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Italia dei Diritti

Movimento politico nazionale
per la difesa dei diritti dei cittadini.

Chi Siamo Aderisci

Per studenti prof fannulloni a università di Bari, la Lusi commenta

La viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti:

“Affidare agli universitari il controllo sui ritardi e le assenze degli

insegnanti, è una proposta che può fungere da stimolo”

 

Bari  – Ha fatto scalpore la proposta di alcuni studenti della facoltà di Medicina dell’ateneo barese che, lamentando continui ritardi ed assenze da parte dei loro professori,  hanno chiesto al Rettore l’attivazione dei totem e dei badge per gli insegnanti, in modo di poterne controllare le presenze. Si esprime sulla vicenda Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti: “I problemi delle Università italiane sono molteplici: l’assenza di fondi per la ricerca, un sistema ‘baronale’ e ‘parentale’ di reclutamento dei docenti e dei ricercatori e la carenza di spazi sono stati, per anni, i punti cardine delle proteste studentesche”.

“La riforma dell’Università proposta dal Ministro Gelmini e dal suo Governo – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – non risolve i nodi essenziali sopra evidenziati, e gli indiscriminati tagli alla scuola pubblica complicano ancor più la situazione”.

Secondo la Lusi, la soluzione proposta di affidare agli studenti il controllo sui ritardi e le assenze dei professori,  pur non riuscendo a ‘svecchiare’ il sistema universitario italiano può, ad ogni modo, fungere da stimolo: “Gli insegnanti potrebbero essere indotti a riappropriarsi del ruolo a loro riservato, mentre gli studenti sarebbero chiamati a responsabilizzarsi ancor più nella gestione del percorso universitario”.

 

Condannato a Pordenone per insulto razzista ad africano, l’opinione di Smiroldo

Il responsabile per il Friuli Venezia Giulia dell’Italia dei Diritti: “Bene la Cassazione. Al di là delle motivazioni che spinsero il cittadino straniero a ritirare la denuncia, rimaneva il fatto compiuto”

 

Roma -  Il 28 settembre 2007 un cittadino pordenonese insultò un immigrato africano dicendogli di ‘tornare a mangiare banane in Africa’ e definendolo non un uomo ma una‘scimmia’. Il cittadino straniero querelò l’uomo, ma dopo qualche giorno ritirò l’accusa. Recentemente il procuratore generale della Corte d’appello di Trieste a fatto ricorso in Cassazione contro il proscioglimento.

 

“Credo che la decisione di riaprire il caso sia stata legittima e spiegata dal fatto che un insulto razziale del genere debba assolutamente essere condannato – osserva Luigino Smiroldo, responsabile per il Friuli Venezia Giulia dell’Italia dei Diritti -. Al di là delle motivazioni che spinsero il ragazzo immigrato a ritirare la denuncia, rimaneva il fatto compiuto.

Soprattutto nel nord-est italiano c’è un atteggiamento, incitato dalla Lega, di avversione allo straniero. Occorre precisare però, che per ‘straniero’ viene inteso solo chi emigra da paesi poveri.

La base di Aviano implica la presenza di molti americani a Pordenone, ma nessuno mai si sognerebbe di dirgli “extra-comunitario”. I migranti ricchi non danno fastidio”.

 

Il ricorso presentato in Cassazione, in ragione di una presunta aggravante dell’insulto razziale, è stato giudicato fondato e martedì 26 aprile è stata espressa la sentenza di condanna.

 

“La parola ‘extra-comunitario’ – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, dovrebbe essere bandita dal vocabolario giornalistico; in questo paese è un termine usato molto spesso impropriamente: colui che sporca, procura fastidio, scomodo, da evitare ed isolare, che possiede un credo differente dal nostro, pericoloso ed in casi come questo, si arriva addirittura ad insulti molto pesanti, inaccettabili”.

Smiroldo spiega inoltre che la Lega Nord esercita un pressing costante sui cittadini, attraverso strumenti di propaganda razzista. L’ultima trovata è una petizione promossa dal Carroccio per impedire la realizzazione di una moschea, in un luogo simile ad un garage, che il comune di Pordenone aveva concesso ai fedeli per dare loro la possibilità di raccogliersi in preghiera.

