La responsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti: “Far partire l’anno scolastico negando il diritto alla socialità a bambini che si trovano in situazioni di disagio è una cosa gravissima”
Roma – Riparte l’anno scolastico e con esso le polemiche. Alla Vaccari di Roma mancano tre docenti di sostegno per gli alunni con disabilità gravi e ancor più cupa è la situazione di un’altra struttura scolastica della Capitale, la Maffi, dove i 27 ragazzi portatori di handicap avrebbero bisogno di almeno altri 5 insegnanti di supporto. Le scuole, che saranno costrette a richiedere supplenti temporanei in attesa della nomina di quelli annuali, denunciano ritardi nell’uscita delle liste di disponibilità dei docenti di alcune province: chi aveva chiesto il trasferimento ha dovuto così lasciare il posto scoperto all’ultimo minuto. Duro il commento di Pamela Aroi, responsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti: “Questo è un fenomeno che offre diversi spunti di riflessione, perché pone in luce molteplici carenze. Intanto quelle proprie dell’organizzazione scolastica, ma ancor più grave è che questioni burocratiche, come i ritardi nell’uscita delle graduatorie, si ripercuotano su diritti prioritari come quello allo studio o ancor peggio quello dei portatori di handicap ad avere medesime opportunità rispetto agli altri alunni. Sono ancora una volta i casi specifici – incalza la Aroi – a portare l’attenzione su questioni molto gravi e di carattere generale che vengono evidentemente sottovalutate. Far partire l’anno scolastico negando il diritto alla socialità a bambini che si trovano in situazioni di disagio è una cosa gravissima, perché per molti di loro la scuola ha un significato che va oltre le questioni culturali o di semplice acquisizione di elementi di istruzione, ma è una risorsa che consente loro di vivere nel sociale. E’ un problema che va risolto a monte. Non si fa altro che parlare di riforme che però non si traducono mai in qualcosa di costruttivo – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – e gli stessi insegnanti, con la disoccupazione che c’è, si trovano fuori da un sistema che non è così organizzato come si vuol far credere”.