Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Il vuoto al Ministero dello Sviluppo Economico rappresenta una pericolosa negligenza che danneggia l’intera collettività nazionale”
Roma – Commentando la richiesta di sfiducia per l’incarico ad interim del premier, Silvio Berlusconi, al Ministero dello Sviluppo Economico, avanzata di recente da PD e IdV che ne chiedono la calendarizzazione in Aula e parlano di un dicastero ridotto a ‘scatola vuota’, il vicepresidente dell’Italia dei Diritti, Roberto Soldà, ha dichiarato: “Sono favorevolissimo alla mozione di sfiducia. In un momento di gravissima crisi nazionale del lavoro, con gli indici Istat che palesano una crescita sempre più lenta, se non addirittura ferma, tale ministero acquista una valenza estremamente considerevole. Proprio per questo la ormai cronica vacanza di un titolare rappresenta un problema ineludibile, considerato che l’interim del premier ne riduce le capacità di funzionamento, creando inevitabilmente nocumento per lo sviluppo e la produttività del Paese”.
Quanto alle polemiche relative alla possibilità che la nomina sia soggetta a giochi di Palazzo per allargare la maggioranza, il numero due del movimento fondato da Antonello De Pierro ha aggiunto: “Berlusconi utilizza il vuoto ministeriale come una merce di scambio al fine di centrare i suoi obiettivi politici più immediati. Inoltre, continua a prendere in giro il Parlamento e il capo dello Stato annunciando da oltre quattro mesi che presto nominerà un responsabile del dicastero, salvo poi smentire sé stesso. Stavolta però non si tratta di un annuncio propagandistico per vincere le elezioni – chiosa polemico Soldà – bensì di una pericolosa negligenza che danneggia l’intera collettività nazionale”.
La viceresponsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti: “Siamo di fronte al più classico esempio di conflitto di interesse, gli abruzzesi beffati ancora una volta”
L’Aquila – È di questa mattina la notizia dell’arresto nel teramano dell’assessore alla Sanità della Regione Abruzzo, Lanfranco Venturoni. Il provvedimento è stato emesso dalla procura di Pescara a seguito di un'inchiesta sui rifiuti attivata nel 2008. Con Venturoni, è stato arrestato l’imprenditore Di Zio, proprietario della Deco Spa azienda del settore rifiuti, e indagate altre 12 persone, tra le quali spiccano i nomi dei senatori del PdL, Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano, e del sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi. Gli avvisi di garanzia sono arrivati a destinazione mentre gli indagati stavano cercando di realizzare un inceneritore in Abruzzo.
Interviene per esprimere la sua opinione in proposito la viceresponsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti, Concetta Alfieri: “Troppi sono gli interessi in ballo in questa storia. Venturoni è accusato, in veste di presidente del Consiglio di amministrazione della Team Spa, società che si occupa della gestione ambientale dei rifiuti, di aver favorito le aziende per aggiudicare loro i
lavori di realizzazione di un impianto di bioessiccazione dei rifiuti, proprio nel territorio di Teramo. È evidente che in qualità di assessore, Venturoni avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella vicenda traendo vantaggio economico per la sua azienda e per quelle dei suoi compagni. Siamo di fronte – continua l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – al più classico esempio di conflitto di interesse; i politici di centro-destra hanno imparato bene questo ruolo, non possono fare diversamente avendo come ‘maestro’ eccellente, un leader nazionale quale il presidente del Consiglio”.
Immancabilmente, secondo la Alfieri, arriva l'attestato di solidarietà del presidente della Regione Gianni Chiodi: “Ci aspettavamo un atto di indignazione, ma niente. Come da copione Chiodi non si smentisce, per lui la parola corruzione non ha nessun valore. Tra colleghi si fa quadrato, si fa gruppo. Gli abruzzesi – conclude con sarcasmo – hanno dato fiducia a quello che sembrava il partito degli onesti, al nuovo che avanzava. E sono stati smentiti, beffati, ancora una volta, spudoratamente, irresponsabilmente”.
