Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Bisogna rafforzare tutti i servizi di assistenza domiciliare che tutelino la salute e la dignità delle persone”
Roma – “Nonostante questo periodo di grave deficit sanitario e di pesanti tagli che stanno massacrando e impoverendo la regione, bisogna rafforzare tutti i servizi di assistenza domiciliare che tutelino la salute e la dignità delle persone che hanno la necessità di ricevere cure. Pensiamo ad esempio a tutti quei pazienti affetti da gravi malattie tumorali o patologie croniche”.
Con queste parole Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, commenta il resoconto stilato dal “II Rapporto Audit civico del Lazio” compiuto da Cittadinanzattiva - Tribunale per i diritti del malato, che ha bocciato il sistema sanitario laziale, sottolineando l’inefficienza dell’assistenza domiciliare e la scarsità delle informazioni rivolte ai cittadini sui servizi di base. Il rapporto presentato ieri a Roma e realizzato grazie al contributo della Regione Lazio, ha coinvolto 120 cittadini che hanno indagato personalmente 111 strutture sanitarie presenti sul territorio regionale, evidenziando anche la mancata esistenza di una politica concreta delle associazioni dei cittadini, i quali non hanno possibilità di intervenire nelle decisioni e nella verifica sulla qualità delle torniture.
La viceresponsabile per la provincia di Roma dell’Italia dei Diritti: “Episodio che testimonia come la corruzione si annidi spesso tra le cariche dirigenziali”
“Credo che questo ennesimo episodio dimostri come sono sempre le alte cariche dirigenziali a sguazzare bene nell'illegalità a scapito dei dipendenti e degli utenti”. Questo il secco commento della viceresponsabile per la provincia di Roma dell’Italia de Diritti, Loredana Orefice, in seguito all’arresto per corruzione aggravata di Patrizia Sanna, dirigente del servizio informatico della Asl RM-H, che avrebbe incassato tangenti da un'impresa informatica viterbese, la Isa, per assicurare a quest’ultima svariati milioni di euro di forniture e prestazioni tecnologiche. Questa pessima gestione avrebbe indebitato la Asl a danno dei dipendenti che sarebbero ancora in attesa del saldo dell' incentivo 2008, di quello relativo al 2009 e dell' acconto dell' incentivo per l’anno 2010, nonché dell’erogazione dei buoni pasto in arretrato di ben 17 mesi nonostante le proteste dei sindacati. Chiosa l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “Questi soggetti di dubbia moralità conoscono bene i sistemi per muoversi tra le maglie dell’illecito e anche come si può giustificare subito il rientro del bilancio per il piano regionale per i troppi debiti accumulati. Mi auguro che si faccia luce sulla vicenda e che chi debba rispondere del male apportato paghi le conseguenze pienamente e fino in fondo, risarcendo i danni arrecati alle casse della Asl”.
Luigino Smiroldo, viceresponsabile per la Sanità del movimento: “Paghiamo le irresponsabilità delle istituzioni pubbliche locali”
Roma - “La 180 è una buonissima legge, purtroppo però è stata applicata in Italia a macchia di leopardo”. Così Luigino Smiroldo, viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti, interviene sulla proposta presentata dal deputato del Pdl, Carlo Ciccioli, in relazione alla modifica della legge Basaglia. La norma prevede la nascita di un Dipartimento nazionale per la Salute Mentale che si occupi delle persone affette da problemi psichiatrici dalla culla sino all’anzianità. Altro punto rilevante sarebbe l’introduzione di una nuova forma di trattamento sanitario obbligatorio, il Tsop, trattamento sanitario obbligatorio prolungato, della durata di 6 mesi.
“Basaglia – prosegue Smiroldo – ha stabilito che dopo 15 giorni di ricovero vengano subito attivati i servizi territoriali, come i centri di salute mentale locali, per intervenire e verificare l’opportunità di trasferire i pazienti in strutture protette. Se questi centri esistono e vengono gestiti in maniera efficiente, allora la persona non ha bisogno del ricovero coatto, sostituendo così il manicomio con continui controlli clinici che preservano le libertà individuali. In regioni come il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna ciò ha funzionato egregiamente, tuttavia lì dove le istituzioni pubbliche locali non hanno fatto il proprio dovere si sono verificati problemi enormi, con i pazienti abbandonati senza adeguata assistenza sanitaria nelle mani dei rispettivi parenti. Non mi stupisco che ora di fronte alle proteste esasperate dei familiari dei pazienti affetti da malattie mentali, esponenti della maggioranza come al solito stiano decidendo di tagliare la testa al toro, adottando la strategia più semplice per affrontare un problema che non deve essere assolutamente generalizzato”.
