La viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti: “Il danno d’immagine per la nostra nazione è enorme ma ancor più gravi sono le ripercussioni sull’agricoltura e sull’industria locale”
Napoli, 19 ottobre 2010 – Maxisequestro di prodotti derivati dal pomodoro in Campania da parte del Nucleo antifrodi del Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari, che ha agito su mandato del Gip del Tribunale di Nocera. Anche se ogni etichetta riportava la dicitura “prodotto italiano” i militari hanno scoperto che si trattava di beni alimentari provenienti dalla Repubblica Popolare cinese. Obiettivo del blitz uno stabilimento di produzione sito ad Angri, provincia di Salerno. Ingenti i quantitativi sequestrati: si trattava di 4.607 quintali di doppio concentrato di pomodoro, che una volta trattati avrebbero fruttato 931.978 barattoli da 150 grammi ciascuno, per un valore complessivo di circa 400mila euro.
“Mi unisco al plauso comune nei confronti di magistratura e forze dell’ordine - così all’indomani il commento di Licia Palmentieri viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti – L’economia della nostra regione, che non avrebbe alcuna necessità di importare prodotti grezzi da altri paesi, subisce danni ingentissimi da quelle che stanno diventando le nuove frontiere del malaffare, ovvero le frodi alimentari, la contraffazione dei farmaci e di altre tipologie merceologiche”.
Non sarebbe la prima volta che in Italia vengono riscontrate sofisticazioni simili, tuttavia, l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro ci fa intravedere scenari nuovi e preoccupanti: “Anche se non si è fatta menzione alcuna di un eventuale legame tra il proprietario dell’azienda in questione e la camorra locale, non dobbiamo dimenticare che la malavita si sta dedicando a tempo pieno all’attività di import-export, quasi a dimostrare che il traffico di droga, il racket e le rapine siano diventate attività criminali secondarie”.
“Il danno d’immagine per la nostra nazione è enorme – prosegue la Palmentieri – ma ancor più gravi sono le ripercussioni che a cascata incidono sull’agricoltura e sull’industria locale , penalizzando la componente onesta della società”.