 

Nube tossica nel Milanese, lo sdegno di Vedova

Il vice responsabile per la provincia meneghina dell’Italia dei Diritti:

“Le industrie chimiche e farmaceutiche continuano a devastare le aree rurali, non curandosi del pericolo per la salute e per l’ambiente. Servono controlli mirati”

 

 

Milano - Esprime tutto il suo sdegno Alberto Maria Vedova, vice responsabile per la provincia di Milano dell’Italia dei Diritti, alla notizia che l’hinterland del capoluogo lombardo è stato invaso da una nube tossica. L’allarme è scattato a Settala, una zona in cui si annoverano varie aziende che operano nel campo chimico.  Si ipotizza che le emissioni potrebbero essere state provocate dal diserbante irrorato nei campi alle periferia del paese.  Coinvolte una ventina di persone, sei delle quali finite in ospedale.

“Oltre all’altissimo tasso di inquinamento con il quale i cittadini devono fare i conti ogni giorno – sottolinea Vedova, ribadendo che Milano è una delle città più inquinate d’Italia – ci troviamo di nuovo di fronte all’ennesimo grave episodio pericoloso non solo per l’ambiente, ma anche per la salute”.

Il  portavoce lombardo dell’Italia dei Diritti denuncia una situazione ai limiti della sopportazione: “Le industrie chimiche e farmaceutiche continuano a devastare le aree rurali,  fregandosene delle conseguenze delle proprie azioni: l’inquinamento immediato e i problemi successivi”. Vedova non concede alibi: “E’ un grande pericolo per la salute e per l’ambiente. Non solo i derivanti dagli scarti delle industrie, ma ora anche chi opera con diserbanti per il settore agricolo. Si pensa solo a fare cassa, alle aziende interessa solo il profitto, ma quale futuro può esserci in un simile contesto? E’ assurdo pensare come nessuno prenda in considerazione i rischi”.

Dal referente del movimento fondato da Antonello De Pierro arriva un attacco a chi di dovere: “L’amministrazione deve fare in modo che ci siano più controlli, mirati e non sporadici. Una situazione del genere non è più tollerabile”.

 

A Treviso ennesimo attacco Lega a gay, la replica di Zagbla

 

Il responsabile per il Veneto dell’Italia dei Diritti: “Ogni coppia deve godere degli stessi diritti, a prescindere se sia eterosessuale o meno. Le parole del sindaco sono fuorvianti”

 

 

Roma – Sul manifesto pubblicitario dell’Ikea che ritrae due uomini mano nella mano vicino lo slogan ‘Siamo aperti a tutte le famiglie’, Gian Paolo Gobbo , sindaco legista di Treviso, ha espresso la sua posizione in riguardo alla questione dell’omosessualità. L’esponente del Carroccio ha dichiarato che multerebbe volentieri due uomini che si baciano in pubblico, poiché secondo lui è un comportamento indecoroso.

 

“Se le coppie cosiddette ‘normali’ possono baciarsi in piazza non vedo perché due uomini dovrebbero vergognarsi – commenta così le parole di Gobbo, Emmanuel Zagbla, responsabile per il Veneto dell’Italia dei Diritti -. Ogni persona deve beneficiare delle medesime  facoltà, a prescindere se sia eterosessuale o meno. Le parole del sindaco sono fuorvianti, ci sono dei diritti dei quali ogni essere umano deve poter godere”.

 

Secondo il primo cittadino trevisano ‘certe cose si fanno in situazioni private’ e proprio per questo nei giardinetti della città o nelle piazze, si sta arrivando all’esasperazione.

 

“A Treviso ci sono persone che fanno molto peggio di un bacio in piazza, che delinquono quotidianamente – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, quindi che il sindaco si preoccupi di ristabilire questo genere di decoro. Non si può condannare un omosessuale se da un bacio in pubblico al proprio compagno, è limitare l’esercizio delle libertà personali. Ovviamente sono atteggiamenti che, come per una coppia eterosessuale, devono manifestarsi decorosamente ma che nessuno può impedire o addirittura multare”.

 

 

 

Arrestati a Brescia assessori leghisti corrotti, la nota di Grazioli

Il vice responsabile  provinciale dell’Italia dei Diritti:

“Personaggi che si macchiano di simili reati devono essere

estromessi dalla politica, per sempre”

 

 

Milano –  Non tarda ad arrivare la presa di posizione dell’Italia dei Diritti in merito alla vicenda che ha visto trarre in arresto, per tangenti, due assessori leghisti di Castel Mella, nel Bresciano. Secondo gli inquirenti un imprenditore li avrebbe corrotti per costruire un centro commerciale su un terreno con vincolo  ambientale.

