Il presidente del movimento Antonello De Pierro: “Prendiamo atto di questa conquista parziale e sospendiamo i programmati incatenamenti ma siamo pronti anche a bloccare il raccordo se alle parole non seguiranno i fatti”
Roma, 23 novembre 2010 – Un’ennesima vittoria per l’Italia dei Diritti, in quanto a seguito del preventivati incatenamenti di Antonello De Pierro, leader del movimento, c’è da registrare il passo indietro del presidente dell’ANAS Pietro Ciucci, che a margine della riunione del Cipe ha dichiarato che non verranno applicati pedaggi per coloro che utilizzeranno il Gra per spostamenti urbani, senza imboccare autostrade.
“Sospendiamo l’iniziativa che avrebbe visto protagonisti insieme a me numerosi esponenti del movimento e tanti cittadini indignati che hanno manifestato partecipazione tramite i nutriti gruppi su Facebook e attraverso numerose mail e telefonate ricevute. E’ tuttavia incredibile, - dichiara stupefatto De Pierro – che solo con la minaccia di proteste estreme si riesca a ottenere sospensione di provvedimenti oltremodo lesivi nei confronti di migliaia di romani che quotidianamente utilizzano il sistema viario di raccordo capitolino”.
Una tregua, quindi, annunciata per sottolineare un successo considerato parziale: “Prendiamo atto di questa dichiarazione, ma all’Italia dei Diritti non basta – annuncia il fondatore del movimento extraparlamentare – Se queste parole non saranno seguite dai fatti prevediamo una mobilitazione che potrebbe arrivare anche a bloccare la circolazione sul raccordo e non solo, affinché venga eliminato ogni possibile richiamo ad un’imposizione ingiusta che andrebbe a ripercuotersi soprattutto sulle fasce meno abbienti della popolazione”.
Alle roboanti dichiarazioni di Alemanno, il quale aveva detto che in caso di imposizione del pedaggio avrebbe sfondato con la sua auto i caselli, De Pierro ricorda che questi non esisterebbero, non ci sarebbe nulla da sfondare con la forza. “Il sindaco pertanto prenda in considerazione atti concreti, invece di pronunciare sterili e goliardiche dichiarazioni d’intenti propagandistici, quando il suo vicesindaco Mauro Cutrufo ha votato a favore dell’ingiusta gabella in Senato. Si levi Alemanno dalla sua genuflessione nei confronti del sovrano di Arcore”.
Ufficio Stampa Italia dei Diritti
Addetti Stampa
Aurelio Flocco – Antonella Mancini
Capo Ufficio Stampa
Fabio Bucciarelli
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Il viceresponsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti: “Non sono sforamenti di limiti che vanno ad incidere esplosivamente sulla salute umana, tuttavia serve più informazione
Roma, 23 novembre 2010 – L’acqua erogata da 128 comuni di diverse regioni italiane è finita nella blacklist della Ue perché supera, in molti casi anche di cinque volte, i limiti massimi consentiti di arsenico. La Commissione europea ha tuttavia intrapreso una procedura che dovrebbe portare ad una terza deroga che autorizzerebbe la continuità di fornitura di questi comuni incriminati.
Se la situazione così descritta appare disastrosa la lucida analisi del viceresponsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti Marco Ristori evidenzia alcuni aspetti che possono sfuggire ad una superficiale lettura: “Quando la Ue autorizza una deroga, i parametri fondamentali di potabilità vengono rispettati. Si tratta, in questo caso di un allarmismo ingiustificato. Manca però – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – una corretta informazione ai consumatori di questo sforamento. Dovrebbero essere esplicitate chiaramente le modalità di utilizzo della particolare tipologia di acqua”.
Non è una rassicurazione banale questa in quanto Ristori avverte: “Non sono sforamenti ai limiti che vanno ad incidere esplosivamente sulla salute umana, ma possono contribuire all’insorgenza di gravi malattie, e quindi gioca un ruolo importante l’informazione, come per chi sceglie di vivere in una metropoli, anziché in campagna, è conscio del fatto che respirerà aria meno pura”.
