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Italia dei Diritti

Movimento politico nazionale
per la difesa dei diritti dei cittadini.

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Autobus senza aria condizionata a Roma. La reazione di Soldà

 

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Con le attuali temperature è una condizione da Terzo Mondo

 

 

Roma, 9 luglio 2010 –  Torna l’estate e si ripropongono gli annosi problemi che affliggono coloro che sono costretti ad utilizzare i mezzi pubblici. Da una recente indagine emerge che sette autobus dell’Atac su dieci sono sprovvisti di aria condizionata oppure c’è ma non funziona.

“Una condizione da Terzo Mondo, – commenta così Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti – ormai l’aria condizionata, viste le temperature che durante l’estate si registrano a Roma, non può essere considerata un bene superfluo, di lusso”.

Il pensiero dell’esponente del movimento extraparlamentare guidato da Antonello De Pierro è rivolto a chi non ha altra scelta che utilizzare i mezzi pubblici, ma anche a chi si trova a sobbarcarsi i numerosi problemi esistenti per una scelta ecologista o di pura comodità: “I centri di interesse lavorativi, culturali e sociali della Capitale, hanno la caratteristica di essere diffusi a macchia di leopardo sull’intero territorio e molti sono quelli che decidono di lasciar a casa il mezzo privato, pertanto la puntualità, la pulizia e la presenza di comodità che rendano piacevole il viaggio sono necessari, soprattutto ora che si sta profilando un ulteriore rincaro del costo del biglietto. Questa sarebbe l’ennesima dimostrazione di un’amministrazione sprecona e sciatta”.

Rinvio scavi nel sito di Borgo Montello, delusione della Di Marcantonio

La responsabile per la provincia di Latina dell’Italia dei Diritti: “Le lacrime di coccodrillo non servono a giustificare i continui ritardi degli scavi. Si  faccia luce sulla vicenda  per la tutela del territorio pontino e  per indagare sulle continue interferenze mafiose nel territorio”

 

Roma – Il progetto di scavi nella discarica di Borgo Montello, in provincia di Latina, ha subìto un ulteriore ritardo. La conferenza di servizi chiamata a deliberare sulla questione ha deciso di rinviare al 15 luglio la decisione per consentire agli ingegneri di Ecoambiente di modificare il progetto di scavo. Al momento, visti i problemi legati a questioni tecnico-burocratiche e, considerando che le elevate temperature della stagione estiva renderebbero più difficoltose le operazioni di scavo, si è deciso di procrastinare il problema. “Le lacrime di coccodrillo - ha detto Camelia Di Marcantonio, responsabile per la provincia di Latina dell’Italia dei Diritti -  non servono a giustificare il continuo andirivieni delle motivazioni che ritardano gli scavi. A quanto sembra, nonostante le tantissime promesse di  questi mesi, sulla questione siamo punto a capo. Sembrava definito almeno il problema dello stanziamento ed invece apprendiamo che quei soldi non sono mai stati accreditati. Prima l’assenza del Sindaco, adesso le temperature troppo alte, ogni scusa è buona per sospendere  i lavori nel sito. Una storia infinita di pretesti che si chiude con  l’intervento del responsabile dell’Arpa Chiarucci che  ha individuato come e dove iniziare a scavare  ma senza soldi. E per non farci mancare nulla, Ecoambiente,  l’Arpa e la Provincia non sono ancora pronti a scavare”.

La questione dei possibili rifiuti tossici presenti nel sottosuolo della discarica di Borgo Montello ebbe inizio nel 1994, a seguito di una relazione di un tecnico dell’Enea e trovò conferme successivamente nella deposizione del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone a proposito dell’omicidio Santonicola in cui il pentito parlava dei fusti interrati dai casalesi nella discarica comunale. “Molto probabilmente - ha concluso la responsabile provinciale del movimento guidato da Antonello De Pierro - il problema gira intorno all’insabbiamento della  relazione dell’Enea  1994 e tutti temono di scoperchiare l' ampio giro di interessi trascinati  per un ventennio tra  i casalesi e i responsabili delle istituzioni locali. Voglio sperare che su questa vicenda si  faccia luce, non solo e soprattutto per la tutela del territorio pontino, ma anche per indagare sulla continuità delle interferenze mafiose nel nostro territorio”.