Sergio Grazioli, vice responsabile per la provincia di Brescia del movimento extraparlamentare, esprime tutto il suo disappunto sull’episodio. Amare le sue constatazioni: “Oggi come ieri, purtroppo, la classe politica è sottoposta al vincolo delle tangenti. I partiti devono prendere le distanze da  simili atti”.

Il vice responsabile provinciale bresciano dell’Italia dei Diritti è lapidario: “La corruzione è la tassa occulta che tutta la società paga, in particolare nella nostra zona. Ne fa le spese da una parte la collettività, dall’altra il territorio”.

Grazioli chiede il pugno duro ai partiti: “Laddove viene emessa una condanna, la politica deve far in modo che essa venga rispettata. Personaggi che si macchiano di simili reati devono essere estromessi dalla politica, e non per un numero stabilito di anni, bensì per sempre. Serve un messaggio forte”.

“Non a caso - continua -  il governo aveva prospettato la possibilità di un decreto anticorruzione che è fermo in Parlamento, a dimostrazione che ci troviamo di fronte ad una classe politica incapace di reagire e isolare le persone che utilizzano il loro ruolo per trarne un proprio tornaconto”.

Il referente del movimento presieduto da Antonello De Pierro esprime sdegno per la fase di stasi in cui versa la società italiana, e torna a puntare l’indice contro la legge elettorale oggi in vigore: “Il nostro sistema di voto è inconcepibile, la politica è fatta da persone che sono nominate, non elette, e questo pregiudica la qualità della classe dirigente”. L’auspicio dell’Italia dei Diritti è uno: “La legge elettorale deve essere cambiata al più presto, il rappresentante del popolo deve essere scelto dai cittadini, e non dai segretario di partito”.

Ad Isernia 31 milioni per Auditorium mai finito, Ragone indignato

Il responsabile per le Infrastrutture e i Lavori Pubblici dell’Italia dei Diritti :Il problema è che i costi di queste grandi opere costruite e lasciate incompiute, ricadono sui cittadini. Le persone sono stanche di pagare gli errori fatti da altri”

 

Roma – “Siamo di fronte alla solita prassi: viene fatto un preventivo di lavori, poi questi ritardano, si subappalta la costruzione di determinate opere e i costi lievitano in maniera esponenziale. Il  problema più grave è che le spese che crescono non le paga il governo, ma ricadono sulle spalle dei cittadini. Questi progetti campati all’aria, che vengono affidati agli ‘ amici degli amici’, vanno a finire sempre allo stesso modo: si parte con un preventivo che ha un costo sostenibile e si va poi a finire, tra ritardi dei lavori, rilevamenti fatti male E subappalti, ad una spesa di dieci volte tanto. Tutto questo per ingrassare le ruote dell’ingranaggio di qualcuno”.

 

 

Sono parole di rassegnata riprovazione, quelle di Luca Ragone, responsabile per le Infrastrutture e i Lavori Pubblici dell’Italia dei Diritti, profuse dinanzi alla scoperta dell’ennesima “grande opera” italiana mai portata a termine. Doveva essere un complesso monumentale l’Auditorium di Isernia, 35 mila metri quadrati coperti e tremila posti pronto per il 2011, un appalto locale risalente a 6 anni fa da cinque milioni di euro, finanziato per le celebrazioni dell'Unità d'Italia. Attualmente invece, non solo i costi previsti sono arrivati a 55 milioni ma la struttura è rimasta incompiuta. I lavori, avviati nel 2007 sono infatti fermi al primo lotto anche se dallo Stato, ora senza più soldi da investire nel progetto, sono stati versati ben 31 milioni di euro.

 

 

“Forse – dichiara Ragone - , alla luce delle proporzioni fra grandezza dell’Auditorium e numero di abitanti di una località come Isernia, può nascere il sospetto che la scelta sia ricaduta proprio sulla cittadina, giusto per accontentare qualcuno. Bisogna valutare attentamente se questo edificio sia ‘un’oasi nel deserto’ oppure se,  intorno ad esso, siano state costruite compagini adatte a recare persone nel circondario. Solitamente tali complessi – analizza l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - ,  per i quali  i costi triplicano e aumentano,  anche quando vengono eretti, non risultano dotati di un contesto adeguato di infrastrutture, necessarie a sostenerli e collegarli con il resto della città e della regione. Stavolta è accaduto a Isernia ma circostanze come questa, purtroppo, interessano tutta l’Italia”.

