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Italia dei Diritti

Movimento politico nazionale
per la difesa dei diritti dei cittadini.

Chi Siamo Aderisci

Il Comune di Roma taglia i fondi alle case famiglia, interviene Soldà

 

 

 

Il vicepresidente dell’ Italia dei Diritti: “I soggetti più deboli hanno bisogno del sostegno da parte della politica e delle istituzioni che dovrebbero rappresentare il cittadino”

 

Roma -  Alla luce dei recenti tagli alla riabilitazione messi in atto dalla Regione Lazio e il mancato adeguamento dei finanziamenti comunali agli aumenti Istat, molte strutture di fisioterapia e di intervento socio-assistenziali della città capitolina rischiano di chiudere per mancanza di fondi, lasciando senza assistenza centinaia di persone disabili. Sull’argomento è intervenuto Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Strutture come queste hanno il diritto di insorgere di fronte a questa assurda manovra economica che stanno portando avanti la Regione e l’amministrazione comunale di Roma, che privilegiano le caste e non pongono attenzione nei confronti dei soggetti più svantaggiati che per primi hanno bisogno del sostegno da parte delle politica e delle istituzioni che dovrebbero rappresentare il cittadino”.

 

 

A sollevare l’emergenza sono le associazioni ‘Casa al plurale’ (che accoglie venti tra le più efficienti case famiglie della Capitale per i diversamente abili), ‘Roma città reciproca’, ‘Unione delle comunità di tipo familiare’, che da diversi anni si interessano al problema del disagio nella città di Roma. Queste infatti, per evitare la chiusura delle varie strutture presenti sul territorio romano, suggeriscono a mo’ di provocazione il blocco del cantiere della “Nuvola” di  Fuksas, con l’intento di recuperare i fondi per aiutare i diversamente abili, i quali usufruiscono di servizi volti alla reintegrazione e alla rieducazione psico-fisica. “Le forze politiche - conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro - dovrebbero prestare attenzione a queste questioni delicate e spero che si arrivi al più presto a una soluzione adeguata, in grado di far fronte al problema dei tagli che si riversano sulle categorie più deboli”.

 

 

Ateneo di Pavia paralizzato dalla protesta dei ricercatori, il commento di Guazzi

Il responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti:“Nessuna università può funzionare senza di loro, il governo non può continuare a tagliare sempre e soltanto nel settore pubblico”

 

Milano – L’Ateneo di Pavia, preso atto della protesta dei ricercatori che stanno scioperando contro i tagli imposti dalla riforma Gelmini, ha rinviato a data da destinarsi la programmazione della didattica constatando l’impossibilità di stabilire un calendario dei corsi. “La protesta - ha detto Andrea Guazzi, responsabile per la provincia di Pavia dell’Italia dei Diritti - che in questo momento sta coinvolgendo l’ateneo lombardo potrebbe riguardare qualsiasi altra università, perché il problema è generale e  non particolare. Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni a Pavia è semplicemente l’effetto dei continui tagli imposti dal governo al settore pubblico. Senza fondi il sistema non può funzionare”.

 

In seguito alla indisponibilità dei ricercatori a svolgere le lezioni si è calcolato che i corsi scoperti sarebbero ben 40 a Farmacia, 70 a medicina e poi 47 a Lettere e circa il 34% a Scienze. “Qualsiasi persona che frequenti l’università e abbia un minimo di dimestichezza con il mondo accademico - ha proseguito nel suo ragionamento il responsabile del movimento guidato da Antonello De Pierro -   sa che nessun ateneo può funzionare senza ricercatori e che il loro apporto è determinante. Purtroppo però, pur giocando un ruolo così rilevante, i ricercatori sono l’ultima ruota del carro anche sotto il profilo delle retribuzioni e della loro soddisfazione economica, e questo pone la politica di fronte ad un problema serio. Le criticità all’interno del mondo universitario e della ricerca sono troppe e non è possibile continuare a gestire il pubblico solo con i tagli”.

Greenpeace a Roma per il no allo sterminio delle balene, l’elogio di Vedova

Il responsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti:“Il nostro movimento è al fianco di Greenpeace per questa lodevole causa”

 

Roma - “L’iniziativa di ieri dovrebbe invitare a riflettere paesi come Giappone, Norvegia e Islanda che sistematicamente violano la legge a protezione delle balene con la scusa della ricerca scientifica. Negli scorsi giorni un’inchiesta del “Sunday Times” ha svelato che almeno sette paesi, tra i quali Guinea, Isole Marshall e Tanzania, votano in base al versamento di somme di denaro da parte di nazioni che ne decidono la posizione sul tema. È inammissibile come nel nome del business non si guardi in faccia neanche alla salvaguardia di una specie così preziosa per la biodiversità del pianeta”.

