Il responsabile per l’Informazione dell’Italia dei Diritti: “Il diritto alla libertà d’espressione deve essere garantito a tutti i livelli, salvo casi in cui ci sono sentenze giudiziarie a confermare la divulgazione di falso”
Roma – Sospensione di due mesi deliberata dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia per Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale. Il provvedimento è spiegato dal fatto che Sallusti permise a Renato Farina, già radiato dall’Ordine nel 2007, di svolgere attività professionale sul quotidiano Libero.
“Prima Renato Farina, poi Vittorio Feltri, infine Alessandro Sallusti – osserva Brunetto Fantauzzi, responsabile per l’Informazione dell’Italia dei Diritti -. Sospesi, qualcuno radiato, per aver esercitato il diritto alla libertà d’espressione, tra l’altro sancito dalla nostra Costituzione. Questo diritto, da qualsiasi parte provenga, deve essere garantito a tutti i livelli, salvo casi in cui ci siano sentenze giudiziarie a confermare la divulgazione di falso”.
Nella nota dell’Ordine si apprende che la decisione è stata intrapresa a causa di una condotta, da parte del giornalista, che ha compromesso la dignità professionale.
“Premesso che il compito di tutti i giornalisti è quello di documentare fatti veritieri – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro-, è giusto che l’organismo di autodisciplina dei professionisti dell’informazione prenda i dovuti provvedimenti nel caso di violazione del suddetto dovere. Bisogna annoverare una duplice considerazione. Ai giornalisti va riconosciuto il sacrosanto diritto alla libertà d’espressione, che permetta loro di esercitare la professione senza alcun tipo di censura, anche in virtù del fatto che c’è una notevole carenza legislativa in merito. Ai cittadini, invece, va garantito il diritto alla libertà d’opinione, essenziale in un Paese democratico”.
La vice responsabile regionale dell’Italia dei Diritti:
“Attorno alla gestione del servizio idrico ruotano intrecci fra politica e imprenditoria privata, come testimoniano le vicende di Latina dal 2002 ad oggi”
Roma - La privatizzazione dell’acqua ha portato una stangata alle famiglie, soprattutto quelle laziali, che segnano un aumento oltre la media nazionale, fino al 200%. Lo rivela una denuncia di Cittadinanza attiva dalla quale si evince che, secondo gli ultimi dati pubblicati, nel Lazio si registrano incrementi in bolletta che superano la media nazionale: +11,9% contro il 6,7%. Commenta questi dati Anna Nieddu, vice responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Questi rincari mostrano la tendenza a degenerare, di una situazione già grave e, in quanto tale, avversata e combattuta da anni, a quanto pare però, inutilmente”.
“Il problema principale – continua la Nieddu – sta nei grandi interessi che ruotano attorno alla gestione del servizio idrico ed agli intrecci fra politica ed imprenditoria privata, come le vicende di Latina dal 2002 ad oggi illustrano efficacemente. Per non parlare dei complessi episodi societari in cui si spartiscono percentuali di gestione di un bene naturalmente pubblico”.
La referente regionale del movimento fondato da Antonello De Pierro sostiene che, a fronte dei rincari delle tariffe, “i gestori non hanno dato attuazione ai piani di investimento previsti per la creazione e la manutenzione delle infrastrutture idriche e fognarie e, se pochi sono stati, in questi anni, i lavori cantierati, ancora meno sono quelli ultimati ed efficienti”.
“Al danno si aggiunge la beffa – incalza la Nieddu - della presunta riduzione dell’impegno finanziario da parte degli enti pubblici, sdoganata come punto di forza della privatizzazione. Comuni e Regione hanno continuato a stanziare cifre enormi, pur a fronte dei limitati investimenti realizzati dalla società di gestione”.
L’esponente dell’organizzazione extraparlamentare torna a puntare il dito sull’importanza dell’imminente weekend elettorale: “Non resta che attendere l’esito del referendum, con l’augurio che sia positivo e consenta di scardinare le ulteriori difficoltà alla pubblicizzazione dell’acqua introdotte da Tremonti nel 2008”.
Il responsabile per
Roma – “Profondo rammarico e sdegno per la scelta del tribunale brasiliano di non procedere alla richiesta di estradizione per Cesare Battisti, un’istanza che il governo italiano ha chiesto varie volte. I fatti, a mio avviso, dimostrano la presenza di colpe trasversali che coinvolgono sia il Brasile, per la superficialità con cui ha trattato il caso, sia il nostro Governo, incapace di incidere, dando dimostrazione di estrema debolezza circa le scelte giudiziarie del caso Battisti”.