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Roma – Da gennaio 2011 entreranno in vigore le nuove regole per l'accesso alla pensione di anzianità, che avrà tra i requisiti essenziali il raggiungimento del sessantunesimo anno di età. Sulle novità riguardanti il sistema pensionistico, ha espresso una riflessione Antonella Sassone, viceresponsabile per il Lavoro e l'Occupazione dell’Italia dei Diritti: “La materia pensionistica è stata sicuramente tra quelle che ha subito più interventi da parte dei governi che si sono succeduti. E’ innegabile che l’invecchiamento della popolazione, unitamente a distorsioni come i baby pensionamenti, incida fortemente sulle casse dello Stato, creando così una vera e propria emergenza. In risposta a ciò si assiste a progressivi aumenti dell’età pensionabile anche per le donne, data l’esistenza di una direttiva comunitaria che in merito impone un’equiparazione tra i due sessi. A questo punto però mi viene amaramente da sorridere: alla tempestività con cui si è reso paritario il sistema pensionistico maschile e femminile non equivalgono altrettanti interventi per far fronte alle disparità di accesso al lavoro delle donne, discriminate, anche economicamente, per tutta la vita lavorativa".
Nello specifico, l’età minima passa da 59 a 60 anni per i lavoratori dipendenti con almeno 36 anni di contributi e cambiano anche le regole sulle finestre per l’uscita già introdotte in luglio: per usufruirne occorrerà aspettare almeno 12 mesi dal soddisfacimento dei requisiti, sia di anzianità sia di vecchiaia. “Non c’è corrispondenza tra gli interventi di natura economica sulle povere pensioni dei cittadini e quelle ricchissime di politici e faccendieri di Stato - continua la Sassone -. Per non parlare della disparità tra normali lavoratori e politici circa l'età pensionabile. Una riforma equa di un sistema pensionistico - conclude la rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro - dovrebbe innanzitutto incidere sulle distorsioni del sistema prima di fare la voce grossa con i più deboli, cioè con i cittadini”.
Il viceresponsabile per il XIII municipio capitolino dell’Italia dei Diritti: “I tagli all’istruzione decisi dal Ministero mettono a dura prova la continuità dell’insegnamento”
Nei giorni scorsi ha guadagnato la prima pagina di molti quotidiani nazionali la denuncia dei genitori della scuola elementare Giorgio De Lullo a Roma, nel quartiere Caltagirone. Da quanto si apprende, da settembre gli alunni non hanno usufruito del rimpiazzo degli insegnanti assenti e, inoltre, la struttura fisica dell’edificio che li ospita, mostra drammaticamente la sua inadeguatezza ad accogliere il numero di 300 allievi. I bambini sono costretti a turnazioni esasperanti per poter andare a mensa.
“Evidentemente siamo di fronte a un caso in cui le istituzioni preposte non riescono a garantire il fondamentale diritto all’istruzione, sancito dalla Costituzione, ma non dalla messa in pratica quotidiana di questo precetto". Così, a tal riguardo, si è espresso allibito Rodolfo Sordoni, viceresponsabile per il XIII municipio di Roma dell’Italia dei Diritti.
"E’ necessario, tuttavia - ha continuato Sordoni - distinguere le reali attribuzioni di colpa. La responsabilità non appartiene al Provveditorato locale, che evidentemente deve far fronte ai tagli che vengono decisi dal Ministero che con la sua politica di restrizione delle assunzioni, mette a dura prova la tenuta locale delle diverse scuole”.
Con la presa di posizione del suo esponente locale, il movimento extraparlamentare fondato da Antonello De Pierro si riconferma capofila nella denuncia dei malesseri sociali, che giorno dopo giorno stanno esplodendo sempre più lampanti.
Roma – Ennesima storia di sbarchi clandestini. Nel tardo pomeriggio di ieri, nel Crotonese, è stato fermato un veliero, battente bandiera russa, con a bordo 137 immigrati di origine bengalese e irachena. La nave è stata intercettata nei pressi di Crotone dal reparto aeronavale della Guardia di Finanza, che sta ancora indagando con l’intento di individuare gli scafisti alla guida del veliero, responsabili di aver condotto gli emigranti illegittimamente. In merito è intervenuta Pamela Roi, responsabile per la Calabria dell’Italia dei Diritti: Siamo di fronte all’ennesima vicenda di delinquenza e sfruttamento che fa leva sulle debolezze e le necessità altrui, in questo caso di poveri immigrati che vengono nel nostro Paese con la speranza di un lavoro certo e invece vengono sfruttati già prima di arrivare in Italia, umiliati nella loro dignità e trattati come bestiame, visto che nella maggior parte di questi casi, viaggiano in condizioni pessime”. A seguito delle procedure di identificazione, 137 clandestini sono stati scortati nel centro "Sant’Anna" di Isola Capo Rizzuto. “Sulla vicenda, meritano un plauso le forze dell’ordine – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello de Pierro -, le quali tentano di individuare i colpevoli cercando di contrastare la criminalità che sfrutta i più deboli”.
La viceresponsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti: “Tutto questo è frutto di un’azione di governo incompetente su più fronti.”
Roma, 23 novembre 2010 – I tagli della finanziaria continuano a mettere a dura prova la cultura italiana che in vista del 150 anniversario bisognerebbe celebrare e non difendere. L’ultimo provvedimento ha colpito il Teatro alla Scala di Milano che nel 2011, con alte probabilità, non riceverà i 17 milioni di euro funzionali alla sua stessa sopravvivenza.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Il rischio di allagamento delle banchine si poteva evitare attraverso un piano preventivo con cui si sarebbero dovute monitorare le aree a rischio”
Roma – A causa del maltempo e del forte temporale che si è abbattuto nel tardo pomeriggio di ieri sulla città eterna, si sono registrati molti disagi alla circolazione in città. Secondo la protezione civile, a causa delle forti precipitazioni delle ultime ore si potrebbe verificare un innalzamento del fiume Tevere nel tratto urbano: gli idrometri posizionati a Ripetta, infatti, alle 17:30 hanno segnalato un livello delle acque pari a 5.71 metri, "con tendenza all'innalzamento". Sui disagi in cui sono incappati i romani ha espresso un parere Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Il rischio di allagamento delle banchine si poteva evitare attraverso un piano preventivo adeguato con cui si sarebbero dovute monitorare le aree a rischio, pensiamo ad esempio alla mancata manutenzione dei tombini che si riempiono di pioggia ogni qualvolta che c’è un temporale violento o agli scarichi fognari” . Per far fronte a tali disagi ieri pomeriggio sono stati impiegati 20 associazioni di volontari e le squadre del Servizio Giardini, che hanno provveduto alla rimozione di alcuni rami di alberi nei municipi IV, VI e XVII . “Nonostante l’impegno della protezione civile ancora una volta i romani dovranno pagare lo scotto per la leggerezza dell’amministrazione capeggiata dal sindaco Alemanno – conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - , poiché è scientificamente provato che Roma è una città ad alto rischio allagamenti”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “L’istituzione della Protezione Civile è una valida dimostrazione che quando si fanno delle leggi attuali, le cose possono cambiare in positivo”.
Roma – L’anniversario del terremoto che il 23 novembre del 1980 colpì la Campania e la Basilicata riporta oggi l’attenzione su una vicenda che è tutt’altro fuorché conclusa. Basti pensare ai 600 milioni di euro che ancora mancano per completare la ricostruzione della Basilicata. D’altra parte, oggi nel rinnovare la solidarietà alle vittime, si riflette sulle modalità di intervento susseguite al sisma e culminate nell’istituzione della Protezione Civile.
“Sono trascorsi trent’anni dal terremoto dell’Irpinia – afferma Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti in occasione della ricorrenza – che oggi rimane una profonda ferita del nostro Paese nonché un’area in cui servono ancora fondi affinché la ricostruzione possa dirsi ultimata.
Nonostante il tempo trascorso – prosegue Soldà – il ricordo della tragedia ha messo in evidenza la macchina della solidarietà di allora, poiché in quel momento tutti ci siamo sentiti vicini alle vittime del sisma. Da allora si è giunti alla presa di coscienza che il volontariato non basta per sanare un disastro ambientale, ma serve una cultura della prevenzione. Infatti solo successivamente alla vicenda è stata emanata una legge nazionale sulla Protezione Civile con cui sono stati definiti i temi della prevenzione e del superamento dell’emergenza. Con questa normativa, infatti, tutti gli enti locali entrano a far parte della macchina della protezione civile contribuendo, così, al costante monitoraggio degli eventuali rischi presenti su un territorio. Tale provvedimento – conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – è una valida dimostrazione che quando si fanno delle leggi attuali le cose possono cambiare in positivo.”
La viceresponsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti : “Benvenuti in Italia. Il Paese del lavoro sfruttato. Il precariato è il più grosso escamotage per ridurre il costo dei lavoratori, le loro certezze ed aumentare la loro ricattabilità”
Milano - Paola Caruso, la giornalista precaria del Corriere Della Sera che da cinque giorni era in sciopero della fame, ha ripreso a mangiare, ma la sua dolorosa protesta continua a scuotere l’opinione pubblica e le coscienze di molti nella sua stessa condizione.
Le tante ore di lotta estrema, documentate sul web, non hanno lasciato indifferente Maruska Piredda, viceresponsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti, immediatamente solidale con la giovane donna e con quanti vivono il medesimo disagio. “Paola Caruso non ha chiesto un lavoro a tempo indeterminato. – interviene la Piredda - Sa che in Italia questa parola è destabilizzante, così come la parola ‘meritocrazia’. Lei ha chiesto di essere premiata. Anela che le sia riconosciuto il suo interminabile lavoro di collaboratrice, tradotto, lavoratrice sfruttata, per 7 lunghi anni senza ferie, malattia, maternità, tredicesima o possibilità di aspettativa. Lei aspettava che si liberasse un posto a tempo determinato. Non ha fatto altro che sperare, lecitamente, in una maggiore certezza e garanzia. Viene chiamata ambizione. Ma in questo paese le speranze sono al termine. un precario che ha vissuto i suoi ultimi 7 anni collaborando a tenere in piedi un quotidiano, perché chiunque deve sapere che ormai alcuni giornalisti vengono addirittura pagati ad articolo, ha il diritto di protestare e il Paese ha il dovere di ascoltarla”.
Solidarietà e attenzione cresciuta attraverso la rete, popolata e invasa dalle testimonianza di laureati e professionisti in attesa di futuro, che si sfogano, confrontandosi. La loro speranza è che lo sciopero della fame della collaboratrice del quotidiano di Via Solferino possa essere uno stimolo, un violento modo per cambiare una situazione insostenibile.
“Benvenuti in Italia. Il Paese del lavoro sfruttato. – prosegue indignata l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – Nel 2009, in un famoso talk show ‘Porta a Porta’, il nostro Premier ha dichiarato che in Italia vi è una protezione sociale totale per cui vi sarebbero ammortizzatori sociali anche per i co.co.co e co.co.pro. Nulla di vero, bugie su bugie e i dipendenti lo sanno bene. Il precariato è il più grosso escamotage per ridurre il costo dei lavoratori, le loro certezze ed aumentare la loro ricattabilità. Benvenuti nel paese – chiosa la Piredda - in cui dichiarare la parola ‘crisi’ salva e giustifica qualunque impresa dallo stabilizzare i precari”.
La viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti: “Ci sono stati due anni di tempo per risolvere i problemi del termovalorizzatore di Acerra e, invece, ci è toccato assistere ad un uso elettorale dello stesso con numerose menzogne sul suo nascosto malfunzionamento.”
Roma – “Il problema dei rifiuti riesploso a Napoli è un fallimento annunciato e francamente mi sorprendo dello stupore perché in questi due anni dovremmo sapere di avere ascoltato e visto solo propaganda e non vere soluzioni, veri interventi strutturali radicali.”
Così esordisce Licia Palmentieri, viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti, alla notizia che la visita dell’Unione Europea si è conclusa con la constatazione che dal 2008 nel capoluogo campano, nulla è cambiato rispetto alle promesse iniziali del governo.
“La spazzatura è stata raccolta e messa sotto il tappeto – prosegue la Palmentieri – utilizzando metodi in deroga alle normali procedure di smaltimento che avrebbero dovuto servire solo provvisoriamente per far fronte alla crisi e, invece, sono diventati prassi. Ci sono stati due anni di tempo per risolvere i problemi del termovalorizzatore di Acerra e, invece, ci è toccato assistere ad un uso elettorale dello stesso con numerose menzogne sul suo nascosto malfunzionamento.”
Ad oggi dunque, come traspare dalle parole della Palmentieri, il premier si trova costretto a ritornare sui suoi passi sia per quanto riguarda il termovalorizzatore di Acerra, mai stato in funzione e che doveva aggiungersi ad altri tre, e sia per la mancata realizzazione del numero delle discariche pattuite. D’altra parte quelle in funzione, Chiaiano (Napoli) e cava Sari (Terzigno) sono in uno stato di saturazione.
