Il neosegretario, già viceresponsabile regionale del movimento: “Il mio ruolo è di rappresentanza politica sul territorio, proponendo candidati di trasparente onestà che sappiano apportare un valido contributo alla gestione della cosa pubblica”
Roma – Il movimento Italia dei Diritti ha inaugurato una nuova fase per la diffusione capillare sul territorio. Si è tenuta un’assemblea programmatica degli esponenti del Lazio ed è stata sentenziata all’unanimità l’elezione di Carmine Celardo a segretario organizzativo per il Lazio. Il presidente Antonello De Pierro, che ha partecipato all’incontro, si è congratulato con il neosegretario, riponendo in lui la massima fiducia.
“L’Italia dei diritti – sottolinea il neoeletto segretario regionale - è un movimento che si pone come difensore dei diritti dei cittadini, italiani e non, che risiedono nel nostro Paese. Un’associazione di persone aperta a tutte le culture ed etnie, in virtù di un superiore ideale di uguaglianza e giustizia. Tengo a ringraziare tutti i rappresentanti che, con fiducia, mi hanno conferito quest’incarico. Il mio ruolo – continua Celardo – non è quello di fondare un partito politico schierato ideologicamente, ma di rappresentanza politica sul territorio, proponendo candidati di trasparente onestà, persone serie, attive nel sociale che sappiano apportare un valido contributo alla gestione della cosa pubblica.
“Ci proponiamo – continua Celardo - come movimento che, benché contestatore e all’occorrenza censore della amministrazione pubblica, propone soluzioni politiche e tecniche alla gestione statale. Vogliamo essere sempre più vicini ai cittadini, radicandoci sul territorio. Siamo disponibili a serie proposte da parte dei partiti politici, i quali dovranno affrontare serie difficoltà nel prossimo biennio. Aperti a progetti che non siano specchio di bassa politica o mirino a favorire amici di amici, ma che il cui scopo sia portare una ventata di freschezza nella vita politica nazionale. Non siamo un apparato di potere ma un movimento che mira a garantire i diritti per tutti, lavorando quotidianamente al fianco dei cittadini nella massima onestà. Garantisco il massimo impegno e dedizione – conclude l’esponente del movimento extraparlamentare presieduto da Antonello De Pierro - nello svolgimento di questo delicato compito affinché tutto si svolga nella massima trasparenza e correttezza”.
Il viceresponsabile per l’Immigrazione dell’Italia dei Diritti: “Con piacere accogliamo questi nuovi provvedimenti che non significano riduzione di controlli, bensì fare accertamenti in maniera ragionevole”
Roma – Il nuovo assessore milanese alla sicurezza, Marco Granelli, ridefinendo i compiti dei nuclei specialistici dei vigili, ha stabilito che gli operatori per la tutela del trasporto pubblico non potranno più controllare, su tram e autobus, i permessi di soggiorno agli stranieri.
“Finalmente un segnale positivo da parte di una Sinistra che è rimasta sempre un po’ a guardare – osserva Antonino Lo Verde, viceresponsabile per l’immigrazione dell’Italia dei Diritti –. Quanto stabilito rappresenta una svolta nei confronti di tutte quelle nefandezze che hanno contraddistinto l’amministrazione di centro-destra”.
La giunta Moratti aveva permesso il controllo di biglietti e documenti sui mezzi pubblici, servendosi per un periodo dei cosiddetti “bus della vergogna”, mezzi blindati per portare i presunti clandestini in questura.
“A Milano sono trascorsi anni segnati da una politica evidentemente avversa agli extra-comunitari – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, con la scusa della Sicurezza hanno dimostrato un atteggiamento sfavorevole verso la tutela dei diritti ed il rispetto di norme nazionali e comunitarie. Con piacere accogliamo questi nuovi provvedimenti che non significano riduzione di controlli, bensì fare accertamenti in maniera ragionevole. Non era necessario – conclude Lo Verde - terrorizzare cittadini, stranieri ed italiani, spettatori di fenomeni di retaggio e di ricerca forsennata allo straniero senza permesso di soggiorno”.
