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Italia dei Diritti

Movimento politico nazionale
per la difesa dei diritti dei cittadini.

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Indagine della Procura sui tagli alle Molinette, il commento di Smiroldo

Il viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti: “Quando manca la volontà politica di sviluppare azioni per l’interesse comune vengono meno anche i fondi”

 

 

Torino – La mancanza di fondi per la ristrutturazione dell’ospedale Molinette di Torino rischia di far chiudere due tra i reparti più importanti, quali cardiochirurgia e terapia intensiva. La Procura ha aperto l’inchiesta riguardante la struttura sanitaria dopo che i controlli, effettuati da Carabinieri e Nas, avevano rilevato diverse violazioni sulla sicurezza come l’impianto di aerazione poco efficiente, le infiltrazioni, i materiali e le attrezzature mediche in locali non adeguati. Il procuratore Raffaele Guariniello sta valutando a chi ascrivere le responsabilità per tali violazioni, ma a monte c’è da considerare anche il problema dei finanziamenti richiesti agli amministratori politici nel 2008 e mai erogati. Infatti, nonostante i lavori ancora in corso proprio in questi giorni, i locali non saranno lo stesso a norma per la riapertura a causa di problemi anche strutturali, risolvibili solo con una profonda e costosa ristrutturazione.

 

Luigino Smiroldo, viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti, ha così commentato la vicenda: “Quando manca la volontà politica di sviluppare azioni per l’interesse comune vengono meno anche i fondi, viceversa, se c’è la prima allora ci sono anche i soldi. La domanda che mi pongo, allora, è quali siano gli interessi politici che sono dietro la volontà di non ristrutturare l’ospedale.

Ci sono lobby politiche che hanno l’interesse di costruire nuove strutture sanitarie private per due motivi: far scendere quelle pubbliche da ottimi a bassi livelli e far inserire al loro posto il privato con un’offerta tutt’altro che ottima, ma comunque migliore degli ospedali pubblici. Se infatti, questi vengono fatti scendere a un livello da terzo mondo, il settore privato può anche offrire poco e poter funzionare con servizi minori che saranno, però, sempre migliori di quelli pubblici.  

Le Molinette è un bellissimo ospedale dal punto di vista logistico, perché è al centro della città ed è alla portata di tutti i cittadini per quanto riguarda l’accessibilità. Se la magistratura lo deve chiudere – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – lo faccia, perché non ci sono i requisiti minimi e non possono permettersi di utilizzare servizi senza sicurezza, ma si apra una contraddizione al riguardo. Purtroppo a farne le spese saranno i cittadini che non potranno usufruire dei servizi pubblici”.

 

 

 

Sciopero della fame a Bologna contro i tagli alla scuola, il commento di De Giorgio

Il responsabile per la Provincia di Bologna dell’Italia dei Diritti: “Con la scusa della riforma scolastica gli amici di questo governo continuano a fare i propri interessi”

 

 

Bologna – Giovedì 19 maggio a Bologna è partito lo sciopero della fame da parte di insegnanti, genitori e studenti in via de’ Castagnoli, davanti l’ufficio scolastico, per protestare contro i tagli alla scuola pubblica. La protesta simbolica è sostenuta dal Coordinamento dei presidenti dei consigli d’istituto delle scuole di Bologna e Provincia e andrà avanti fino al 26 maggio. La reazione è scaturita dall’indignazione verso il governo per i tagli di trentacinquemila posti di lavoro, di cui duemila in Emilia Romagna. Venduti ai cittadini come tagli agli sprechi, in realtà sono tagli lineari che eliminano docenti qualificati. Abbassare la qualità della scuola pubblica, per favorire quella privata, significa portare ad un ulteriore squilibrio socio-economico.

 

Marcello De Giorgio, responsabile per la Provincia di Bologna dell’Italia dei Diritti, ha così commentato l’iniziativa: “Nei confronti della scuola il governo si rivela come il figlio della peggior tradizione democristiana. Con un sistema clientelare, infatti, favorisce le persone vicine alla compagnia di governo. Cercando di privilegiare la scuola privata si dà adito ad un gioco politico che prevede amicizie politiche.

Lo sciopero della fame – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – è stato posto in essere per mettere in evidenza lo sciacallaggio nelle scuole fatto dal governo.

