La responsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti: “Questa città è la più inquinata d’Europa e il numero di vittime causate da tale fenomeno è sconcertante”
Bari – “Purtroppo non rimango sorpresa nell’apprendere dei nuovi dati diffusi sull’inquinamento di Taranto, d’altronde è lecito considerarla come la città più contaminata d’Europa”. Non senza amarezza la responsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti, Manuela Bellantuoni, commenta i risultati delle analisi effettuate dal laboratorio di Chimica della Facoltà di Ingegneria dell’innovazione presso l’Università del Salento di Lecce, che rilevano importanti tracce di diossina e di pcb, policlorobifenile, in alcune lumache raccolte nel terreno agricolo tra Statte e il quartiere Tamburi nel tarantino. A promuovere l’indagine il Fondo anti-diossina guidato da Fabio Matacchiera, che lancia l’allarme e sconsiglia il consumo nelle tavole di questi alimenti considerati prelibati da molti, ma che sono oramai altamente pericolosi per la salute dell’uomo.
L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro si dice preoccupata per la sorte di tutti gli abitanti di Taranto e auspica uno sforzo maggiore da parte dello Stato per contrastare al più presto una situazione considerata oltre il limite della sopravvivenza: “Il quartiere Tamburi è chiamato da molti il ‘rione dei morti che camminano’. Scorrendo le pagine del libro ‘La Città delle nuvole’ dell’autore Carlo Vulpio, la pelle si accappona leggendo dello sconcertante numero di vittime sopraffatte dalla leucemia. La diossina dilaga ovunque e a mio parere – conclude la Bellantuoni – il nostro grido di allarme e di paura dovrebbe essere accolto con più consistenza dalla stampa e dalle istituzioni. Così non possiamo andare avanti.”
Il responsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti denuncia i tagli indiscriminati operati dalla legge finanziaria: «Ricadute sulle famiglie»
Genova – Dal Governo un milione di euro in meno alla Liguria per le «sezioni primavera», destinate ai bambini di età compresa tra i 2 e i 3 anni.
Partite in via sperimentale nella regione nel 2007, le sezioni servono a garantire la continuità educativa tra asilo nido e scuola materna.
Il taglio incide per oltre il 50% dei finanziamenti necessari ad un servizio che si rivolge a circa 1600 piccoli liguri. «Sono tagli orizzontali esagerati – commenta Maurizio Ferraioli, responsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti – che avranno pesantissime ripercussioni sociali».
Il settore scolastico, la sanità, la manutenzione delle strade, i servizi: «Una manovra di tale entità – continua Ferraioli – segnerà fortemente la qualità della vita delle famiglie. Inciderà sull’occupazione».
Il provvedimento, varato all’interno della manovra finanziaria, è l’ultimo di una serie di misure che hanno colpito duramente i bilanci delle amministrazioni locali. «Quelli che governano – puntualizza l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – devono tener conto del coro di voci allarmate che si sta sollevando da tutti gli amministratori della Regione. Voglio vedere cosa succederà quando nei Comuni a maggioranza di centro–sinistra le opposizioni si lamenteranno per la carenza dei servizi. A chi daranno la colpa?»
Il responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti:“Nessuna università può funzionare senza di loro, il governo non può continuare a tagliare sempre e soltanto nel settore pubblico”
Milano – L’Ateneo di Pavia, preso atto della protesta dei ricercatori che stanno scioperando contro i tagli imposti dalla riforma Gelmini, ha rinviato a data da destinarsi la programmazione della didattica constatando l’impossibilità di stabilire un calendario dei corsi. “La protesta - ha detto Andrea Guazzi, responsabile per la provincia di Pavia dell’Italia dei Diritti - che in questo momento sta coinvolgendo l’ateneo lombardo potrebbe riguardare qualsiasi altra università, perché il problema è generale e non particolare. Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni a Pavia è semplicemente l’effetto dei continui tagli imposti dal governo al settore pubblico. Senza fondi il sistema non può funzionare”.
