La viceresponsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti: “Ci troviamo di fronte ad un esempio plateale di malapolitica”
Milano – Nell’area dell’ex cava-discarica di Geregnano, ai confini ovest della città, tra i nuovi centri direzionali in costruzione e il capolinea della metropolitana di Bisceglie, si sta consumando l’ultimo caso di appalti e concessioni edilizie troppo facili. Difatti, l’area è stata sottoposta ai sigilli della Procura in quanto dagli hotspots piazzati a campione sui terreni, emerge l’elenco dei veleni su cui dovevano sorgere due torri d’appartamenti di 30 piani, un gruppo di uffici di 40 piani, un asilo nido e una scuola materna. Il risultato delle rilevazioni è sconcertante: dibromoetano 1.2, tricloropropano 1.2.3, stirene. Tutte sostanze altamente tossiche e nocive.
Il monito della viceresponsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti, Maruska Piredda, è chiaro: “La politica collusa di questo caso risponde a delle logiche di puro soddisfacimento di quell’elettorato che ha contribuito in maniera decisiva alle campagne elettorali. È impossibile dare concessioni in zone ancora da bonificare e, partendo dal presupposto che chi fa politica è in grado di fare dei ragionamenti logici, evidentemente le motivazioni di scelte di questo tipo sono altre”.
L’esponente del movimento fondato da Antonello De Pierro denuncia inoltre “la drammaticità del fatto. In questo modo la fiducia dell’elettorato viene così disattesa lavorando solamente a discapito dei cittadini. Il ragionamento successivo è chiaro: se questi sono i risultati, ci chiediamo a cosa serve questa politica. Soprattutto viene da domandarsi chi ne trae beneficio, se vengono fatte delle scelte di questo tipo che portano a chi fa politica, come risultato, quello di continuare a farla senza limitazioni”.
Negli anni passati erano già state fatte varie segnalazioni e indagini (un’inchiesta comunale del 1998-99, un parere della Regione Lombardia del 2002, le sospensive e le richieste di integrazione della Conferenza dei servizi) che denunciavano gli alti rischi e ammonivano l’edificazione su quel territorio. A tal proposito, la Piredda conclude commentando che: “Il terreno nocivo era già stato segnalato in precedenza, e gli stessi Comune, Provincia e Regione non riescono a mettersi d’accordo, delegando a vicenda le responsabilità di tale episodio verso quell’elettorato che lo ha legittimato”.