Sono necessarie riforme legislative che possano cambiare l’attuale stato di cose in Italia e mandare a casa questo direttivo, possibilmente prima delle prossime elezioni.

Con la scusa della riforma scolastica gli amici di questo governo continuano a fare i propri interessi”.   

 

Berlusconi assente ai processi “Mills” e “Ruby”, la reazione della Del Greco

La viceresponsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti : “Le promesse di Berlusconi, spesso decantate a gran voce sui mass media soltanto per attrarre il consenso emotivo delle masse, nel corso degli anni sono state più volte smentite dai fatti e questa vicenda ne è l’ennesima conferma”

 

 

Roma -   Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il 30 e 31 maggio prossimi non sarà presente al Tribunale di Milano per difendersi nei processi che lo vedono coinvolto. Ad annunciarlo l’ On. Niccolò Ghedini, legale del Premier, il quale ha giustificato l’assenza, motivandola come una missione istituzionale del suo assistito a Bucarest. L’imputato Berlusconi salterà dapprima l’udienza per il caso “Mills”, nel quale è accusato di appropriazione indebita e frode fiscale e il giorno seguente mancherà al dibattimento sullo scottante caso “Ruby”che lo vede accusato di  prostituzione minorile e concussione.

 

 “Una notizia che non mi sorprende - commenta netta Lea Del Greco, viceresponsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti -, nonostante il nostro Premier abbia più volte spergiurato pubblicamente  che avrebbe garantito ad ogni costo la sua presenza in tribunale nei processi che lo vedono coinvolto. Ma le promesse di Berlusconi, spesso decantate a gran voce sui mass media,  soltanto per attrarre il consenso emotivo delle masse,  nel corso degli anni sono state più volte smentite dai fatti e questa vicenda ne è l’ennesima conferma. Fortunatamente gli italiani – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - si stanno a poco a poco destando dal torpore che sembrava aver paralizzato il senso critico del nostro popolo e hanno cominciato a prendere coscienza dell’inconsistenza dei buoni propositi dei politici che ci governano, come dimostrano i risultati delle ultime amministrative”.

 

Ulteriore giallo sull’udienza di “recupero” del processo “Mediatrade”, saltata a causa dell’indisposizione del testimone Attanasio e prevista per il prossimo 18 giugno. L’Avv. Ghedini infatti, pur confermando l’assenza di legittimi impedimenti non ha assicurato la presenza del Premier in quella data nelle aule del tribunale meneghino.

 

“ Per chi, come me – aggiunge la Del Greco - ,  ritiene che siano soprattutto i politici a dover dare il buon esempio e a dover incarnare nel quotidiano i valori che professano a parole, l’assenza di Berlusconi in tribunale per impegni istituzionali, privilegio non concesso ai comuni cittadini, è quantomeno biasimevole. Per queste ragioni – chiosa l’esponente dell’Italia dei Diritti - il 12 e il 13 giugno andremo a votare ‘sì’ al referendum per dire no alla normativa sul legittimo impedimento, affinché non accada più che si utilizzi l’istituto legislativo ad uso e consumo della casta, e la legge possa tornare ad essere uguale per tutti ”.

 

Allarmanti i dati degli infortuni sul lavoro nel Lazio, il commento della Nieddu

La viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Si spendono tanti soldi che potrebbero, invece, essere usati per battere a tappeto le attività e riscontrare il non rispetto delle norme di sicurezza”

 

Roma – In base ai dati dello studio effettuato dalla Cgil sulle morti bianche, è emerso che sono più di cinquantacinquemila gli infortuni sul lavoro denunciati nel 2009 nel Lazio. Il tasso è uno dei più alti d’Italia e riguarda soprattutto i giovani e gli over 50. Inoltre, gli incidenti denunciati riguardano soprattutto la provincia di Roma. I dati allarmanti riguardano gli ultimi dieci anni poiché, mentre a livello nazionale gli infortuni sono diminuiti del 23%, nel Lazio solo del 2%.

 

Anna Nieddu, vic responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, ha così commentato la notizia: “Il fatto che nel Lazio e, in particolare a Roma, ci siano questi dati allarmanti è perché nell’hinterland della Capitale si concentrano le fasce di lavoratori più fragili: immigrati e giovani. L’allarme per il  non rispetto delle norme di sicurezza sugli infortuni non si concentra solo nei cantieri, ma anche in altri luoghi di lavoro. La crisi ha portato al taglio di fondi ove ritenuto necessario. Se si è tagliato anche nella sicurezza sul lavoro, in quanto ritenuto settore non indispensabile, è una questione di tipo culturale.