Appalti truccati per Trenitalia, Leporati esige chiarezza

Il viceresponsabile per i Trasporti dell’Italia dei Diritti: “Esprimo solidarietà nei confronti dei magistrati e di tutte le forze dell’ordine che in prima persona e con coraggio sfidano coloro che commettono reati di corruzione ed evasione fiscale”

 

Roma – “La corruzione in Italia è una questione irrisolta e quello che le pagine dei giornali ci riportano è solamente la punta di un iceberg che cela al di sotto una montagna ancor più grande”. Con queste parole il viceresponsabile per i Trasporti dell’Italia dei Diritti, Paolo Leporati, commenta l’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Napoli su richiesta dei pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio, relativamente alla scoperta di tangenti per alcuni appalti di manutenzione per Trenitalia Spa. A finire in manette per presunta associazione a delinquere,  corruzione e riciclaggio, l’ex dirigente responsabile del servizio manutentivo della società pubblica, Raffaele Arena, l’ex responsabile di una sezione di manutenzione, Fiorenzo Carassai, e gli imprenditori napoletani Giovanni e Antonio De Luca, titolari della società ‘Fd Costruzioni’ di Napoli, impresa al centro dell'inchiesta. Gli appalti pilotati ammontano ad oltre 10 milioni di euro e sono relativi alla manutenzione e rottamazione dei carri e delle locomotive di Trenitalia.

 

“Voglio esprimere la mia solidarietà nei confronti dei magistrati, della Guardia di Finanza e di tutte le forze dell’ordine che in prima persona e con coraggio sfidano coloro che commettono reati di corruzione ed evasione fiscale – afferma l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro –.  La piaga delle tangenti è un fenomeno dilagante nel nostro Paese. Troppo spesso sono le stesse istituzioni ad agire in un costante conflitto di interessi e quindi in modo inversamente proporzionale al principio di legalità. Questo a discapito delle persone oneste e a vantaggio dei più furbi. Mi auguro – conclude Leporati – che attraverso un capillare lavoro di indagine, tali  crimini vengano al più presto azzerati”.

 

Terremotati aquilani manganellati, dura reazione dell’Italia dei Diritti

Il Vicepresidente del movimento Roberto Soldà:”Dobbiamo ricostruire anche il tessuto sociale”. Per il responsabile per l’Abruzzo, Emiliano D’Alessandro”ormai siamo in dittatura”

 

Roma – Succede in un paese democratico. Succede in un paese democratico che 5mila terremotati a distanza di un anno manifestino il loro disagio per una ricostruzione fatta solo di carta, e vengano caricati dalle forze dell’ordine.

Succede in un paese democratico che il Premier al quale sono venuti in così tanti a chiedere aiuto preferisca barricarsi presso la sede della Presidenza del Consiglio, piuttosto che spendere parole di impegno.

“Se non fosse una situazione autenticamente drammatica, ma drammatica veramente, ci sarebbe da ridere. Terremotati costretti a manifestare in migliaia, in pieno luglio, per una ricostruzione soltanto millantata – tuona Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti – c’è un’altra, amara verità. Il tessuto sociale e quello economico non sono stati ricostruiti. Affatto”.

Il bilancio di una manifestazione nata pacifica e finita tra i posti di blocco parla di due feriti – uno manganellato alla testa e col volto coperto di sangue, medicato in un bar – e momenti di tensione.

“Non c’erano mica i black block abruzzesi, alla manifestazione – commenta duro il responsabile per l’Abruzzo dell’Italia dei Diritti, Emiliano D’Alessandro – c’erano le famiglie, i bambini, gli anziani. Siamo di fronte ad una dittatura, che reprime il dissenso sul suo operato rosicchiando le parti  vere e democratiche del paese”.

