Il responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti: “Ci deve essere rispetto delle istituzioni da parte di tutti gli attori sociali”
Roma - Sabato scorso nell’assemblea di Confindustria, i rappresentanti degli industriali hanno applaudito Herald Espenhahn, amministratore delegato di Thyssen Italia condannato in primo grado per omicidio volontario a seguito della morte di sette operai avvenuta per l’incendio scoppiato nell’azienda nel 2007.
“Un democrazia è tale quando vige equilibrio tra i poteri – commenta Giuseppe Criseo, responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti -, pertanto si deve portare rispetto alle istituzioni, questo vale per tutti gli attori sociali. Anche Confindustria dovrebbe essere più rispettosa nei confronti delle decisioni intraprese dalla legge”.
Secondo alcuni esponenti del mondo industriale si sarebbe trattato di un malinteso, d’altra parte i familiari delle vittime si dicono indignati dall’accaduto e l’Associazione Nazionale Magistrati ha definito quanto successo “molto pericoloso”.
“Le leggi tengono in piedi le stesse aziende che, prive di un apparato normativo e di monitoraggio, non avrebbero ragion d’essere. Un mondo imprenditoriale mancante di sindacati, norme, giuste regole, magistrati che tutelano i diritti di lavoratori ed impresari, non sarebbe assolutamente gestibile. Dunque – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, auspico che i ‘signori dell’azienda’ convivano serenamente con la legalità. Si pretende serietà e disciplina dai lavoratori ed è bene che essi facciano altrettanto”.
La viceresponsabile per l’Istruzione dell’Italia dei Diritti: “La novità introdotta dal ministro Gelmini, che anima in maniera particolare la protesta di quest’anno, è la valutazione dei docenti in base ai risultati delle prove”
Roma - La rivolta di docenti, genitori e ragazzi contro le prove invalsi, ovvero i quiz che l’Istituto Nazionale per
“I presidi non fanno altro che attenersi alla legge – commenta Ivetta Battaglia, viceresponsabile per l’Istruzione dell’Italia dei Diritti -, le prove invalsi non sono una novità e nonostante i limiti che possiedono, devono essere somministrate ai ragazzi. Sono dei test che permettono di confrontare il livello di apprendimento dei singoli studenti, tanto a livello nazionale, quanto internazionale”.
I punti contestati sono la mancanza di informazione alle famiglie sul contenuto e le finalità dei test, una violazione della privacy imputata ad un questionario allegato che raccoglie informazioni su nazionalità, livello di istruzione e occupazione dei genitori e risorse disponibili in famiglia.
“Inoltre, una novità introdotta dal ministro Gelmini, che anima in maniera particolare la protesta di quest’anno – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, è la valutazione dei docenti in base ai risultati delle prove statali, questo è inconcepibile. Ci sono problematiche ed aspetti particolari che variano per studenti e docenti addirittura da città in città. Alcuni insegnanti si trovano ad operare in contesti svantaggiati rispetto ad altri, è assurdo che di tutto questo non ne venga tenuto conto nel valutare un insegnante – conclude
La vice responsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti:
“La soluzione non è l’esercito, appare evidente che anche il cosiddetto ‘miracolo napoletano’ del 2008 altro non è stato che una farsa a favor di telecamera”
Napoli – Dopo l’invio dell’esercito in Campania per combattere l’emergenza rifiuti continuano le proteste e gli episodi di tensione. Davanti alla discarica di Giugliano gli autisti dell’azienda di rimozione della spazzatura, Asìa, in fila dalla mattina, hanno fischiato i soldati che sono riusciti a scaricare subito nel sito.
Sullo scottante tema si esprime Licia Palmentieri , vice responsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti: “Fa piacere constatare che anche i cittadini, oltre ai dipendenti dell’Asìa, abbiano acquisito la consapevolezza che l’invio dell’esercito rappresenti l’ennesimo atto propagandistico pre-elettorale, e che i militari non possano essere la soluzione perché non sono addestrati certo alla rimozione dei rifiuti”.
Secondo la referente del movimento presieduto da Antonello De Pierro non è la rimozione l’ostacolo da superare: “Con le discariche al collasso e con il termovalorizzatore a singhiozzo appare evidente, sempre più capillarmente, che anche il cosiddetto ‘miracolo napoletano’ del 2008 altro non è stato che una farsa a favor di telecamera”.
