Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Il Governo dovrebbe andar oltre i semplici spot e le facili rassicurazioni onorando i debiti contratti”
L’Aquila - L’esasperazione dei gestori alberghieri dell’aquilano, non ancora pagati dallo Stato, è culminata con la minaccia di interrompere i servizi offerti agli sfollati. L’annuncio è arrivato dal vicepresidente della Confcommercio – Federalberghi Mara Quaianni, portavoce del disagio di chi si è attivato da subito dopo il sisma e attende ancora le proprie spettanze.
“Questa – interviene Roberto Soldà vicepresidente dell’Italia dei Diritti – è una problematica che si era già sollevata mesi orsono, nonostante le tante rassicurazioni in merito, sull’arrivo dei fondi al commissario per la ricostruzione Chiodi. Nei fatti, chi rischia attualmente di pagarne le conseguenze sono gli albergatori che mancano di quanto dovuto e naturalmente, della minaccia legittima degli esercenti, ne fanno le spese i fruitori dei servizi, da oggi anche a rischio precarietà, ossia gli sfollati del terremoto che ancora non hanno una casa e chissà per quanto dovranno rimanere nelle strutture alberghiere”.
A scongiurare il concretizzarsi della reazione dei gestori è stato il Commissario delegato per la Ricostruzione e Governatore dell’Abruzzo Gianni Chiodi, il quale ha confermato di aver firmato i mandati di pagamento nei confronti dei proprietari delle strutture.
“Il Governo dovrebbe andar oltre i semplici spot e le facili rassicurazioni, – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – onorando i debiti contratti e facendo fronte alle necessità sia degli sfollati, sia di chi alloggia negli alberghi dell’Abruzzo, i titolari dei quali si sono da subito resi disponibili per dare una mano ai loro concittadini sulle cui spalle però gravano purtroppo le morosità di mesi e mesi. Gli stessi albergatori vivono di stipendio, anche loro sono in difficoltà economiche e hanno spese da sostenere, oltre che ingiusto è uno schiaffo in faccia a quanto accaduto. Allo stesso modo – chiosa Soldà – in cui ci allarmò la protesta a Roma dei terremotati aquilani venuti a smentire le false notizie che tutto andava bene e che tutto era ricostruito, gli accadimenti odierni preoccupano, perché ci fanno comprendere che la ricostruzione e la ripresa delle normali attività nelle zone terremotate è lungi da divenire realtà”.
Il responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti: “Per uscire da questo malcontento è necessario prediligere una reazione continua, non violenta, energica e mirata verso il potere esecutivo”
Cagliari – “La mia potrebbe essere una dichiarazione fotocopia valida da mesi, e forse anche per il futuro, vista l'esasperazione prolungata dei lavoratori sardi, autori di questa ennesima protesta”. Con queste parole il responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti, Federico Gandolfi, esprime le sue riflessioni relativamente all’agitazione messa in atto ieri a Cagliari dagli operai dell'Eurallumina e della Rockwool, rimasti senza lavoro a causa della chiusura delle due aziende sarde. I lavoratori, che hanno manifestato davanti al palazzo del Consiglio regionale e hanno bloccato alcune strade della città, tra le quali la SS 131 Carlo Felice, chiedono finalmente che si rompa il muro di silenzio costruito intorno alla possibile riapertura delle fabbriche.
“La mancanza di chiarezza sul futuro industriale dell'area, sulle forniture energetiche e sulle politiche economiche da parte di Governo e Giunta regionale sta sfociando – afferma perentorio Gandolfi – in una serie di scioperi e di occupazioni oramai senza soluzione di continuità. I lavoratori pensano di non poter più ottenere visibilità e ascolto se non occupando centri nevralgici per il trasporto nell'isola, entrando spesso in conflitto con i tanti pendolari e con le aziende che a loro volta si sentono danneggiati dal malcontento. Per uscire da tutto questo si devono scongiurare lotte fra poveri e dipendenti di settori diversi – afferma in conclusione il responsabile del movimento guidato da Antonello De Pierro – e prediligere una protesta continua, non violenta, energica e mirata verso il potere esecutivo, rappresentato oggi dagli esponenti di centrodestra presso il governo regionale e nazionale”.
