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Italia dei Diritti

Movimento politico nazionale
per la difesa dei diritti dei cittadini.

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Piena solidarietà di De Pierro a Barbato su vicenda riprese nascoste alla Camera

Il presidente dell’Italia dei Diritti: “E’ incredibile e vergognoso che la Casta, invece di preoccuparsi di quanto è emerso da tali registrazioni, che getta una montagna di discredito sull’istituzione in questione, e condannare il tutto, riversa la sua attenzione e il suo livore su chi ha il merito di aver divulgato tali scellerati comportamenti”

 

Roma - Non si è fatta attendere la veemente reazione di Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, a seguito di quanto è accaduto presso la Camera dei Deputati nei giorni scorsi, dopo che, durante il programma televisivo “Gli intoccabili”, andato in onda su La7, sono stati trasmessi dei filmati girati di nascosto a Montecitorio dal deputato Francesco Barbato, dove alcuni suoi colleghi sono stati colti in situazioni altamente imbarazzanti che hanno fatto indignare l’opinione pubblica e hanno rivelato incredibili retroscena sull’ormai nota compravendita di voti, su altre congiunture gravissime e sugli incredibili privilegi che la Casta continua a mantenere, nonostante la crisi dilagante e asfissiante che attanaglia l’Italia. Moltissimi parlamentari si sono scagliati contro di lui, reo di aver violato il regolamento interno che vieta di scattare foto o fare riprese all’interno dell’aula, invocando ogni sorta di sanzioni e addirittura una denuncia per violazione dell’articolo 15 della Carta costituzionale.

“Siamo orgogliosi di avere nel nostro movimento una persona come Francesco Barbato – ha esordito De Pierro – e lo sosteniamo senza remore di sorta, esprimendo in queste ore al suo indirizzo la più profonda e totale solidarietà per quanto sta accadendo nei suoi confronti. In un Parlamento che pullula di pregiudicati si sta demonizzando un’azione che, per quanto proibita, ha scoperchiato nefandezze di ogni genere, mettendo a nudo comportamenti deprecabili che evidentemente tanti preferiscono restino sottaciuti e nascosti. E’ incredibile e vergognoso che la Casta, invece di preoccuparsi di quanto è emerso da tali registrazioni, che getta una montagna di discredito sull’istituzione in questione, e condannare il tutto, riversa la sua attenzione e il suo livore su chi ha il merito di aver divulgato tali scellerati comportamenti. Forse queste persone dimenticano di essere dipendenti del popolo italiano che in quella sede rappresentano, o dovrebbero rappresentare,  secondo le regole  sacrosante della democrazia, e che il loro comportamento deve essere noto e giudicabile dal popolo stesso. Le varie fattispecie di tutela vigenti non sono a garanzia dei parlamentari, ma dei cittadini che questi rappresentano”.

Nella difesa dell’operato di Barbato, responsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti, il leader del movimento extraparlamentare entra poi nel merito del regolamento interno della Camera, che interdice scatti fotografici e riprese.

“E’ una norma arcaica – ha continuato - e andrebbe immediatamente rivista e abolita. Capisco che può risultare comodo per alcuni agire indisturbati con la copertura del velo normativo, ma queste cose sono liberi di farle a casa loro, non certo all’interno di uno dei più autorevoli palazzi istituzionali, dove rappresentano i cittadini e sono pagati dalla collettività. Invochiamo trasparenza e legalità da parte di chi dovrebbe esserne garanzia e incoraggiamo Francesco a continuare in questa sua battaglia, e se a questi signori ciò non va giù, candideremo in Parlamento tanti altri che lo emuleranno volentieri. E’ ora che la Casta venga svuotata dell’arroganza che ormai in gran parte la contraddistingue e il popolo diventi realmente sovrano come previsto dalla Costituzione. Non avendo intenzione di rinunciare alla nostra peculiarità di movimento extraparlamentare chiederemo ospitalità come indipendenti per i nostri rappresentanti in liste che riterremo  vicine alla nostra linea ideale. Se questa ospitalità ci fosse negata ci vedremmo costretti a presentare liste autonome, per combattere dall’interno la Casta nell’interesse supremo dei cittadini”.