“Purtroppo però - continua – le responsabilità del disastro ambientale napoletano sono trasversali e ciò determina una sfiducia altissima da parte dei cittadini campani in tutte le istituzioni”.
“Non si può dar loro torto - afferma con rammarico la Palmentieri – . Abituati alla tradizione teatrale campana, questo via vai di soldati e di dichiarazioni ad effetto, appare come l’ennesimo atto di una commedia tragicomica che ormai non convince più nessuno”.
Lo sguardo della referente dell’Italia dei Diritti è lungimirante: “ Per la soluzione del problema, purtroppo, siamo ancora distanti dal traguardo. Non si vedono neppure in lontananza proposte risolutive e non si accenna minimamente al fatto che l’emergenza rifiuti in Campania stia diventando un problema nazionale perché rivela come in buona parte del centro-sud lo smaltimento dei rifiuti sia ormai prossimo al collasso”.
Servono soluzioni strutturali secondo la Palmentieri, secondo la quale è “ridicolo” definire emergenza un fenomeno che perdura da un decennio. “Queste soluzioni non devono però - conclude -, passare sulla salute dei cittadini attraverso la frettolosa attivazione di discariche non a norma ed inceneritori difettosi”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Non è concepibile che persone, le quali farebbero meglio a dedicarsi ad altro, imperversino sul piccolo schermo per dispensare pensieri in libertà per pochi minuti ed essere ricompensati con una cifra equivalente allo stipendio medio di un operaio”
Roma - Dopo la denuncia dello scorso 7 dicembre sugli stipendi faraonici dei conduttori Rai, il presidente dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, torna a parlare dell’azienda di viale Mazzini, continuando la battaglia del movimento contro le spese pazze della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo: “Ritengo che sia arrivato il momento di cominciare a prendere in esame il costo che la Rai sostiene per i numerosi ospiti delle diverse trasmissioni, dal momento che sono pagati coi soldi dei contribuenti e, purtroppo, molto spesso ciò viene dimenticato”.
De Pierro ritiene ingiustificati gli onerosi compensi che l’emittente pubblica continua a sborsare per gli ospiti che popolano i suoi programmi e riflette sull’inutilità e banalità delle tematiche che vengono trattate il più delle volte: “A nostro avviso bisognerebbe valutare più attentamente il valore artistico e professionale dell’ospite, ma ciò non sembra avvenire. Spesso, infatti, vediamo nei salotti Rai attricette e starlette, il più delle volte con un curriculum professionale pressoché inesistente, che si improvvisano opinioniste del superfluo, con interventi di basso profilo culturale che non pare abbiano quella funzione formativa che, invece, riteniamo debba avere una corretta informazione. La frivolezza degli argomenti trattati raggiunge, spesso, un tale livello di bassezza che pensiamo sia giunto il momento di dire basta a questo andazzo, al fine di elevare lo spessore qualitativo delle trasmissioni del servizio pubblico ed evitare che queste fungano da vetrina promozionale per quei personaggi che hanno bisogno di mantenere vivo il proprio ricordo nel pubblico, giacché hanno ferme da anni le proprie attività professionali e sono noti più per le loro performance immortalate dalle cronache rosa che per altro”.
“Alcuni scandali degli ultimi anni - continua la sua denuncia il leader dell’organizzazione extraparlamentare - ci fanno pensare che l’uso della televisione pubblica sia dettato esclusivamente dalle lottizzazioni partitiche, che sfruttano l’azienda per dare un sostentamento alle protette di alcuni politicanti e la costringono, in questo modo, ad abdicare al ruolo che le compete naturalmente. A questo scopo chiederemo, quanto prima, un incontro al presidente della Rai Paolo Garimberti, al neo-direttore generale Lorenza Lei e al presidente della Vigilanza Rai Sergio Zavoli, per confrontarci su tali questioni. Per seguire al meglio tale battaglia ho già provveduto ad attivare, inoltre, il nostro responsabile per l’Informazione Brunetto Fantauzzi”.
Concludendo, De Pierro attacca il sistema Rai, evidenziando con vigore che essa viene finanziata dai contribuenti: “Non è concepibile che persone, le quali farebbero meglio a dedicarsi ad altro, imperversino sul piccolo schermo, togliendo tra l’altro spazio ad artisti e professionisti di alto valore, per dispensare pensieri in libertà per pochi minuti ed essere ricompensati con una cifra equivalente allo stipendio medio di un operaio che, col suo lavoro e involontariamente, contribuisce ad alimentare questa situazione.