I giovani e gli over 50, ma anche 40, sono le due fasce più colpite dalla crisi nel mercato del lavoro. Questo è dovuto al fatto che, anche se i lavoratori si rendono conto che sul posto di lavoro le norme sulla sicurezza non vengono rispettate, non lo denunciano per non perdere il posto.

Non è sufficiente – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – fare campagne istituzionali, dopo che gli incidenti sono avvenuti. Si spendono tanti soldi che potrebbero, invece, essere usati per battere a tappeto le attività e riscontrare il non rispetto delle norme di sicurezza, senza aspettare che siano i lavoratori a doverle denunciare”.

 

 

Un ecomostro a Marino, Celardo promette battaglia

Il vice responsabile per il Lazio  dell’Italia dei Diritti:

“La tutela dell’ambiente dovrebbe essere il cavallo di battaglia dell’amministrazione comunale che invece  sta distruggendo il paesaggio”

 

Roma –  I cittadini di Marino lo chiamano l’Ecomostro: un enorme casermone che sorge nel cuore dei Castelli, brutto, privo di standard urbanistici, inquietante emblema di una logica del profitto che si impone scevra di distruggere un paesaggio mitico.

L’Italia dei Diritti ha raccolto lo sdegno di numerosi cittadini marinesi, stanchi dei grossi interessi e dei troppi abusi perpetuati alle loro spalle. Lo spazio in cui sorgerà il casermone infatti era destinato ad una piscina, aree di verde pubblico e a strutture primarie e secondarie, secondo quanto imponeva l’atto d’obbligo che, altresì, vincola i costruttori a “risarcire” l’ambiente, stravolto da tali azioni.

Gli abitanti della zona ritengono l’Amministrazione pubblica e gli uffici tecnici competenti colpevoli di aver commesso un errore gravissimo, dettato da superficialità. “La città di Marino infatti è nell’occhio della speculazione edilizia romana sin dal 1995, si tratta di una storia datata nel tempo – afferma Carmine Celardo, vice responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti –  una vecchia storia di cementificazione selvaggia”.

Il referente territoriale del movimento extraparlamentare fondato da Antonello De Pierro scruta le varie amministrazioni che si sono alternate nel centro castellano: “Da Rosa Perrone, esponente della sinistra, all’epoca vennero presentati progetti di cementificazione in metri cubi che non sono stati portati avanti. Tutto ciò è passato in mano a Desideri e Palozzi, forze di destra tuttora in carica, a dimostrazione che la città è governata da un gruppo di politici che si rimpallano la lottizzazione, e questo consociativismo tra destra e sinistra è nocivo”. Celardo si serve del mito del passato per individuare una metafora esplicativa dell’attuale situazione di Marino: “Questa città ricorda quei banchetti medievali in cui i signori fuori dal castello si scannavano mentre all’interno delle mura fortificate si abbuffavano di maiali e fagiani, sulla pelle della povera gente che moriva di fame. Ne è passata di acqua sotto i ponti, eppure Marino vive oggi nelle stesse condizioni, son passati migliaia di anni eppure continua a dimostrarsi un castello feudale”.

L’ecomostro che sta per nascere in territorio marinese sarebbe frutto di un progetto carente, privo dei requisiti previsti dalle norme del PRG, quali una rappresentazione grafica volta a tratteggiare le volumetrie esistenti, una documentazione fotografica e l’assenza di sezioni, piante e prospetti inadeguati a capire i reali svolgimenti in planimetria.   Sarebbe avvenuta, tra l’altro, la cancellazione del piano di lottizzazione con conseguente aumento di superficie privata fondiaria edificabile, il che configurerebbe un intervento contro legge a livello pubblicistico e un’appropriazione indebita come aumento di cubatura a livello privatistico.  Pieno appoggio dell’Italia dei Diritti alla battaglia di legalità intrapresa dai cittadini di Marino che si sono organizzati in movimenti e associazioni anti speculazione edilizia. “Siamo completamente solidali e vicini – sottolinea Celardo – ai gruppi di tutela ambientale che sostengono la difesa di questo territorio. Marino è un comune di pregio, dotato di un centro storico medievale e di innumerevoli ricchezze naturali, la tutela dell’ambiente dovrebbe essere il cavallo di battaglia di questi signori che invece lo stanno distruggendo”.