In seguito alla indisponibilità dei ricercatori a svolgere le lezioni si è calcolato che i corsi scoperti sarebbero ben 40 a Farmacia, 70 a medicina e poi 47 a Lettere e circa il 34% a Scienze. “Qualsiasi persona che frequenti l’università e abbia un minimo di dimestichezza con il mondo accademico - ha proseguito nel suo ragionamento il responsabile del movimento guidato da Antonello De Pierro - sa che nessun ateneo può funzionare senza ricercatori e che il loro apporto è determinante. Purtroppo però, pur giocando un ruolo così rilevante, i ricercatori sono l’ultima ruota del carro anche sotto il profilo delle retribuzioni e della loro soddisfazione economica, e questo pone la politica di fronte ad un problema serio. Le criticità all’interno del mondo universitario e della ricerca sono troppe e non è possibile continuare a gestire il pubblico solo con i tagli”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti si scaglia contro Alemanno: “Lo ritengo politicamente responsabile di questo episodio poiché se lui avesse dato ascolto alle nostre reiterate richieste forse tutto ciò non sarebbe accaduto”
Roma – Caso di corruzione nell’VIII Municipio di Roma. Tre funzionari dell’ufficio tecnico, per l’esattezza un ingegnere e due geometri, che gestivano le gare d’appalto per i lavori stradali e per la manutenzione negli edifici comunali, sono indagati con l’accusa di concussione. Nei loro riguardi si ipotizza un giro di affari illegali volto a ottenere tangenti dagli imprenditori in cambio della concessione dei lavori pubblici. Perquisiti gli uffici e le case degli indagati mediante un blitz dei vigili urbani dell’VIII Gruppo, diretti dal comandante Antonio Di Maggio, che hanno anche sequestrato computer e documenti cartacei.
Un simile episodio rafforza la validità dell’allarme lanciato più volte e della battaglia civica portata avanti dal movimento extraparlamentare Italia dei Diritti e dal suo presidente Antonello De Pierro, che a gran voce chiede ormai da tempo la rotazione intermunicipale ogni tre anni dei vigili urbani e dei dipendenti degli uffici tecnici comunali di Roma, proprio al fine di ridurre sensibilmente le possibilità di perpetrare reati e illeciti.
Infatti, sul delicato tema della corruzione il gruppo dell’Italia dei Diritti è molto attivo e nel caso specifico è intervenuto nel merito con la sua rappresentanza sul territorio. La responsabile del movimento per l’VIII Municipio di Roma, Antonella Aprile, si è detta “soddisfatta per questa indagine che almeno dà fiducia ai cittadini, troppo spesso vessati dai soprusi delle istituzioni e dei poteri forti che hanno le spalle coperte e scoraggiano a presentare esposti alla procura contro il loro malaffare”. Le fa eco la viceresponsabile dell’organizzazione per la stessa zona, Carmen Vogani, che afferma: “L’VIII Municipio è una realtà periferica molto problematica. Mi sembra prematuro trarre ora delle conclusioni affrettate poiché ci sono delle indagini in corso, ma il fenomeno della corruzione pubblica è allarmante e non mi stupirebbe una piccola Tangentopoli anche nel nostro municipio”. Quanto ai commenti politici sull’accaduto la Vogani si mostra “scandalizzata dal fatto che il minisindaco Massimiliano Lorenzotti non abbia rilasciato nemmeno una dichiarazione in merito, ma ancor più sorpresa di non aver sentito alcun ringraziamento ufficiale del sindaco Alemanno direttamente rivolto al comandante Di Maggio”.
Sulla vicenda ha preso la parola in maniera categorica anche Antonello De Pierro, numero uno dell’Italia dei Diritti, che con una serie di eclatanti iniziative di protesta ha sollevato il problema agli occhi dell’opinione pubblica e delle istituzioni: “Resto attonito di fronte alla gestione amministrativa di Alemanno – esordisce De Pierro –. Lo ritengo politicamente responsabile di questo episodio poiché se lui avesse dato ascolto alle nostre reiterate richieste forse tutto ciò non sarebbe accaduto. Comincio fortemente a temere che il primo cittadino non sia interessato a far rispettare la legalità e la giustizia nella Capitale, dopo averne fatto un cavallo di battaglia della sua propagandistica campagna elettorale”. Poi, il leader del movimento nazionale tesse le lodi del comandante dell’VIII gruppo, Antonio Di Maggio: “Mi congratulo con lui perché è una persona che tiene alto il nome del Corpo dando dimostrazione che la stragrande maggioranza dei vigili urbani lavora onestamente e si batte contro quelle mele marce che vanno debellate, così da garantire l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e salvaguardare l’immagine stessa della Polizia Municipale”.
La viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti:“Episodio deprecabile che lascia intravedere ulteriori intrecci poco onorevoli”
Bari – “Un esempio deprecabile di dispersione di denaro pubblico che l’Unione Europea assegna alla Puglia, e che lascia intravedere altri intrecci poco onorevoli”. Questo il commento di Patrizia Lusi, viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti, circa l’inchiesta della Procura di Bari che ha portato all’arresto di Francesco De Grandi, funzionario dell´assessorato regionale all’industria e all’innovazione tecnologica, con l’accusa di aver intascato indebitamente negli ultimi cinque anni, tangenti per 770 mila euro. Le indagini prendono le mosse dalle dichiarazioni di due imprenditori che hanno patteggiato una condanna per truffa ai danni della Regione. In qualità di amministratori di consorzi, attraverso false documentazioni e certificazioni, ottenevano dall’ente fondi finalizzati alla partecipazione a esposizioni, che finivano invece su conti correnti esteri. De Grandi però in cambio della concessione del nulla osta applicava una “tassa” sull’importo, riducendolo anche del 75%. “Un’operazione che interrompe un circolo vizioso presente da molti anni e contribuisce al recupero di denaro pubblico per oltre un milione di euro – continua la Lusi – per la quale un meritato plauso va ai magistrati baresi”. Data però l’illegalità diffusa a tutti i livelli della pubblica Amministrazione, l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro rilancia in conclusione la proposta del capogruppo in Consiglio regionale dell’Italia dei Valori, Orazio Schiavone, di istituire un Osservatorio sulla legalità, “al fine di evitare che episodi del genere possano in futuro gettare fango su una delle amministrazioni regionali più produttive d’Italia in termini di corretto utilizzo dei fondi comunitari”.
Per il vicepresidente dell’Italia dei Diritti l’operazione rappresenta «un segno importante della presenza delle istituzioni in una zona critica della periferia romana»
Roma – «Un attacco contro una delle isole felici della malavita sul territorio romano». Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti Roberto Soldà commenta il secondo blitz in otto mesi compiuto dalle forze dell’ordine in un palazzo di Tor Bella Monaca, periferia romana, contro le roccaforti dello spaccio di droga del quartiere.
Oltre 80 tra carabinieri e vigili del fuoco, con il supporto di un elicottero, per un’irruzione che illustra uno scenario da guerriglia: muri e cancelli abusivi eretti nelle aree condominali con il presunto scopo di rallentare le operazioni di polizia, una stanza della droga con tutto l’occorrente per il consumo di sostanze stupefacenti.
Il bilancio dell’operazione è di un fermo per ricettazione di auto e moto rubate e 13 denunce.
«Si tratta di quartieri – dormitorio, abbandonati dalle istituzioni, in cui mancano Asl e servizi e scarseggiano le forze dell’ordine – commenta l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – in cui la malavita riesce a creare facilmente cellule di malaffare. Ma nonostante i numerosi limiti, le forze di polizia riescono a svolgere il proprio mestiere con una professionalità unica».
Il viceresponsabile provinciale dell’Italia dei Diritti: “Numerosi campanelli d’allarme per la salute, ma l’assessore all’ambiente minimizza”
Bergamo – “Nonostante i numerosi campanelli d’allarme lanciati da Legambiente e dagli istituti oncologici, l’assessore all’ambiente Massimo Bandera continua a minimizzare sui rischi per la salute derivanti dall’inquinamento”. La polemica di Simone Grazioso, viceresponsabile per la provincia di Bergamo dell’Italia dei Diritti, prende spunto da un rapporto Istat diretto a verificare la qualità dell’aria di 221 città europee nel quadriennio 2004-2008. Al nostro Paese spetta un primato negativo: nella classifica delle trenta città più inquinate, ben undici sono italiane. E Bergamo non è certo tra le più virtuose, avendo superato il valore limite di ozono di 120 ?g/m3 in 69 giorni dell’anno (terza città più inquinata del campione) e quello di 50 ?g/m3 relativo alle polveri sottili 79 volte nel corso dell’anno. L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, citando dati resi noti da Francesco Galli, amministratore delegato del Policlinico San Marco e San Pietro, senza mezzi termini afferma che, a causa dell’inquinamento, “Bergamo è la seconda città italiana con la più alta incidenza tumorale. Il 41,1 % delle morti tra gli uomini e il 30,5 % tra le donne in provincia, sono causate da tumori. E al primo posto tra le patologie oncologiche più diffuse – prosegue Grazioso – figura proprio quella al polmone, responsabile del 27,7 % dei decessi. Dati che fotografano una situazione che si commenta da sé, frutto – fa notare in conclusione il viceresponsabile provinciale – anche delle scelte effettuate dalle amministrazioni locali in materia di trasporti”.
La responsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti: “Progetto già obsoleto, il Governo deve coinvolgere di più gli enti locali”
Roma - “Non sono aprioristicamente contraria al nucleare, ma questo piano energetico del Governo, vecchio già dalla nascita, è frutto di una politica elaborata senza dialogo e partecipazione”. Il commento di Antonella Silipigni, responsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti, è in riferimento al rigetto da parte della Corte Costituzionale dei ricorsi presentati da dieci Regioni, ritenuti in parte infondati e in parte inammissibili, contro la legge che delega il Governo al ripristino delle centrali atomiche. In attesa della pubblicazione delle motivazioni della sentenza da parte della Consulta, si riacutizza quindi tra Governo e Regioni un faccia a faccia che, come si evidenzia dalle parole della Silipigni, “è stato tutt’altro che proficuo e il cui carattere riottoso, dovuto all’ostinazione e all’intransigenza governativa, è alla base dell’insensatezza di questa politica. Di grave c’è che nell’ambito del processo decisionale, il coinvolgimento delle parti interessate, enti locali, associazioni e cittadini, è stato pressoché nullo”. L’accusa che l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro rivolge alle istituzioni “è di fare affidamento sugli elettori solo in campagna elettorale, senza poi avere riguardo alle istanze positive e negative da loro provenienti, potenzialmente d’aiuto a comprendere meglio il fenomeno e a concordare una strategia di intervento che tenga più e meglio conto di tutte le parti interessate”. Le critiche della responsabile per le Attività Produttive e l’Industria vertono anche sulle tecniche che si prevede di impiegare: “Il ritorno all’atomo in Italia è basato su una tecnologia che tra 15 anni, quando si prevede di mettere in funzione le centrali, sarà abbondantemente obsoleta e superata. Non si è prestato alcun interesse al cosiddetto nucleare “di quarta generazione”, dalla sicurezza più sviluppata e che riduce il problema dello smaltimento delle scorie e dell’impatto ambientale”. E sulla battaglia referendaria rilanciata da Antonio Di Pietro, la Silipigni in conclusione controbatte: “ Dato il modo in cui il Governo ha bypassato la scelta fatta dagli italiani nel 1987, proporre un ulteriore referendum abrogativo potrebbe non stimolare a sufficienza l’opinione pubblica, oltre a comportare costi per l’Amministrazione pubblica, che in questo periodo di invocata austerità, forse è meglio evitare”.
Per il vicepresidente dell’Italia dei Diritti : “Bisogna interrogarci su cosa spinga le famiglie all’uso di queste strutture”
Roma, Quattro cittadini veliterni e una donna ucraina sono stati arrestati dai Carabinieri della Stazione di Lariano. Gestivano una casa di riposo per anziani abusiva, cui già era stata imposta la chiusura nell'anno 2005. I titolari avevano ripreso a gestire la struttura ospitandovi, senza competenza specifica, diverse persone anziane non autosufficienti, in carenti condizioni igienico-sanitarie.
Sui fatti è netta l’opinione di Roberto Soldà vicepresidente dell’Italia dei Diritti : “Un fatto che ci deve far riflettere. Quando siamo in situazioni di disagio sociale, quando un’attività di questo genere è al di fuori delle regole ne pagano le conseguenze le persone deboli della società, i bambini e gli anziani, sovente portatori di handicap, che necessitano di cure e tutela. È necessario interrogarsi su cosa spinga le famiglie ad usare queste case di riposo che non hanno nulla di trasparente e qualificato, che non dispongono di personale medico e che spesso risultano abusive. Auspichiamo che la nostra struttura per anziani sia quella istituzionale, per garantire loro di essere seguiti come è più opportuno. Andiamo verso un futuro nel quale aumenterà la popolazione d'età avanzata, per questo il malaffare indirizza i suoi interessi, purtroppo con successo, laddove è presente una disfunzione nazionale”.
Il personale presente nell’ospizio-lager, dopo aver opposto resistenza alla perquisizione degli agenti, è stato assicurato alla giustizia con le accuse, in concorso, di maltrattamenti, somministrazione di farmaci scaduti, esercizio abusivo di una professione, resistenza a pubblico ufficiale. I degenti sono stati opportunamente trasferiti in strutture adeguate alle loro esigenze.
“Un sentito ringraziamento alle forze dell’ordine – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - sempre presenti ed attente ad arginare questi fenomeni. Una vicenda inaudita, da terzo mondo. Tanta solidarietà va agli anziani che vivono questo ulteriore disagio e dovrebbero invece avere assicurate tutte le cure necessarie”.
