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Appalti pilotati nel carcere di Massa, l’analisi della Ferrari

La responsabile per la Toscana dell’Italia dei Diritti: “Per contrastare tale fenomeno è necessaria una maggiore trasparenza sulle modalità di affidamento delle opere pubbliche e dei servizi”

 

Firenze – “Non conosco ovviamente  i dettagli dell’operazione ‘Do ut des’ che è attualmente oggetto d’indagine da parte della Squadra Mobile di Massa.  Direi che il nome è alquanto eloquente per dedurre come la spinta degli interessi sottesa alla truffa ai danni dello Stato, falso, concussione e turbativa d'asta, sia in grado di orientare e condizionare le scelte economiche e sociali,  purtroppo anche a livello locale. Comprendere questi meccanismi di interesse pertanto è essenziale anche nell’indirizzare le attività di contrasto, nella duplice valenza preventiva e repressiva”. Con queste parole la responsabile per la Toscana dell’Italia dei Diritti, Emanuela Ferrari, commenta l’operazione di polizia che ha portato all’arresto di nove persone tra funzionari pubblici e imprenditori, coinvolti in appalti pilotati per la realizzazione di lavori all' interno del carcere di Massa.

“La considerazione e il calcolo dei costi della corruzione, la comprensione delle dinamiche ‘sotterranee’ che sorreggono certe scelte di allocazione di risorse o di politica economica, costituiscono terreno fertile per svegliare le coscienze e sollecitare l’attenzione dei media e della società civile in generale, sulle variabili che condizionano la qualità della spesa pubblica e, in ultima analisi, lo sviluppo economico del territorio e la vita dei cittadini. Diventa infatti determinante per contrastare il fenomeno – sottolinea l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, la trasparenza sulle modalità di affidamento delle opere pubbliche e dei servizi. Penso ad esempio, alle trattative private, alle procedure di urgenza, alle proroghe di affidamenti. Necessaria è anche la limpidezza sulle modalità e sull’effettività dei controlli preposti. Non capitata di rado infatti, di trovarsi di fronte a difformità relativamente alla qualità fornita rispetto a quella contrattualizzata, con il conseguente aumento del corrispettivo aggiudicato in sede di gara dovuto ad un uso distorto della prassi delle varianti in corso d’opera.

“In certi casi – continua la Ferrari – si limita il condizionamento ad accordi di piccole dimensioni o a pagamenti per ‘oliare’ il sistema burocratico, ma spesso ci si muove secondo i meccanismi della ‘grande corruzione’, che segna il sopravvento degli interessi di un gruppo di privati rispetto al potere decisionale del pubblico. In questo caso, gli effetti distorsivi non si producono solo sul piano squisitamente economico, ma giungono a minare la credibilità delle istituzioni e a danneggiare lo stesso tessuto della società civile”.

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