 

 

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Ancora ingenti tagli a forze di Polizia, lo sdegno di De Pierro

Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Tagliare i fondi al comparto sicurezza significa penalizzare onesti lavoratori che quotidianamente affrontano enormi sacrifici, a rischio della propria incolumità, per salvaguardare la tutela dei cittadini”

 

Roma – Si è svolta a Roma e nelle principali città italiane la protesta delle forze dell’ordine insieme ai vigili del fuoco, contro i tagli del governo. Significativi i fusti vuoti portati in piazza per lamentare il fatto che non ci sono più fondi nemmeno per pagare la benzina e per sensibilizzare al riguardo i cittadini. Proprio a loro è stato chiesto un piccolo contributo per il carburante necessario alle volanti e agli automezzi. L’iniziativa è stata lanciata dai principali sindacati della Polizia di Stato, della polizia penitenziaria, del corpo forestale dello Stato e dei vigili del fuoco che, unanimemente, hanno spiegato la necessità della mobilitazione causata dai numerosi tagli subiti dai comparti di sicurezza e di ordine pubblico negli ultimi tre anni e non più in grado di tutelare la sicurezza. Altra pecca riguarda l’età media della Polizia di Stato che è di 42 anni. Questo perché l’ultimo concorso pubblico per entrare nel Corpo risale al 1997, inoltre fino al 2005 (anno di abolizione della leva obbligatoria) si poteva chiedere di essere arruolati nella Polizia o nei Carabinieri. Oggi vi si accede solo con concorsi interni riservati alle forze armate, dove si deve prima prestare servizio per alcuni anni. Si è abbassato anche il livello culturale e la percentuale delle donne.

 

Antonello De Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti, ha commentato: “Come Italia dei Diritti esprimiamo piena solidarietà a tutti gli operatori di polizia che sono stati fortemente penalizzati dagli sconsiderati provvedimenti finanziari dell’attuale esecutivo, così come tantissimi altri settori. Questo governo è impegnato soltanto a salvaguardare gli interessi del Premier e per farlo ricorre, spessissimo, all’arma di ricatto della fiducia, calpestando e mortificando le esigenze della collettività, tagliando enormemente anche i fondi per il comparto sicurezza. Ciò a cui stiamo assistendo si può definire con una sola parola: vergognoso. Tra l’altro parliamo di una maggioranza che ha fondato la sua campagna elettorale, o meglio elettoralistica, proprio incutendo alla gente il timore di non essere sicuri e promettendo fantastiche misure, ma di fatto irrealizzabili, per tutelare l’incolumità personale.

Abbiamo assistito – continua De Pierro – alle carnevalate dei militari per strada che vanno a succhiare ingenti somme di denaro alla mammella delle finanze statali, cosa che ha sminuito, tra l’altro, la professionalità delle forze dell’ordine. Dall’altra parte abbiamo visto un’opposizione miope e distratta che ha lasciato fare tranquillamente senza impegnarsi più di tanto, salvo alcune eccezioni, ed è per questo nelle ultime settimane abbiamo deciso di candidarci alle elezioni, per iniziare a dire la nostra anche nelle istituzioni. E’ giunto il momento di strappare la pagina politico-istituzionale più brutta e dannosa della storia della Repubblica.

 

Tagliare i fondi al comparto sicurezza – spiega il leader del movimento – significa penalizzare onesti lavoratori che quotidianamente affrontano enormi sacrifici, a rischio della propria incolumità, per salvaguardare la tutela dei cittadini. E mentre le volanti e gli automezzi della Polizia e dei corpi di soccorso sono rimasti, ormai, anche senza benzina, vengono spese ingenti somme per continuare a finanziare i contingenti all’estero e per il carburante delle auto blu e quelle di scorte dei politici. Ma lo Stato ora li ha lasciati da soli e, purtroppo, in queste condizioni si possono commettere anche degli errori, si possono avere problemi di natura psicologica che vanno ad incidere notevolmente sulla sicurezza e a volte possono sfociare in episodi purtroppo tristi, in cui qualcuno dei fermati paga con la vita.

La nostra proposta è quella di cambiare immediatamente il sistema di arruolamento, in quanto un lavoro così usurante non può essere svolto da persone ultra quarantenni che rischiano di soccombere nei confronti di delinquenti più giovani e più allenati. Si è abolito il servizio di leva obbligatorio, e questo non può farci che piacere, ma per garantire ugualmente la presenza di un esercito è stata giocata la carta dell’obbligo di servizio nelle forze armate per accedere alle forze di polizia. Questo è semplicemente assurdo ed è necessario intervenire immediatamente bandendo nuovi concorsi e, soprattutto, fornendo la possibilità di svolgere il servizio di leva volontario anche nei corpi di polizia per sopperire a quella carenza, ormai cronica e consolidata, di forze giovani che prima venivano assicurate dalla possibilità di svolgere il servizio militare obbligatorio in questi corpi.

 

Tra l’altro – continua De Pierro – ciò garantirebbe anche una maggiore professionalità e preparazione, sempre più necessaria per affrontare i compiti gravosi che presenta quotidianamente una società in continua evoluzione, per salvaguardare anche il livello culturale degli agenti, che va inesorabilmente abbassandosi, visto che chi, con un grado cognitivo e con titoli professionali superiori, se prima sceglieva di partecipare al concorso, ora non accetta di sprecare le proprie competenze in alcuni anni di servizio nelle forze armate, senza avere poi la certezza di poter transitare nelle forze dell’ordine, affidando il proprio destino a una pesante incognita.