 

L’impennata subita dai costi progettuali è dovuta all’inserimento dell’Auditorium  molisano tra le costruzioni da edificare, con urgenza, per la ricorrenza patriottica. Il provvedimento lo ha reso “grande opera”, sotto le direttive della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Protezione Civile. Tra i curatori incaricati dal Governo però spuntano nomi scomodi, tra i quali quelli di alcuni responsabili travolti dallo scandalo del G8.

 

 

“Il fatto che l’auditorium non venga portato a termine – prosegue Ragone - conferma che, spesso, si attuano pianificazioni senza una corretta visione futura, sono progetti che vivono alla giornata. Con dei rilevamenti fatti a dovere questo non accadrebbe, ci si sarebbe resi conto che non sarebbe mai stato possibile riuscire ad erigere una struttura del genere. Il problema è che i costi di queste grandi opere, costruite e lasciate incompiute, ricadono sui cittadini. Le persone – chiosa - sono stanche di pagare gli errori fatti da altri”.

Arrestati a Brescia assessori leghisti corrotti, la nota di Grazioli

Il vice responsabile  provinciale dell’Italia dei Diritti:

“Personaggi che si macchiano di simili reati devono essere

estromessi dalla politica, per sempre”

 

 

Milano –  Non tarda ad arrivare la presa di posizione dell’Italia dei Diritti in merito alla vicenda che ha visto trarre in arresto, per tangenti, due assessori leghisti di Castel Mella, nel Bresciano. Secondo gli inquirenti un imprenditore li avrebbe corrotti per costruire un centro commerciale su un terreno con vincolo  ambientale.

Sergio Grazioli, vice responsabile per la provincia di Brescia del movimento extraparlamentare, esprime tutto il suo disappunto sull’episodio. Amare le sue constatazioni: “Oggi come ieri, purtroppo, la classe politica è sottoposta al vincolo delle tangenti. I partiti devono prendere le distanze da  simili atti”.

Il vice responsabile provinciale bresciano dell’Italia dei Diritti è lapidario: “La corruzione è la tassa occulta che tutta la società paga, in particolare nella nostra zona. Ne fa le spese da una parte la collettività, dall’altra il territorio”.

Grazioli chiede il pugno duro ai partiti: “Laddove viene emessa una condanna, la politica deve far in modo che essa venga rispettata. Personaggi che si macchiano di simili reati devono essere estromessi dalla politica, e non per un numero stabilito di anni, bensì per sempre. Serve un messaggio forte”.

“Non a caso - continua -  il governo aveva prospettato la possibilità di un decreto anticorruzione che è fermo in Parlamento, a dimostrazione che ci troviamo di fronte ad una classe politica incapace di reagire e isolare le persone che utilizzano il loro ruolo per trarne un proprio tornaconto”.

Il referente del movimento presieduto da Antonello De Pierro esprime sdegno per la fase di stasi in cui versa la società italiana, e torna a puntare l’indice contro la legge elettorale oggi in vigore: “Il nostro sistema di voto è inconcepibile, la politica è fatta da persone che sono nominate, non elette, e questo pregiudica la qualità della classe dirigente”. L’auspicio dell’Italia dei Diritti è uno: “La legge elettorale deve essere cambiata al più presto, il rappresentante del popolo deve essere scelto dai cittadini, e non dai segretario di partito”.

Donna incinta aggredita a Pomezia, la nota amara di Fantauzzi

Il responsabile per la provincia di Roma dell’Italia dei Diritti:

“Siamo giunti alla follia, alla deroga dei valori. Manca il rispetto persino

di fronte a una persona in procinto di dare alla luce un figlio”

 

Roma –  Due uomini di nazionalità ghanese hanno aggredito una giovane coppia, a Pomezia, all’interno di un autobus. Presa a calci la donna, che era incinta, in quanto si sarebbe rifiutata di cedere il suo posto a sedere.  La vicenda ha scatenato l’indignazione del mondo politico, in particolar modo dell’Italia dei Diritti che, attraverso Brunetto Fantauzzi, responsabile per la provincia di Roma, esprime tutto il suo sdegno: “I fatti accaduti a Pomezia dove due energumeni colpiscono una giovane coppia, di cui lei, per giunta, in evidente stato di gravidanza, sono gravi”.   Episodi che sono espressione, a detta dell’esponente del movimento extraparlamentare, “di una malavita dilagante che non ha più rispetto della vita umana. In passato, almeno – continua – si provava irriverenza nei confronti della donna, per di più se in stato interessante. Qui invece è stata calpestata non solo la dignità dell’universo femminile, ma anche di una persona in procinto di dare alla luce un figlio”.