Il referente regionale chiude la sua arringa ponendo degli interrogativi: “Chi è stato in grado di condizionare giunte di colore opposto, e per un arco di tempo così vasto, e come mai questi sindaci sono così arroganti da esporsi a così gravi violazioni di legge?”

“Questa faccenda – conclude - molto probabilmente diventerà argomento di cronaca giudiziaria, tali e tante violazioni di legge non possono finire nel silenzio. Come Italia dei Diritti ci batteremo fin in fondo per capire di chi sono le responsabilità di tale scempio, e sosterremo la lotta dei cittadini che chiedono solo un posto salutare in cui far crescere i propri figli”.

Ministeri decentrati al nord, il fenomeno spiegato da Tortosa

Il responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti: “L’ideologia  berlusconiana e leghista dell’inventare sempre nuovi problemi, che poco riguardano il popolo italiano, deve essere abbandonata”

 

Roma –  “Calderoli afferma che Berlusconi ha congelato e non superato il tentativo di trasferimento dei tre ministeri. Al di là della proposta in questione, c’è molta preoccupazione per il modo in cui vengono affrontati i problemi dall’attuale governo”.

Questo il commento di Oscar Tortosa, responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti, in merito alla proposta di qualche giorno fa avanzata dal presidente del Consiglio e accolta con soddisfazione dalla Lega Nord, che prevedeva di decentrare alcuni ministeri senza portafoglio, quali il dipartimento per le Riforme, per la Semplificazione e per le Pari Opportunità, i primi due trasferiti a Milano, il terzo a Salerno. Il particolare progetto d’allocazione dei tre dipartimenti di Palazzo Chigi ha suscitato molte critiche.

 

“Proprio nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia che è nel cuore di tanti, la Lega non fa altro che tentare di insinuare divisioni. Il partito del Senatur – osserva l’esponente del movimento extraparlamentare -, ha una funzione ricattatoria essendo determinante per la sopravvivenza di Berlusconi, rivendicando soluzioni dissociative. I lavoratori ministeriali dei dipartimenti in questione non devono preoccuparsi ma disinteressarsi, benché siano stati minacciati di sradicamento dal loro impegno quotidiano nella città di Roma”.

 

Tortosa ha tenuto a precisare che quanto sta succedendo a Milano e Napoli, sia segno di cambiamento, verso un’alternanza di governo che rispecchi realmente le esigenze del Paese: “Milano e Napoli ci fanno capire che le cose stanno cambiando. Come in qualsiasi democrazia bipolare è bene che ci sia l’alternanza, soprattutto a fronte di un Governo incapace di contrastare i reali problemi del paese. Un’amministrazione insensibile e non curante davanti alla disperazione delineata nelle coscienze degli italiani, piegati dalla crisi. Ringraziamo l’Onorevole Antonio Di Pietro per aver sottolineato, in una recente dichiarazione televisiva, l’importanza di protesta ma anche di proposta. L’ideologia  berlusconiana e leghista dell’inventare sempre nuovi problemi, che poco riguardano il popolo italiano, deve essere abbandonata. Quanto sta succedendo nel mondo arabo – conclude il rappresentante del movimento extraparlamentare -, ma anche in Europa, con la recente rivolta di piazza spagnola, potrebbe verificarsi anche in Italia. Sono aspetti che ci riguardano molto da vicino e prima che avvengano episodi simili, sarebbe bene cominciare ad agire negli interessi del popolo”.

 

 

 

Tensioni a Castellamare per chiusura Fincantieri, parla Criseo

Il responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti:

“I lavoratori protestino nel rispetto della legalità,servono risposte

tempestive da parte del Ministero dello Sviluppo Economico”

 

Roma  –  “In Italia c’è chi pensa al bunga bunga e chi ha problemi più seri perché non riesce ad arrivare a fine mese”. E’ il commento, ironico e beffardo allo stesso tempo, di Giuseppe Criseo, responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti, alla notizia delle proteste dei lavoratori stabiesi, a seguito della decisione della Fincantieri di chiudere i cantieri di Castellamare di Stabia. La notte scorsa i lavoratori dei cantieri hanno occupato il Municipio bloccando sindaco e Consiglio, oggi hanno attuato il blocco della statale sorrentina. Ieri, a Roma, la decisione di chiudere lo stabilimento, tagliando 639 posti di lavoro in Campania.

