La Vice Responsabile per Roma dell’Italia dei Diritti :“Se sono stati condannati per un semplice bacio, si tratta di una decisione abnorme e ingiustificata”
Roma, – È scattata la condanna a due mesi di reclusione per i due ragazzi omosessuali, Michele F. e Roberto L., accusati di atti osceni in luogo pubblico, per la precisione nei pressi del Colosseo. Il fatto risale al 2007. La coppia gay dovrà inoltre corrispondere una multa di 2.280 euro.
“Se i ragazzi sono stati condannati per un semplice bacio si tratta di una decisione abnorme e ingiustificata – asserisce Antonella Sassone, Vice Responsabile per Roma dell’Italia dei Diritti -, se invece sono stati condannati per un rapporto orale in un luogo pubblico, in quel caso non è una condanna contro due omosessuali ma la pedissequa applicazione della legge”.
La Procura riferisce che i due furono sorpresi durante un rapporto orale, la difesa risponde che si trattava di un semplice bacio in quanto uno dei due imputati era fisicamente impossibilitato, in seguito a un intervento chirurgico, a compiere l’atto sessuale. Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center, ha reso nota la decisione di ricorrere in appello.
“Prima di lasciarsi andare a semplicistiche accuse – conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -, è necessario attendere le motivazioni della sentenza, e in ogni caso ci sarà un secondo grado di giudizio che darà alle parti la possibilità di portare all’attenzione dei magistrati tutti gli elementi trascurati in primo grado”.
Il responsabile per Genova dell’Italia dei Diritti: “C’è un deficit nel processo di sensibilizzazione al problema degli stupefacenti”
Genova, – “Tale situazione è un’emergenza che logora lentamente la società italiana ed è la triste realtà di tutte le regioni del nostro stivale. A mio avviso, esiste un deficit nel processo di sensibilizzazione al problema della droga”.
È con queste parole scandite da tanta amarezza che il responsabile per Genova dell’Italia dei Diritti, Edoardo Buganza, commenta la triste notizia in merito alla morte del giovane ventenne genovese Aldo Valentini Pallotto, di Zoagli, deceduto i giorni scorsi in una discoteca a Ponsacco. Il mix di ecstasy e oppiacei gli è stato fatale, più fortunati altri tre ragazzi finiti in ospedale per malori, dovuti sempre all’assunzione di alcool e droga.
“Le campagne si limitano a slogan inefficaci e superficiali – prosegue Buganza –, molti prestano la faccia solo per farsi pubblicità e scarseggia l’educazione al problema nelle scuole. Solo i consultori, chi più chi meno, continuano a dare informazioni riguardo ai dannosi effetti della droga.
Delineando una serie di strategie per arginare il problema, l’esponente del partito guidato da Antonello De Pierro conclude: “Essenziale è inoltre la figura dello psicologo nelle varie istituzioni, che aiuta il giovane nel processo di crescita, spesso con risultati ottimali. Anche i controlli nelle discoteche dovrebbero essere ancora più rigidi. Se non si attuano questi provvedimenti credo che questo male non potrà mai essere debellato o perlomeno ridotto”.
Il responsabile per la Difesa e gli Affari Militari dell’Italia dei Diritti: “Ritengo che questa guerra sia inutile, giacché se ne dovrebbero occupare le diverse diplomazie che hanno il compito di intervenire per prevenire disastri come quello che si sta consumando attualmente nel Maghreb”
Roma - Dopo le tensioni degli ultimi giorni tra Bossi e Berlusconi sull’improvviso cambio di rotta del presidente del Consiglio relativamente all’intervento militare italiano in Libia, torna la quiete nella maggioranza. Ieri, infatti, la Camera ha approvato, con 309 voti favorevoli e 294 contrari, la mozione di Lega e Pdl sulla posizione che dovrà tenere il Governo italiano nella guerra libica. La decisione è stata definita, da più parti, come l’ennesimo passo indietro fatto dal Carroccio nei confronti del Popolo della Libertà. Allo stesso modo la pensa Gennaro Saltalamacchia, responsabile per la Difesa e gli Affari Militari dell’Italia dei Diritti, che commenta il voto in questo modo: “Ancora una volta si palesa la mancanza di coerenza politica da parte della Lega che, in questo caso, aveva dimostrato, fino a qualche giorno fa, una linea politica completamente in opposizione a quella del Pdl. Ieri, è stata votata una mozione che io ritengo estremamente ridicola, poiché non è possibile stabilire ad oggi una data certa per la fine di un conflitto di questo tipo”.