Il vicepresidente dell’ Italia dei Diritti: “I soggetti più deboli hanno bisogno del sostegno da parte della politica e delle istituzioni che dovrebbero rappresentare il cittadino”
Roma - Alla luce dei recenti tagli alla riabilitazione messi in atto dalla Regione Lazio e il mancato adeguamento dei finanziamenti comunali agli aumenti Istat, molte strutture di fisioterapia e di intervento socio-assistenziali della città capitolina rischiano di chiudere per mancanza di fondi, lasciando senza assistenza centinaia di persone disabili. Sull’argomento è intervenuto Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Strutture come queste hanno il diritto di insorgere di fronte a questa assurda manovra economica che stanno portando avanti la Regione e l’amministrazione comunale di Roma, che privilegiano le caste e non pongono attenzione nei confronti dei soggetti più svantaggiati che per primi hanno bisogno del sostegno da parte delle politica e delle istituzioni che dovrebbero rappresentare il cittadino”.
A sollevare l’emergenza sono le associazioni ‘Casa al plurale’ (che accoglie venti tra le più efficienti case famiglie della Capitale per i diversamente abili), ‘Roma città reciproca’, ‘Unione delle comunità di tipo familiare’, che da diversi anni si interessano al problema del disagio nella città di Roma. Queste infatti, per evitare la chiusura delle varie strutture presenti sul territorio romano, suggeriscono a mo’ di provocazione il blocco del cantiere della “Nuvola” di Fuksas, con l’intento di recuperare i fondi per aiutare i diversamente abili, i quali usufruiscono di servizi volti alla reintegrazione e alla rieducazione psico-fisica. “Le forze politiche - conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - dovrebbero prestare attenzione a queste questioni delicate e spero che si arrivi al più presto a una soluzione adeguata, in grado di far fronte al problema dei tagli che si riversano sulle categorie più deboli”.
Il responsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti: “Tutelare i 300 dipendenti a rischio esubero”
Genova, Un vero e proprio disastro potrebbe abbattersi sul trasporto pubblico di Genova: secondo i tecnici dell’Amt (Azienda mobilità e trasporti) se verranno confermati i tagli previsti nella manovra finanziaria, la società rischierebbe il taglio di un quinto del servizio. Centocinquanta autobus dismessi, la riduzione alla metà dei mezzi pubblici diurni sulle linee di periferia, un calo significativo al minimo e percorrenza solo nelle vie di maggiore afflusso per le linee notturne. Preoccupazione crescente per i conseguenti posti di lavoro a rischio esubero, calcolati in trecento dipendenti. “Il caso degli eventuali tagli previsti dalla Finanziaria – interviene Maurizio Ferraioli, responsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti – anche sul settore trasporti, nella fattispecie per quanto riguarda l’Amt genovese che dovrebbe tagliare anche trecento lavoratori, è l’ennesima dimostrazione che la Manovra è stata esclusivamente effettuata tenendo conto di elementi ragionieristici, sottovalutando totalmente i risvolti sociali che la stessa avrebbe avuto. Indipendentemente dal fatto che la diminuzione della frequenza di mezzi pubblici o l'eliminazione di eventuali tratte comporta sicuramente un disagio alla totalità della cittadinanza, viene da porsi una domanda importante su come verrà risolta dal governo l’eventuale collocazione a riposo dei trecento cosiddetti ‘esuberi’”.
Le previsioni per i cittadini non sono confortanti: prevedibile un aumento dell’inquinamento a seguito delle migliaia di auto usate in più ogni giorno, strade maggiormente trafficate visto che si sposterà lo stesso numero di persone, ma lo farà con mezzi privati provocando code e inquinamento, e un presumibile rincaro del costo del biglietto, per il servizio pubblico ancora attivo.
“In un momento di crisi emergente, – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – probabilmente in precedenza sottovalutata dal governo in carica, queste azioni non fanno altro che aumentare il disagio e la tensione sociale, fatti non certo positivi per la crescita di una società che si definisce civile. Noi come Italia dei Diritti – conclude Ferraioli - auspichiamo che innanzitutto vengano tutelati i trecento posti di lavoro di questi dipendenti della Amt che rappresentano trecento famiglie che si troverebbero nella totale tragedia economica”.
Nella prossima settimana, probabilmente crescerà la protesta delle aziende di trasporto pubblico, che sperano in una revisione delle misure governative.