“Viviamo in un paese che è stato declassato, i governanti hanno altro per la testa, impegnati come sono nella sola propaganda elettorale mentre, i lavoratori, sono sull’orlo della disperazione”, commenta Criseo.

L’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro rinnova completa solidarietà al mondo operaio, invitando però “i lavoratori al rispetto della legalità” e allo stesso tempo lancia un appello alle istituzioni: “C’è bisogno di tempestive risposte da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, questi lavoratori si sentono abbandonati a loro stessi”. E’ uno sguardo lungimirante quello di Criseo, che invita il governo ad inaugurare una nuova era: “Serve una politica industriale nuova, che preveda agevolazione alle aziende con parecchi dipendenti e una conseguente diminuzione di tasse, altrimenti la fuga verso l’estero non avrà mai fine”.

G8 del web per discutere controlli governativi, l’analisi di Fantauzzi

Il responsabile per l’Informazione dell’Italia dei Diritti: “Se da una parte è ammirevole l’impegno intrapreso da Sarkozy, dall’altra non vorremmo che si arrivasse ad uno stretto controllo dei governi sulla rete”

 

Roma –  Al via da ieri il primo G8 del web. L’evento è stato promosso dal presidente francese Nicolas Sarkozy, che ha chiamato a discutere sulla governance del web le maggiori personalità del settore. Ad ammonire la volontà, avanzata dalla Francia, di controllo politico sulla rete,  Eric Schmidt, presidente esecutivo di Google, ha sottolineato la rapidità con la quale la tecnologia avanza rispetto ai tempi della politica.

 

Brunetto Fantuzzi, responsabile per l’Informazione dell’Italia dei Diritti, ha esposto così la sua duplice analisi: “Sarkozy, dopo aver varato la Hadopi(Haute Autorité pour la diffusion des œuvres et la protection des droits sur l'Internet) ora aziona il Consiglio Nazionale del Digitale affinché le autorità territoriali  possano migliorare il dialogo con i produttori di tecnologie. L’intenzione del governo francese è quindi di porre un parere sull’indotto tecnologico”.

 

Secondo i rappresentanti della rete, i governi dovrebbero accertarsi di rimuovere ogni barriera che ostacoli nuovi impianti. Il prossimo miliardo di connessioni alla rete verrà dall'India, dalla Cina e dall'Africa, tutto questo di sicuro trasformerà l’insieme della società globale.

“Questo G8 del web, assume un’importanza storica, giacché vede tra le file dei partecipanti le sigle più importanti della rete, come Google e Wikipedia – osserva l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. Se da una parte è ammirevole l’impegno intrapreso da Sarkozy, dall’altra non vorremmo che si arrivasse ad uno stretto controllo dei governi sul web. Proprio quel settore ancora libero dalla censura o l’influenza esercitata sulla stampa cartacea e la televisione. E’ necessario tutelare questo tipo di libertà per la rete – conclude Fantauzzi -, dimostratasi in grado di oltrepassare la censura di alcuni regimi dittatoriali e promuovere la libera circolazione di informazioni”.

 

 

Operaio muore sul lavoro ad Augusta, lo sdegno della Sassone

La vice responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti:

“Le chiamano morti bianche, ma il rosso del loro sangue ribolle di rabbia.

I familiari di questi morti avranno solo il loro dolore, nient’altro”

 

Roma – E’ di un morto ed un ferito il bilancio di un incidente sul lavoro avvenuto ieri mattina nel porto di Augusta (Siracusa). Lo scoppio durante le fasi di pulizia degli idrocarburi di scarto da un deposito galleggiante. I vapori emanati avrebbero subito un innesco causando la deflagrazione. La Sicilia piange l’ennesima vittima sul lavoro. Una seconda persona è ricoverata in gravi condizioni.

Non nasconde tutto il suo sdegno Antonella Sassone, vice responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ma questo non è tutelato né garantito”. “Viviamo in un paese – continua – dove il lavoro è un diritto, ma sono troppe le persone che muoiono per esercitare questo diritto”.

