Il viceresponsabile meneghino dell’Italia dei Diritti: “Trovo semplicemente incivile che enti pubblici possano gestire un patrimonio collettivo in modo a dir poco clientelare e nepotistico. Gli amministratori di tali beni hanno l'obbligo istituzionale di essere trasparenti nella conduzione di tutto ciò che appartiene ai cittadini”
Milano – “Trovo semplicemente incivile che enti pubblici come il comune di Milano e consoci, possano gestire un patrimonio collettivo in modo a dir poco clientelare e nepotistico. Gli amministratori di tali beni hanno l'obbligo istituzionale di essere trasparenti nella conduzione di tutto ciò che appartiene ai cittadini”. Duro il primo commento del viceresponsabile meneghino dell’Italia dei Diritti, Filippo Monteleone, allo scandalo di affittopoli che ha investito i patrimoni immobiliari amministrati dal comune di Milano, dal Policlinico, e dal Pio Albergo Trivulzio. Da quanto si legge sulle pagine di un giornale nazionale infatti, 3700 tra case, negozi e locali, sono stati affittati non secondo la logica del bisogno, ma favorendo solo alcuni privilegiati, nello specifico professionisti, medici, architetti, giornalisti, amici o parenti di, che pagano delle quote annuali decisamente più basse rispetto al mercato privato, pur vivendo a pochi passi dal centro città.
“La politica di tali scelte a me sembra molto evidente – afferma deciso l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro –, obiettivo principale è quello di creare e alimentare la forbice della disuguaglianza, snaturare ancor di più quello che non sia già la natura stessa della società civile. In questo modo si creano élite sempre più forti che hanno canali preferenziali per tutto ciò che dovrebbe essere appannaggio della collettività, e che sono disposte all'omertà assoluta pur di mantenere i propri privilegi a scapito di chi ha sempre meno, e sempre meno strumenti per far valere i propri diritti”.
“Spero vivamente che venga aperta un’inchiesta su questo nuovo scandalo milanese – conclude Monteleone –, e che vengano fuori nomi, elenchi, riferimenti chiari, in modo tale che si possa far luce sul torbido che c’è da sempre nella pubblica amministrazione, e che troppo spesso, viene interpretata come privata”.