Alle parole di Smiroldo, si aggiungono quelle della responsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti, Pamela Aroi: “Esistono vie sicuramente più idonee per la cura dei pazienti afflitti da problemi psichiatrici, i quali vorrei ricordare a chi di dovere che possiedono gli stessi diritti degli altri degenti. Ovvio che il pericolo maggiore in una situazione come questa sia quella di generalizzare la questione – nota l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro –, ma certamente l’aumento delle attività di monitoraggio sullo stato di salute di questi pazienti sarebbe il primo passo. Bisognerebbe poi valutare scrupolosamente caso per caso, non facendo di tutta l’erba un fascio, trovando una soluzione concreta che sia in grado di conciliare sia le libertà degli ammalati e sia la sicurezza di tutti coloro che vivono loro accanto”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Se da un lato i turisti devono contribuire ai servizi della città, dall’altro non si deve disincentivare il turismo e penalizzare la fruizione della cultura”
“Occorre ridare al territorio e ai cittadini romani un ritorno economico delle attività svolte dai turisti e dei servizi che utilizzano poiché gli oneri non debbono ricadere tutti sui residenti, penso ad esempio alla tassa per lo smaltimento dei rifiuti e altro. Al tempo stesso non si deve però demotivare il turismo, fondamentale per la nostra economia, né penalizzare la fruizione della cultura”. Queste le prime parole del vicepresidente dell’Italia de Diritti, Roberto Soldà, sulla tanto dibattuta tassa di soggiorno e le sue possibili applicazioni attualmente allo studio tra cui l’ultima ipotesi che prevedrebbe l’aumento del prezzo dei musei della Capitale per i non residenti. Perplessità del vicepresidente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “Occorre una seria riflessione sull’eventuale ripartizione di una tassa di soggiorno perché non è equo penalizzare la cultura e soprattutto i nuclei familiari che visitano i musei, un aumento di tre euro a biglietto significa, per una famiglia di quattro persone, una maggiorazione di dodici euro per ciascun museo e questo andrebbe a ricadere su tutti gli individui senza tenere conto delle differenze di reddito, togliendo la possibilità di vedere uno o più musei a chi non può permetterselo. Non è giusto – spiega Soldà – che la tassa sia la stessa per chi alloggia in un hotel di lusso o al bed and breakfast o all’ostello. Forse sarebbe opportuno far pagare a chi ha più disponibilità senza toccare indiscriminatamente tutti. E’ una questione complessa che richiede un’analisi approfondita: se da un lato i turisti devono contribuire ai servizi della città, dall’altro occorre valutare l’impatto di certi provvedimenti, aumentare il prezzo dei musei potrebbe ridurre il numero dei visitatori, la famiglia media di quattro persone, visti i costi, potrebbe decidere di rinunciare ad un museo e vederne due invece di tre. Forse sarebbe più opportuno – conclude Soldà – valutare l’ipotesi di far pagare questo tributo a coloro che alloggiano in hotel a quattro-cinque stelle per non disincentivare il turismo, la questione è controversa e va valutata con la massima cura e attenzione”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Capisco che i suoi trascorsi pidduisti abbiano potuto forgiare una forma mentis orientata verso il controllo dell’informazione da parte del potere politico, ma nelle democrazie vere è la stampa che controlla l’operato della politica, non viceversa”
Roma – A seguito dello sciopero indetto dai giornalisti venerdì scorso contro il ddl sulle intercettazioni, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dato alla protesta una prospettiva tutta sua, sostenendo che la libertà di stampa non è un diritto assoluto. Non si è fatta attendere la dura replica di Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, che ha dichiarato: “Quando c’è di mezzo il premier, al peggio non c’è mai fine. Siamo ormai abituati a esternazioni che, seppure io abbia registrato quasi sempre come goliardiche, in un Paese normale, in ogni caso, avrebbero fatto ritirare a vita privatissima, nel senso letterale del termine, il caro Silvio. Sono indignato di fronte a una dichiarazione di questo tipo. Probabilmente il premier ha una visione contorta, altamente soggettiva e interpretativa del significato