Il responsabile per la Tutela degli Animali dell’Italia dei Diritti: “L’idea non solo vìola tutte le normative vigenti circa il benessere degli animali come esseri senzienti, ma risulta essere poco etica e assolutamente fuoriluogo”
Roma – “Vola un’aquila nel cielo”, recita l’inno della Lazio, che proprio nel rapace ha il simbolo societario. Da domani sera, però, l’espressione diventerà meno metaforica: il presidente Claudio Lotito ha infatti pensato di “adottare” un’aquila vera da far volare all’interno dell’Olimpico in occasione delle gare casalinghe dei biancocelesti. L’idea, presa in prestito dal Benfica, è quella di riportare i tifosi allo stadio attraverso un’attività di marketing non convenzionale. L’aquila, che – ironia della sorte – si chiamerà Libertà, da due giorni vive a Formello, dove passa la giornata ascoltando l’inno della Lazio e allenandosi per tre ore al giorno con il suo addestratore. La società sta provvedendo a costruire una voliera per ospitare stabilmente il rapace, che debutterà domani sera nel match contro il Milan. Il volo di un animale sullo stadio Olimpico, però, è vietato dal regolamento del Comune, che potrebbe muovere il reato di bracconaggio contro il presidente Lotito. A questo proposito si è già mossa la Lav, che ha chiesto l’intervento di polizia e corpo forestale per verificare se l’animale sia entrato in Italia con le necessarie certificazioni e detenuto secondo le norme vigenti.
“Che il presidente Lotito, nello scenario calcistico, avesse delle velleità folkloristiche ed eccentriche era risaputo – ha commentato Marco Di Cosmo, responsabile per la Tutela degli Animali dell’Italia dei Diritti –, ma che si spingesse addirittura a sfruttare un animale delicato ed importante per l’ecosistema come l’aquila è incredibile. Non si tratta di una forma di marketing, bensì di un gesto disperato per riportare i tifosi della Lazio allo stadio. L’idea non solo vìola tutte le normative vigenti circa il benessere degli animali come esseri senzienti, ma risulta essere poco etica e assolutamente fuoriluogo. Una politica societaria che guardi più al vivaio della propria squadra e alla creazione di nuovi servizi per i tifosi sul modello inglese – incalza Di Cosmo – sicuramente risulterebbe molto più utile per la causa della Lazio. Ci auguriamo che dai futuri sviluppi della vicenda si evinca che il luogo più adatto per un rapace siano le montagne, non di certo una voliera a Formello. Auguriamo un buon campionato alla Lazio – conclude il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, auspicando che non si macchi della colpa di detenere un animale già di per sé minacciato dalla caccia illegale e dall'inquinamento, e che dimostri piuttosto il valore dei propri giocatori sul campo, riportando così i tifosi allo stadio unicamente per meriti sportivi”.
Il responsabile per la provincia di Roma dell’Italia dei Diritti, Brunetto Fantauzzi e il responsabile per la Tutela degli Animali, Marco Di Cosmo, condannano tali comportamenti e auspicano un maggiore rispetto e asprezza delle sanzioni
Roma – Nuovo caso di maltrattamenti perpetrati ai danni di animali all’interno del Parco dei Castelli Romani. A sollevare la questione, l’operazione di indagine portata avanti dalle guardie eco-zoofile di Roma, che dopo alcuni accertamenti eseguiti presso una rinomata struttura agrituristica di Velletri, hanno rilevato gravi irregolarità sullo stato di detenzione di diversi animali, tra i quali cavalli, conigli, papere, maiali e cani. Immediata la reazione del movimento extraparlamentare Italia dei Diritti attraverso le dichiarazioni rilasciate dal responsabile per la provincia di Roma, Brunetto Fantauzzi: “Mi rendo conto che nessuna sanzione potrà ripagare i maltrattamenti compiuti sugli animali. La vicenda colpisce non solo per le disumane condizioni in cui versano le bestie, ma anche perché la salvaguardia di questi esseri viventi si riflette sulla qualità dell’ambiente in cui viviamo. Le sanzioni sono necessarie, i controlli devo essere allargati a tutto il territorio della provincia. Chi decide di prendere con sé un animale – afferma deciso Fantauzzi – si deve impegnare per tutta la vita, è un contratto d’onore che deve essere rispettato”.
