Luigino Smiroldo, viceresponsabile per la Sanità del movimento: “Paghiamo le irresponsabilità delle istituzioni pubbliche locali”
Roma - “La 180 è una buonissima legge, purtroppo però è stata applicata in Italia a macchia di leopardo”. Così Luigino Smiroldo, viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti, interviene sulla proposta presentata dal deputato del Pdl, Carlo Ciccioli, in relazione alla modifica della legge Basaglia. La norma prevede la nascita di un Dipartimento nazionale per la Salute Mentale che si occupi delle persone affette da problemi psichiatrici dalla culla sino all’anzianità. Altro punto rilevante sarebbe l’introduzione di una nuova forma di trattamento sanitario obbligatorio, il Tsop, trattamento sanitario obbligatorio prolungato, della durata di 6 mesi.
“Basaglia – prosegue Smiroldo – ha stabilito che dopo 15 giorni di ricovero vengano subito attivati i servizi territoriali, come i centri di salute mentale locali, per intervenire e verificare l’opportunità di trasferire i pazienti in strutture protette. Se questi centri esistono e vengono gestiti in maniera efficiente, allora la persona non ha bisogno del ricovero coatto, sostituendo così il manicomio con continui controlli clinici che preservano le libertà individuali. In regioni come il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna ciò ha funzionato egregiamente, tuttavia lì dove le istituzioni pubbliche locali non hanno fatto il proprio dovere si sono verificati problemi enormi, con i pazienti abbandonati senza adeguata assistenza sanitaria nelle mani dei rispettivi parenti. Non mi stupisco che ora di fronte alle proteste esasperate dei familiari dei pazienti affetti da malattie mentali, esponenti della maggioranza come al solito stiano decidendo di tagliare la testa al toro, adottando la strategia più semplice per affrontare un problema che non deve essere assolutamente generalizzato”.
Alle parole di Smiroldo, si aggiungono quelle della responsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti, Pamela Aroi: “Esistono vie sicuramente più idonee per la cura dei pazienti afflitti da problemi psichiatrici, i quali vorrei ricordare a chi di dovere che possiedono gli stessi diritti degli altri degenti. Ovvio che il pericolo maggiore in una situazione come questa sia quella di generalizzare la questione – nota l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro –, ma certamente l’aumento delle attività di monitoraggio sullo stato di salute di questi pazienti sarebbe il primo passo. Bisognerebbe poi valutare scrupolosamente caso per caso, non facendo di tutta l’erba un fascio, trovando una soluzione concreta che sia in grado di conciliare sia le libertà degli ammalati e sia la sicurezza di tutti coloro che vivono loro accanto”.