di democrazia, ma ora è veramente troppo. Capisco che i suoi trascorsi pidduisti abbiano potuto forgiare una forma mentis orientata verso il controllo dell’informazione da parte del potere politico, ma per fortuna il piano di rinascita di Licio Gelli era eversivo ed è stato sventato. Il nostro Presidente del Consiglio dovrebbe imparare che nelle democrazie vere è la stampa che controlla l’operato della politica, non viceversa. Non resta che confidare in una parte del Pdl nata in contesti istituzionali certamente più sani e meno asservita agli ordini del Sovrano; ma soprattutto auspico il risveglio di un’opposizione dormiente che sappia mobilitare e canalizzare tutte le forze democratiche della società civile per porre termine alla dittatura mediatica e allo strapotere condito da pericolose venature di onnipotenza di un personaggio che da ormai un ventennio inganna gli italiani e ammansisce gli avversari politici con promesse menzognere che poi, nei fatti, finisce per smentire inesorabilmente, assumendo, al contrario, provvedimenti deleteri per la maggioranza dei cittadini con l’alibi ossessivo della ‘magistratura politicizzata’. La scusa gli è spesso servita per traslare l’attenzione su provvedimenti ad personam che salvassero sé stesso e i suoi sodali, che nel tempo hanno incassato fior di condanne penali, ma è ora che i cittadini si sveglino e noi dell’Italia dei Diritti ci stiamo già organizzando per dare il nostro contributo. Visti i numeri che cominciano a prendere corpo tra i nostri sostenitori – spiega De Pierro – potremmo risultare decisivi a quelle forze politiche che si impegneranno a lottare per ristabilire i concetti cardine della democrazia nella nostra nazione ormai sottoposta a ogni genere di sopruso alienante. Tengo a ribadire che il nostro sostegno sarà esterno, com’è nei principi che hanno mosso la nascita del nostro movimento extraparlamentare, ma non escludiamo la presenza di alcuni nostri rappresentanti nelle competizioni elettorali, seppur candidati come indipendenti nelle liste che più si avvicinano alla nostra linea politica soddisfacendo le nostre peculiari esigenze in termini di democrazia, giustizia e legalità”.
La responsabile per l’Economia e le Finanze dell’Italia dei Diritti: “Governo incapace di concordare manovre coerenti tra loro”
“Di fronte a una crisi che vede l’Europa impegnata a disegnare e concordare una riforma fiscale che assicuri stabilità economica ma anche una rigorosa capacità di crescita, continua la strategia da apprendisti stregoni del nostro Governo: incapaci di coordinarsi al proprio interno e concordare manovre coerenti tra loro, i diversi membri dell’esecutivo procedono in ordine sparso”. Questo il primo aspro commento della responsabile per l’Economia e le Finanze dell’Italia dei Diritti, Lilia Infelise, alla notizia dell’imminente arrivo della tassa municipale, la nuova imposta unica sugli immobili detta anche Service tax, che accorperebbe tutti i tributi legati agli immobili come l’Ici sulle seconde case, l’imposta ipotecaria e catastale, quella di registro e l’Irpef riconducibile agli immobili. A queste, Calderoli avrebbe aggiunto la Tarsu sui rifiuti, un'imposta forfettaria sulle case fantasma e la cedolare secca sugli affitti al 23 per cento. A lasciare perplessi anche alcuni membri della stessa maggioranza, la libertà per i sindaci di introdurre o meno la tassa e, soprattutto, la facoltà di questi di aumentare o diminuire l’importo di addizionali come ad esempio la Tarsu. In pratica i sindaci dal 2012, in autonomia, potranno gestire circa 20 miliardi in più di quanto oggi incassano con l'Ici ma queste entrate impoveriranno un equivalente gettito centrale fatto anche di trasferimenti agli stessi Comuni. A pagare saranno i cittadini ai quali la tassa municipale costerà in media 400 euro a testa. Dura la critica dell’esponente del movimento presieduto da Antonello de Pierro: “Tutto questo ci preoccupa, poiché in un’economia ormai ai limiti del collasso come quella italiana, ogni misura va attentamente studiata in relazione all’interazione con le altre manovre, con particolare attenzione alla capacità di gettito delle classi sociali e dei territori più deboli, al mantenimento della coesione della collettività, alla capacità di ripresa dei consumi delle famiglie e alla sopravvivenza e allo sviluppo delle piccole e micro imprese”.
