Il responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti: “Il nostro movimento è orgoglioso di aver partecipato in prima persona alle celebrazioni della memoria di un uomo giusto che ha sacrificato la propria vita per estirpare il male più grande del nostro paese”
Roma - “Ho partecipato alle commemorazioni che si sono tenute questa mattina in via D’Amelio, e sono a dir poco commosso nell’aver letto nei volti del popolo delle Agende Rosse, di Salvatore Borsellino, quanta voglia ci sia da parte di questi onesti cittadini di voler combattere la mafia e nel voler scoprire la verità sulle stragi che sono costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino. Peccato che la marcia di cordoglio sia stata macchiata dalla presenza di alcuni ospiti politici non desiderati, in cerca solo di passerelle e che sono poi gli stessi che sostengono a spada tratta il senatore Dell’Utri, colui che ha osato definire Vittorio Mangano come il suo eroe”.
Con queste dichiarazioni Giuliano Girlando, responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti, direttamente dal luogo della strage mafiosa in cui il 19 luglio del 1992 veniva ucciso Paolo Borsellino, ha voluto rendere omaggio alla memoria del giudice e della sua scorta.
“Oggi siamo qui per non dimenticare, perché solo non scordando il coraggio di eroi veri come Paolo Borsellino possiamo rendere migliore la nostra vita – dichiara l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – Un messaggio di solidarietà va anche alle Procure di Palermo e Caltanissetta, chiamate a confrontarsi con indagini dure che paradossalmente alcuni definiscono scomode, l’Italia dei Diritti è al vostro fianco”.
Roma – L’esponente della Lega Roberto Cota rischia la presidenza alla guida del Piemonte. A mettere in discussione la dirigenza dell’ex segretario del Carroccio e il responsabile del Tar piemontese Franco Bianchi, che stanotte ha accolto il ricorso di due liste di centrodestra (“Consumatori” e “Al Centro con Scaderebech”) , determinando che si prosegua entro trenta giorni al riconteggio di 15.000 schede elettorali.“Non metto in discussione il presidente Cota ma è importante dare trasparenza dal punto di vista della legalità ai cittadini onesti, che hanno votato, - commenta Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti - poiché il nostro Paese si fonda su principi improntati alla legittimità costituzionale e al rispetto delle regole”.
Il viceresponsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti: “Credo sia giunto il momento di pensare ad un nuovo piano regolatore per i trasporti pubblici. Il rincaro deve essere accompagnato alla maggiore efficienza del servizio taxi”
Roma – Il consiglio comunale di Roma con 30 voti favorevoli, 16 contrari ed 1 astenuto ha approvato, al termine di una giornata segnata da tensioni e scontri tra maggioranza ed opposizione, la delibera sull’aumento delle tariffe dei taxi. Secondo quanto stabilito poi da un emendamento contenuto nel provvedimento, l’entrata in vigore delle nuove tariffe sarà subordinata all’istituzione di una commissione tecnica che avrà il compito di valutare entro il 31 ottobre 2010 la congruità e l’impatto degli aumenti. “La prima cosa che mi sento di dire su questa vicenda – ha affermato Emiliano Varanini, viceresponsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti – è che all’interno della commissione che esaminerà il provvedimento approvato dal consiglio comunale dovrà essere presente necessariamente un rappresentate dei cittadini. Non si può pensare che sull’argomento decidano solo l’amministrazione e i delegati dei tassisti. Chi usufruisce dei taxi deve avere voce in capitolo”.
Il provvedimento porterà da 0,98 a 1,42 euro il costo al km della tariffa progressiva, mentre la tratta che va da Roma all’aeroporto di Fiumicino salirà da 40 a 45 euro, e quella per lo scalo di Ciampino da 30 a 35. Ancora, per arrivare dalla Capitale a Civitavecchia occorreranno 120 euro. “Credo sia giunto il momento – ha proseguito l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – di tornare a ragionare a 360 gradi di trasporti, e di pensare più in generale ad un piano regolatore dei mezzi pubblici che sia efficiente e che possa rispondere alle esigenze dei cittadini. Il solo aumento delle tariffe, se non sarà accompagnato da altre misure capaci di migliorare il servizio taxi, come ad esempio la riduzione dei tempi delle corse e quindi del traffico, finirà soltanto per essere l’ennesima vessazione a danno delle persone che li usano per spostarsi in città. Non è possibile continuare a pensare il taxi come se fosse un auto privata a pagamento. Se ragioniamo in questo modo non andiamo nella giusta direzione”.
La viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti: “Governo festeggia l’ uscita dalla crisi, ma nasconde i dati reali
Roma – “Welfare, per come lo intende il Governo, significa far vedere agli elettori un mondo che non c’è – questa la lapidaria dichiarazione di Barbara Del Fallo, viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti, al momento della lettura dei dati pubblicati dall’Istat sui livelli di povertà in Italia.
Dalle ultime rilevazioni emerge che le persone in condizione di povertà relativa ammontano a 2 milioni 657mila unità che globalmente rappresentano il 10,8% dei nuclei familiari del Bel Paese.
In aumento deciso la povertà assoluta che coinvolge la fascia dei dipendenti, molto spesso operai e situati geograficamente nel meridione.
“L’invito che l’Italia dei Diritti, da sempre schierata a favore delle fasce svantaggiate, evidenzia chiaramente è che questi dati non fotografano il non emerso, tutto ciò che rimane non visibile ai sensori dell’Istituto di Statistica, la considerazione puntuale di queste sacche profonde di sofferenza sociale andrebbe a tramutare in nero le rosee sibille tremontiane – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, che invita inoltre la compagine governativa a cercare anche vie d’uscita tangibili per una classe politica caratterizzata da un atavico disinteresse alla visione della realtà –. Il cittadino è sempre più solo, abbandonato dalla mancanza di servizi sociali, che, anche se marginalmente, potrebbero lenire la sofferenza che le famiglie stanno percependo”.
La viceresponsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti «In Italia la detenzione non è una punizione eseguita secondo la legge, ma una leva che porta a forme di annullamento e perfino alla morte»
Roma – Da ieri mattina sono 101. In faccia ad un sistema che non se ne cura, in faccia ad un’opinione pubblica per la quale il fenomeno non esiste, in faccia ad uno Stato che non vedendo il problema, non si preoccupa della soluzione.
Centouno, la carica dei detenuti suicidi. Centouno dall’inizio dell’anno. «L’aumento vertiginoso dei suicidi in carcere negli ultimi anni ci obbliga a concepire nuovi modelli organizzativi, che risolvano come da Costituzione i problemi delle disfunzioni, del sovraffollamento e della crescente invivibilità delle carceri», dice Lea Del Greco, viceresponsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti.
Costituzione Italiana, articolo 27, terzo comma:«Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Rincara la dose l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro:«Ho la ferma convinzione che il circuito penitenziario non possa e non debba essere concepito come luogo vuoto di diritto, in cui possa accadere di tutto, purché non si sappia all’esterno».
Antimo Spada, 35 anni, camorrista e detenuto a rischio, trasferito dal carcere di Lecce a quello di Torino, direttamente nella settima sezione, blocco A, destinata ai prigionieri con problemi di equilibrio mentale, sorvegliata – in teoria – 24 ore al giorno.
Antimo Spada che per il pianeta-carcere, unica stella di una galassia isolata e senza contatti con le altre, è poco più di un rumore di fondo in una traccia musicale già sgradevole. «Per i detenuti a rischio non esiste alcuna norma specifica. Quelli che tentano il suicidio vengono sottoposti al regime di vigilanza previsto dall’articolo 14 bis del’ordinamento penitenziario. Lo stesso che viene applicato a coloro che turbano l’ordine. Vuol dire che l’amministrazione li considera come fossero una turbativa, un problema».