Bologna – Ospiti vip trasportati in auto blu al Teatro Regio di Parma. È questo l’episodio che ha spinto il consigliere comunale del Pd locale Matteo Caselli a depositare un’interrogazione sulla vicenda. Stando a quanto appreso, il Comune di Parma, attraverso la Infomobility, società soggetta a controllo e direzione da parte del Comune stesso con lo scopo di “affrontare e gestire in modo integrato e innovativo le problematiche legate alla mobilità urbana”, ha inviato delle auto blu a Milano per prelevare Rossella Brescia ed altri vip al fine di farli assistere alla prima de “Il trovatore” in scena al Teatro Regio. La notizia ha suscitato la reazione di Paolo Leporati, viceresponsabile per la Provincia di Parma dell’Italia dei Diritti, che ha dichiarato: “È un fatto sconcertante che il Comune, attraverso una società che si occupa del piano sosta, abbia inviato vetture comunali a Milano per offrire ad alcuni vip una comparsata al Regio. Che non sia Infomobility a pagare le trasferte dei cosiddetti vip è una buona notizia, ma che a farlo sia la Fondazione Teatro Regio è inaccettabile. In un momento in cui le difficoltà per il reperimento delle risorse da destinare alla cultura sono evidenti a tutti, e in cui per mesi abbiamo lamentato le difficoltà per il finanziamento del festival – incalza Leporati –, che la Fondazione si faccia carico di questi ‘investimenti’ è grave, ancor più alla luce dei sacrifici che hanno fatto in questi anni i lavoratori del teatro. Abbiamo ben presente che stiamo parlando di una Fondazione di diritto privato, ma il sindaco di Parma ne è il presidente e ne sono soci anche enti pubblici locali tra cui il Comune stesso. A questo punto – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - sarà utile una discussione in consiglio comunale su questa vicenda”.
La viceresponsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti: “Ci vantiamo di avere la migliore Nazionale in campo, ma per quanto riguarda la sicurezza negli impianti sportivi abbiamo ancora molto da imparare”
Genova – “L’Italia si vanta di avere la migliore Nazionale in campo ma per quanto riguarda la sicurezza negli impianti sportivi ha ancora molto da imparare”. Questo è il primo commento rilasciato da Antonella Silipigni, viceresponsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti, in merito agli scontri avvenuti ieri sera allo stadio “Luigi Ferraris” di Genova durante la partita di calcio Italia-Serbia, valida per le qualificazioni a Euro 2012. Negli incidenti, iniziati già prima del match e proseguiti per tutta la notte, sono rimaste ferite 16 persone, tra cui anche due carabinieri. Tra i 17 arrestati è presente l’uomo di origine serba che ha guidato il lancio di petardi e fumogeni, causa dell’interruzione della partita, poi ripreso dalle telecamere di sicurezza e identificato attraverso il riconoscimento di un tatuaggio.
“Quello che è accaduto ieri testimonia ancora una volta come i nostri stadi non siano in grado di contrastare una violenza di tale portata. Gli inglesi, per esempio, sono riusciti ad arginare l’aggressività dei famosi hooligan e le famiglie possono trascorrere pacificamente una giornata all’insegna dello sport. Perché in Italia il problema è ancora presente e non accenna a diminuire?”.
La responsabile del movimento presieduto da Antonello De Pierro continua nel suo ragionamento: “Credo che per prevenire queste situazioni non sia opportuno impegnarsi in un forsennato ostracismo dei tifosi, ma occorre garantire un valido e dinamico sistema di sicurezza e promuovere incessanti campagne di sensibilizzazione e prevenzione. La storia ci insegna – conclude la Silipigni – che i ‘giochi circensi’ gestiti malamente sono l’evidente riflesso di uno Stato che non è in grado di governare adeguatamente”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Un crimine così cruento commesso tra le mura di casa deve farci riflettere sul degrado al quale la nostra società ci sta abituando”
Roma – “Un crimine così feroce commesso tra le mura di casa, deve farci riflettere sul degrado al quale la nostra società ci sta abituando. Sono vicino alla mamma di Sarah, ai familiari e a tutti i suoi amici e spero vivamente che avvenimenti come questo spariscano definitivamente dalle pagine dei giornali”. Le parole del vicepresidente dell’Italia dei Diritti, Roberto Soldà, esprimono il rammarico e lo sconcerto vissuto in questi giorni in tutta Italia per la tragica scomparsa di Sarah Scazzi, la giovane uccisa dallo zio, Michele Misseri, lo scorso 26 agosto ad Avetrana, in provincia di Taranto.