Il sindaco della Capitale esprime apertura nei confronti della rotazione intermunicipale degli appartenenti alla Polizia Municipale avanzata dall’Italia dei Diritti. Il presidente del movimento nazionale: “Se l’amministrazione tiene a tutelare la legalità e la trasparenza in questi organi del tessuto amministrativo, l’unica via percorribile è quella tracciata da noi”
Roma – Italia dei Diritti porta a casa l’ennesima vittoria. La battaglia che il movimento nazionale porta avanti da diversi mesi per ottenere la rotazione intermunicipale con cadenza triennale dei vigili urbani e dei dipendenti degli uffici tecnici del Comune di Roma ha incassato il parere favorevole del sindaco Gianni Alemanno, che dopo aver ricevuto il presidente Antonello De Pierro, il responsabile romano Alessandro Calgani e la sua vice, Antonella Sassone, ha manifestato un chiaro segnale di apertura a tal proposito. “Con riferimento all’argomento in oggetto – si legge nella lettera ufficiale redatta dall’Ufficio di Gabinetto del sindaco –, vi informiamo che in merito a quanto proposto, valutato e condiviso da questa amministrazione, sono in corso ulteriori approfondimenti finalizzati alla concreta attuazione nell’ambito degli uffici in cui si riterrà di applicare detto tipo di intervento. È pertanto nell’interesse di questa stessa amministrazione darvi notizia circa gli esiti dell’analisi alla quale si sta procedendo, avendo cura di garantire il rispetto e l’osservanza dei criteri normativi che reggono l’attività amministrativa”. Una risposta che incassa la cauta soddisfazione di Antonello De Pierro, che ha dichiarato: “Prendo atto con immenso piacere di come il sindaco Alemanno abbia compreso e condiviso la proposta che sosteniamo da lungo tempo e che riteniamo l’unica via percorribile, se non per debellare, almeno per arginare l’odioso fenomeno della corruzione di alcuni elementi di questi comparti lavorativi che, oltre a screditare l’immagine stessa dell’intera categoria di cui fanno parte dipendenti che svolgono con abnegazione e senso del dovere il proprio lavoro, penalizza certamente molti cittadini ledendoli nei loro diritti, soprattutto in quello alla trasparenza e alla imparzialità nell’espletamento delle funzioni della pubblica amministrazione, garantito dall’articolo 97 della carta costituzionale. Sono storie drammatiche quelle che ci pervengono ogni giorno; ci informano di alcuni abitanti della Capitale che subiscono gravi conseguenze per la tendenza di alcuni, penso al campo dell’edilizia, a favorire gli appetiti speculativi di costruttori o privati senza scrupoli; o anche per i comportamenti omissivi di alcuni vigili urbani o dipendenti degli uffici tecnici. Certamente sono cauto nel gridare a una vittoria che premia un lungo lavoro di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul vergognoso fenomeno. Comprendiamo che per l’amministrazione comunale non sarà semplice attuare in tempi brevi un provvedimento del genere, ma confidiamo nella capacità organizzativa di chi verrà designato per tale compito. Di una cosa siamo certi: se Gianni Alemanno tiene a tutelare la legalità e la trasparenza in questi organi del tessuto amministrativo, l’unica via percorribile è quella tracciata dall’Italia dei Diritti; almeno fino a prova contraria, e nell’eventualità siamo disposti anche a valutare. Nell’interesse di tutti i cittadini che hanno riposto fiducia nella nostra battaglia – ha concluso De Pierro – monitoreremo l’andamento di quella che sarà una vera e propria rivoluzione nell’apparato impiegatizio del Comune di Roma e che ha già incassato il parere favorevole di diversi personaggi autorevoli come alcuni presidenti di municipio o comandanti del corpo di polizia municipale”.