 

Tema della manifestazione: ricostruzione e tasse. Gli aquilani hanno ripreso a pagare mutui e imposte. Fino a ieri era previsto che il recupero dei tributi congelati avvenisse in 5 anni, a partire da gennaio. Tradotto, vuol dire che un operaio de l’Aquila, terremotato, con salario di mille euro al mese, si deve aspettare una busta paga mensile più leggera di quasi 300 euro.  In serata Gianni Letta fa sapere che un emendamento alla Finanziaria provvederà ad un recupero più dilazionato, in 10 anni.

“Non è con le briciole che si nutre un tessuto socio – economico distrutto – riprende il vicepresidente del movimento guidato da Antonello De Pierro – ma con provvedimenti seri e capillari, altrimenti avremo ricadute occupazionali enormi”.

Altrettanto critico D’Alessandro:”Il Governo stanzia milioni di euro per non meglio precisate necessità di riarmamento. Però non ha risorse per i bisogni veri dei cittadini. Anzi, le chiede a loro”.

A Torino stop alle buste di plastica, Italia dei Diritti approva

Alberto Maria Vedova, responsabile per l’Ambiente del movimento nazionale: “L’iniziativa merita un plauso e conferma come alcuni Comuni virtuosi possono promuovere la salvaguardia ambientale e agire con i fatti”


Roma – Il responsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti, Alberto Maria Vedova, commentando una delibera del Comune di Torino che ieri  ha decretato la messa al bando ufficiale dei sacchetti di plastica, parla di “decisione che dovrebbe essere presa come esempio in tutto il Paese, anche in riferimento a una normativa europea che rende obbligatorio l’uso di quelli biodegradabili”. In merito al fatto che le istituzioni italiane, ormai da anni, ritardano il divieto definitivo delle inquinanti buste non ecologiche, Vedova aggiunge: “Solo in Italia la produzione di borse per la spesa in polietilene impiega ogni anno 27 milioni di barili di petrolio, dai quali vengono ottenute 260.000 tonnellate di plastica, che necessita di alcuni decenni prima di disgregarsi. È di pochi giorni fa – spiega ancora il dirigente dell’Italia dei Diritti – la notizia che i supermercati della catena francese Auchan,  a un anno dall’avvio del progetto che incoraggia l’uso dell’eco-sacchetto, hanno risparmiato all’ambiente 30 milioni di shopper grandi in polietilene e 180 milioni di buste piccole, per un totale di 1458 tonnellate di plastica, ovvero una superficie di 45mila chilometri quadrati, circa due volte l’estensione della Toscana, tanto per intenderci”.

 

Poi Vedova, parlando a nome del movimento fondato da Antonello De Pierro, afferma fiducioso: “L’iniziativa torinese merita un plauso e conferma,  ancora una volta, come alcuni Comuni virtuosi possono promuovere la salvaguardia dell’ambiente e agire con i fatti. Le amministrazioni locali dovrebbero essere le prime a proporre differenti iniziative ecocompatibili, come borse riutilizzabili, sacchetti biodegradabili e incentivi per difendere la biodiversità e ridurre l’inquinamento”.

 


1500 i morti della missione di pace italiana in Afghanistan, De Pierro indignato

 

Il presidente dell’Italia dei Diritti: “I nostri soldati coinvolti in una vera e propria guerra, il Ministro La Russa riferisca in Parlamento sulla reale natura delle nostre missioni ”

 

 

