La responsabile per la provincia di Latina dell’Italia dei Diritti: “Le lacrime di coccodrillo non servono a giustificare i continui ritardi degli scavi. Si faccia luce sulla vicenda per la tutela del territorio pontino e per indagare sulle continue interferenze mafiose nel territorio”
Roma – Il progetto di scavi nella discarica di Borgo Montello, in provincia di Latina, ha subìto un ulteriore ritardo. La conferenza di servizi chiamata a deliberare sulla questione ha deciso di rinviare al 15 luglio la decisione per consentire agli ingegneri di Ecoambiente di modificare il progetto di scavo. Al momento, visti i problemi legati a questioni tecnico-burocratiche e, considerando che le elevate temperature della stagione estiva renderebbero più difficoltose le operazioni di scavo, si è deciso di procrastinare il problema. “Le lacrime di coccodrillo - ha detto Camelia Di Marcantonio, responsabile per la provincia di Latina dell’Italia dei Diritti - non servono a giustificare il continuo andirivieni delle motivazioni che ritardano gli scavi. A quanto sembra, nonostante le tantissime promesse di questi mesi, sulla questione siamo punto a capo. Sembrava definito almeno il problema dello stanziamento ed invece apprendiamo che quei soldi non sono mai stati accreditati. Prima l’assenza del Sindaco, adesso le temperature troppo alte, ogni scusa è buona per sospendere i lavori nel sito. Una storia infinita di pretesti che si chiude con l’intervento del responsabile dell’Arpa Chiarucci che ha individuato come e dove iniziare a scavare ma senza soldi. E per non farci mancare nulla, Ecoambiente, l’Arpa e la Provincia non sono ancora pronti a scavare”.
La questione dei possibili rifiuti tossici presenti nel sottosuolo della discarica di Borgo Montello ebbe inizio nel 1994, a seguito di una relazione di un tecnico dell’Enea e trovò conferme successivamente nella deposizione del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone a proposito dell’omicidio Santonicola in cui il pentito parlava dei fusti interrati dai casalesi nella discarica comunale. “Molto probabilmente - ha concluso la responsabile provinciale del movimento guidato da Antonello De Pierro - il problema gira intorno all’insabbiamento della relazione dell’Enea 1994 e tutti temono di scoperchiare l' ampio giro di interessi trascinati per un ventennio tra i casalesi e i responsabili delle istituzioni locali. Voglio sperare che su questa vicenda si faccia luce, non solo e soprattutto per la tutela del territorio pontino, ma anche per indagare sulla continuità delle interferenze mafiose nel nostro territorio”.