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Ateneo di Pavia paralizzato dalla protesta dei ricercatori, il commento di Guazzi

Il responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti:“Nessuna università può funzionare senza di loro, il governo non può continuare a tagliare sempre e soltanto nel settore pubblico”

 

Milano – L’Ateneo di Pavia, preso atto della protesta dei ricercatori che stanno scioperando contro i tagli imposti dalla riforma Gelmini, ha rinviato a data da destinarsi la programmazione della didattica constatando l’impossibilità di stabilire un calendario dei corsi. “La protesta - ha detto Andrea Guazzi, responsabile per la provincia di Pavia dell’Italia dei Diritti - che in questo momento sta coinvolgendo l’ateneo lombardo potrebbe riguardare qualsiasi altra università, perché il problema è generale e  non particolare. Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni a Pavia è semplicemente l’effetto dei continui tagli imposti dal governo al settore pubblico. Senza fondi il sistema non può funzionare”.

 

In seguito alla indisponibilità dei ricercatori a svolgere le lezioni si è calcolato che i corsi scoperti sarebbero ben 40 a Farmacia, 70 a medicina e poi 47 a Lettere e circa il 34% a Scienze. “Qualsiasi persona che frequenti l’università e abbia un minimo di dimestichezza con il mondo accademico - ha proseguito nel suo ragionamento il responsabile del movimento guidato da Antonello De Pierro -   sa che nessun ateneo può funzionare senza ricercatori e che il loro apporto è determinante. Purtroppo però, pur giocando un ruolo così rilevante, i ricercatori sono l’ultima ruota del carro anche sotto il profilo delle retribuzioni e della loro soddisfazione economica, e questo pone la politica di fronte ad un problema serio. Le criticità all’interno del mondo universitario e della ricerca sono troppe e non è possibile continuare a gestire il pubblico solo con i tagli”.

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