Il viceresponsabile per l’Istruzione dell’Italia dei Diritti: “ Sostenere costi molto elevati per istruirsi significa, nella pratica quotidiana, permettere di studiare ai figli delle famiglie economicamente più solide”
Roma - In Italia non ha vita facile chi decide di iscriversi ad un corso universitario, soprattutto se non si possiede un cospicuo portafogli. Secondo ricerche nazionali, gli studenti degli atenei del Nord pagano il 13% in più rispetto alla media nazionale ed il costo complessivo di un corso universitario varia dalla facoltà scelta, decisione influenzata dalle risorse economiche disponibili.
“Non avere soldi per finanziare le università perché dilapidati e/o rubati, e di conseguenza dover gravare sulle spalle dei cittadini per tirare avanti – osserva Cesare De Sessa, viceresponsabile per l’Istruzione dell’Italia dei Diritti -, equivale a ripristinare una logica non di merito, come i politici si affannano a dichiarare a gran voce. Piuttosto significa, nella pratica quotidiana, permettere di studiare ai figli delle famiglie economicamente più solide. In buona sostanza – continua De Sessa -, un ritorno al passato peggiore. Insomma, la differenza, ieri come oggi e purtroppo anche domani, nel nostro Paese (più che in altri) la fa il denaro. Né c’è da meravigliarsi, basta riflettere un attimo sugli scandali che, da destra come da sinistra, vedono quotidianamente i nostri politici alla ribalta, il movente è sempre uno: il denaro”.
L’Università pubblica italiana sembrerebbe diventare man mano un’esclusiva per ricchi, rispetto ad alcuni Paesi europei, come la Svezia, che offrono un’istruzione elevata a costo zero: “Il fatto che l’istruzione universitaria, meno qualificata di molte europee, costi parecchio di più è uno dei tanti sintomi dell’Italia, affetta da molti, troppi mali – spiega l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. Investire sulle nuove generazioni e su un’università economicamente più accessibile è proprio di un Paese che guarda al futuro, perché offre ai giovani delle chance. Se una classe dirigente non riesce dunque ad esprimere altri valori e interessi se non quello dei soldi – conclude De Sessa -, come immaginare che possa pensare ai giovani e al loro futuro in termini diversi da quello che rappresenta la sua sola preoccupazione, il suo unico assillo?”.
Il responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti: “Il nostro timore era che l’inchiesta, in principio seguita dalla procura di Trani, fosse archiviata”
Roma – La Procura di Roma indagherà sul presunto abuso di ufficio da parte di Silvio Berlusconi in merito alle pressioni esercitate nel 2009 per sospendere la trasmissione “Annozero” di Michele Santoro. Sono iscritti nel registro degli indagati, con la stessa accusa del premier, l’ex commissario Agcom Giancarlo Innocenzi e l’ex direttore generale della Rai Mauro Masi.
“Apprendiamo con soddisfazione la decisione del tribunale di Roma – dichiara Giuliano Girlando, responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti -. Il nostro timore era che l’inchiesta, in principio seguita dalla procura di Trani, fosse archiviata per la questione d’attribuzione delle procure. Auspichiamo pertanto che sia fatta luce sulla vicenda, chiarendo i comportamenti di tutte le parti coinvolte”.
Fulcro del caso “Berlusconi-Santoro”, sono le diciotto telefonate “informali” del Premier a Innocenzi e Masi nelle quali traspariva un netto disappunto verso la trasmissione di Raidue del mercoledì sera.
“Finalmente il fascicolo è nelle mani della magistratura – osserva l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. Aspettiamo il lavoro dei giudici, a cui va tutto il nostro sostegno e rispetto”.
Il viceresponsabile provinciale del movimento: “Come dichiarato dalla commissione ambiente e sanità, sono state prodotte migliaia di studi che dimostrano la nocività di queste industrie”
Roma – Nonostante il Comune di Parma abbia bloccato giorni fa i lavori che nel Polo Ambientale Integrato avrebbero dovuto tirar su un inceneritore presso Ugozzolo, i cittadini continuano la protesta affinché il termovalorizzatore non veda luce. E’ stato costituito il “Comitato No Inceneritore” per avanzare la richiesta di un referendum abrogativo contro la costruzione della struttura.