È una vergogna che deve finire immediatamente o, almeno, si abbia il coraggio di rendere pubblici i gettoni di presenza, in modo da dare al pubblico dei contribuenti la possibilità di rendersi conto delle voci di bilancio riferite ai compensi in questione”.
Roma - “Ci rivolgiamo alle poche forze sane della politica e soprattutto a quelle cellule vive del nostro tessuto sociale, allo scopo di unirci in un impegno comune e condiviso, tradotto in una lotta civile con l’obiettivo univoco e imprescindibile di sconfiggere Berlusconi e il berlusconismo”.
Inizia così l’accorato e disperato appello di Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, contro una gestione governativa fallimentare e deleteria per l’intera nazione, che ormai da lungo tempo allunga la sua ombra nociva e demolitrice sul nostro apparato istituzionale, con conseguenze devastanti su tutte le propaggini correlate.
“L’Italia è il nostro paese – continua De Pierro -, la terra in cui siamo cresciuti e che amiamo, e non riusciamo a sopportare il dolore profondo che proviamo nel vederla stritolata dalle spire del degrado morale, nella desolazione di un arido deserto di valori. Per noi è particolarmente dura in quanto a essere umiliati e calpestati sono quei valori nei quali crediamo con sincerità, lealtà e trasparenza, al contrario di tanti politicanti all’arrembaggio, che li confinano nel cono d’ombra di vuoti contenitori retorici e demagogici, al solo disgustoso e opportunistico scopo di riuscire ad agguantare e conservare uno scranno sul proscenio peloso della politica”.
Poi il numero uno del movimento si addentra in un’analisi della società italica, additando una corruzione dilagante, divenuta parte integrante dell’ordinaria attività istituzionale: “Vi preghiamo di unirvi a noi e di sposare con impegno e decisione questa causa, perché siamo ormai a un punto di non ritorno, con una nomenclatura politica quasi del tutto da rifare. Il problema non è Berlusconi persona, ma il berlusconismo, che è derivato da alcuni comportamenti che si sono insinuati in tutti gli strati della struttura sociale del paese, assurgendo ormai non più a episodi ma a sistema.
Abbiamo il dovere di difendere la nostra Italia contro le corruttele dilaganti nel corpo politico-istituzionale, contro l’illegalità ormai divenuta consuetudine comportamentale, contro i vari conflitti di interessi che inquinano l’intero sistema.”
Quindi si pronuncia sull’ipotesi di un eventuale coinvolgimento istituzionale pieno dell’Italia dei Diritti: “Qualcuno ci ha chiesto di rinunciare al nostro ruolo di movimento extraparlamentare e di fare politica attiva entrando nelle istituzioni. La nostra risposta è che con la nostra informazione scomoda siamo già nelle istituzioni, ma purtroppo siamo molto censurati e oscurati dalla maggior parte dei media, ben addomesticati e genuflessi ai piedi del potere al quale sono avvinghiati. Ebbene, alla luce di tutto ciò, per cercare di dare finalmente una svolta a un paese alla deriva, abbiamo deciso di accettare questa sfida, ma ci serve un aiuto concreto e un impegno pressante sul territorio da parte di quei cittadini che credono nei valori che caldeggiamo, per dare voce alle problematiche ignorate che invece hanno bisogno di essere sollevate. Chiarisco però fin d’ora che non presenteremo per nessun motivo liste autonome, ma la nostra vocazione e le nostre proposte rinnovatrici si tradurranno in candidature indipendenti nelle file di un partito che riterremo più vicino alle nostre pulsioni ideali, che naturalmente accetterà di rinunciare alle logiche spartitorie e clientelari riconoscendo la nostra autonomia. Sono già giunte alcune proposte in tal senso. Qualche deroga alla nostra contrarietà di presentare liste autonome potrà essere possibile soltanto in occasione di alcune consultazioni amministrative comunali, ma la cosa sarà valutata caso per caso, soprattutto in funzione di una concreta opportunità vantaggiosa per la coalizione che andremo a sostenere, naturalmente a beneficio dei cittadini, che è l’unica cosa che ci interessa realmente e da cui non possiamo prescindere per alcun motivo”.