Commenta con queste parole Giuliano Girlando, responsabile per
“Ci aspettavamo sicuramente una sentenza diversa – prosegue Girlando –, una scelta differente, in quanto nell’inchiesta su Cesare Battisti è emerso il fatto che in Italia lui è accusato di ben quattro omicidi. Tale condanna – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – dimostra che, a parte la sua strumentale storia politica, di fatto abbiamo a che fare con un criminale che come tale va trattato, e poiché gli omicidi sono stati commessi in Italia doveva essere giudicato nei tribunali italiani”.
Il vice responsabile per la Pubblica Amministrazione dell’Italia dei Diritti:
“Le sue azioni lo hanno reso una caricatura della satira politica degli ultimi mesi, sembrerebbe che gli piaccia continuare ad essere una barzelletta”
Roma - “Ancora un premio per Scilipoti? Per lui forse sì, ma per l’Italia non di sicuro, e neanche per la Sicilia”. E’ questo il beffardo e ironico commento di Andrea Guazzi, vice responsabile per la Pubblica Amministrazione dell’Italia dei Diritti, alla notizia della nomina di Domenico Scilipoti a capo di un nuovo dipartimento dedicato alle criticità bancarie e alle attività consumistiche.
Guazzi prova a guardare la vicenda con occhio critico, analizzando l’attuale contesto anche attraverso un parallelismo con il passato: “Nella Prima Repubblica le cariche venivano diramate non tanto su competenze tecniche e territoriali, ma soprattutto dalla levatura politica, ed era la forte connotazione e carica politica che, sovente, ne legittimava il potere”. Niente di tutto questo ora secondo l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “Oggi ci troviamo davanti ad un soggetto che ha cambiato sponda da un giorno all’altro. Facciamo finta – incalza – che Scilipoti l’abbia fatto non per coprire i suoi debiti personali, ma per una motivazione più nobile, ammettiamo che abbia cambiato opinione. In questo caso – continua Guazzi – il suo capitale politico è pari a zero, visto che ha cambiato fronte ieri l’altro ma io mi chiedo, un medico specializzato in agopuntura quali competenze economiche può mai avere in materia di criticità bancarie e attività consumistiche?”
Guazzi è lapidario: “Le sue azioni lo hanno reso una caricatura della satira politica degli ultimi mesi, e si direbbe che il politico di Barcellona Pozzo di Gotto voglia continuare ad essere la barzelletta che è diventata. Contento lui, ma poveri noi”.
Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Credo che solo un folle o un “senza cervello”, per dirla con il Premier, o un direttamente interessato possano apporre una croce sul NO per i quesiti proposti”
Roma - Domenica 12 e lunedì 13 giugno gli italiani dovranno recarsi alle urne per votare i quattro quesiti del referendum contro il legittimo impedimento, il nucleare e la privatizzazione dell’acqua pubblica.
Antonello De Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti, ha così commentato l’evento: “Domenica prossima si gioca una partita molto importante per il futuro del nostro Paese e per testare la consistenza politica dell’attuale maggioranza che ha, letteralmente, messo in ginocchio l’intera Nazione, curando gli interessi di pochi e, soprattutto, del Premier a danno della maggior parte dei cittadini.
Per gli italiani è un dovere civico primario recarsi alle urne per votare SI ai quattro quesiti proposti e, soprattutto, per raggiungere il quorum necessario per rendere valido il risultato.
Il manipolo di politicanti aziendali che ci governa le ha provate tutte per far sì che le date fondamentali del 12 e 13 giugno passassero in sordina o che addirittura i quesiti venissero annullati, ma per fortuna credo che la coscienza degli elettori, anche in virtù dei risultati delle ultime elezioni amministrative, si stia riprendendo da un lungo torpore indotto da una propaganda mediatica senza precedenti.
Credo – continua il presidente dell’Italia dei Diritti – che solo un folle o un “senza cervello”, per dirla con il Premier, o un direttamente interessato possano apporre una croce sul NO per i quesiti proposti che, ricordiamo, dovranno ribaltare gli effetti di alcune leggi partorite dall’incoscienza di chi ha sacrificato sull’altare di vari interessi in gioco il bene del Paese.
Infatti, a parte il trito e ritrito concetto del Premier perseguitato dalla magistratura, a cui ormai non crede più nessuno, e che fa riferimento alla legge sul legittimo impedimento, con la favola di Berlusconi che per poter governare non può recarsi in tribunale, è veramente senza una logica, se non affaristica, inseguire il disegno nucleare senza invece investire sulle energie rinnovabili, come sarebbe certamente più giusto e più sicuro. Del resto rasenta i confini dell’assurdo anche il fatto che un bene comune e primario come l’acqua debba finire nella morsa speculativa di alcuni privati senza scrupoli.