“Condivido pienamente l’azione dei cittadini che contestano la costruzione di una struttura altamente pericolosa – dichiara Paolo Leporati, viceresponsabile per la Provincia di Parma dell’Italia dei Diritti -. Come dichiarato dalla Commissione Ambiente e Sanità, sono state prodotte migliaia di studi che dimostrano la nocività di queste industrie”.
La sfida che si pone innanzi ai cittadini è di raccogliere cinquemila firme entro 90 giorni, nel caso che la richiesta avanzata al presidente del consiglio comunale abbia esito positivo.
“Credo che si riuscirà a raccogliere le firme necessarie – osserva l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. Il referendum promosso va a colpire direttamente il presidente della Provincia e la sua giunta, che ha fortemente voluto la costruzione del P.A.I.. Dopo lo scandalo ‘Green Money’ sono stati messi i sigilli anche al cantiere di Ugozzolo, affinché la Procura della Repubblica chiarisca gli interrogativi esistenti. Inoltre – conclude Leporati -, sono venuti in visita per la questione, luminari da Stati Uniti, Norvegia ed altri Paesi e molti medici hanno espresso un’ evidente disapprovazione alla costruzione della struttura. Il comitato e i cittadini contrari all’inceneritore hanno il nostro appoggio”.
Il responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti: “Ci auguriamo che partecipazione e rispetto imperino qualsiasi manifestazione e che l’Italia non debba più essere teatro di fenomeni degenerativi come quello di dieci anni fa”
Roma – Dopo dieci anni, lo spettro del G8 di Genova tormenta ancora il nostro Paese. La morte di Carlo Giuliani, le violenze dei black bloc, la ferocia degli agenti di polizia coinvolti nell’agguato alla scuola Diaz, i maltrattamenti nel carcere provvisorio di Bolzaneto.
Amnesty International punta il dito contro l’Italia, sottolineando la mancanza del reato di tortura nel nostro codice civile, che ha scaturito la prescrizione per alcuni processi e l’impunità per molti responsabili.
“Premesso che Amnesty è un’organizzazione che, per sua natura, vigila lodevolmente per il rispetto dei diritti umani – osserva Oscar Tortosa, responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti -, sulla questione del G8 di Genova mi sento di dire che le osservazioni sulla cattiva gestione giudiziaria dei fatti del 2001 siano un po’ esagerate. Intendo dire che la magistratura italiana ha compiuto un arduo lavoro al fine di scovare i responsabili di quanto è accaduto, incriminandoli quando necessario. Senza dubbio, d’altra parte, la prescrizione ha intaccato il corretto cammino giudiziario di alcuni procedimenti”.
Secondo l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, sono da condannare gli atti di violenza da entrambe le parti, tanto per le forze di polizia quanto per i gesti vandalici di gruppi che non vanno confusi con i manifestanti pacifici: “Ci auguriamo che partecipazione e rispetto imperino qualsiasi manifestazione - conclude Tortosa - e che l’Italia non debba più essere teatro di fenomeni degenerativi come quello di dieci anni fa”.
Il responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti: “Di fronte ad un paese in balia del disastro economico, spero che il governo si renda conto della sua incompetenza e si dimetta”
Roma – “In merito al fatto che il presidente del Consiglio abbia fatto dietrofront sulla norma salva Fininvest, ideata per sospendere l’esecutività dei risarcimenti che avrebbe evitato all’azienda Berlusconi di versare alla Cir di De Benedetti 750 milioni di euro, inserita nella manovra finanziaria, è palesemente riscontrabile un nuovo agguato alla Giustizia”.
Indignazione e disappunto traspaiono dalle parole di Oscar Tortosa, responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti, sul declino dell’ultima trovata ad personam del Cavaliere. La norma cosiddetta pro-Fininvest, è stata ritirata con una breve nota dello stesso Berlusconi, che, nonostante la marcia indietro, ha tenuto a ribadire la legittimità del provvedimento, in quanto giusto e doveroso.