“Sono inorridito da quanto è accaduto, e lo sarò ancor di più se verrà accertato quanto confessato dall’omicida riguardo la violenza sessuale consumata dopo la morte della ragazza. Purtroppo sempre più spesso la famiglia stessa diviene teatro di tragedie incomprensibili anche per la mente umana – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, e senza alcun dubbio questo dovrebbe farci riflette. I ragazzi sono costretti a difendersi perfino nelle proprie abitazioni e la società ci restituisce un’immagine di decadimento sociale e morale che non dovrebbe esistere neanche lontanamente. Mi chiedo quale sarà il futuro per i nostri figli, non possiamo permetterci altre morti sulla coscienza”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti:“È un fatto increscioso, di una violenza inaudita e per di più causato da un futile motivo”
Roma – In questi giorni la Capitale è stata scossa da un nuovo episodio di violenza che ha coinvolto Maricica Hahaianu, infermiera romena di 32 anni aggredita da Alessio Burtone, ragazzo romano di 20, in seguito ad una banale discussione avvenuta venerdì scorso all’interno della stazione metropolitana Anagnina. La donna, caduta a terra dopo essere stata colpita violentemente sul viso dall’uomo, è stata operata al Policlinico Casilino per il grave trauma riportato al cranio. Burtone è accusato di lesioni personali aggravate ed è tutt’ora agli arresti domiciliari.
Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, si è espresso così in merito alla vicenda: “È un fatto increscioso, di una violenza inaudita e per di più causato da un futile motivo. Quello che mi sembra più assurdo poi – incalza l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – è l’indifferenza dei passanti ripresi dalle telecamere del servizio di vigilanza del capolinea, che non mostrano alcun interesse nel prestare soccorso alla donna rimasta distesa a terra. Il messaggio che ci arriva – conclude Soldà – è senz’altro quello di una solidarietà e di un senso civico sopraffatti oramai dal timore della gente di essere coinvolta, anche solo marginalmente, in fatti di una gravità estrema, e che senza alcun dubbio, devrebbero essere cancellati dalla nostra società”.
Il responsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti: “Il deficit strutturale sanitario nel Lazio è dovuto alla cattiva gestione amministrativa che dura da oltre vent’anni”
Roma – “Il problema di base è semplice e facilmente individuabile: troppo spesso si punta il dito contro i medici, parlando di deficit strutturale della Sanità nella Regione Lazio, ma è un modo come un altro per nascondere in realtà quello che oramai ci portiamo avanti da più di vent’anni, ovvero una cattiva e inadeguata gestione amministrativa, sia del centrodestra sia del centrosinistra”. Duro il commento del responsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti, Manlio Caporale, alla nuova provocazione lanciata dal ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione, Renato Brunetta, che durante un intervento pubblico ha spiegato il flop riscontrato sul nuovo sistema di trasmissione on-line dei certificati sanitari, accusando i medici di badare troppo al denaro e non al lavoro.
“Se gli ospedali crollano per le scosse di terremoto è perché le cose vengono gestite e organizzate malamente – continua l’assalto Caporale –. Brunetta parla di medici assatanati di soldi, ma se arriva la peste bubbonica in Italia, i parlamentari sono i primi a rinchiudersi in un bunker sotto terra e sono i dottori a rischiare la vita. Il pericolo di essere denunciati ogni giorno da pazienti, infermieri, persino dalla stampa, è elevatissimo. Nessuno prende in considerazione che purtroppo gli incidenti possono accadere, ma se i medici commettono un errore, vengono additati come criminali comuni. Ascoltando le parole di Brunetta – continua il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, mi viene spontaneo pensare che non ha alcuna familiarità con il peso e con la responsabilità professionale che grava sugli addetti ai lavori”.
Poi, Caporale conclude il suo intervento non senza una vena di sarcasmo: “Forse la domanda da porre è quanto guadagna il ministro Brunetta e quanto si adopera affinché la casse dello Stato vengano risanate”.
Il responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti: “Siamo di fronte al consueto déjà vu, dove il lupo perde il pelo ma non il vizio, e a farne le spese come al solito sono i contribuenti, in questo caso quelli riminesi”
Rimini – La Provincia di Rimini corre il serio pericolo di dover pagare 600 mila euro all’anno di mutui contratti dalla Provincia di Pesaro e Urbino, per alcuni interventi infrastrutturali nei territori dei sette Comuni dell’Alta Valmarecchia, che dall’agosto 2009 sono passati dalle Marche alla Romagna. In base agli accordi compensativi, la Provincia marchigiana avrebbe dovuto trasferire a quella romagnola i finanziamenti statali ricevuti per la gestione del territorio trasferito (i cosiddetti fondi 'Bassanini'), ma dal prossimo anno tali stanziamenti pubblici verranno probabilmente azzerati, in virtù dei tagli Stato-Regioni previsti nella Manovra estiva del Governo. A dare l’allarme è Stefano Vitali, presidente della Provincia di Rimini, la quale dovrà saldare il debito, nonostante i propri conti siano già in rosso.
