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Consulta boccia il ricorso delle Regioni sul nucleare, le riflessioni della Silipigni

La responsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti: “Progetto già obsoleto, il Governo deve coinvolgere di più gli enti locali”

 

 

Roma -  “Non sono aprioristicamente contraria al nucleare, ma questo piano energetico del Governo, vecchio già dalla nascita, è frutto di una politica elaborata senza dialogo e partecipazione”. Il commento di Antonella Silipigni, responsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti, è in riferimento al rigetto da parte della Corte Costituzionale dei ricorsi presentati da dieci Regioni, ritenuti in parte infondati e in parte inammissibili, contro la legge che delega il Governo al ripristino delle centrali atomiche. In attesa della pubblicazione delle motivazioni della sentenza da parte della Consulta, si riacutizza quindi tra Governo e Regioni un faccia a faccia che, come si evidenzia dalle parole della Silipigni, “è stato tutt’altro che proficuo e il cui carattere riottoso, dovuto all’ostinazione e all’intransigenza governativa, è alla base dell’insensatezza di questa politica. Di grave c’è che nell’ambito del processo decisionale, il coinvolgimento delle parti interessate, enti locali, associazioni e cittadini, è stato pressoché nullo”. L’accusa che l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro rivolge alle istituzioni “è di fare affidamento sugli elettori solo in campagna elettorale, senza poi avere riguardo alle istanze positive e negative da loro provenienti, potenzialmente d’aiuto a comprendere meglio il fenomeno e a concordare una strategia di intervento che tenga più e meglio conto di tutte le parti interessate”. Le critiche della responsabile per le Attività Produttive e l’Industria vertono anche sulle tecniche che si prevede di impiegare: “Il ritorno all’atomo in Italia è basato su una tecnologia che tra 15 anni, quando si prevede di mettere in funzione le centrali, sarà abbondantemente obsoleta e superata. Non si è prestato alcun interesse al cosiddetto nucleare “di quarta generazione”, dalla sicurezza più sviluppata e che riduce il problema dello smaltimento delle scorie e dell’impatto ambientale”. E sulla battaglia referendaria rilanciata da Antonio Di Pietro, la Silipigni in conclusione controbatte: “ Dato il modo in cui il Governo ha bypassato la scelta fatta dagli italiani nel 1987, proporre un ulteriore referendum abrogativo potrebbe non stimolare a sufficienza l’opinione pubblica, oltre a comportare costi per l’Amministrazione pubblica, che in questo periodo di invocata austerità, forse è meglio evitare”.

 

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