“Che il premier sia stato costretto a ritirare la norma – osserva l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, testimonia non di certo la sua bontà e correttezza. E’ chiaro agli occhi di tutti gli italiani il principale obiettivo del presidente del Consiglio: tutelare i propri interessi. Di fronte ad un Paese in balìa del disastro economico, ad un tasso di disoccupazione impressionante, ad una Finanziaria che la fa pagare a pensionati e dipendenti statali, spero che il governo si renda conto della sua incompetenza e si dimetta. Io non so cosa sia giusto o meno – conclude Tortosa -, ma di certo vedere un capo di governo che pensa ad elaborare leggi ad personam, poiché preso esclusivamente dai suoi problemi, non ci fa dormire sonni tranquilli”.
Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio del movimento: “La sentenza del tribunale amministrativo regionale difende anche la sopravvivenza di molti reparti d’eccellenza presenti nella struttura del San Sebastiano”
Roma – In merito alla decisione del Tar di bloccare il trasferimento, previsto dal piano di riassetto della sanità regionale, del Pronto Soccorso dell’ospedale di San Sebastiano Martire di Frascati, l’Italia dei Diritti, prima sentinella di denuncia dell’accaduto, esprime la sua soddisfazione nella persona di Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio del movimento extra parlamentare, portavoce della protesta lanciata nell’autunno scorso: “Un plauso alla decisione del Tar che riconosce la fondatezza della denuncia che abbiamo avanzato già dal 7 ottobre 2010”.
Celardo condivide la decisione della magistratura, sottolineando grande gratitudine anche verso il sindaco di Frascati che ha presentato il ricorso: “Il tribunale amministrativo del Lazio ha sentenziato contro il trasferimento del Pronto Soccorso, difendendo la sopravvivenza di molti reparti d’eccellenza presenti nella struttura del San Sebastiano. I magistrati hanno tenuto conto dei notevoli investimenti effettuati di recente, come da noi segnalato, di circa 580 mila euro che hanno permesso al centro ospedaliero di Frascati, di acquisire efficienza e qualità. La scelta di sospendere l’applicazione del Decreto 80 – spiega l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - rappresenta una vittoria per i cittadini, dei quali Stefano Di Tommaso, primo cittadino di Frascati, insieme con numerosi rappresentati del Partito Democratico, si è reso portavoce sostenendo la nostra denuncia”.
“Ribadiamo – continua Celardo - che la giunta Polverini che tanto tuona e strombazza per una Sanità adeguata ed efficiente, ha dato l’ennesima testimonianza del suo fare contradditorio, favorendo un mercato delle vacche per il quale si buttano soldi dalla finestra. Il San Sebastiano è una struttura da difendere da qui fino a quando sarà pronto il nucleo ospedaliero dei Castelli di via Nettunense, giacché fino a quel momento i cittadini di Frascati hanno il diritto all’assistenza sanitaria, non possono certo morire perché il Pronto Soccorso è stato spostato a Marino, tra l’altro per fare un favore al sindaco. Sarebbe stato gradito un passo indietro dall’amministrazione Polverini – precisa il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti -, invece si è dovuto ricorrere alla magistratura, che come al solito deve farsi carico di compiti che spetterebbero alla classe politica. Come Italia dei Diritti continueremo ad essere attenti osservatori della situazione, impegnandoci a denunciare di nuovo qualsiasi provvedimento inadeguato al benessere della cittadinanza”.
La viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti: “La malavita fa da ‘anti-Stato’ laddove i cittadini sono abbandonati a se stessi, privi di speranze, di una vita lavorativa onesta che consenta loro di garantirsi la sopravvivenza”
Roma – Nel rione “Piano Napoli” di Boscoreale i carabinieri di Torre Annunziata hanno eseguito 34 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di un importante snodo di spaccio, macchina della droga che fruttava alla malavita circa 25 mila euro di fatturato giornaliero.
“Il mio plauso va alla magistratura e alle forze dell'ordine – sottolinea Licia Palmentieri, viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti - per l'abnegazione con la quale lavorano al fine di svuotare goccia a goccia il mare della Camorra. Purtroppo non posso che riscontrare di nuovo come la malavita faccia da ‘anti-Stato’ laddove i cittadini sono abbandonati a se stessi, privi di speranze, di una vita lavorativa onesta che consenta loro di garantirsi la sopravvivenza. Più il governo continuerà a credere di potersi rivalere sul Welfare per le proprie mancanze organizzative e più le mafie di tutti i tipi troveranno disperazione e persone disposte ad affidarsi a simili alternative pur di riuscire a guadagnare il pane”.