“Ci troviamo davanti all’ennesimo danneggiamento da parte del Governo agli Enti locali, a causa dei continui tagli e note negative. È inaccettabile che, in violazione degli impegni già formalmente presi e sottoscritti, la Provincia riminese rischia di colmare di tasca propria questo disavanzo economico di 600 mila euro annui”. Lo dice Gianluca Daluiso, responsabile per la Provincia di Rimini dell’Italia dei Diritti, commentando la notizia. Poi, chiamando in causa anche le dichiarazioni in merito del deputato leghista Gianluca Pini, prosegue: “L’onorevole Pini, segretario nazionale della Lega Nord Romagna, lo scorso 31 luglio, come ricordato dal presidente della Provincia Stefano Vitali, aveva annunciato a tutti gli organi di stampa che il Governo avrebbe stanziato un fondo di 2 milioni di euro per l’Alta Valmarecchia entro settembre. Tutto questo non è ancora accaduto. Spero che l’esponente del Carroccio sappia dare spiegazioni a riguardo”.
“Gli Enti locali si trovano già in condizioni finanziarie non floride, non si può aggiungere quest’altro debito in bilancio – conclude il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro –. Siamo di fronte al consueto déjà vu, dove il lupo perde il pelo ma non il vizio, e a farne le spese come al solito sono i contribuenti, in questo caso quelli riminesi”.
Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio del movimento, accusa la giunta Polverini per questa “decisione dissennata” e si dice pronto a scendere in piazza per tutelare tutti i cittadini che subiranno gli effetti nefasti di tale scelta
Roma – L’Italia dei Diritti interviene nettamente per esprimere la sua contrarietà alla imminente chiusura del Pronto Soccorso dell’ospedale “San Sebastiano” di Frascati, come stabilito dal Piano di Riordino della Sanità nel Lazio, voluto dalla governatrice Renata Polverini, che prevede il trasferimento dei reparti di Ortopedia, Cardiologia-Utic, Psichiatria e, appunto, le unità dedicate alla medicina di urgenza dal nosocomio frascatano a quello di Marino. Tuttavia, desta parecchio stupore il fatto che, in nome del ripianamento del dissesto sanitario regionale, si possa avallare una simile operazione, che in realtà palesa evidenti contraddizioni proprio dal punto di vista finanziario: infatti, solamente un anno fa il Pronto Soccorso di Frascati è stato ristrutturato con una spesa pari a circa 500.000 euro, e più di recente sono stati impiegati 80.000 euro per realizzare un’efficiente area di sosta per le ambulanze. Investimenti che verrebbero vanificati in un colpo solo.
L’organizzazione extraparlamentare presieduta da Antonello De Pierro punta il dito contro gli autori di questa scelta, che sembrerebbe dettata da motivazioni politico-elettorali, eventualmente volte ad agevolare l’amministrazione di Marino (centrodestra) ai danni del Comune di Frascati (centrosinistra). “Si tratta di un atto vile e di bassa politica – tuona furioso Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio del movimento –, un vero e proprio mercato delle vacche”. In relazione agli svantaggi e ai probabili disservizi per l’utenza che da anni si rivolge alle strutture del “San Sebastiano”, Celardo prosegue deciso: “Tutti i cittadini di Roma sud e dei Castelli Romani conoscono la realtà dell’ospedale di Frascati, che da sempre spicca per la professionalità, la competenza, l’eccellenza delle prestazioni offerte, per anni esso ha rappresentato un’ancora di salvezza per gli abitanti del X Municipio capitolino, prima che sorgesse il polo di Tor Vergata, e, in generale, per tutti i residenti delle zone circostanti. Smantellare questo centro sanitario di prim’ordine, per il quale si sono spese di recente somme ingenti, e trasferire le attività di primo soccorso nel piccolo e poco funzionante ambulatorio di Marino mi sembra una decisione dissennata”.
Esistono anche problemi geografici e logistici non indifferenti, poiché il nosocomio di Frascati sorge in una posizione strategica favorevole anche dal punto di vista della viabilità, essendo a disposizione di un bacino d’utenza molto più ampio rispetto a quello di Marino, proprio per la sua maggiore facilità di accesso. Il pericolo sollevato da più parti è che numerosi fruitori di questa struttura, in caso di chiusura di alcuni reparti, potrebbero ripiegare sul Policlinico di Tor Vergata, che rischierebbe il collasso a causa delle tante richieste di servizi e delle lunghissime liste di attesa. A tal proposito Celardo specifica che “grazie alla via Tuscolana è possibile raggiungere il PS frascatano in pochi minuti, invece arrivare a Marino implicherebbe passare per la congestionata via Appia o, peggio ancora, attraverso l’inadeguata arteria viaria di Grottaferrata-Squarciarelli”.