Dello stesso avviso Marco Di Cosmo, responsabile per la Tutela degli Animali del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “Accadimenti del genere sono un ulteriore conferma di come l’equazione agriturismo-animali, di fatto non implica il benessere di quest’ultimi. Le azioni di marketing promosse dalle strutture che fanno di cavalli e cani il loro vessillo, celano in realtà brutali violenze. Mi auguro che i colpevoli vengano multati salatamente, che si arrivi al più presto al ritiro della licenze delle attività illegali e al sequestro degli animali al fine di trovar loro una sistemazione ricettiva alla riabilitazione. Ci dobbiamo convincere – conclude Di Cosmo – che tutti gli animali soffrono e vivono come noi esseri umani, e pertanto necessitano dello stesso rispetto”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Basterebbe circoscrivere tale servizio alle zone pianeggianti di parchi e ville romane, anziché tra le salite asfaltate della Capitale”
Roma – Diverse associazioni ambientaliste, tra cui Oipa e Lav, hanno presentato oltre 5000 firme al Campidoglio per abolire le botticelle, le carrozze trainate da cavalli tipiche della Capitale. La recente aggressione subita da una donna in via del Corso ad opera di un vetturino al quale aveva chiesto soltanto informazioni sullo stato di salute dell’animale è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo per le continue violazioni del regolamento comunale sulla tutela degli animali da parte dei vetturini stessi. Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, si è espresso così in merito: “E’ vero che le botticelle sono una tradizione romana ma è altrettanto chiaro che il regolamento varato di recente circa le ore di lavoro dei cavalli e il loro riposo nelle fasce più calde deve essere rispettato. L’animale non può essere considerato una macchina che produce soldi, né in nome di una tradizione possono morire delle bestie sotto gli occhi di tutti. E’ un fenomeno di fatto anacronistico quello delle botticelle – incalza Soldà –, ma non sono favorevole alla loro completa abolizione. Basterebbe circoscrivere tale servizio alle zone pianeggianti di parchi e ville romane, anziché tra le salite asfaltate della Capitale. In questo modo – conclude il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro – si unirebbero tradizione e rispetto per l’animale, anche se riguardo ai vetturini c’è anche un problema di natura fiscale che va sicuramente risolto”.
Il responsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti: “Quanto accaduto è gravissimo, perché lascia trasparire la volontà del governo Berlusconi di far vivere i cittadini senza diritti e senza regole”
Roma – “Si tratta di un invito all’anti-Stato, che soprattutto al Sud è molto diffuso nelle istituzioni e alimentato dalla mala politica. Proprio quella mala politica che questa mattina in Parlamento ha determinato il persistere dell’illegalità, consentendo a Cosentino di farla franca e alla magistratura di non poter svolgere il proprio lavoro per eliminare criminalità e irregolarità”. A sostenerlo è Francesco Barbato, responsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti, riferendosi al voto odierno della Camera che ha negato l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni a carico dell’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino. La votazione, a scrutinio segreto, ha visto prevalere i no con 308 voti contro 285 sì, compresi quelli dei finiani, che si erano impegnati ad accogliere la richiesta del Gip di Napoli esprimendosi favorevolmente all’uso delle intercettazioni. Sono stati invece 36 i deputati assenti.
Il voto di oggi su Cosentino era soprattutto un banco di prova per valutare la tenuta della maggioranza parlamentare, che ora si ritiene soddisfatta nonostante il dissenso del Fli, e punta a serrare le proprie file in vista della fiducia sui cinque punti del programma che Berlusconi chiederà in Aula la prossima settimana.
“Quanto accaduto è gravissimo – rimarca l’esponente del movimento nazionale presieduto da Antonello De Pierro –, perché lascia trasparire la volontà del governo Berlusconi e della sua maggioranza che, specie al Sud, vuol far vivere i cittadini senza diritti e senza regole, minando di conseguenza la qualità della vita e la vivibilità in quei territori”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Presenterò denuncia per omissione di atti d’ufficio”
Roma – Continuano gli episodi quantomeno sospetti nei rapporti tra Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, e la polizia municipale di Roma. L’ultimo atto ha visto due vigilesse, probabilmente del I Gruppo, multare il leader del movimento extraparlamentare a piazza Navona. De Pierro, che a causa di un principio di disidratazione aveva fermato la macchina per acquistare una bottiglia d’acqua in un bar, al suo ritorno ha trovato due agenti del corpo di polizia municipale nell’atto di compilazione di una multa per divieto di sosta. Le vigilesse hanno poi lasciato la zona, noncuranti delle decine di auto potenzialmente sanzionabili per lo stesso motivo parcheggiate davanti a quella di De Pierro. “Non contesto la multa, che è sacrosanta e pagherò senza fare ricorso – ha commentato il presidente dell’Italia dei Diritti –, bensì lo strano comportamento delle vigilesse, apparse dal nulla nel tempo necessario ad acquistare una bottiglia d’acqua e interessate a multare soltanto me nonostante ci fossero diverse autovetture davanti alla mia in sosta vietata”. De Pierro, che ha poi segnalato l’accaduto a una volante della Polizia che ha provveduto a prendere nota delle targhe delle altre automobili, sta valutando di avanzare una richiesta d’incontro al comandante del I Gruppo Cesarino Caioni e la presentazione di una denuncia per omissione di atti d’ufficio, anche se l’indagine dovrebbe partire automaticamente vista la procedibilità d’ufficio del presunto reato.
