Il viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti: “C’è una responsabilità politica macroscopica”
Roma – Le ispezioni della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario, presieduta dal senatore Ignazio Marino, nei sei ospedali psichiatrici giudiziari italiani stanno portando alla luce fatti gravissimi. Condizioni di estremo degrado all’ O.P.G. di Barcellona Pozzo di Gotto: internati abbandonati a loro stessi, seminudi, legati al letto in celle sovraffollate. Carenza di fondi lamentata da chi dirige la struttura, priva perfino del necessario numero di agenti penitenziari e personale medico. La Regione Sicilia, dal canto suo, si scagiona da ogni colpa sostenendo d’attendere le decisioni della commissione paritetica Stato-Regione.
“Non ci si può nascondere dietro ad un dito – interviene Luigino Smiroldo viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti – anche se può essere facile da parte delle istituzioni. C’è una responsabilità politica macroscopica, quella di non applicare la legge dello Stato. Ogni paziente psichiatrico prende dalla Regione dei soldi per il posto letto, sarebbe bello verificare quanti ne sono stati spesi dalla regione Sicilia per mantenere i degenti che, indipendentemente dalla patologia di cui soffrono, hanno diritto a tale denaro, che arriva direttamente ai responsabili della gestione. La cosa scandalosa è che questi individui non hanno bisogno di strumentazione diagnostica costosissima o dispositivi medici particolari per sostenere la loro malattia, sono soldi puliti che arrivano, soldi senza spese e meno spese si hanno più soldi si incamerano.”
Non si tratta di un caso isolato, nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa la situazione verificata non risulta migliore, indecenti le condizioni igieniche. Esemplificativo il fatto che i pazienti detenuti per conservare fresca l’acqua da bere erano costretti a tenerla nel water.
“Quello di cui hanno bisogno queste persone – analizza Smiroldo – come ormai dimostrato, è una struttura che fornisca un minimo di dignità, ascolto, con ovviamente l’ausilio delle terapie farmacologiche. Di fondamentale importanza è cercare di reintrodurre i detenuti nel loro territorio d’origine attraverso delle case protette, per poter vivere, mangiare e socializzare in modo dignitoso previa riabilitazione, avendo loro subito anni di segregazione, supportati laddove necessario da farmaci, psicologi, infermieri. Altra cosa rilevante è ripristinare i contatti con i parenti per ricollegare quell’affettività venuta meno con la reclusione coatta. Queste le cose da fare che non vengono fatte – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – le istituzioni non hanno agito appositamente, sia dal punto di vista politico sia economico, accade purtroppo in gran parte del sud Italia, dove non si è fatto quello che la legge prevedeva di fare. Chi gestisce tali detenuti ha un guadagno perché ha poche spese. Mi piacerebbe sapere – chiosa Smiroldo – quanti soldi hanno ricevuto per queste persone e quanto poi hanno speso ma, probabilmente, non lo sapremo mai.”