L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro, quindi, si sofferma sulla questione libica: “Innanzitutto, dovremmo domandarci se è il caso di continuare a fare una guerra che ritengo inutile, giacché se ne dovrebbero occupare le diverse diplomazie che hanno il compito di intervenire al fine di prevenire disastri, come quello che si sta consumando attualmente nel Maghreb”.
Saltalamacchia conclude il suo intervento, analizzando la decisione presa dal Parlamento e tenendo presente i problemi generali del Belpaese: “Con il voto di ieri, ancora una volta, il Governo ha dimostrato di essere estremamente egoista, poiché non tiene conto né delle possibilità delle proprie forze militari né delle volontà dei propri cittadini. Dobbiamo dire, una volta e per tutte, basta ai massacri inutili. Inoltre, abbiamo il dovere di soccorrere queste popolazioni sul posto, sul loro territorio, in modo da aiutare loro a non abbandonare le proprie terre, le proprie origini, per venire in un Paese come il nostro, privo di un’organizzazione capace di ricevere queste persone e inadeguato ad offrire loro la sicurezza necessaria.
In conclusione, ritengo che sia indispensabile un intervento da parte del Governo che miri a recuperare le risorse che stiamo dissipando in modo incosciente. Bisogna muoversi, immediatamente, per una politica sociale e occupazionale, soprattutto in riferimento ai giovani, che possa migliorare lo stato sociale nazionale e ridurre lo stato di disoccupazione dilagante”.
Il viceresponsabile per l’Immigrazione dell’Italia dei Diritti: “Giustizia vera è stata fatta”
Roma - “La sentenza della Corte di giustizia rappresenta il risultato finale di un modo di affrontare la materia del diritto dell’immigrazione contra legem, forzatamente superficiale e dettato da motivazioni emotive del governo. Il reato di clandestinità aveva già incassato i pareri negativi dell’Europa, della Consulta e di gran parte d’Italia. C’è molta soddisfazione per la sentenza deliberata dalla magistratura europea”.
Commenta così Antonino Lo Verde, viceresponsabile per l’Immigrazione dell’Italia dei Diritti, il responso negativo della Corte europea sulla legittimità dell’introduzione del reato di clandestinità, punibile con la reclusione, nell’apparato normativo penale. Non sarebbe compatibile con la realizzazione dell'obiettivo comunitario di “instaurare una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali”.