 

Queste le parole con cui Alberto Maria Vedova, responsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti, plaude all’iniziativa messa in scena ieri a Roma dagli attivisti di Greenpeace, che hanno esposto sulla scalinata di Piazza di Spagna la riproduzione di un cetaceo gigante di 15 metri con uno striscione che recitava “Le balene non sono in vendita”.

Il blitz degli ambientalisti arriva nel giorno dell'apertura della sessantaduesima riunione della Commissione baleniera internazionale (Iwc), ad Agadir in Marocco.

Il vertice sta decidendo se abolire il bando alla caccia dei cetacei approvato nel 1986, sostituendolo con uno che autorizza nei primi 5 anni ad uccidere il 90% delle 1500 balene catturate nel biennio 2008-2009, per poi scendere ulteriormente nel quinquennio 2015-2020.

 

“Anche se l’Italia è fortemente contraria alla caccia commerciale delle balene, è necessario che tutti i governi contrari attivino con urgenza una decisa azione diplomatica volta a fermare una volta per tutte la compravendita dei voti – sostiene l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – Chiediamo per questo a gran voce al ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Giancarlo Galan, e al ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, di agire al più presto prima che sia troppo tardi”.

In manette per tangenti funzionario regionale a Bari, la Lusi commenta

La viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti:“Episodio deprecabile che lascia intravedere ulteriori intrecci poco onorevoli”

 

Bari – “Un esempio deprecabile di dispersione di denaro pubblico che l’Unione Europea assegna alla Puglia, e che lascia intravedere altri intrecci poco onorevoli”. Questo il commento di Patrizia Lusi, viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti, circa l’inchiesta della Procura di Bari che ha portato all’arresto di Francesco De Grandi, funzionario dell´assessorato regionale all’industria e all’innovazione tecnologica, con l’accusa di aver intascato indebitamente negli ultimi cinque anni, tangenti per 770 mila euro. Le indagini prendono le mosse dalle dichiarazioni di due imprenditori che hanno patteggiato una condanna per truffa ai danni della Regione. In qualità di amministratori di consorzi, attraverso false documentazioni e certificazioni, ottenevano dall’ente fondi finalizzati alla partecipazione a esposizioni, che finivano invece su conti correnti esteri. De Grandi però in cambio della concessione del nulla osta applicava una “tassa” sull’importo, riducendolo anche del 75%. “Un’operazione che interrompe un circolo vizioso presente da molti anni e contribuisce al recupero di denaro pubblico per oltre un milione di euro – continua la Lusi – per la quale un meritato plauso va ai magistrati baresi”. Data però l’illegalità diffusa a tutti i livelli della pubblica Amministrazione, l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro rilancia in conclusione la proposta del capogruppo in Consiglio regionale dell’Italia dei Valori, Orazio Schiavone, di istituire un Osservatorio sulla legalità, “al fine di evitare che episodi del genere possano in futuro gettare fango su una delle amministrazioni regionali più produttive d’Italia in termini di corretto utilizzo dei fondi comunitari”.

Prostituzione, Italia dei Diritti contro partita Iva e quartieri a luci rosse

Maurizio Ferraioli, responsabile ligure del movimento: “Ferma opposizione a proposte legislative di retaggio fascista che annullano anni di battaglie femminili”

 

 