Con sentito e palese coinvolgimento emotivo il leader del movimento extraparlamentare conclude: “Vi prego ancora, aiutateci a cambiare il nostro paese, il nostro futuro e quello dei nostri figli, contro le lobby affaristiche che si sono impadronite della politica a danno della maggioranza della popolazione. Siamo convinti del fatto che chi ha votato per questo centrodestra l’ha fatto, o per interessi personali, oppure perché ingannato da un’informazione fuorviante e menzognera, messa in atto da un esercito mediatico mistificante con finalità di affossamento degli stimoli culturali, che riconduce ad atteggiamenti ed espressioni comportamentali di borbonica memoria. Noi siamo e vogliamo restare lontani dalle logiche del potere. Forse saremo idealisti, ma la storia ci insegna che la forza delle idee può smuovere le montagne e può spostare i fiumi, e questi concetti sono attualissimi e attuabilissimi. Serve solo diffondere le idee giuste, col loro carico di valori sani e incontaminati, e per questo chiediamo il vostro aiuto. Contro la forza mistificatrice della propaganda berlusconiana basta solo che chi ha la coscienza ben viva e non anestetizzata, racconti la verità storica dei fatti a più persone possibili. E’ questa la chiave della vittoria. Noi non dobbiamo convincere nessuno delle nostre idee, dobbiamo solo raccontare la verità”.
Il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Le variazioni non autorizzate apportate al permesso di costruzione e il mancato intervento della Polizia Municipale al fine di bloccare i lavori, potrebbero già bastare per denunziare il primo cittadino, l’assessore preposto e il comandante dei vigili urbani alla Procura della Repubblica”
Roma - Nel comune di Marino, a pochi chilometri dal Parco Regionale dei Castelli Romani, si sta consumando l’ennesimo scempio ambientale ad opera di imprenditori e amministrazioni che agiscono in barba al Prg territoriale. Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, si sofferma questa volta sul residence-ecomostro che sorgerà nei pressi di via del Divino Amore, un’opera che ha subito nel tempo variazioni indiscriminate e illecite: “Il nostro movimento è sensibile alle istanze della cittadinanza che scopre azioni di sopruso e violazioni delle leggi della convivenza civile, dal momento che le istituzioni chiedono sempre al cittadino il rispetto dei propri doveri, ma nessuno, in cambio, tutela i loro diritti. A tal proposito, offriamo la nostra piena solidarietà al comitato dei cittadini di Marino che ha denunciato questo evidente abuso che continua a protrarsi, sotto gli occhi indifferenti dell’amministrazione comunale”.
L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro attacca senza misure l’inadeguatezza del primo cittadino del Comune marinese, Adriano Palozzi, e degli organi addetti al controllo del Prg: “Le variazioni non autorizzate apportate al permesso di costruzione in modo del tutto indisturbato e il mancato intervento della Polizia Municipale al fine di bloccare i lavori, potrebbero già bastare per denunziare il primo cittadino, l’assessore preposto e il comandante dei vigili urbani alla Procura della Repubblica per mancata vigilanza o per corresponsabilità nel reato. Infatti, o gli organi competenti non si sono accorti di nulla, o sapevano e hanno guardato altrove. Il fatto che il Comune si trovi in una zona pre-parco implica che esso è soggetto a vincoli maggiori rispetto ad un qualsiasi altro territorio. Mi chiedo come possano il sindaco e il comandante dei vigili urbani non aver visto o sentito alcunché, considerando che si parla di un’opera edilizia immane. È possibile che Palozzi si circondi di tanti e tali incompetenti? Qui non è un problema di colore politico, ma si pone la questione del rispetto delle leggi. Le violazioni della concessione edilizia iniziale sono lampanti”.
Celardo conclude la sua riflessione, mettendo in evidenza l’importanza di un intervento immediato in merito all’intera vicenda e si rivolge direttamente al sindaco Palozzi: “Ci sembra che il comitato dei cittadini di Marino abbia il diritto di essere ascoltato. Non siamo più disposti a sorbirci le solite scuse di comodo, da parte di un primo cittadino che ha basato la sua campagna elettorale sulla legalità e sul rispetto dell’ambiente. Palozzi sosteneva di voler rimediare agli errori fatti dalle giunte precedenti, eppure si fa gabbare dal gruppo di incompetenti che lo attornia. Dunque, a nome di tutti i cittadini marinesi, chiediamo al titolare di Palazzo Colonna dei chiarimenti in merito alle sue mansioni. Perché non si sta occupando dei problemi della cittadinanza? Il sindaco ha il dovere di intervenire con azioni di polizia, in quanto è primo responsabile dell’ordine pubblico.