Il viceresponsabile per il XIII Municipio dell'Italia dei Diritti: "Gli ufficiali di polizia municipale, in quanto tali, sono chiamati a denunciare"
Roma - Sono 310 i falsi pass per invalidi scoperti a Ostia da luglio a oggi dagli agenti del XIII Gruppo. Numeri da capogiro se si calcola che tra permessi scaduti, intestati a parenti deceduti o semplicemente taroccati al computer, sul litorale romano ogni giorno vengono ritirati in media quattro certificati. I furbi però la fanno franca con poco: una sanzione di 100 euro e la confisca del pass. Le denunce, come confermato dal comandante del XIII Gruppo Angelo Moretti, non scattano, seppure la contraffazione dei tagliandi costituisca in realtà un falso in atto pubblico perseguibile penalmente.
"Giacché il problema sta elevandosi a una portata più ampia della singola contraffazione, la maggiore incisività dei controlli e la predisposizione di sanzioni maggiori sarebbero probabilmente da auspicare per la soluzione al problema", ha dichiarato Rodolfo Sordoni, viceresponsabile per il XIII Municipio di Roma dell'Italia dei Diritti. "Quello dei falsi pass per invalidi è un problema molto sentito - continua Sordoni - perché ci pone di fronte anche a una questione morale, visto che porta a scippare il posto a persone con difficoltà motorie o handicap di altra natura. Gli agenti dovrebbero procedere a esposto in sede penale per chiedere al magistrato se ci siano fattispecie penalmente rilevanti da perseguire - conclude il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. D'altra parte sono ufficiali di polizia municipale, e in quanto tali sono chiamati a denunciare".
Il responsabile ligure dell’Italia dei Diritti: “I recenti tagli finanziari effettuati dal governo inducono gli enti locali a ricercare approvvigionamento di denaro fresco da altre parti”
Genova – Sembrano destinate ad allargarsi le aree di sosta blu di Genova. I tagli ai trasferimenti dallo Stato costringono i comuni a trovare nuove risorse, così il capoluogo ligure è ricorso ai parcheggi a pagamento per far quadrare i conti. Ne verranno realizzati circa 8000 tra il completamento di Marassi, quello di San Martino e una parte di Media Valbisagno, ma il progetto genera comprensibilmente diversi dissensi tra i genovesi. Dura la reazione di Maurizio Ferraioli, responsabile ligure dell’Italia dei Diritti: “Fermo restando che i recenti tagli finanziari effettuati dal governo inducono gli enti locali a ricercare approvvigionamento di denaro fresco da altre parti e che comunque non è una giustificazione il fatto che la Genova Parcheggi sia una società in attivo, riteniamo aprioristicamente non adeguato l’ampliamento di 8000 parcheggi a pagamento, che non si traducono in una maggiore disponibilità di aree di sosta per tutti i cittadini, bensì esclusivamente in uno strumento per rimpinguare le casse comunali. Da un’amministrazione attenta ai bisogni della cittadinanza – continua Ferraioli – ci saremmo aspettati il posizionamento di aree di parcheggio a rotazione con l’utilizzo del cosiddetto disco orario. Mi aspetto quantomeno una palese dimostrazione, da parte del Comune, dell’esistenza di un corrispettivo tra l’incasso comunale e l’implementazione delle infrastrutture cittadine – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – cosicché queste eventuali ulteriori entrate possano essere interpretate documentandone le effettive finalità”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Necessario che le forze dell’ordine compiano ulteriori attività di monitoraggio”