Quindi – continua De Pierro – ribadiamo un SI per dire che la legge è uguale per tutti, anche per un Premier che da tempo si crede unto dal Signore e al di sopra di tutti gli altri. Un SI per dire che l’Italia ripudia il nucleare in quanto, alla luce soprattutto dei recenti avvenimenti consumatisi in terra nipponica, questo non è assolutamente sicuro e nessuna compagnia assicurativa si è mai sognata di stipulare una polizza per la copertura di eventuali danni di incidenti alle centrali.
Dulcis in fundo dire SI per ribadire che l’acqua è un bene di tutti e non può assolutamente essere gestito da privati”.
Il responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti:
“L’incapacità di quest’uomo di essere a capo della nostra nazione è ben nota anche oltre la Manica. Già otto anni fa il settimanale britannico aveva invitato gli italiani a liberarsi dal Cavaliere, speriamo che ora i tempi siano davvero maturi”
Roma - L’uomo che ha fregato un intero Paese: è questo il titolo della copertina dell’Economist che ritrae il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi. Il settimanale britannico torna ad occuparsi del Cavaliere in occasione della pubblicazione di uno speciale sull’Italia realizzato per la Celebrazione dei 150 anni. “L’incapacità di quest’uomo di essere a capo della nostra nazione è ben nota anche oltre la Manica, come testimoniano le pagine dell’Economist, purtroppo non ci sorprendiamo”: è il commento di Oscar Tortosa, responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti.
Dopo otto anni dal celebre titolo “Inadatto a governare l’Italia”, e a distanza di cinque dall’ancora polemico “E’ tempo di licenziarlo”, il magazine britannico torna a puntare il dito contro il Premier italiano, bocciandone la politica di governo. “Le bugie del Cavaliere ci hanno stancato, così come i compromessi di un governo che aveva promesso di tutto e di più e che, invece, non è stato in grado di tener fede a nessun impegno”, sentenzia Tortosa. “Lo conferma – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – la sua ultima trovata: l’Ue ha previsto un recupero di quaranta miliardi, Berlusconi ha risposto allungando i tempi di questo recupero, stanziando tre miliardi di euro in questo anno e posticipando il grosso della manovra, che dovrà realizzarsi tra il 2013 e il 2015. Un modo brillante per rinviare il problema alla nuova legislatura”: commenta Tortosa esterrefatto.
“Non c’era bisogno dell’ennesima copertina dell’Economist, ma mi sento di ringraziarli per aver puntato i riflettori sulla situazione italiana: i cittadini ormai si son resi conto dell’inadeguatezza politica di quest’uomo, affiancato da una serie di nominati che servono supinamente in tutto e per tutto portando ad un disordine economico”, dice l’esponente del movimento extraparlamentare, che conclude con una sentenza: “Già otto anni fa il settimanale britannico aveva invitato gli italiani a liberarsi del Cavaliere, speriamo che adesso i tempi siano finalmente maturi e ci sia spazio per la trasformazione”.
La responsabile per la Scuola e l’Istruzione dell’Italia dei Diritti: “La mia paura è che si stia tornando indietro. Se la crisi attanaglia le famiglie meno abbienti che non riescono a sostenere i propri figli all’università non c’è più mobilità sociale”
Roma – La Sesta indagine Eurostudent, realizzata dalla fondazione Rui, sotto la direzione di Giovanni Finocchietti, in collaborazione con il Miur ha esaminato le condizioni di vita e di studio degli universitari italiani per l’anno accademico 2008/2009. Dall’indagine è emerso che sei studenti su dieci non ricevono aiuti economici, mentre la metà “sopravvive” restando a casa e lavorando. Lo studente fuori sede è diventato pendolare e dedica maggior tempo allo studio, rispetto al passato, perché la laurea è ancora considerata come veicolo di mobilità sociale.
Annalisa Martino, responsabile per la Scuola e l’Istruzione dell’Italia dei Diritti, ha così commentato i risultati dello studio: “Purtroppo questa non è una novità già da qualche anno. E’solo l’inizio di diseguaglianze sociali che caratterizzano sempre più la nostra società, a meno che non si verifichi una controtendenza. Negli anni ’70 numerose università, sull’onda delle rivolte del ’68, permettevano anche a chi aveva un basso reddito di accedere al diritto allo studio e con sostegni anche da parte dello Stato, prime fra tutte l’università in Calabria.