Non vogliamo pensare che a Marino ci sia una Giunta inesistente e un comando di vigili urbani che preferisce giocare a tressette, anziché combattere le azioni criminali”.
La viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Inquadrerei il fatto in un atteggiamento preoccupante che sembra da un po’ nell’aria, ossia il non aver più coscienza di quella che può essere la gravità di un revival del ventennio”
Roma - Gianluca Caprasecca, candidato al consiglio comunale di Pomezia nella lista “Citta Nuove”, ha scelto di piazzare sul proprio manifesto elettorale un’immagine del Duce del fascismo. Sotto un Benito Mussolini chiaramente identificabile in divisa e berretto delle forze armate, appaiono due slogan facilmente riconducibili al ventennio come “Rispetto e Onore” o “Lui ha fondato Pomezia, a noi il compito di farla crescere”.
Sui fatti, che hanno destato scalpore e perplessità è intervenuta Anna Nieddu, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Tempo addietro l’esaltazione di un simbolo del ventennio veniva considerata reato, stimata “apologia del Fascismo”. Attualmente invece sembra espandersi un fenomeno preoccupante che interessa anche la città di Roma, dilagano i manifesti di piccoli partiti e di movimenti che sono di chiaro stampo fascista, non di destra, ma realmente fascisti nell’iconografia e nel linguaggio. Pur essendo Pomezia una città tradizionalmente di destra – analizza la Nieddu - , probabilmente anni fa ci si sarebbe andati più cauti. Io inquadrerei il fatto in un atteggiamento preoccupante che sembra da un po’ nell’aria, ossia il non aver più coscienza di quella che può essere la gravità di un revival del ventennio”.
Caprasecca al momento non sembra voler giustificare o difendere la propria sconsiderata scelta, mentre è stata tempestiva la reazione della presidente regionale Renata Polverini che ha annunciato accertamenti e l’immediato ritiro dei manifesti elettorali oggetto di sdegno. La governatrice laziale infatti, è stata chiamata in causa poiché oltre ad essere promotrice della Lista “Citta Nuove”, si è spesa personalmente per sostenere la capolista di Pomezia Maricetta Tiritto.
“Ritengo giusto – dichiara l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - che la Polverini ritiri un manifesto che non avrebbe dovuto avere ragion d’essere, soprattutto a livello politico. È totalmente inaccettabile. Però purtroppo è un segnale pericoloso, di una scarsa considerazione dei tanti effetti drammatici del fascismo, di tutto ciò che una certa epoca ha significato per noi. Non è storia lontana – conclude la Nieddu - , è grave che a distanza di così poco tempo si sia abbassata la guardia e si lascino usare normalmente questi simboli che appartengono ad un tragico passato”
Il responsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti:
“La procura di Napoli, resistendo alle minacce e alle intimidazioni di Berlusconi, continua a rappresentare il vero presidio della legalità in Campania”
Roma – Non tarda ad arrivare il commento di Francesco Barbato, responsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti, in merito al blitz anti-camorra che ha portato all’arresto di Feliciano Mallardo, boss dell’omonimo clan, e al sequestro di 900 immobili e 23 aziende, per un ammontare complessivo di oltre 600 milioni di euro. Le aziende del clan avevano acquisito il controllo di interi settori economici tra Roma e Napoli. In manette altre sei persone.
“Meno male che c’è la procura di Napoli – afferma Barbato – che resistendo, come tutti gli altri magistrati d’Italia, alle minacce e alle intimidazioni di Berlusconi, continua a rappresentare il vero presidio della legalità in Campania, determinando la liberazione dei territori controllati dalla criminalità organizzata”.
Dall’esponente del movimento fondato da Antonello De Pierro arriva un plauso al lavoro della Direzione distrettuale antimafia partenopea: “Faccio i miei complimenti al procuratore Lepore, ai coraggiosi magistrati della Dda di Napoli e alle forze dell’ordine che hanno lavorato in sinergia portando agli arresti del boss del clan Mallardo, di altre sei persone e al sequestro di beni della Camorra”.