“E’ ovvio che la prostituzione è un fenomeno che esiste da millenni. La legge Merlin del 1958 la vietava e cercava di evitarne lo sfruttamento. Come Italia dei Diritti siamo contrari a qualsiasi forma di ghettizzazione, alla creazione dei cosiddetti quartieri a luci rosse anche perché non rientrano nella nostra cultura e tradizioni e non riassumono quei valori morali legati alla famiglia dell’italiano medio”. Questo il primo aspro commento del responsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti, Maurizio Ferraioli, alle dichiarazioni del senatore del PdL Enrico Musso che saluta con favore la proposta del sindaco leghista di Albenga, Rosy Guarnieri, circa la possibilità di tassare le prostitute facendo aprire loro la partita Iva, sull’opportunità della riapertura delle case chiuse o dell’istituzione di quartieri atti all’esercizio di questa attività.  Il senatore Musso, già promotore di un disegno di legge su questi temi presentato nel 2008 e tuttora all’esame del Senato, porta avanti la tesi della regolamentazione e dell’emersione di questo noto e diffuso fenomeno. Dura la replica dell’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “E’ alquanto strano che il senatore che appartiene a un gruppo che poco crede nel rinnovamento, vista ad esempio la sua posizione a leggi come il trattamento del fine vita, si schieri a favore di una sorta di legalizzazione della prostituzione. Quanto alla possibilità di far aprire la partita Iva per tassare le lucciole, mi sembra l’ennesima questione finanziaria che mostra quanto questo Governo badi più alle incombenze di cassa che ai risvolti sociali di una legalizzazione che nel tempo avallerebbe fenomeni di schiavismo e di sfruttamento della prostituzione. Ci pare quindi che queste proposte provengano ancora da un retaggio dell’epoca fascista a cui probabilmente parecchi politici si riferiscono inneggiando alla rinascita dei bei bordelli di un tempo. Noi come Italia dei Diritti – conclude Ferraioli -, nel pieno rispetto dei valori portati avanti dalle donne, ci schieriamo chiaramente contro questa forma di asservimento e di esautorazione dei principali diritti conquistati con anni di battaglie. Il nostro timore è che simili proposte di legge ci facciano tornare indietro nel tempo ad antichi sistemi di sfruttamento sessuale della componente di genere femminile della nostra società”.  

Bergamo maglia nera dell’inquinamento in Europa, l’analisi di Grazioso

Il viceresponsabile provinciale  dell’Italia dei Diritti: “Numerosi campanelli d’allarme per la salute, ma l’assessore all’ambiente minimizza”

 

Bergamo –  “Nonostante i numerosi campanelli d’allarme lanciati da Legambiente e dagli istituti oncologici, l’assessore all’ambiente Massimo Bandera continua a minimizzare sui rischi per la salute derivanti dall’inquinamento”. La polemica di Simone Grazioso, viceresponsabile per la provincia di Bergamo dell’Italia dei Diritti, prende spunto da un rapporto Istat diretto a verificare la qualità dell’aria di 221 città europee nel quadriennio 2004-2008. Al nostro Paese spetta un primato negativo: nella classifica delle trenta città più inquinate, ben undici sono italiane. E Bergamo non è certo tra le più virtuose, avendo superato il valore limite di ozono di 120 ?g/m3 in 69 giorni dell’anno (terza città più inquinata del campione) e quello di 50 ?g/m3 relativo alle polveri sottili 79 volte nel corso dell’anno. L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, citando dati resi noti da Francesco Galli, amministratore delegato del Policlinico San Marco e San Pietro, senza mezzi termini afferma che, a causa dell’inquinamento, “Bergamo è la seconda città italiana con la più alta incidenza tumorale. Il 41,1 % delle morti tra gli uomini e il 30,5 % tra le donne in provincia, sono causate da tumori. E al primo posto tra le patologie oncologiche più diffuse – prosegue Grazioso – figura proprio quella al polmone, responsabile del 27,7 % dei decessi. Dati che fotografano una situazione che si commenta da sé, frutto – fa notare in conclusione il viceresponsabile provinciale – anche delle scelte effettuate dalle amministrazioni locali in materia di trasporti”.

Sequestro mozzarelle blu, l’ira di Marinelli

Il responsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti: “Assurdo importare prodotti dei quali dovremmo essere gli unici produttori, prepariamoci all’avvelenamento sistematico dell’umanità”

 

 

“Nulla di nuovo, o anzi antico e moderno allo stesso tempo, in quanto ci avviamo in un’epoca di OGM dove sarà normale vedere i sorci verdi e magari pure blu”. Questo il duro e sarcastico commento del responsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti, Vittorio Marinelli, in seguito all’ormai tristemente noto fenomeno delle ‘mozzarelle blu’ sul quale la Procura di Torino sta indagando tentando di far luce anche sull’importazione della materia prima per la produzione dei latticini, ovvero il latte straniero. Intanto da un primo esame dell’Istituto zooprofilattico di Trento, emergerebbe la presenza di un batterio nelle confezioni di formaggio sequestrate. Prosegue sdegnato l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “Questo batterio tutto sommato ha il merito di preparare i consumatori ad un futuro prossimo venturo, dove sarà normale avere le squame e cose similari. A parte ciò, il tutto sembra inserirsi all’interno di un coerente disegno di avvelenamento sistematico dell’intera umanità. Infatti col passare del tempo vediamo come noi italiani, che eravamo gli alfieri del mangiare bene con la dieta mediterranea, abbiamo sempre più abbandonato questa in favore del cosiddetto cibo spazzatura”. Visto che l’allarme sulle mozzarelle blu è stato lanciato dalla segnalazione di una consumatrice e non dagli organi sanitari, Marinelli dà una stoccata alle autorità pubbliche atte alla prevenzione dei fenomeni di adulterazione alimentare e al perverso sistema che ha generato il paradossale meccanismo che vede l’Italia importare cibi tipici della sua tradizione culinaria: “Grassi al posto della verdura, diete iperproteiche al posto della verdura, forse, in questo quadro desolante, dopo il massacro delle strutture per la repressione delle frodi e delle contraffazioni, è che una volta tanto il batterio come il produttore è tedesco anziché italiano. D'altronde – conclude Marinelli -, siamo buoni solo ad esportare il genio e l’inventiva, vedi la pizza e il caffè ormai internazionali, e ad importare addirittura prodotti dei quali dovremmo essere gli unici produttori titolati”.