Problemi che trovano da soli la loro soluzione. Un lenzuolo attorno al collo sotto gli occhi di una telecamera di controllo, come nel caso di Spada. O vetri nello stomaco. O gas inalato da fornelletti da campo. O vene tagliate con mezzi di fortuna, quando l’equilibrio già precario tra disperazione e costrizione diventa insostenibile. «Manca del tutto una reale indagine sulle cause scatenanti dietro a gesti tanto estremi – continua la Del Greco – che deve essere tempestiva, e scattare molto prima che vengano oltrepassati i limiti della tollerabilità umana. E poi serve più trasparenza rispetto alle regole interne alle carceri. E lo sviluppo di un sistema di pene più aderente al Trattato costituzionale».
Il viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti: “C’è una responsabilità politica macroscopica”
Roma – Le ispezioni della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario, presieduta dal senatore Ignazio Marino, nei sei ospedali psichiatrici giudiziari italiani stanno portando alla luce fatti gravissimi. Condizioni di estremo degrado all’ O.P.G. di Barcellona Pozzo di Gotto: internati abbandonati a loro stessi, seminudi, legati al letto in celle sovraffollate. Carenza di fondi lamentata da chi dirige la struttura, priva perfino del necessario numero di agenti penitenziari e personale medico. La Regione Sicilia, dal canto suo, si scagiona da ogni colpa sostenendo d’attendere le decisioni della commissione paritetica Stato-Regione.
“Non ci si può nascondere dietro ad un dito – interviene Luigino Smiroldo viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti – anche se può essere facile da parte delle istituzioni. C’è una responsabilità politica macroscopica, quella di non applicare la legge dello Stato. Ogni paziente psichiatrico prende dalla Regione dei soldi per il posto letto, sarebbe bello verificare quanti ne sono stati spesi dalla regione Sicilia per mantenere i degenti che, indipendentemente dalla patologia di cui soffrono, hanno diritto a tale denaro, che arriva direttamente ai responsabili della gestione. La cosa scandalosa è che questi individui non hanno bisogno di strumentazione diagnostica costosissima o dispositivi medici particolari per sostenere la loro malattia, sono soldi puliti che arrivano, soldi senza spese e meno spese si hanno più soldi si incamerano.”
Non si tratta di un caso isolato, nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa la situazione verificata non risulta migliore, indecenti le condizioni igieniche. Esemplificativo il fatto che i pazienti detenuti per conservare fresca l’acqua da bere erano costretti a tenerla nel water.
“Quello di cui hanno bisogno queste persone – analizza Smiroldo – come ormai dimostrato, è una struttura che fornisca un minimo di dignità, ascolto, con ovviamente l’ausilio delle terapie farmacologiche. Di fondamentale importanza è cercare di reintrodurre i detenuti nel loro territorio d’origine attraverso delle case protette, per poter vivere, mangiare e socializzare in modo dignitoso previa riabilitazione, avendo loro subito anni di segregazione, supportati laddove necessario da farmaci, psicologi, infermieri. Altra cosa rilevante è ripristinare i contatti con i parenti per ricollegare quell’affettività venuta meno con la reclusione coatta. Queste le cose da fare che non vengono fatte – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – le istituzioni non hanno agito appositamente, sia dal punto di vista politico sia economico, accade purtroppo in gran parte del sud Italia, dove non si è fatto quello che la legge prevedeva di fare. Chi gestisce tali detenuti ha un guadagno perché ha poche spese. Mi piacerebbe sapere – chiosa Smiroldo – quanti soldi hanno ricevuto per queste persone e quanto poi hanno speso ma, probabilmente, non lo sapremo mai.”Il responsabile per Roma dell’Italia dei Diritti esorta a distinguere: che la legittima condanna di un atto illecito non condizioni la libera attribuzione delle responsabilità
Roma – Il primo rischio è il «pensiero inutile», il pensiero qualunquista da bar del lunedì mattina, che confonde cronaca, politica e notizie sportive. «La prima cosa che passa nella mente di tutti coloro che apprendono notizie come queste è che politici, amministratori e militari sono tutti uguali – commenta il responsabile romano dell’Italia dei Diritti, Alessandro Calgani – Credo che sia il caso di evitare questa forma di pensiero inutile».
A balzare ai dubbi onori della cronaca è F.P., 49 anni, tenente colonnello dell’esercito, di stanza presso il comando dei supporti delle forze operative terrestri di base alla Cecchignola, arrestato in flagranza di reato dai carabinieri del nucleo operativo mentre all'interno del suo ufficio riceveva dalle mani di un imprenditore una tangente di circa 5mila euro.
