissey Dawn’ che mira ad attuare la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite.
Dalle ore 20 di ieri, con il decollo di sei caccia bombardieri Tornado, anche l’Italia è entrata in guerra. “Credo sia sempre opportuno provare a risolvere i conflitti con l’utilizzo di metodi democratici - evidenzia Saltalamacchia -. In questo caso, ritengo che l’impegno da parte dell’Onu nel fermare Gheddafi prima della famosa risoluzione ci sia stato. Dunque, se è stata presa questa decisione, è giusto intervenire”.
L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro conclude il suo intervento con la speranza che l’azione della ‘coalizione dei volenterosi’ possa portare ad esiti positivi il prima possibile: “Mi auguro che in breve tempo si riescano a stabilire delle condizioni di convivenza sociale nel territorio libico, così da permettere lo sviluppo civile e democratico di un popolo che, evidentemente, ha subito soprusi per troppo tempo”.