Casa di riposo abusiva a Lariano, l’indignazione di Soldà

Per il vicepresidente dell’Italia dei Diritti : “Bisogna interrogarci su cosa spinga le famiglie all’uso di queste strutture”

 

Roma,  Quattro cittadini veliterni e una donna ucraina sono stati arrestati dai Carabinieri della Stazione di Lariano. Gestivano una casa di riposo per anziani abusiva, cui già era stata imposta la chiusura nell'anno 2005. I titolari avevano ripreso a gestire la struttura ospitandovi, senza competenza specifica, diverse persone anziane non autosufficienti, in carenti condizioni igienico-sanitarie.
Sui fatti è netta l’opinione di Roberto Soldà vicepresidente dell’Italia dei Diritti : “Un fatto che ci deve far riflettere. Quando siamo in situazioni di disagio sociale, quando un’attività di questo genere è al di fuori delle regole ne pagano le conseguenze le persone deboli della società, i bambini e gli anziani, sovente portatori di handicap, che necessitano di cure e tutela. È necessario interrogarsi su cosa spinga le famiglie ad usare queste case di riposo che non hanno nulla di trasparente e qualificato, che non dispongono di personale medico e che spesso risultano abusive. Auspichiamo che la nostra struttura per anziani sia quella istituzionale, per garantire loro di essere seguiti come è più opportuno. Andiamo verso un futuro nel quale aumenterà la popolazione d'età avanzata, per questo il malaffare indirizza i suoi interessi, purtroppo con successo, laddove è presente una disfunzione nazionale”.

Il personale presente nell’ospizio-lager, dopo aver opposto resistenza alla perquisizione degli agenti, è stato assicurato alla giustizia con le accuse, in concorso, di maltrattamenti, somministrazione di farmaci scaduti, esercizio abusivo di una professione, resistenza a pubblico ufficiale. I degenti sono stati opportunamente trasferiti in strutture adeguate alle loro esigenze.

“Un sentito ringraziamento alle forze dell’ordine – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - sempre presenti ed attente ad arginare questi fenomeni. Una vicenda inaudita, da terzo mondo. Tanta solidarietà va agli anziani che vivono questo ulteriore disagio e dovrebbero invece avere assicurate tutte le cure necessarie”.

 

Al San Camillo di Roma 40% di infermieri parzialmente inabili, Soldà chiede mobilità

Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Ampliare la pianta organica affinché il personale affetto da patologie limitanti possa svolgere un diverso servizio”

 

 

Roma –  È allarme infermieri al San Camillo Forlanini di Roma, dove il 40% delle 1500 unità che compongono il personale paramedico possiede una certificazione comprovante una qualche patologia e per questo viene sgravato del duro lavoro di corsia a vantaggio di un più leggero incarico in ambulatorio. Allergia al lattice e impossibilità di alzare pesi sono le cause più ricorrenti. La situazione, già grave, è diventata insostenibile dopo il taglio di 172 posti letto voluto dalla direzione sanitaria; fattore che determinerà un carico di lavoro pressoché doppio per il personale totalmente abilitato. Dal coordinamento Rsu fanno sapere che, nonostante l'azienda abbia mandato tutti a visita, sono stati pochi i reintegrati, segno che le patologie ci sono; ma allora, ci si chiede, perché non assumere 600 infermieri totalmente abilitati impiegando gli altri per l’assistenza domiciliare o negli ambulatori del territorio? È di questo avviso anche Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti:  “Sicuramente questi problemi mettono in risalto la necessità di una migliore organizzazione delle risorse umane all’interno del San Camillo Forlanini, perché se questo è il dato, anche se confermato dalle visite mediche, bisognerà ampliare la pianta organica affinché il personale affetto da patologie limitanti possa svolgere un diverso servizio. Sono d’accordo col sindacato – conclude il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro – e, visto che a breve si avranno i rinnovi dei contratti degli operatori sanitari,  mi auguro che venga dato loro un aumento consistente, coerente con l’importanza di un lavoro di cui troppo spesso è stata sottovalutata la durezza”.