“In Italia ci sono tante, troppe vittime sul lavoro - tuona la Sassone -. Le chiamano morti bianche, ma il rosso del loro sangue ribolle di rabbia e non riceveranno né funerali né onori di Stato, come sarebbe giusto. I familiari di questi morti avranno solo il loro dolore, nient’altro”.

E’ duro e pieno di rammarico il commento dell’esponente del movimento fondato da Antonello De Pierro, che accusa l’immobilismo che attanaglia le istituzioni: “Lo Stato, il grande assente, si macchia di crimini contro l’umanità del nostro paese”.

Arrestato a Napoli medico per tangente a disabile, D’Angelo indignato

 Il viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti: “Simili circostanze si verificano all’ordine del giorno. E’ necessaria un’indagine a tappeto da parte delle forze dell’ordine, con il supporto e l’impegno congiunto del Ministero della Sanità”

 

Roma  –  Un medico legale nel Napoletano, chiamato a pronunciarsi su un ricorso presentato da una donna  per riottenere il sussidio a favore della figlia disabile, è stato arrestato in fragranza di reato, mentre riceveva una tangente di 500 euro, richiesta alla madre della paziente per agevolare il disbrigo della pratica.

 

“Semplicemente vergognoso”, così Aniello D’Angelo, viceresponsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti, che ha tenuto a sottolineare il valore del diritto a godere del sostegno statale da parte dei bisognosi, in particolare per chi è affetto da malattie o handicap, aggiungendo: “Un plauso più che meritato alle forze dell’ordine e alla donna che ha denunciato il fatto”. 

 

Dopo la sospensione dell’Inps della sovvenzione riconosciuta dal tribunale alla ragazza disabile, la madre, Lucia Viggiano, è ricorsa alle vie legali ed il Tribunale di Napoli ha richiesto una nuova visita medico-legale. In questa circostanza lo specialista ha avanzato, tramite l’avvocato che seguiva il caso, la richiesta di un compenso monetario al fine di snellire le procedure.

 

 

“Molto probabilmente – segue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, simili circostanze si verificano all’ordine del giorno, ma non emergono per una serie di motivi. E’ necessaria un’indagine a tappeto da parte delle forze dell’ordine, con il supporto e l’impegno congiunto del Ministero della Sanità.  Purtroppo sembrerebbe essere in vigore un sistema corrotto – conclude D’Angelo -, un circolo vizioso che comprende medici legali, avvocati e giudici che si approfittano di gravi situazioni di disagio oppure falsificano certificati e pratico in cambio di tangenti”.

 

 

Agcom multa Tg1 e Tg4 per interviste al Premier, la reazione di Fantauzzi

Il responsabile per l’ Informazione  dell’Italia dei Diritti:

“E’ grave il fatto che Berlusconi si arroghi il diritto di intervenire quasi

a reti unificate nel dibattito politico, in campagna elettorale in corso,

senza la replica delle opposizioni”

 

Roma –  L’Agcom ha sanzionato i telegiornali che hanno trasmesso, venerdì scorso, interviste al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in prime time. Quasi 260 mila euro di multa al Tg1 e al Tg4, in quanto recidivi e una sanzione di 100 mila euro a Tg2, Tg5 e Studio Aperto. Con questo provvedimento l’Autorità ha voluto ribadire che “vige il dovere di equilibrio e completezza di informazione fino alla conclusione della campagna elettorale”.

Si esprime sulla vicenda Brunetto Fantauzzi, responsabile per l’Informazione dell’Italia dei Diritti: “E’ grave il fatto che un Presidente del Consiglio si arroghi il diritto di intervenire quasi a reti unificate nel dibattito politico, in campagna elettorale in corso, senza la replica delle opposizioni”.

“E’ ancor più grave – continua l’esponente del  movimento presieduto da Antonello De Pierro – che le emittenti pubbliche e private contravvengano a precise discipline istituzionali anche su altri argomenti, violando la privacy di personaggi pubblici e privati e lo fanno, il più delle volte, senza alcun diritto di replica, in nome e per conto di una malcelata libertà di informazione che, spesso, si trasforma in libertà di denigrazione”.

Fantauzzi lancia un monito: “Diritti e doveri per tutti, però servono più diritti e meno ‘dritti’, ovvero la furbizia non può prevaricare qualsiasi libertà”.

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