Il responsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti:“Il nostro movimento è al fianco di Greenpeace per questa lodevole causa”
Roma - “L’iniziativa di ieri dovrebbe invitare a riflettere paesi come Giappone, Norvegia e Islanda che sistematicamente violano la legge a protezione delle balene con la scusa della ricerca scientifica. Negli scorsi giorni un’inchiesta del “Sunday Times” ha svelato che almeno sette paesi, tra i quali Guinea, Isole Marshall e Tanzania, votano in base al versamento di somme di denaro da parte di nazioni che ne decidono la posizione sul tema. È inammissibile come nel nome del business non si guardi in faccia neanche alla salvaguardia di una specie così preziosa per la biodiversità del pianeta”.
Queste le parole con cui Alberto Maria Vedova, responsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti, plaude all’iniziativa messa in scena ieri a Roma dagli attivisti di Greenpeace, che hanno esposto sulla scalinata di Piazza di Spagna la riproduzione di un cetaceo gigante di 15 metri con uno striscione che recitava “Le balene non sono in vendita”.
Il blitz degli ambientalisti arriva nel giorno dell'apertura della sessantaduesima riunione della Commissione baleniera internazionale (Iwc), ad Agadir in Marocco.
Il vertice sta decidendo se abolire il bando alla caccia dei cetacei approvato nel 1986, sostituendolo con uno che autorizza nei primi 5 anni ad uccidere il 90% delle 1500 balene catturate nel biennio 2008-2009, per poi scendere ulteriormente nel quinquennio 2015-2020.
“Anche se l’Italia è fortemente contraria alla caccia commerciale delle balene, è necessario che tutti i governi contrari attivino con urgenza una decisa azione diplomatica volta a fermare una volta per tutte la compravendita dei voti – sostiene l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – Chiediamo per questo a gran voce al ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Giancarlo Galan, e al ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, di agire al più presto prima che sia troppo tardi”.