Al di là delle iniziative degli anni ’70, e anche se il governo parla di strascichi deleteri delle proposte di quegli anni, se non ci fossero state ci ritroveremmo in un Paese fermo.
La mia paura – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – è che si stia tornando indietro. Se la crisi attanaglia le famiglie meno abbienti, che non riescono a pagare nemmeno il loro di affitto, e non riescono a sostenere i propri figli all’università non c’è più mobilità sociale. Possiamo aspettarci, quindi, una regressione anche rispetto agli altri Paesi europei. Proprio l’OCSE aveva dichiarato che la società italiana è la più ferma. Torniamo, in questo modo, ad una società fatta di caste e ciò avviene proprio nella scuola perché, togliendo i fondi al servizio pubblico, non si fa altro che accentuare le differenze invece di assottigliarle.
L’obiettivo del governo – continua la Martino – è chiaro: creare una società diseguale in cui solo a pochi, i figli dei figli, si dà la possibilità di occupare cariche e posti di un certo spessore e importanza. Spero vivamente in un cambiamento”.
Il responsabile per
Roma – La vittoria dei consensi relativi all’abrogazione del quesito sul legittimo impedimento, in caso di quorum raggiunto ai referendum del 12 e 13 giugno, potrebbe non essere determinante per annullare gli effetti della norma “salva premier”. I fedelissimi di Silvio Berlusconi, stando a voci non confermate, avrebbero già pronta una soluzione, ossia la rapida convalida al Senato della norma che prevede la prescrizione breve per gli incensurati. Tale contromisura sarebbe una maniera per addolcire la pillola al Cavaliere, che in questo modo vedrebbe annullato il processo Mills nel quale è imputato.
Sulle indiscrezioni è netta l’opinione di Oscar Tortosa, responsabile per
L’ipotesi dell’ennesima legge in grado di “graziare” Berlusconi, ha seriamente preoccupato il Quirinale e costituirebbe un terremoto per l’intera giustizia italiana: a saltare, infatti, non sarebbe soltanto il processo Mediatrade ma tanti altri, circa 15.000 procedimenti giudiziari in corso.
“L’unico problema di loro interesse – prosegue Tortosa – riguarda il timore che, senza il processo breve, finalmente si facciano i dibattimenti e chi è responsabile paghi. Non bisogna dimenticare che una legge ad personam come quella coinvolgerebbe non solo Berlusconi, ma numerosissimi altri casi che decadrebbero per la lungaggine dei termini. Credo che il presidente della Repubblica sia seriamente preoccupato di questa vicenda, dovremmo domandarci tutti se sia o meno possibile continuare a preoccuparsi soltanto di una persona e non dei milioni di cittadini che vivono dolorosamente per la sopravvivenza. Le conclusioni lasciamole al buon senso e al giudizio di chi legge quanto accade, siamo tutti preoccupati e mortificati. Ci auguriamo – conclude l’esponente dell’Italia dei Diritti – che finalmente possa avere luogo quella svolta cominciata a Napoli e Milano, in grado di dare a tanti giovani emergenti la possibilità di diventare la classe dirigente di questo Paese. ? un’occasione per mandare a casa l’attuale Governo e dare il via ad un processo di cambiamento”.
Il vice responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Il settore necessita di essere sviluppato e valorizzato”
Roma – La Coldiretti Sardegna ha chiesto lo stato di crisi al presidente della Regione anche per il settore agricolo. La recessione che starebbe vivendo l’isola, infatti, sarebbe tale da richiedere interventi straordinari, in particolare, un Nuovo Piano di Rinascita.
Giovanni Panunzio, vice responsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti, ha così commentato la vicenda: “In Sardegna c’è un livello di disoccupazione che è pari al 50%. L’agricoltura necessita di essere sviluppata e valorizzata e bisogna dare la possibilità anche ai giovani di lavorare la propria terra, altrimenti il tasso di disoccupazione non scenderà mai.
Se la Regione – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – vuole aiutare questo settore e i giovani, eliminando questi problemi, allora deve muoversi in questa direzione. Anche perché se gli elettori saranno insoddisfatti di questa amministrazione e di come ha gestito la situazione non sarà certamente votata di nuovo alle prossime elezioni”.