“E’ l’ennesima conferma, qualora ce ne fosse stato bisogno, che i nostri militari in Afghanistan non sono impegnati in una missione di pace bensì si trovano coinvolti nel pieno di un conflitto senza esclusione di colpi”. Questo il duro commento del presidente dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, in seguito a quanto emerso dalla scottante inchiesta del settimanale L’espresso circa le taciute e numerose vittime dei soldati italiani in “missione di pace” in Afghanistan che avrebbero ucciso tra i 1200 e 1500 talebani. Per riportare l’armonia le nostre truppe si servirebbero di “diplomatiche” azioni militari giornaliere con l’utilizzo di mezzi pesanti quali ad esempio cingolati Dardo, autoblindo pesanti Freccia ed elicotteri Mangusta armati con cannoncini. Altro dato sul quale non esistono versioni ufficiali è quello relativo ai prigionieri che in teoria non sarebbero mai stati catturati dagli italiani perché sarebbero stati consegnati ai marines o ai rappresentanti del governo di Kabul. Circa il senso sulla natura dell’incarico delle nostre Forze Armate, aspro l’affondo di De Pierro che chiosa: “Il fatto di aver ucciso, sembra, circa 1500 talebani per fortuna senza vittime tra i civili, oltre ai purtroppo numerosi nostri soldati che hanno perso la vita, ci deve far riflettere sull’opportunità della nostra presenza militare in quelle terre così martoriate. Se nel 2003 erano in loco alcune centinaia di nostri soldati e se alla fine dell’anno in corso è prevista la partecipazione di circa 4000 unità, oltre a rivedere l’utilità della nostra missione non possiamo ignorare gli altissimi costi che questa comporta per le languenti casse dello Stato soprattutto in un periodo di piena crisi economica. Tra l’altro noi dell’Italia dei Diritti – prosegue stizzito De Pierro - vorremmo un’assunzione di responsabilità da parte di questo Governo ed evitare di piangere ancora dei morti tra le nostre file. Per parlarci chiaro il nostro punto di vista è che i militari italiani non fanno parte di alcuna missione di pace ma sono lì per difendere grossi interessi internazionali. I nostri uomini e le nostre donne in divisa vengono sacrificati sull’altare affaristico di chi si arricchisce sulla loro pelle, nella maggior parte dei casi sulle speranze e le aspirazioni di giovani che rischiano la vita per una paga più elevata in vista di un futuro migliore. Tutto ciò ci sembra veramente meschino, vorremmo almeno che, invece di far giacere tutte le informazioni in un assurdo silenzio, gli italiani fossero messi a conoscenza sulla verità dei fatti anche se siamo consapevoli che i nostri desideri s’infrangono sugli scogli dell’utopia”. Vista la rilevanza dell’inchiesta, l’Italia dei Diritti ha provato a contattare l’ufficio di Gabinetto del Ministero della Difesa per conoscere la posizione del Ministro La Russa in relazione a quanto emerso dall’indagine giornalistica. Il portavoce ci ha fatto sapere che qualora il Ministro avrebbe fornito delle dichiarazioni in merito, ce lo avrebbero comunicato. All’ufficio stampa dell’Italia dei Diritti non è giunta ancora nessuna nota, nonostante l’urgenza di una risposta che una simile inchiesta richiederebbe.  “Gradiremmo – conclude De Pierro - che il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, prima di dedicarsi alle sue pur legittime sortite mondane, riferisca in Parlamento su quella che è la situazione reale delle nostre missioni, tengo a precisare, di guerra, senza ammorbidirla con mistificazioni di convenienza auspicando la previsione di un progetto di ritiro delle nostre truppe”.

A Roma Italia dei Diritti parte civile in eventuale processo a Zaccai

Il presidente del movimento Antonello De Pierro: “Elettorato politicamente leso”

 


Roma – “Nel caso il Gip dovesse rinviare Pier Paolo Zaccai a giudizio, la sezione provinciale romana dell'Italia dei Diritti si costituirà parte civile in quanto rappresentanza di un elettorato politicamente leso”. Con queste parole Antonello De Pierro, presidente del movimento nazionale, annuncia una clamorosa azione nell'ambito dello scandalo sul consigliere provinciale del Pdl ricoverato poche notti fa presso l'ospedale Grassi di Ostia a seguito di un festino a base di sesso con transessuali e cocaina. “Al di là dei gusti personali di Zaccai, su cui non voglio entrare in merito, dacché sulle frequentazioni private del singolo cittadino, sia esso un politico o meno, nessuno può arrogarsi il diritto di esprimere giudizi – ha spiegato De Pierro –, ciò che mi sconvolge è l'allargamento a macchia d'olio dell'uso di cocaina nel mondo politico e istituzionale. Non è ammissibile che i rappresentanti delle istituzioni diano un esempio così sbagliato, non solo per l'uso in quanto tale di cocaina, ma soprattutto per il fatto che l'eventuale acquisto di polvere bianca, sia esso diretto o indiretto, alimenta l'attività criminale e il mercato a essa associato. Per quanto detto – conclude De Pierro – intendiamo portare avanti la proposta di prevedere test obbligatori antidroga per i politici e per tutte le categorie professionali che svolgono un importante ruolo sociale”.