«Questi atti deplorevoli non possono che essere condannati, ma sono propenso a considerarli fenomeni fisiologici di malcostume che si riscontrano ovunque – rincara la dose l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – e poi bisognerebbe pensare che gli attori coinvolti sono sempre due. Da una parte un rappresentante del mondo delle istituzioni, dall’altra di quello economico. Il tornaconto è di entrambi, come le responsabilità».
Non solo. Il vero rischio connesso al «pensiero inutile» è che quello che tutti pensano prenda il posto di ciò che non tutti vedono, o vorrebbero vedere. « Il problema – conclude Calgani – è l'incremento di questi fenomeni, che si tende ad omettere dalle cronache, piuttosto che a contrastare radicalmente. Roma ha una grande opportunità, ma l'esempio dovrebbe nascere anche dai suoi amministratori, che spesso invece fanno notizia per essere coinvolti in atti analoghi».
Il viceresponsabile regionale dell’ l’Italia dei Diritti: “Le giovani leve politiche cercano nuove strade poco chiare”
“Nessuna sorpresa all’indomani delle dimissioni da Sottosegretario di Cosentino, che nonostante tutto, continuerà a occuparsi della componente PdL regionale – questa l’amara constatazione di Angelo Di Mauro, viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti –. Tutto quello che è collegato al partito di maggioranza in regione e in Italia, è basato su fondamenta giuridiche poco chiare”.
L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro pone l’accento sull’inevitabile intreccio di poteri che permette la sopravvivenza e il primato in termini di voti, ad un partito come quello che ha espresso la persona di Stefano Caldoro al governo della regione. “Nessuno degli “associati” può prescindere dal collegamento e dalla accettazione più o meno tacita di pratiche non immacolate. Così come Berlusconi è riuscito a tamponare l’emergenza della monnezza, solo con il placet di clan camorristici, così le nuove leve politiche non disdegnano collusioni nuove e inusitate ma non troppo”
Il pensiero di Di Mauro va umanamente agli elettori confusi ed ingannati dalla promessa tradita di un nuovo corso politico, che per il momento di nuovo dimostra soltanto lo sviluppo di originali direzioni e tentativi di manovra deprecabili. “Non nego che Cosentino, come dicono molti suoi strenui difensori, possa essere una brava persona, ma quando il centro nevralgico dell’organismo è malato anche i suoi organi periferici lo sono”.
La viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti: “Questa decisione è un atto gravissimo che viola i diritti sindacali e la libertà di sciopero prevista dalla Costituzione”
Roma – Tre operai del reparto montaggio dello stabilimento della Fiat di Melfi, due dei quali delegati Fiom, sono stati licenziati con l’accusa di aver ostacolato il carrello robotizzato durante un corteo interno e di aver impedito ai lavoratori che non partecipavano allo sciopero di svolgere le loro abituali mansioni. In segno di protesta i tre operai licenziati sono saliti sulla “Porta Venosina”, monumento del centro storico di Melfi, dove nella giornata di domani saranno raggiunti dai loro colleghi che sciopereranno e manifesteranno contro la decisione presa dall’azienda. “Nell’Italia della legalità e delle libertà violate – ha affermato Antonella Sassone, viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti – il licenziamento facile appare l’approdo naturale dell’evoluzione del sistema giuslavoristico nazionale. Se poi ad essere licenziati sono tre lavoratori aderenti ad uno sciopero promosso dalla Fiom tanto meglio. E se due di loro sono anche rappresentanti sindacali allora se la sono proprio cercata, trattandosi di un’organizzazione di categoria della Cgil che è al momento l’unico sindacato che non firma accordi con i padroni a danno dei lavoratori”.