“Quanto stabilito è l’ultimo atto che chiude una vicenda che si protraeva da più di due anni, ma che non aveva alcuna ragione di esistere – osserva l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. La criminalizzazione dell’immigrato fu ‘alleggerita’ attraverso la sanatoria 2009 solo per colf e badanti. Ora il giudice nazionale dovrà disapplicare ogni disposizione contraria alla direttiva, in particolare la pena della reclusione. Si può dire – conclude Lo Verde – che giustizia vera è stata fatta. E’ bene che
La responsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti: “La Regione si deve attivare immediatamente affinché i budget non aumentino a dismisura e perché queste strutture possano aprire le porte al pubblico quanto prima”
Roma - La Nuova Bagnoli è in dirittura d’arrivo, eppure non si riesce ad ultimarla. Tre mega opere completate e ferme, poiché la Regione campana non versa i soldi necessari al collaudo. Le imprese hanno chiuso i cantieri e, in attesa dei pagamenti, licenziano i propri dipendenti o chiedono la cassa integrazione, mentre le banche si dicono non più disposte a fare credito. Questa è la situazione in cui versa l’ex Italsider e il progetto della Bagnoli Futura. Antonella Silipigni, responsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti, analizza la faccenda bagnolese, lasciando intendere che la questione, più che territoriale, è di carattere nazionale: “Quando ci sono in ballo opere così grandi si presuppone che, alla base, vi sia una strategia ben delineata che punti a valorizzare il territorio. Se, in questo caso, non vi è stata tale pianificazione, è chiaro che il problema esiste ed è enorme. Purtroppo le alternative sono due: in Italia o non siamo bravi pianificatori o siamo degli ottimi spendaccioni, se si considera che riusciamo, quasi sempre, a sperperare fondi, a non rispettare le date dei lavori e a perdere l’efficacia di quanto è stato già realizzato”.
L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro continua la sua riflessione, concentrandosi sulla classe dirigente dell’apparato amministrativo campano: “In un territorio come quello attualmente governato da Caldoro, con delle evidenti difficoltà di governance che vanno avanti da anni, la Regione deve intervenire immediatamente per permettere un nuovo inizio generale e, nel caso di Bagnoli, si deve attivare affinché i budget non aumentino a dismisura e perché queste strutture possano aprire le porte al pubblico quanto prima”.
In conclusione, la Silipigni torna sul suo iniziale discorso che coinvolge l’intero sistema Italia: “È inutile realizzare ‘cattedrali nel deserto’ di questo tipo. Non possiamo dirci fieri di strutture così imponenti, ma che non funzionano. Aspettiamo con ansia un’azione risolutiva da parte della Regione, affinché venga rimessa in moto la macchina della Nuova Bagnoli che porterà lavoro e la conseguente ripresa del tessuto territoriale. A seguito delle decisioni di Caldoro, verificheremo se esiste questa capacità di governance o se ci troviamo di fronte all’ennesimo sperperamento di soldi pubblici”.
La responsabile per la Toscana dell’Italia dei Diritti: “La situazione mi lascia molto perplessa e non vedo la necessità di questa durezza”
Roma – E’ scattato all’alba il blitz della Digos, coordinato dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione (Ucigos), a Firenze contro gli appartenenti all’area anarchica che fa riferimento agli ambienti studenteschi e alla compagine chiamata “Spazio Liberato 400 Colpi”. Il Gip Rocchi ha emesso ventidue misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta che vede indagate circa ottanta persone. Si tratta soprattutto di studenti, incensurati e appartenenti al gruppo anarchico. I destinatari delle misure cautelari sono accusati, tra i vari reati, di associazione a delinquere, occupazione abusiva di edifici pubblici, resistenza, violenza ed oltraggio a pubblico ufficiale.
Emanuela Ferrari, responsabile per la regione Toscana dell’Italia dei Diritti, ha così commentato l’accaduto: “La situazione mi lascia molto perplessa poiché tra gli indagati e arrestati ci sono giovani incensurati e tra l’altro non mi è sembrato un gruppo così tanto organizzato e così pericoloso. Gli atti di vandalismo ovviamente li condanno e la protesta, seppur ferma, deve essere sempre e solo non violenta, ma non vorrei che in questa azione i giovani siano stati presi un po’ come punizione esemplare per affievolire e contenere il crescente disagio sociale giovanile, nato anche intorno alla Riforma Gelmini, che ha coinvolto tantissimi studenti di tutta Italia. Non vedo la necessità di questa durezza e le accuse sono molto pesanti nei loro confronti. Il Ministro dell’Interno vuole usare mano ferma in questo momento sociale difficile, temendo un nuovo ‘68 – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – ma questa società iniqua penalizza fortemente i giovani che sono i primi a pagarne il prezzo ma non solo, e ripeto, seppur in forma non violenta, la libertà di espressione è sancita dalla nostra Costituzione.