Roma – Per gli abitanti della Muratella, quartiere della periferia Nord di Ardea, in provincia di Roma, è stato un week-end di fuoco. In senso letterale. Da domenica a oggi non si contano i falò accesi dai rom del campo abusivo di via Marchetti, da giugno inserito nel piano nomadi. Il sospetto è che all’usanza ormai diffusa di accendere fuochi per spellare i cavi di rame si sia aggiunto un tentativo di smaltire illegalmente l’eternit, sostanza altamente cancerogena che rischia, assieme alla diossina sprigionata dalla plastica bruciata, di venire respirata dai residenti della zona, ovviamente esasperati. Soltanto domenica ci sono stati 3 incendi, con la cenere che è arrivata fino a Parco de’ Medici. “Non c’è abbastanza controllo”, il commento di Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, che incalza: “Già c’è il problema nomadi di cui si parla da anni senza risultati che possano dare sollievo a chi abita nelle vicinanze dei campi rom, se poi si aggiungono situazioni ai limiti della realtà come la combustione di plastiche o ancor peggio di eternit, che è altamente nocivo per la salute, è necessario che le forze dell’ordine compiano ulteriori attività di monitoraggio. Evidentemente – conclude il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro – i programmi che si sono fatti per avere una città con una gestione oculata dei nomadi sono ancora lungi dall’essere adempiti. Questo significa che l’amministrazione comunale ha fatto solo proclami”.
Sulla vicenda sono intervenuti Antonello De Pierro e Giuliano Girlando, rispettivamente presidente e responsabile per la Giustizia del movimento
Roma – Non si è fatta attendere la reazione del movimento extraparlamentare Italia dei Diritti alla notizia che il sindaco di Castelvolturno Antonio Scalzone, ha dichiarato di essere contrario a una lapide per ricordare la strage di sei cittadini extracomunitari trucidatri 2 anni or sono davanti a una sartoria nel comune campano stretto nella morsa della Camorra.
A intervenire sulla questione sono stati il presidente del movimento Antonello De Pierro e il responsabile per la Giustizia Giuliano Girlando.
“Innanzitutto – ha dichiarato De Pierro - vorrei contestare immediatamente la riproposizione della solita favola del merito politico nella lotta alla criminalità organizzata, come ribadito dal sindaco Scalzone. Noi teniamo a ribadire all’infinito che tutte le notizie gradite di successi su tale fronte sono frutto di un duro lavoro da parte di magistratura e forze dell’ordine, nonostante il Governo invece puntualmente provveda a tagliare fondi in tali comparti. Ci siamo stancati di vedere politicanti che per poter racimolare consensi distribuiscono menzogne che addirittura stravolgono l’iter procedurale dell’attività di istituto di settori istituzionali di grande importanza. Per quanto concerne la decisione del sindaco di opporsi a una lapide per ricordare l’eccidio dei poveri extracomunitari, tali affermazioni mi lasciano allibito, in quanto ci troviamo di fronte a un’ amministrazione che non lancia segnali positivi nella lotta contro la Camorra. La gente del Casertano ha bisogno e soprattutto diritto a vivere in un territorio migliore e fino a quando ci saranno persone del genere ad amministrare vedo delinearsi un orizzonte all’insegna di una cronica incertezza e insicurezza. Mi auguro che le parole di Scalzone siano state dettate da paura, altrimenti sarebbe davvero preoccupante quanto pronunciato, anche se la stessa paura non dovrebbe appartenere a chi sceglie la via della responsabilità politica. Auspico un’immediata marcia indietro oppure il primo cittadino rassegni immediatamente le dimissioni dalla carica istituzionale che riveste”.
“E’ disumana la posizione del sindaco - ha fatto eco con uguale fervore Girlando – in quanto non offende solo la memoria della lotta alla criminalità, ma di proposito omette il valore dell’umanità che in quei territori è stata espressa con la vita e la missione di Don Giuseppe Diana. Come movimento intendiamo farci portatori del ricordo e delle lotte di persone come Don Diana e Giancarlo Siani. Abbiamo noi il compito di informare e dire la verità, per noi la camorra è una montagna di letame”.