Nel frattempo i colleghi della Fiat di Mirafiori iscritti alla Fiom, consapevoli della grave crisi economica che sta attraversando l’industria automobilistica italiana, hanno scritto all’amministratore delegato Sergio Marchionne per chiedergli un confronto franco, lontano dai riflettori mediatici, allo scopo di affrontare insieme i problemi dell’azienda e far sì che non siano sempre e solo i lavoratori a pagare i costi della crisi. “Il licenziamento dei tre dipendenti – ha proseguito l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – è un atto gravissimo, che da un lato danneggia ingiustamente gli operai, dall’altro viola le libertà sindacali e il diritto di sciopero, che è un provvedimento previsto e protetto dall’art. 40 della Costituzione. A meno di non voler subordinare la Carta repubblicana anche ai diktat di Marchionne & co. dobbiamo prendere atto dell’ennesimo vulnus alla nostra libertà e alla ‘democrazia fondata sul lavoro’. Se la Fiat non ritirerà immediatamente i licenziamenti c’è il pericolo che si crei un precedente che renderà tutti ancora più precari e ricattabili”.
Il viceresponsabile capitolino dell’Italia dei Diritti: “Comportamento che configura il reato di evasione fiscale”
Roma - A Roma il 60% degli affitti per gli universitari fuori sede è in nero. Il 70% degli appartamenti non corrisponde alle descrizioni che ne vengono fatte sugli annunci, nonostante questo i prezzi risultano esorbitanti, con una media di seicento euro mensili per una stanza. Coinvolti in misura maggiore gli studenti non residenti nella Capitale, molti, uno su quindici subiscono la perenne scarsità di posti letto disponibili nelle strutture convenzionate e vengono costretti a cadere nella rete delle locazioni illegali.
“Questa – interviene Giuliano Girlando viceresponsabile per Roma dell’Italia dei Diritti – è la grave conseguenza della mancanza di un piano di edilizia scolastica a tutela degli studenti universitari, una questione irrisolta da parte della gestione comunale, specialmente a Roma, così come nelle altre città sedi di atenei che non affrontano definitivamente la situazione. Urgono – continua Girlando – risposte immediate da parte dei responsabili comunali romani e soprattutto dal Governo per quanto concerne le politiche universitarie. Dal Ministro Gelmini abbiamo visto attuata solo la politica dei tagli e non quella degli investimenti e delle risorse.”
Condizioni disagevoli pagate un prezzo salatissimo per i ragazzi, gli annunci infatti non descrivono l’amara realtà fatta di stanze senza finestra, posti letto in comune, uso della cucina permesso ad orari rigidi o non consentito affatto, il tutto senza un regolare contratto d’affitto.
“Il problema degli affitti in nero – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – è una forma di illegalità purtroppo assai diffusa nel paese, serve un maggiore controllo da parte delle autorità competenti, si tratta di un comportamento che configura il reato di evasione fiscale .”
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Ennesimo esempio negativo che coinvolge un esponente del PdL”
Roma – “È un atto dovuto, benché tardivo”. Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti, Roberto Soldà, taglia corto sulle dimissioni rassegnate ieri dal sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, indagato nell’inchiesta sulla cosiddetta P3, e per il quale era già stata calendarizzata la mozione di sfiducia alla Camera, presentata dalle opposizioni che ora cantano vittoria.
Soldà parla anche del problema relativo alla questione morale all’interno del partito di Berlusconi: “Come raccontano le cronache di questi giorni non si tratta certo del primo esponente del PdL invischiato in attività illecite ai danni dello Stato e della collettività nazionale. Questo ennesimo esempio negativo di chi dovrebbe rappresentare il popolo all’interno delle istituzioni lede profondamente i principi della nostra democrazia. Le dimissioni di Cosentino sono un gesto di responsabilità, ma più responsabile sarebbe stato presentarle prima, e non dopo la concreta possibilità di una mozione di sfiducia, che peraltro sarebbe stata votata anche da alcuni membri del suo stesso schieramento, come i deputati finiani”.
Quanto al ruolo svolto in questa circostanza dai partiti di opposizione, il numero due del movimento per i diritti civili retto da Antonello De Pierro non ha dubbi: “È anche attraverso queste battaglie che la gente percepisce la presenza in Parlamento di una seria opposizione, che mi auguro continuerà a battersi indomita al fine di garantire la legalità e la trasparenza nel nostro Paese”.