Fantauzzi non si nasconde: “Stiamo alla follia, alla deroga dei valori. Se non si vogliono seguire le leggi morali, almeno si deve tener conto di quelle della giustizia”.

Dall’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro arriva un plauso all’operato delle forze dell’ordine: “Bene hanno fatto i carabinieri a fermare e ad arrestare questi due individui ai quali deve esser impartita una lezione significativa”.

Arrestati a Brescia assessori leghisti corrotti, la nota di Grazioli

Il vice responsabile  provinciale dell’Italia dei Diritti:

“Personaggi che si macchiano di simili reati devono essere

estromessi dalla politica, per sempre”

 

 

Milano –  Non tarda ad arrivare la presa di posizione dell’Italia dei Diritti in merito alla vicenda che ha visto trarre in arresto, per tangenti, due assessori leghisti di Castel Mella, nel Bresciano. Secondo gli inquirenti un imprenditore li avrebbe corrotti per costruire un centro commerciale su un terreno con vincolo  ambientale.

Sergio Grazioli, vice responsabile per la provincia di Brescia del movimento extraparlamentare, esprime tutto il suo disappunto sull’episodio. Amare le sue constatazioni: “Oggi come ieri, purtroppo, la classe politica è sottoposta al vincolo delle tangenti. I partiti devono prendere le distanze da  simili atti”.

Il vice responsabile provinciale bresciano dell’Italia dei Diritti è lapidario: “La corruzione è la tassa occulta che tutta la società paga, in particolare nella nostra zona. Ne fa le spese da una parte la collettività, dall’altra il territorio”.

Grazioli chiede il pugno duro ai partiti: “Laddove viene emessa una condanna, la politica deve far in modo che essa venga rispettata. Personaggi che si macchiano di simili reati devono essere estromessi dalla politica, e non per un numero stabilito di anni, bensì per sempre. Serve un messaggio forte”.

“Non a caso - continua -  il governo aveva prospettato la possibilità di un decreto anticorruzione che è fermo in Parlamento, a dimostrazione che ci troviamo di fronte ad una classe politica incapace di reagire e isolare le persone che utilizzano il loro ruolo per trarne un proprio tornaconto”.

Il referente del movimento presieduto da Antonello De Pierro esprime sdegno per la fase di stasi in cui versa la società italiana, e torna a puntare l’indice contro la legge elettorale oggi in vigore: “Il nostro sistema di voto è inconcepibile, la politica è fatta da persone che sono nominate, non elette, e questo pregiudica la qualità della classe dirigente”. L’auspicio dell’Italia dei Diritti è uno: “La legge elettorale deve essere cambiata al più presto, il rappresentante del popolo deve essere scelto dai cittadini, e non dai segretario di partito”.

Scoperti fabbricati abusivi su rive Tevere, la reazione di Calgani

 

Il responsabile per Roma dell’Italia dei Diritti :L'abusivismo è un fenomeno diventato di routine in questa città perennemente in attesa del prossimo condono o di una dilazione dei tempi di sgomberi e demolizione per scopi ‘umanitari’

 

Roma - Venticinquemila metri quadrati di terreno sulle sponde del fiume Tevere, sui quali erano state erette ventotto costruzioni abusive, una delle quali adibita al ricovero di trenta cani abbandonati. Questo, in numeri, lo scenario che si è presentato di fronte alla Polizia Municipale di Roma, che ha immediatamente proceduto al sequestro dei fabbricati e agli accertamenti necessari.

Sui fatti è incisivo il commento di Luca Calgani, responsabile capitolino dell’Italia dei Diritti : “Questa è la strada su cui è necessario porre un focus importante, per prevenire sul nascere il crearsi di tragedie di cui ci accorgiamo sempre dopo eventi luttuosi. L'abusivismo è un fenomeno diventato di routine in questa città, perennemente in attesa del prossimo condono o di una dilazione dei tempi di sgomberi e demolizione per scopi ‘umanitari’. Il fatto che comunque fossero già stati costruiti 28 lotti  - sottolinea Calgani - , deve far riflettere sui tempi di azione a fronte di palese illegalità. La realizzazione di strumenti di identificazione preventiva avrebbe sicuramente costi inferiori rispetto a quelli che si sosterranno per il ripristino dell'area”.

Alla base dell’illecito una vera e propria compravendita di piccoli terreni tra italiani e rumeni, per la quale sono state denunciate 23 persone. I lotti, venduti da un cittadino italiano, erano stati protetti dai compratori in attesa di renderli vere e proprie abitazioni abusive sulle rive del Tevere.