Il responsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti : “Non si sa come mai questo sia accaduto, il nostro movimento auspica che venga fatta automaticamente luce sulle responsabilità e che quanti hanno sbagliato paghino immediatamente”
Roma – Una collina di detriti. Si presenta così il paesaggio di Fienile, borgo che circonda la zona del Mugello, presso Firenze, un tempo pendio adibito a pascolo e alla coltivazione dell’olivo. Il paesino, è stato inserito in un progetto di “rimodellamento ambientale” che in pochi anni lo ha trasformato in un deposito di fanghi, rocce e scarti di asfalto. Colpevoli dello scempio, stando ai pm, sarebbero i responsabili di Autostrade e delle imprese Todini, Toto e Btp.
“Siamo di fronte all’ennesimo scandalo all’italiana – interviene Alberto Maria Vedova, responsabile per l’Ambiente dell’Italia dei Diritti - , purtroppo come al solito non si conferisce peso a quello che può accadere dopo questi interventi. Si distrugge e depaupera un paesaggio, l’ambiente che ne fa parte. Si tolgono ulteriori spazi agli agricoltori che già non vivono un momento facile, li si priva di questi territori. La cosa più preoccupante - prosegue - è che a farlo sia un’istituzione come Autostrade per l’Italia che ha ormai conquistato praticamente tutta la nazione, non sapendo però poi dove scaricare i propri rifiuti e tutte le sostanze nocive per l’ambiente e per la salute. Esistono alcuni paesi che ancora lottano per non costruire autostrade e continuano a viaggiare seppur lentamente, nel rispetto della natura”.
Il progetto paesaggistico di restauro e valorizzazione, stando alla Magistratura, sarebbe stato una ‘copertura’ per smaltire l’enorme quantità di smarino estratto in seguito alla realizzazione della terza corsia dell’Autostrada del Sole e di alcuni tunnel dell’alta velocità. I borghi inoltre non presentavano condizioni di degrado, requisito necessario per essere coinvolti nel rimodellamento territoriale.
“A permettere questo – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -sono stati anche coloro che amministrano tali territori, l’Italia dei Diritti da sempre si batte per il rispetto dell’ambiente e per una chiara gestione che punti a non far accadere mai più cose del genere. Dovrebbero esistere degli organismi dediti al controllo, in grado di garantire l’attuazione di un piano regolatore urbanistico corretto, di assicurare che venga rispettato e di controllare che non ci siano poi delle furbate come questa. Un ‘rimodellamento ambientale’ è una scusa assolutamente ridicola, che non dovrebbe neanche essere accettata dal piano regolatore. Non si sa come mai questo sia accaduto – chiosa Vedova -, l’Italia dei Diritti auspica che venga fatta automaticamente luce sulle responsabilità e che quanti hanno sbagliato paghino immediatamente”.
Il responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti: “Probabile accordo segreto tra il presidente del Consiglio e la Lega Nord per ripagarla della perdita di consensi elettorali”
Roma – La Lega Nord insiste per il trasferimento nel Settentrione di alcuni ministeri, tanto che ieri il ministro Roberto Calderoli ha depositato, presso l’ufficio centrale elettorale della Cassazione, la richiesta per una proposta di legge popolare per la territorializzazione dei ministeri e delle altre amministrazioni centrali. La raccolta delle 50mila firme necessarie partirà il 19 giugno da Pontida, durante il tradizionale raduno della Lega.
Oscar Tortosa, responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti, ha così commentato il fatto: “Assistiamo in questi giorni al tentativo della Lega di spostare molti ministeri al Nord. Probabilmente è stato stipulato un accordo segreto tra il presidente del Consiglio e il Carroccio, sotto pressione per i risultati delle elezioni, per soddisfarlo dopo che ha perso molti consensi elettorali. La Lega torna ad essere non più un partito di governo, anche se continua a sostenerlo per non farlo cadere, ma di protesta su tutto.
Vorremmo – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che la contestazione all’iniziativa non fosse solo da parte di Zingaretti, della Polverini, di Alemanno e del centro-sinistra ma anche popolare. Per la Lega il problema di fondo è quello di raggranellare voti e consensi proprio perché sono mal usciti dalle elezioni. Mi preoccupo che i depositari del Polo pensino a rimanere un altro anno e mezzo per assicurarsi la pensione parlamentare, svaporando il concetto di unità e legandolo solo ad interessi personali. Mi auguro che ciò non sia vero.
Il Paese ha bisogno di chiarezza, ma il Polo e il Governo dimostrano solo confusione e pur di garantirsi la sopravvivenza continuano il loro mandato. Il centro-destra si preoccupi delle condizioni in cui versa la popolazione, della necessità del lavoro e dei pensionati, piuttosto che solo dei propri stessi”.