“A farne le spese non devono essere i cittadini – prosegue l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – che risiedono nei dintorni di discariche rese legali per il rotto della cuffia o quelli residenti nei dintorni di un impianto mal funzionante ed altamente inquinante. Adesso, da poco, è ripartita la differenziata nelle provincia di Napoli e si preannunciano nuovi disagi perché i provvedimenti per questa nuova raccolta sono assolutamente assurdi e stanno già suscitando perplessità e fraintendimenti. Da un giorno all’altro, si vorrebbe applicare, su un territorio non abituato alla raccolta differenziata, una sorta di disciplina nordica senza procedere per gradi. Sono stati rimossi i bidoni dell’indifferenziato, che verrà raccolto solo due volte a settimana, col risultato che le buste sono esattamente per strada, esposte al passaggio di branchi di cani o di altri randagi isolati, quindi alla rottura ed allo spargimento del loro contenuto, senza considerare i numerosi nubifragi degli ultimi giorni, che non rendono certo la situazione più vivibile.”
Le tonnellate di immondizia che invadono la città partenopea e i paesi limitrofi, non possono non culminare nella presa di coscienza del fallimento del piano rifiuti. Ed è proprio interrogandosi sulle cause della questione che la Palmentieri rilancia la sua accurata analisi: “La fretta è cattiva consigliera soprattutto se è dettata da anni di trascuratezza e vuota propaganda elettorale. Vorremmo sapere che ha fatto Cesaro in questo tempo, con precisione. Che ne è degli impianti di compostaggio? Che ne è stato della certificazione del collaudo dell’impianto di Acerra? E queste sono solo alcune delle domande alle quali non è solo l’Unione Europea a pretendere delle risposte ma l’intero Paese”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti:“La società intera, ma soprattutto il mondo imprenditoriale, deve entrare nel merito in maniera seria e duratura nel tempo attraverso un modo di procedere che coinvolga tutti i lavoratori, soprattutto in quelle attività in cui il pericolo di incidente è indubbiamente alto”
Roma – Schiacciato da una pressa mente svolgeva il suo turno. Questa la straziante fine di Bruno D’Alessandro, 52 anni, marito e padre di due figli, operaio presso la Cartiera di Cassino, in provincia di Frosinone, l’ultima vittima, in ordine di tempo, delle morti sul lavoro.
“Il dramma delle morti bianche, - interviene Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti – è una grande piaga del nostro paese che, nonostante passino gli anni, non si riesce a debellare. I dati parlano chiaro: oltre 365 morti l’anno, il che significa più di una vittima al giorno. Un problema davvero grande che ha bisogno della massima attenzione per essere vinto, come sostiene anche il Presidente della Repubblica. Ci adoperiamo in studi e facciamo grandi scoperte scientifiche al fine di annientare le malattie e migliorare la qualità della vita quando poi esistono nel mondo del lavoro delle nicchie, delle tipologie professionali per cui le morti bianche sono all’ordine del giorno”.
D’Alessandro, stava tentando di scoprire l’origine del guasto del macchinario che si era appena riavviato quando è stato risucchiato e inghiottito dagli ingranaggi. Nonostante il rapido soccorso prestatogli purtroppo non c’è stato nulla da fare e l’uomo è poi spirato nel vicino ospedale di Cassino.
Al fine di comprende l’andamento dei fatti è stata attualmente avviata un’indagine dai Carabinieri della cittadina del frusinate.
“La società intera – prosegue Soldà - ma soprattutto il mondo imprenditoriale deve entrare nel merito in maniera seria e duratura nel tempo, attraverso un modo di procedere che coinvolga tutti i lavoratori, soprattutto in quelle attività in cui il pericolo di incidente è indubbiamente alto come nel caso specifico. Tutti devono essere sensibilizzati ad investire in sicurezza perché non sono soldi spesi male, ma risorse che ricadono in maniera proficua e ottimistica sull’ente o sullo stabilimento. Una pagina oscura e dolorosa per l’Italia intera questa delle morti bianche, – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - rispetto alle tante cose che facciamo di buono, alle scoperte, alla crescita dell’aspettativa di vita. Se ne parla da molti anni ma il numero di chi perde la vita sul lavoro è purtroppo ancora sensibilmente alto.”