L’appartenenza alla sigla anarchica la vedo più per stigmatizzare agli occhi dell’opinione pubblica il fatto che ad essere contestatori di questo governo sono solo un manipolo di estrema sinistra, relegando e sminuendo, quindi, una legittima protesta ai soliti facinorosi”.
Il responsabile per la provincia di Pavia dell’Italia dei Diritti: “Si è voluto creare solo un business artificiale intorno ai ticket a favore delle aziende”
Milano – A Pavia i commercianti hanno deciso di non accettare più i buoni pasto per i pagamenti, in quanto esasperati dai lunghissimi tempi d’attesa per incassarli e dalle commissioni sempre più alte. Infatti, per poter ammortizzare i costi è necessario accumulare almeno 1500 euro in buoni e poi l’attesa di almeno tre mesi per poterli incassare.
In questo modo ristoratori e baristi rischiano la crisi delle loro attività a causa della lentezza burocratica e di un sistema che tutela solo chi emette i ticket.
Andrea Guazzi, responsabile per la provincia di Pavia dell’Italia dei Diritti, ha così commentato la situazione: “Secondo la mia opinione si è voluto creare un business artificiale intorno ai ticket.
I datori di lavoro avrebbero potuto pagare i pasti all’interno dell’orario lavorativo ai propri dipendenti, ma si son inventati il sistema dei ticket per evitare che i lavoratori incassassero quei soldi senza poi effettivamente spenderli. Con i buoni pasto di fatto, sono costretti ad utilizzarli e l’unico risultato è questo business artificiale di produzione giuridica.
In alternativa, il comune di Pavia – prosegue l’esponente del movimento dell’Italia dei Diritti presieduto da Antonello De Pierro – potrebbe creare dei ticket senza commissioni o trattenute e con formule convenienti in accordo con i gestori. In questo modo si bypasserebbero le aziende che s’ingrassano con i ticket non incassati e con commissioni strozzinanti.
I commercianti hanno ragione a non voler più accettare i buoni pasto perché i tempi di rimborso sono lunghi e i pagamenti tardivi, in più pagano alte commissioni. Nemmeno ai lavoratori conviene più, solo alle aziende.
Si potrebbe pensare - conclude Guazzi - a strumenti sostitutivi come, per esempio, a tessere aziendali elettroniche dove accreditare i ticket, basta solo avere la volontà di farlo”.
Il responsabile per l’Informazione dell’Italia dei Diritti: “Nel mondo l’arte ha da sempre rappresentato la libertà d’espressione, quanto accaduto è molto grave”
Roma - Numerosi artisti protagonisti del concerto romano del 1° maggio, prima di salire sul palco, sono stati invitati a firmare una liberatoria con la quale ci si impegnava a non parlare “pubblicamente” dei referendum del 12 e 13 giugno. L’obiettivo è chiaramente quello di non raggiungere il quorum, quindi di informare il meno possibile su delle scelte fondamentali per il nostro paese: acqua e nucleare.
“Il fatto che i musicisti presenti all’evento abbiano dovuto prescrivere una liberatoria simile è qualcosa di vergognoso – osserva Brunetto Fantauzzi, responsabile per l’Informazione dell’Italia dei Diritti -. Grida vergogna perché non sono state rispettate le opinioni di coloro che sono sliti sul palco, e quindi di liberi cittadini. Un parere può essere più o meno condiviso, ma deve insindacabilmente poter essere espresso”.
Alcuni degli artisti, che avrebbero firmato con la convinzione che fosse la solita liberatoria di routine, hanno deciso di esprimersi in un video pubblicato in rete, nel quale s’apprende profondo dissenso verso il nucleare e la privatizzazione dell’acqua. Gli artisti invitano, infine, i cittadini a recarsi alle urne.
