La viceresponsabile per le Mafie e la Criminalità organizzata dell’Italia dei Diritti: “L’ uccisione della Garofalo, in pieno stile corleonese, è il segno evidente della sconfitta dello Stato che non sa difendere chi decide di collaborare”
Roma – Ennesima vittima tra i pentiti della ‘Ndrangheta, punita per aver collaborato con la giustizia. L’infame sorte questa volta è toccata a Lea Garofalo, uccisa e sciolta nell’acido a San Fruttuoso, nei pressi di Monza.
“L’uccisione della Garofalo, in pieno stile corleonese, è il segno evidente della sconfitta dello Stato che non sa difendere chi decide di collaborare”. Queste le prime parole di Federica Menciotti, viceresponsabile per le Mafie e la Criminalità organizzata dell’Italia dei Diritti.
L’ex pentita era diventata collaboratrice di giustizia nel 2002 e aveva fatto dichiarazioni agli inquirenti sugli affiliati alle cosche dei Papaniciari e Vrenna-Corigliano-Bonaventura, egemoni a Crotone. Questo è il motivo per cui fu ammessa a un piano provvisorio di protezione, revocatogli nel 2006 per essersi allontanata dalla località protetta.
“Il piano le fu ritirato con una colpevole sottovalutazione dei rischi cui era esposta - conclude e argomenta l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - , e fu ripristinato solo a seguito di un lungo iter giudiziario. La sua eliminazione è altresì la prova della gravità delle affermazioni rese dal sindaco Moratti che ha recentemente dichiarato, contro le stesse evidenze di indagine, che la criminalità organizzata a Milano non esiste, laddove invece la ‘Ndrangheta, come dovrebbe essere ben noto al primo cittadino, da anni spadroneggia per i forti interessi economici che vi gravitano, non ultimo l’affare Expo. Quello che è accaduto mi auguro porti a riconsiderare la revoca del programma speciale di protezione anche a Vincenzo Spatuzza, collaboratore eccellente delle stragi mafiose, decisa dalla Commissione centrale del Viminale per la definizione e applicazione delle misure speciali di protezione. Un fatto gravissimo a cui la vicenda Garofalo deve fare da monito.”