Appalti pilotati nel carcere di Massa, l’analisi della Ferrari

La responsabile per la Toscana dell’Italia dei Diritti: “Per contrastare tale fenomeno è necessaria una maggiore trasparenza sulle modalità di affidamento delle opere pubbliche e dei servizi”

 

Firenze – “Non conosco ovviamente  i dettagli dell’operazione ‘Do ut des’ che è attualmente oggetto d’indagine da parte della Squadra Mobile di Massa.  Direi che il nome è alquanto eloquente per dedurre come la spinta degli interessi sottesa alla truffa ai danni dello Stato, falso, concussione e turbativa d'asta, sia in grado di orientare e condizionare le scelte economiche e sociali,  purtroppo anche a livello locale. Comprendere questi meccanismi di interesse pertanto è essenziale anche nell’indirizzare le attività di contrasto, nella duplice valenza preventiva e repressiva”. Con queste parole la responsabile per la Toscana dell’Italia dei Diritti, Emanuela Ferrari, commenta l’operazione di polizia che ha portato all’arresto di nove persone tra funzionari pubblici e imprenditori, coinvolti in appalti pilotati per la realizzazione di lavori all' interno del carcere di Massa.

“La considerazione e il calcolo dei costi della corruzione, la comprensione delle dinamiche ‘sotterranee’ che sorreggono certe scelte di allocazione di risorse o di politica economica, costituiscono terreno fertile per svegliare le coscienze e sollecitare l’attenzione dei media e della società civile in generale, sulle variabili che condizionano la qualità della spesa pubblica e, in ultima analisi, lo sviluppo economico del territorio e la vita dei cittadini. Diventa infatti determinante per contrastare il fenomeno – sottolinea l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, la trasparenza sulle modalità di affidamento delle opere pubbliche e dei servizi. Penso ad esempio, alle trattative private, alle procedure di urgenza, alle proroghe di affidamenti. Necessaria è anche la limpidezza sulle modalità e sull’effettività dei controlli preposti. Non capitata di rado infatti, di trovarsi di fronte a difformità relativamente alla qualità fornita rispetto a quella contrattualizzata, con il conseguente aumento del corrispettivo aggiudicato in sede di gara dovuto ad un uso distorto della prassi delle varianti in corso d’opera.

“In certi casi – continua la Ferrari – si limita il condizionamento ad accordi di piccole dimensioni o a pagamenti per ‘oliare’ il sistema burocratico, ma spesso ci si muove secondo i meccanismi della ‘grande corruzione’, che segna il sopravvento degli interessi di un gruppo di privati rispetto al potere decisionale del pubblico. In questo caso, gli effetti distorsivi non si producono solo sul piano squisitamente economico, ma giungono a minare la credibilità delle istituzioni e a danneggiare lo stesso tessuto della società civile”.

Italia campione di diseguaglianza sociale, l’opinione di Soldà

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Il ceto medio è al collasso, pensiamo seriamente ai figli di questa classe sociale che, già precari, pagheranno il prezzo più alto della crisi”

 

 