“L'ultima parola – asserisce Calgani - , la voglio spendere per gli animali che trovano spesso ricovero in strutture fatiscenti e abusive, nelle quali la loro tutela sicuramente non è garantita. Questo – tuona l’esponente del partito presieduto da Antonello De Pierro -  apre un’ altra pagina sulla gestione capitolina degli animali, che giudico pessima, a partire dal pronto soccorso per finire ai centri di accoglienza e ricovero, costantemente sovraffollati ed appesi alla buona volontà delle associazioni".

De Pierro, Italiani non credano allo stop del Governo sul nucleare

Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Il tutto è stato concepito artatamente per far sì che non si raggiunga il quorum al referendum di giugno prossimo”

 

 

Roma – Il Governo ha deciso di procedere all’abrogazione di tutte le norme previste per la realizzazione di impianti nucleari in Italia. Tale decisione sarebbe dovuta alla necessità di acquisire maggiori informazioni scientifiche sui profili relativi alla sicurezza nucleare.

Tutto ciò avrà l’effetto di far decadere il quesito referendario per l’abrogazione della legge con cui si apriva la strada all’utilizzo dell’energia nucleare nel nostro Paese.

Questa scelta sarebbe stata fatta da Palazzo Chigi per evitare che al referendum, sulla scia dell’allarme causato dalla catastrofe giapponese, si raggiunga il quorum necessario per la sua validità. La Sinistra è compatta nel pensare che la scomparsa del quesito dal referendum produca una smobilitazione in grado di mettere a repentaglio il suo effetto abrogativo salvando, così, la legge sul legittimo impedimento.

 

Antonello De Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti, ha così commentato la decisione governativa: “Siamo stufi di assistere ad una maggioranza che prende in giro quasi quotidianamente gli Italiani. Prendiamo chiaramente atto della decisione del Governo, ma purtroppo in questi anni i suoi componenti, in primis il Premier, non sono riusciti a conquistare la nostra fiducia. Non ci fidiamo assolutamente, quindi, di quanto sembrerebbe sia stato deciso.

A nostro avviso è solo un modo per stemperare l’onda emotiva seguita ai tragici e noti eventi nipponici. Il tutto è stato concepito artatamente per far sì che non si raggiunga il quorum al referendum del prossimo giugno”.

 

Continua l’esponente dell’IdD: “Non bisogna dimenticare gli interessi in gioco delle lobby dell’atomo nella svolta del nucleare. E, vista l’ingente cifra in questione, questo Governo non desisterà mai dal suo folle progetto, cosa che potrebbe mettere in discussione la stessa esistenza delle forze politiche che lo compongono. Non dimentichiamo che sono noti a tutti gli interessi che qualche esponente dell’Esecutivo ha nella costruzione delle centrali nucleari.

La questione importante da tener d’occhio – afferma De Pierro – è che a giugno, con il referendum, non si decide soltanto sul nucleare, ma anche sull’acqua pubblica e, soprattutto, sul legittimo impedimento. Gli interessi in gioco sono alti in tutti e tre i quesiti.

Tra l’altro, una mossa di questo tipo, di recedere dalle scriteriate intenzioni di introdurre l’Italia nel tunnel del nucleare, non fa altro che mettere in luce l’attuale maggioranza di Governo come un manipolo di dilettanti allo sbaraglio, in quanto la direzione imposta era stata prospettata come una panacea contro tutti i mali della Nazione. Salvo ora nutrire dei dubbi su queste certezze, si attendono ulteriori accertamenti tecnici, quindi, se non ci fosse stata Fukushima, una legge del genere sarebbe stata concepita con una sbandierata sicurezza che, in realtà, nascondeva grosse falle nella coscienza stessa di chi aveva millantato tali certezze. 

Perciò quello che diciamo agli Italiani è di non dar retta a rappresentanti di Governo che in più occasioni hanno smentito loro stessi e di recarsi, invece, compatti, alle urne a votare SI ai tre quesiti posti. Questo per ottenere finalmente un successo legislativo che porti la firma della coscienza popolare.

Noi come extraparlamentari – conclude il presidente del movimento – possiamo fare poco sugli scranni istituzionali, ma ci auguriamo che le forze politiche presenti in Parlamento, che sono in linea ideale con quanto noi propugnamo, non si facciano raggirare da proposte poco credibili. Da parte nostra siamo certi che apporteremo un grosso contributo al referendum stesso”.

 

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