Antonella Sassone, viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione del movimento: “Ingiusto far pagare ai lavoratori le nefandezze commesse dagli amministratori che si sono succeduti negli anni”
“Quando leggo dei licenziamenti alla Telecom resto sbalordita per come vengano decontestualizzati da tutto il trascorso dell’azienda. Come se fossero, solo, l’effetto della crisi, una sciagura piovuta dall’alto all’improvviso, ma non è così”. Questo il primo amaro commento della viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti, Antonella Sassone, alla terribile prospettiva che la Telecom potrebbe licenziare circa 6822 persone entro il 2012 se non si troverà una soluzione in accordo con i sindacati, risoluzione auspicata comunque da Telecom e che avvierà l’apertura di un tavolo di trattativa. Duro l’affondo dell’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro circa le responsabilità dell’azienda sull’attuale condizione in cui versa: “Chi si informa sulla rete sa bene che alla base di questa situazione ci sono le nefandezze degli amministratori Telecom che si sono succeduti negli anni. Non si può non citare la battaglia di Beppe Grillo, ignorato dai più ma che costituisce drammaticamente l’unico tentativo di denuncia dell’ennesimo scempio nazionale poiché un intervento come il suo me lo sarei aspettato da lor signori politici che hanno avuto anche il coraggio di criticarlo. Telecom non è solo un’azienda che è andata in frantumi ma un laboratorio di interessi politici e finanziari pagati sulla testa degli azionisti e dei lavoratori. In principio – spiega la Sassone – Telecom era una società in ottima salute, dove ad un certo punto i suoi amministratori, leggi Tronchetti Provera, hanno deciso di allargare il loro campo d’azione alle intercettazioni illegali ai danni di due ministeri e migliaia di italiani. Si trattava di intercettazioni non autorizzate da nessun organo giudiziario perciò illegali ma lì nessuno gridò allo scandalo. E dopo che Telecom ha dovuto risarcire 7 milioni di euro, Tronchetti Provera è stato promosso - indovinate da chi? - a presidente di Mediobanca con Marina Berlusconi al Consiglio di Amministrazione. Dopo il Tronchetti nazionale adeguatamente premiato per aver distrutto un’azienda florida ecco Franco Bernabè che come primo atto della sua nuova gestione cede, o meglio regala, Telecom alla spagnola Telefonica, l’alternativa sarebbe stato il fallimento dell’azienda che negli ultimi otto anni ha accumulato debiti per 35 milioni di euro. Ora – conclude indignata la Sassone – chiedere alle forze politiche che hanno avallato queste condotte, di cui molte all’attenzione dei giudici di Milano, di porre un freno ai licenziamenti con il giochetto della cassa integrazione e delle liste di mobilità è una cosa ridicola. Ma dove dovrebbero essere ricollocati i lavoratori messi in mobilità se sono previsti altri tagli in tutti i settori produttivi? Forse a Mediobanca o a Palazzo Grazioli se si tratta di avvenenti signorine?”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti : “Un gesto che non esiterei a definire squadrista”
Roma - Rovente il clima politico dopo la rissa scoppiata nell’Aula della Camera dei Deputati, a Montecitorio, nel corso dell’esame del disegno di legge Meloni sulle comunità giovanili. A farne le spese il deputato dell’Italia dei Valori Francesco Barbato che durante la seduta, a seguito di una lite con insulti e spintoni con alcuni onorevoli del Pdl, si è dovuto recare, accompagnato dal collega e capogruppo Donadi, all’infermeria di Montecitorio e successivamente all’ospedale Gemelli, con una prognosi riscontrata di 15 giorni e un referto chiaro che parla di «trauma contusivo della regione zigomatica e all'occhio destro» e di «cefalea post-traumatica».
Deciso e a distanza di tempo necessaria per l’accertamento dei fatti è il commento di Antonello De Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti : “Ciò che è successo all’Onorevole Barbato in parlamento è un’ennesima pagina vergognosa della storia della Seconda Repubblica. La cosa non mi meraviglia molto e evidenzia un’incapacità da parte di alcune persone della maggioranza di rispondere con argomenti credibili a dichiarazioni scomode”.
L’esponente del partito presieduto da Antonio di Pietro, dopo la richiesta di rinvio del testo in commissione da parte del Pdl, con l'accordo di tutti i gruppi e dello stesso ministro della Gioventù, ha sostenuto che la Meloni con questo ddl, volesse finanziare la corrente propria, di Alemanno e dell’assessore regionale Lollobrigida il quale gestirà tali sovvenzioni. Tra le proteste sempre più vive dagli scranni del Governo, Barbato ha proseguito, scatenando le ire di alcuni pidiellini. In seguito, nonostante i tentativi di separazione dei commessi, l’avvicinamento tra le parti e la rissa, dove lo stesso esponente dell’Idv ha ricevuto un colpo, tanto forte da necessitare accertamenti medici e 15 giorni di riposo. La svolgimento dei fatti è ancora poco chiaro ma quel che è certo è che sarà visibile e documentato nei filmati martedì, alla presenza del presidente Fini.