“E’ inquietante però - continua Barbato – rilevare come la malavita organizzata continui a sopravvivere addirittura con la complicità di una certa politica e di un Pdl campano sempre più invischiato e compromesso con i clan camorristici”. Secondo l’esponente dell’Italia dei Diritti ciò che turba, in particolar modo, è il fatto che “sia ancora l’Onorevole Cosentino a determinare i candidati sindaci in Campania, cominciando da Lettieri a Napoli”.
Barbato conclude così la sua arringa: “Diventa salutare per la città di Napoli sostenere la candidatura di De Magistris: è lui che rappresenta, insieme all’Italia dei Valori, il vero cambiamento e la netta discontinuità, l’unico modo per dare la possibilità, soprattutto ai giovani, di continuare ad avere un futuro a Napoli”.
Il responsabile cittadino dell’Italia dei Diritti : “? necessario un programma ad hoc e non ricorrere alle sanzioni amministrative nei confronti dei cittadini, che finiscono per diventare soltanto strumentali”
Genova – “Questo è un capitolo imbarazzante per il comune di Genova, perché la percentuale di raccolta differenziata nel capoluogo e nella regione Liguria è una delle più basse di tutto il paese, sebbene esistano delle punte di eccellenza in alcuni piccoli centri. Genova in particolare, su questo aspetto, è veramente indietro perché a mancare è una politica ambientale. Non c’è una strategia e questi provvedimenti, che vanno a colpire i cittadini, non possono che essere considerati come qualcosa di meramente strumentale”.
Interviene con queste parole Edoardo Buganza, responsabile per Genova dell’Italia dei Diritti, sull’impennata di multe a carico dei cittadini genovesi sorpresi a non attuare la raccolta differenziata. Implacabili gli ispettori dell’Amiu, pronti, accanto ai cassonetti, a sanzionare quanti non rispettano le regole. In pochi giorni sono fioccati oltre 200 verbali, più del 20% del totale delle sanzioni emesse nel 2011.
“Genova ora – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - risulta candidata per il bando, indetto dall’Unione Europa, attraverso il quale verranno premiate le città che si distinguono per le buone pratiche riguardo alla tutela ambientale e alla raccolta differenziata. Forse, così facendo, spera di riuscire a dare una sterzata, potendosi poi proporre con numeri migliori. Certamente però non sono le sanzioni amministrative il metodo ottimale per ottenere un cambiamento rapido. I cittadini sovente – prosegue Buganza - , anche ben disposti a fare raccolta differenziata, non sono correttamente informati sulle modalità; in secondo luogo non ci sono gli strumenti adatti, ossia i cassonetti adeguati. Di questi, infatti, ve ne sono veramente pochi e, soprattutto in una città come Genova che ha il centro storico più grande d’Europa, sono difficili da posizionare e faticosamente raggiungibili da tutti i residenti delle zone centrali”.
Non differenziare costa davvero caro, il verbale per i genovesi scoperti a non separare il pattume è di 50 euro, mentre ammonta a 500.000 la cifra che il comune della Lanterna dovrà versare alla regione Liguria per aver diversificato soltanto il 29,5 % dei rifiuti. Troppo poco, rispetto alla percentuale del 45% prevista dalla legge.
“Per raggiungere un obiettivo positivo – asserisce Buganza - , delle buone percentuali, quello che manca è proprio una strategia ambientale perché, soprattutto su questo territorio, è necessario un programma ad hoc e non ricorrere alle sanzioni amministrative nei confronti dei cittadini, che finiscono per diventare soltanto strumentali. Posso prevedere che molte multe andranno a cadere dopo che qualche cittadino farà la sua brava contestazione e il giudice di pace o chi per lui l’accoglierà”.
La responsabile provinciale per Latina dell’Italia dei Diritti punta il dito
contro i veleni che contaminano il territorio:
“Due centrali nucleari, il Garigliano e una discarica a Foce Verde
stringono la nostra provincia in una morsa, speriamo non sia mortale”
Roma - “Il mesotelioma è un termine che potrebbe apparire pieno di poesia se non fosse collegato ad una delle malattie più infide contratte da coloro che per anni sono stati esposti all’amianto”. Comincia così il commento di Camelia Di Marcantonio, responsabile per la provincia di Latina dell’Italia dei Diritti, in risposta al primo studio sul territorio da parte del centro regionale amianto. Secondo una stima approssimativa tra Aprilia e Anzio sarebbero presenti seimila tonnellate e duecento chilometri quadrati della pericolosa sostanza.