“Con la crisi si sono evidenziate tutte le problematiche e le differenze territoriali: le grandi città, che vivono di settore terziario e di pubblica amministrazione, si sono impoverite maggiormente anche a causa del più elevato costo della vita”. Questo il primo amaro commento del vicepresidente dell’Italia dei Diritti, Roberto Soldà, in seguito all’inchiesta del quotidiano ‘La Repubblica’ che, facendo riferimento agli studi di vari economisti, evidenzia come ci sia una stretta relazione tra economia malata e aumento della diseguaglianza sociale. La disparità territoriale a cui fa riferimento l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, non è solamente in rapporto alle altre nazioni ma anche molto marcata all’interno del nostro paese che vede il Friuli Venezia-Giulia in testa tra le regioni con più benessere e maggiore eguaglianza sociale, mentre al Lazio spetta il triste primato della zona più diseguale d’Italia. “E’ ovvio – spiega Soldà – che in aree dove la fonte di reddito principale non è costituita dal terziario e dagli impiegati pubblici ci sono più possibilità di lavoro e redditi maggiori, c’è pure da sottolineare che lo stipendio degli impiegati statali ha un valore diverso se si vive in un piccolo centro o in una metropoli dove gli affitti sono alle stelle. Le classi medie si sono sempre più impoverite e hanno perso lo status sociale che avevano un tempo, non è un caso che tra i nuovi poveri ci siano sempre più colletti bianchi. I ricchi sono sempre più agiati, i poveri sprofondano. Sarebbe opportuno – conclude Soldà – aumentare gli stipendi e pensare seriamente ai figli della quasi estinta classe media che, vivendo nel disagio della precarietà, pagheranno il prezzo più alto”.

Polemica Lega Nord-Formigoni per Meeting di Cl, Soldà interviene

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Seppure l’iniziativa promossa sembra meritevole, purtroppo la crisi ed il piano tagli della manovra finanziaria non ci permettono di commettere errori”

 

Roma – Aria di polemica in Lombardia tra Lega Nord e il governatore Roberto Formigoni. Il capogruppo del Carroccio in Regione, Stefano Galli, ha dichiarato il suo disappunto sulla cifra stanziata, come ogni anno dal Pirellone per la sponsorizzazione del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. I numeri parlano di 234mila euro, che in tempo di crisi e di ristrettezze delle finanze pubbliche, sembrerebbero per Galli un inutile spreco. La risposta viene affidata al capogruppo regionale del Pdl, Paolo Valentini, il quale appoggia favorevolmente l’evento in quanto capace di garantire la presenza di significative personalità da tutto il mondo, oltre che di numerosi cittadini lombardi.

 

Interviene sulla questione il vicepresidente dell’Italia dei Diritti, Roberto Soldà, il quale afferma: “Seppure l’iniziativa promossa sembra meritevole, purtroppo la crisi ed il piano tagli della manovra finanziaria non ci permettono di commettere errori. Ogni risparmio è un tassello per ricostruire la solidità del nostro Paese e gli sperperi non sono ammessi. Il presidente Formigoni deve adeguarsi come tutti alla situazione in corso. In ballo ci sono gli interessi dei cittadini”.

Degrado piazza Anco Marzio a Ostia, interviene l’Italia dei Diritti

Paola Torbidoni, responsabile per il XIII municipio di Roma del movimento:“Non basta creare giardini e fontane se poi rimangono privi di manutenzione”

 

Roma -  La responsabile per il XIII municipio di Roma dell’Italia dei Diritti Paola Torbidoni, lamenta lo stato di degrado e di abbandono della piazza Anco Marzio di Ostia, nonostante il piano di riqualificazione e pedonalizzazione dell’area iniziato nel 2007 .“Dopo i vari interventi per far diventare l’area in questione “il salotto buono di Ostia” e isola pedonale, si assiste come da copione ormai impotenti e rassegnati, al completo degrado della stessa piazza proprio d’estate che è il periodo  di maggiore fruizione”. A peggiorare la situazione di generale incuria è il pessimo servizio di innaffiamento destinato al verde pubblico, che contribuisce a dare un’immagine indecorosa della cittadina del litorale laziale. “A Ostia il verde pubblico non è più verde e le palme recentemente piantate stentano a sopravvivere – incalza l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – , regalando ai visitatori un’immagine di arido deserto, con foglie ingiallite ed appassite, ma ironia della sorte con tubi pronti per l’irrigazione automatica, logicamente inutilizzati. Non basta creare giardini e fontane se poi rimangono privi di manutenzione”.

 

 

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