Tagli al trasporto pubblico di Genova, il commento di Ferraioli

Il responsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti: “Tutelare i 300  dipendenti a rischio esubero”

Genova, Un vero e proprio disastro potrebbe abbattersi sul trasporto pubblico di Genova: secondo i tecnici dell’Amt (Azienda mobilità e trasporti) se verranno confermati i tagli previsti nella manovra finanziaria, la società rischierebbe il taglio di un quinto del servizio. Centocinquanta autobus dismessi, la riduzione alla metà dei mezzi pubblici diurni sulle linee di periferia, un calo significativo al minimo e percorrenza solo nelle vie di maggiore afflusso per le linee notturne. Preoccupazione crescente per i conseguenti posti di lavoro a rischio esubero, calcolati in trecento dipendenti. “Il caso degli eventuali tagli previsti dalla Finanziaria – interviene Maurizio Ferraioli, responsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti –  anche sul settore trasporti, nella fattispecie per quanto riguarda l’Amt genovese che dovrebbe tagliare anche trecento lavoratori, è l’ennesima dimostrazione che la Manovra è stata esclusivamente effettuata tenendo conto di elementi ragionieristici, sottovalutando totalmente i risvolti sociali che la stessa avrebbe avuto. Indipendentemente dal fatto che la diminuzione della frequenza di mezzi pubblici o l'eliminazione di eventuali tratte comporta sicuramente un disagio alla totalità della cittadinanza, viene da porsi una domanda importante su come verrà risolta dal governo l’eventuale collocazione a riposo dei trecento cosiddetti ‘esuberi’”.

 

Le previsioni per i cittadini non sono confortanti: prevedibile un aumento dell’inquinamento a seguito delle migliaia di auto usate in più ogni giorno, strade maggiormente trafficate visto che si sposterà lo stesso numero di persone, ma lo farà con mezzi privati provocando code e inquinamento, e un presumibile rincaro del costo del biglietto, per il servizio pubblico ancora attivo.

“In un momento di crisi emergente, –  prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – probabilmente in precedenza sottovalutata dal governo in carica, queste azioni non fanno altro che aumentare il disagio e la tensione sociale, fatti non certo positivi per la crescita di una società che si definisce civile. Noi come Italia dei Diritti – conclude Ferraioli - auspichiamo che innanzitutto vengano tutelati i trecento posti di lavoro di questi dipendenti della Amt che rappresentano trecento famiglie che si troverebbero nella totale tragedia economica”.

Nella prossima settimana, probabilmente crescerà la protesta delle aziende di trasporto pubblico, che sperano in una revisione delle misure governative.



Milano sospende corse metro notturne nel weekend, Ragone alza la voce

Il viceresponsabile meneghino dell’Italia dei Diritti: “Si fa uno sforzo enorme per equipararci agli standard europei ma decisioni come questa congelano tutto”

 

 

Milano – Il Comune di Milano ha deciso di sospendere il servizio metro notturno del sabato sera che prolungava le corse, ormai da due anni, fino alle due di notte. Quell’ora in più, secondo Atm, ostacola i lavori per i nuovi semafori in corso sui binari della linea rossa, di qui la scelta di sospendere l’ora extra anche sulle altre due linee, almeno fino alla fine degli interventi, fissata entro l’anno.

 

“Si fa uno sforzo enorme per equipararci agli standard europei – ha commentato Luca Ragone, viceresponsabile milanese dell’Italia dei Diritti – ma decisioni come questa congelano tutto. Spero che il passo indietro non sia definitivo e che Atm una volta conclusi i lavori torni almeno all’orario attuale. Si parla tanto di prevenzione contro la guida in stato di ebbrezza – continua Ragone –, ma se avessimo più mezzi pubblici e una maggiore efficienza del servizio, la maggior parte dei ragazzi, come già succede a Berlino o a Barcellona, il sabato sera prenderebbe i mezzi pubblici. Penso sia necessario almeno potenziare il servizio di sostituzione della metropolitana – conclude il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, così da tamponare i disagi con mezzi di superficie sostitutivi”.

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