“Nel mondo l’arte ha da sempre rappresentato la libertà d’espressione, molti musicisti attraverso i loro testi sono riusciti ad esprimere ciò che la censura soffocava. Quanto accaduto il primo maggio è molto grave – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, considerando anche il fatto che siamo di fronte a catastrofi epocali e la possibilità di confrontarsi pubblicamente su questioni che cambieranno il futuro del nostro Paese non dovrebbe neanche lontanamente essere negata”.
Alessandro Calgani responsabile romano del movimento: “Urge un intervento immediato. L'errore più grande sarebbe che i cittadini si abituassero all'incuria e ai cassonetti stracolmi del dopo festa”
Roma, – Sono giunte numerose segnalazioni all’Italia dei Diritti da parte dei cittadini del IX municipio che, dal primo maggio, aspettano che venga effettuata la raccolta della nettezza urbana, ma questo di fatto non succede. Qualche operatore ecologico provvede allo sgombero dei rifiuti ammassati fuori dai cassonetti, ma quelli all’interno marciscono da giorni. Scarseggiano inoltre i mezzi AMA, qualcuno ha sollevato l’ipotesi di uno sciopero del personale.
“La situazione rifiuti su Roma – analizza Alessandro Calgani, responsabile romano dell’Italia dei Diritti –, in questi giorni è davvero critica in vastissime zone e credo che siano già tardivi i provvedimenti che potranno essere intrapresi dall'amministrazione. Esiste peraltro un sentore di sciopero mascherato interno ai dipendenti dell'AMA stessa. Urge un intervento immediato, ho personalmente notato situazioni davvero critiche in zone quali Centocelle, Collatino e Colle degli Abeti. L'errore più grande sarebbe che i cittadini si abituassero all'incuria e ai cassonetti stracolmi del dopo festa”.
Un camionista AMA, ha spiegato che è in corso una protesta politica e ha pure sottolineato che, se la situazione non cambia, l’immondizia aumenterà sempre di più. I soldi versati per la TARSU dovrebbero essere utilizzati per migliorare la qualità del servizio, ma ad oggi questo non avviene.
“A Napoli tutto è iniziato così – , conclude l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – sarei curioso di rivedere in questi giorni, in giro per le strade romane, i manifesti con Manuela Arcuri sorridente a dire che Roma è una città pulita. Massimo rispetto per la Arcuri, minimo per chi la politica la sfrutta solo mediaticamente”.
Il responsabile per la provincia di Salerno dell’Italia dei Diritti: “Credo sia doveroso chiudere il reparto, in quanto è risultato essere un lager”
Napoli – Rimane ancora chiuso il reparto di Psichiatria dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania in provincia di Salerno. Restano sospesi, inoltre, i dodici infermieri e i sei medici imputati per sequestro di persona, morte derivante dal sequestro di persona e falso ideologico. Come dimostrato da un video shock, preso dalle telecamere di sicurezza, essi avrebbero causato la morte di Franco Mastrogiovanni il 4 agosto 2009. Ricoverato nel reparto di Psichiatria l’insegnante di Pollica è stato trattenuto in condizioni disumane, fino a causarne la morte.
Aniello D’Angelo, responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti, ha così commentato l’accaduto: “Sono molto arrabbiato per quanto successo e credo sia più che doveroso chiudere il reparto che, come ampiamente dimostrato dal video, è risultato essere un lager.
Non sono d’accordo, invece, per la sospensione dei medici ed infermieri implicati. Essendo un reato documentato, infatti, ne avrei chiesto l’arresto immediato e la sospensione a vita da qualsiasi struttura ospedaliera e paziente, in quanto responsabili della morte del signor Mastrogiovanni”.
“La struttura sanitaria in Campania e a Salerno – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – è stata messa su da una gestione politica clientelare, è per questo che ci sono personaggi come i signori sopra citati”.