Il viceresponsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti: “Non sono sforamenti di limiti che vanno ad incidere esplosivamente sulla salute umana, tuttavia serve più informazione
Roma, 23 novembre 2010 – L’acqua erogata da 128 comuni di diverse regioni italiane è finita nella blacklist della Ue perché supera, in molti casi anche di cinque volte, i limiti massimi consentiti di arsenico. La Commissione europea ha tuttavia intrapreso una procedura che dovrebbe portare ad una terza deroga che autorizzerebbe la continuità di fornitura di questi comuni incriminati.
Se la situazione così descritta appare disastrosa la lucida analisi del viceresponsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti Marco Ristori evidenzia alcuni aspetti che possono sfuggire ad una superficiale lettura: “Quando la Ue autorizza una deroga, i parametri fondamentali di potabilità vengono rispettati. Si tratta, in questo caso di un allarmismo ingiustificato. Manca però – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – una corretta informazione ai consumatori di questo sforamento. Dovrebbero essere esplicitate chiaramente le modalità di utilizzo della particolare tipologia di acqua”.
Non è una rassicurazione banale questa in quanto Ristori avverte: “Non sono sforamenti ai limiti che vanno ad incidere esplosivamente sulla salute umana, ma possono contribuire all’insorgenza di gravi malattie, e quindi gioca un ruolo importante l’informazione, come per chi sceglie di vivere in una metropoli, anziché in campagna, è conscio del fatto che respirerà aria meno pura”.
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