Francesco Casillo, che figura tra gli arrestati, è ritenuto il capo dell’organizzazione. Secondo le indagini, l’organizzazione reclutava giovani disoccupati e sembrerebbe che alcune madri si rivolgessero alla cosca per far assumere i propri figli, altrimenti senza occupazione.
“Per l'ennesima volta – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, sbattiamo la testa sulle conseguenze del proibizionismo bacchettone ed ottuso che alimenta le reti del malaffare. Regolamentare alcune droghe non significa condannare a morte dei giovani, tutt'altro, vuol dire tagliare ingenti risorse finanziarie alle organizzazioni criminali e monitorare che proprio i fruitori di droghe non si facciano del male. Invito a riflettere di nuovo su questa decennale questione – conclude la Palmentieri - che potrebbe già essere risolta da tempo”.
Il viceresponsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti: “Auspico che la classe politica si renda conto del fatto che la concorrenza è un elemento sacrosanto del libero mercato
Roma - L’inchiesta del mensile “Altroconsumo” relativa alla remunerazione dei diversi legali italiani mostra un enorme divario nella cifra richiesta. Si va dai 500 euro di uno studio su strada ai settemila di uno studio professionale con ufficio nel centro di una grande città.
“A parità di servizio offerto – osserva Dario Domenici, viceresponsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti -, è impensabile formulare tariffe così dissimili. Intendo dire che è giusto che ci sia concorrenza e competitività ma se si incappa la via della speculazione questo è increscioso verso il cittadino che si rivolge ad avvocati per tutelare i propri diritti. Ben vengano i prezzi concorrenziali, giacché siamo in libero mercato”.
Prezzi che variano, diventando accessibili a tutti. Una trasformazione del mercato che rischia di arrestarsi a causa della riforma forense in discussione al Parlamento, che ripristinerebbe le tariffe minime applicabili all’esercizio di consulenza legale.
“Rifacendomi alle parole del presidente dell’Antitrust – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, la reintroduzione della tariffa minima sarebbe davvero un enorme passo indietro. Auspico che la classe politica si renda conto del fatto che la concorrenza è un elemento sacrosanto del libero mercato, essenziale per garantire a tutta la cittadinanza di poter accedere ad un servizio così importante”.
La viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti: “Queste nuove forme di ‘schiavitù moderna’ vanno debellate con il massimo del rigore e della tempestività”
Roma – Diciassette persone sono state arrestate nel Tarantino, con l’accusa di coinvolgimento in un’organizzazione che, secondo le indagini, avrebbe avviato alla prostituzione un centinaio di braccianti romene, sfruttate nei campi come manodopera clandestina. Dovranno pertanto rispondere dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione del reato continuato di estorsione aggravata, sfruttamento e favoreggiamento dell'attività di prostituzione ed esercizio non autorizzato di attività di somministrazione di lavoro.
“Queste nuove forme di ‘schiavitù moderna’ – osserva Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti - vanno debellate con il massimo del rigore e della tempestività attraverso controlli serrati sul territorio che devono coinvolgere le forze dell'ordine non solo italiane, ma di tutta Europa”.
Il bisogno di lavorare per guadagnare qualche soldo a fine mese, avrebbe costretto le donne ad accettare qualsiasi condizione imposta dai datori di lavoro: turni prolungati, misere retribuzioni ed anche prestazioni sessuali in cambio dell’assunzione.
“L'ennesima squallida storia di sfruttamento per ottenere lavoro in cambio di prestazioni sessuali – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che purtroppo è tristemente nota anche a noi italiani, sebbene si sia verificata in circostanze differenti. L'attenzione deve essere massima soprattutto riguardo al contesto umano e sociale in cui le lavoratrici straniere si trovano a vivere nel nostro Paese, che deve essere esempio di accoglienza e solidarietà”.