“Nella nostra provincia – afferma la Di Marcantonio - per anni si è trascurato il fatto che alcune delle multinazionali presenti sul territorio, in realtà, hanno avvelenato lentamente i lavoratori che in quelle industrie operavano”.
“La normativa italiana è ancora carente rispetto alle malattie correlate all’esposizione dell’absesto, termine con cui si indica scientificamente l’amianto”. Secondo la referente locale del movimento presieduto da Antonello De Pierro la proposta di legge, depositata dal Partito di Rifondazione Comunista, per una mappatura completa e rimozione totale dell’amianto, giunge a proposito, per riempire un vuoto normativo italiano.
“La speranza – continua la Di Marcantonio – è che l’iniziativa della sinistra non sia il solito spot elettorale e che continui, ad urne chiuse, il prossimo 17 maggio”.
A sentire le testimonianze delle famiglie dei lavoratori, ex Goodyear e Fulgorcavi, si viene a conoscenza di una vita di traversie tra ambulatori ed ospedali, fino all’evento tragico. “Un evento tragico che – incalza l’esponente dell’Italia dei Diritti – lascia sola la famiglia anche di fronte ad una giustizia che non dà risposte in positivo ai congiunti dei deceduti d’amianto”. I diritti negati agli esposti all’amianto sono stati portati a Strasburgo, presso la sede della Corte di Giustizia Europea, lo sottolinea la Di Marcantonio che precisa: “Le censure mosse dalla Corte all’Italia sono rimaste fino ad oggi lettera morta”.
“Il problema dell’amianto si aggiunge ai già tanti veleni della nostra provincia, due centrali nucleari, il Garigliano e una discarica traboccante a Foce Verde – conclude la referente locale – stringono la nostra provincia in una morsa, speriamo non sia una morsa mortale”.
Il Responsabile cittadino dell’Italia dei Diritti:“E' importante che si continui a percorrere la strada della legalità e di una dura opposizione contro la mafia”.
Rimini, – "La notizia del sequestro di beni appartenenti a un affiliato al clan della famiglia Muto non può che confermarci un sospetto che si ha da molto tempo, ovvero che l'ndrangheta, come la camorra, ‘cosa nostra’ e le mafie internazionali, operano e sono presenti anche nella nostra amata riviera romagnola”.
Con queste parole Gianluca Daluiso, Responsabile per Rimini dell’Italia dei Diritti, esprime tutta la sua più che motivata preoccupazione per il dilagare della mafia in Italia, in riferimento agli ultimi fatti inerenti alcuni decreti di sequestro di terreni, fabbricati e attività commerciali, per un totale di due milioni di euro, ai danni di Agostino Briguori, esponente del clan Muto.
“La presenza mafiosa nel nostro territorio ormai è un dato di fatto - prosegue Daluiso -, e a mio parere, non si può più parlare di infiltrazioni, ma di veri e propri radicamenti sul nostro territorio. Per fortuna, proprio ieri, c'è stato un forte segnale dal potere politico con l'approvazione della nuova legge regionale contro la criminalità organizzata e la nascita dell'osservatorio regionale sul fenomeno mafioso. E' importante che si continui a percorrere la strada della legalità e di una dura opposizione contro la mafia”.
Chiamando in causa i doveri di noi cittadini italiani nei confronti della patria, l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro conclude sottolineando “la necessità che tutti facciano la propria parte: la politica, la magistratura e la società civile devono unirsi per debellare questo terribile cancro che affligge la nostra nazione. Ognuno di noi ha il dovere morale di rifiutare anche i benefici che si posso trarre dalla collaborazione con le organizzazioni mafiose, ad esempio i posti di lavoro e le raccomandazioni varie. Le mafie si infiltrano sempre di più nel nostro tessuto economico e tutti noi, nel nostro piccolo, dobbiamo fare il possibile affinché ciò non avvenga. Come diceva Don Pino Puglisi «E se ognuno di noi fa qualche cosa, allora si può fare molto»".