Oggi invece a parlare è l’occhio nero del deputato, tra lo sconcerto e il disappunto di quanti hanno assistito o semplicemente appreso della vicenda e tra i protagonisti che tentano di difendersi, accusandosi reciprocamente. “Esprimo la mia solidarietà all’onorevole Barbato – prosegue De Pierro – e prendo atto del fatto che abbia reagito con grande compostezza ad un gesto che non esiterei a definire ‘squadrista’ d’altronde non c’è da stupirsi quando tra gli scranni del Parlamento siedono ex picchiatori fascisti che ancora accolgono le vittorie elettorali con il saluto romano. Sono stupito inoltre, per il fatto che nessuno dei suoi colleghi, ha cercato di difenderlo Gli auguro di riprendersi presto – chiosa il presidente dell’Italia dei Diritti – e continuare con le sue denunce pesanti ma sicuramente vitali per quegli scampoli di democrazia che questo regime ancora permette”.
Il vicepresidente dell’Italia dei Diritti: “Si è arrivati a raschiare il fondo del barile”
Roma - “Questi dati fotografano una situazione a dir poco critica, allarmante oserei dire, ma ancor di più lo è l’inoperosità con cui si sta affrontando la questione”.
Così Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, commenta l’amaro primato con cui quella italina viene catalogata come una delle nazioni con il più alto tasso di evasori fiscali. Nel Bel Paese l’imponibile che sfugge al fisco è di circa 300 miliardi di euro l’anno e dati in possesso della Camera di Commercio risulterebbe che l’Italia è anche la nazione con il più elevato indice di società di comodo, che spesso vengono create da privati cittadini per custodire dietro uno schermo societario la proprietà della barca, della casa o della villa al mare.
“Stiamo raggiungendo un punto di non ritorno – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –. È paradossale ciò che sta accadendo: ricchi che si fingono poveri per usufruire di ulteriori benefici, e poveri che si ingegnano in truffe allo Stato solo per riuscire ad arrivare a fine mese. Riflettiamo, e faccia altrettanto chi è preposto a prendere decisioni”.
La responsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti : “Grande personaggio, una perdita incolmabile”
Roma - Tra il silenzio e il garbo che hanno caratterizzato gli ultimi anni della propria esistenza, si è spento ad 87 anni a Trieste, sua città natale, Lelio Luttazzi. Artista completo che ha attraversato, vivendole, la storia della radio, della televisione, del cinema e della musica italiana nei momenti di massima crescita. Dal teatro di rivista, al passaggio alla tv come comico e presentatore di numerosi varietà tra cui “Studio Uno”al fianco di Mina fino al cinema, poi, come compositore. Luttazzi resterà il “maestro dello swing”, indimenticato conduttore radiofonico. “E stato senz’altro uno dei protagonisti dello spettacolo italiano – commenta Anna Nieddu, resposabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti – la trasmissione radiofonica ‘Hit Parade’ è viva nella memoria delle persone che hanno vissuto quei tempi. Ciò che contraddistingue questi grandi personaggi che purtroppo, per motivi anagrafici, ci stanno lasciando è soprattutto la grande umiltà e la riservatezza. Lo stesso Luttazzi, diceva sempre dopo esser riapparso nel mondo dello spettacolo, di sentirsi un attore incapace e un musicista non particolarmente speciale, sostenendo che il ricordo del pubblico fosse legato proprio al suo sparire dalla scena”. Il riferimento va alle vicende che hanno adombrato vita e carriera dell’artista nel momento di massimo fulgore. Nel 1970 infatti fu arrestato con Walter Chiari e Franco Califano con l’accusa di detenzione e spaccio di stupefacenti. Completamente scagionato dopo 27 giorni di carcere, fu liberato ma la sua carriera subì un contraccolpo definitivo. Non riuscì mai infatti a tornare in Rai e amareggiato si ritirò a vita privata. “Quella brutta storia –continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello de Pierro – nonostante la riabilitazione successiva, lo segnò per tutta la vita, asseriva infatti di vivere nel terrore che prima o poi saltasse fuori il suo nome in vicende legate alla droga”.
Negli ultimi anni, Luttazzi, aveva fatto nuovamente capolino sul piccolo schermo, intervenendo in trasmissioni Rai e al teatro Ariston, per il Festival di Sanremo 2009. “Personaggio schivo – conclude Anna Nieddu – si rifaceva ad Oblomov, era una persona che ha lavorato fino all’ultimo dedicando un cd jazz alla sua amata citta: Trieste. Validissimo, dal punto di vista della musica, con un ritorno alle radici dello swing e del jazz. Grande personaggio, una perdita incolmabile”.