Poi, l’esponente regionale dell’Italia dei Diritti sferra il suo attacco deciso contro i responsabili di tale operazione, a cominciare dalla presidente del Lazio: “La Polverini si dovrebbe vergognare. Su questa faccenda lei e la sua giunta devono subito fare marcia indietro. Noi ci schieriamo compatti con tutti i lavoratori, le associazioni e l’intera società civile impegnata a salvaguardare l’ospedale di Frascati che, insieme con quello di Genzano, ha un valore di vitale importanza. Perciò – insiste – dobbiamo fermamente opporci a questa situazione e, se necessario, l’Italia dei Diritti scenderà in piazza con presidi e manifestazioni di protesta in difesa dei cittadini, sia di destra sia di sinistra, perché noi non guardiamo al colore politico ma solo alle giuste cause della collettività. Anzi, in questo caso specifico – spiega – tuteleremo anche e soprattutto quegli elettori della Polverini che ora vengono vigliaccamente traditi dai lei, in nome di squallidi giochi politici e di deplorevoli favori al sindaco di centrodestra di Marino”.
Infine, con riferimento alle recenti vicende giudiziarie che hanno visto coinvolti alti funzionari della Azienda sanitaria locale Roma H, a cui l’ospedale “San Sebastiano” appartiene, Celardo sottolinea un nuovo aspetto di preoccupazione, lanciando il suo monito: “Non dobbiamo dimenticare ciò che è successo poco tempo fa nella Asl Rm H, ricordando che l’ex direttore generale, Luciano Mingiacchi, è attualmente in carcere con l’accusa di corruzione aggravata. Alla luce dei fatti odierni mi sorge quindi il dubbio su chi abbia veramente gestito i 500.000 euro per ristrutturare il PS di Frascati, se tutto sia avvenuto legalmente o se qualcuno, magari vicino all’ex direttore, ci abbia speculato sopra, sapendo già dei tagli previsti a certi servizi sanitari, e oggi più che mai concretizzati. Pertanto, a causa di questi fatti sospetti, la signora Polverini deve stare bene attenta ai rapporti politici che intrattiene e ai provvedimenti che assume, specie in un terreno minato come quello della Asl Rm H, che getta inquietanti ombre anche su tutta la vicenda. A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”, conclude amaro Celardo.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “L’amministrazione si prenda la responsabilità di questo scempio e dia risposte agli abitanti di quei quartieri che non possono più godere del refrigerio e del sollievo dati dalle aree verdi”
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Se le accuse saranno verificate verranno svelate mistificazioni di una gravità inaudita”
Roma, 7 ottobre 2010 – Lo scorso martedì si è tenuta a Milano una conferenza stampa del consigliere regionale Marco Cappato volta a denunciare l’esistenza di circa 2000 firme, raccolte per la presentazione del listino di Formigoni alle ultime elezioni regionali, erano state raccolte prima della riunione programmatica tra i vertici del Pdl tenutasi ad Arcore il 23 febbraio quindi su fogli in bianco. Emergerebbe inoltre l’esistenza di molteplici moduli di raccolta che portano firme che sembrerebbero artefatte dalla stessa mano. Se queste evidenze venissero acclarate la legittimità della nomina dell’attuale Governatore lombardo traballerebbe.
“La raccolta delle firme, che siano per un listino elettorale o per un referendum – ricorda il vicepresidente dell’Italia dei Diritti Roberto Soldà – deve essere corredata da un effettivo e corretto ufficio di verificatori. Non abbiamo sicuramente di chi fa imbrogli, millantando e utilizzando strumentalmente la buona fede dei cittadini, loro elettori e non”.
Attesa per queste ore la pronta smentita e tornata di querele tra il Governatore e Cappato, anche se tuttavia, come esplicita l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “L’accertamento di questa denuncia porterebbe allo svelamento di fatti di una gravità inaudita in quanto si andrebbe a ledere il rapporto fiduciario tra cittadino e istituzione. Mi auguro che ciò non sia vero – conclude Soldà – che sia il frutto di errori e di incomprensioni, ma se così non fosse, avanti tutta!”.