Per chiudere, auspicherei che il governo prendesse seriamente in esame le sacrosante richieste e lamentele del personale di polizia, anche perché presto il grado di sicurezza garantito potrebbe essere assolutamente insufficiente e porre il suggello a un fallimento completo dell’azione politica dell’esecutivo Berlusconi. Ormai – conclude il presidente dell’IDD – se ne sono accorte anche le pietre e la maggior parte della gente comincia a svegliarsi dal lungo torpore indotto da un bombardamento mediatico ad hoc, non è più disposta ad accettare prese in giro da politicanti assolutamente incompetenti”.

 

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Associazioni in rivolta per fondi cultura bloccati, la Nieddu commenta

La responsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti: “Nel Lazio si erano offerte garanzie e aperti degli spiragli, ma poi c’è stato un blocco per l’erogazione dei finanziamenti speciali che si è esteso anche ai fondi stanziati prima dell’estate”

 

Roma – Venti di rivolta nel mondo degli artisti capitolini che annunciano di mobilitarsi in manifestazioni e sit in, poiché la Regione non sblocca i fondi a loro destinati in primavera dalla Provincia. Molte associazioni ed enti culturali rischiano il fallimento, soprattutto quelli che per organizzare eventi si son resi debitori verso terzi. Lo scorso 14 settembre l’assessorato regionale alla Cultura aveva presentato la proposta di delibera per i fondi alle associazioni, ma la giunta l’ha respinta. E’ stata nuovamente presentata il 14 ottobre ma ancora non è stata discussa, tuttavia le associazioni sono al collasso.

 

Anna Nieddu, responsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti, ha detto in merito: “Dal punto di vista della cultura questa situazione non colpisce solo Roma, la Provincia e la regione Lazio, ma riguarda anche altre regioni e settori. Il problema è che nel Lazio si erano offerte garanzie e aperti degli spiragli, ma poi c’è stato un blocco per l’erogazione dei finanziamenti speciali che si è esteso anche ai fondi stanziati prima dell’estate.

La questione si rivela ancora più problematica per la cultura, ritenuta meno importante di altri ambiti. Questo ha messo in ginocchio tutto il settore, dalle associazioni ai teatri, come il Valle di Roma. Per quelle compagnie che sono piccole realtà diventa ancora più problematico.

E’ questa una situazione – spiega l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che fa sentire impotenti e demotivati, perché si sa fin dall’inizio che non se ne caverà nulla.

L’unica cosa sarebbe quella di riuscire ad aggregarsi e creare un fronte unico con gli altri settore per avanzare delle richieste, anche se è difficile, poi, mantenere l’attenzione sul lungo periodo”.   

Ministro Galan impugna Piano Casa Regione Lazio, Soldà commenta

Il vice presidente dell’Italia dei Diritti: “Il dissesto idrogeologico che la legge avrebbe provocato è paragonabile all’attuale situazione in cui versa la maggioranza”

 

 

Roma – Terremoto nella maggioranza a causa del Piano Casa per il Lazio presentato dalla giunta regionale di Renata Polverini. Il progetto è stato, infatti, impugnato presso la Corte Costituzionale dai ministri Giancarlo Galan (Beni Culturali) e Stefania Prestigiacomo (Ambiente) con il benestare del Consiglio dei ministri. Eclatante la presentazione delle dimissioni in blocco dei dieci assessori Pdl della giunta Polverini. La governatrice non ha accettato tali dimissioni e si è rivolta direttamente al Premier.

 

Roberto Soldà, vice presidente dell’Italia dei Diritti, ha così commentato la vicenda: “E’ un piano, questo, che è riuscito a dividere il centro-destra e gli elettori sono spettatori di tutto ciò. La giunta regionale aveva presentato con orgoglio il Piano Casa per il Lazio, ma è risultato non idoneo in quanto dannoso sia per l’ambiente sia per i cittadini. In esso non si tiene conto del territorio e si rischia di costruire strade, edifici e strutture che potrebbero andar giù, come è successo in Liguria e in Toscana, al verificarsi di eventi ambientali, come piogge molto forti, che causano smottamenti nel terreno. Il dissesto idrogeologico del territorio – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – è paragonabile all’attuale situazione in cui versa questa maggioranza.

In ogni caso, rimaniamo in attesa della pronuncia, in merito, della Corte Costituzionale.

All’ospedale di Lipari chiude reparto di pediatria, l’Aprile indignata

La vice responsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti: “Tutto ciò contravviene a quanto sancito dalla Carta dei diritti del bambino dove è specificato che questi siano ricoverati in locali specifici e con personale a loro dedicato”

 

Roma – Nell’ospedale di Lipari è stato soppresso il reparto di pediatria e i bambini vengono ricoverati in quello di ‘medicina generale’. Duecentoventi genitori, coadiuvati da un pool di avvocati, hanno inviato una lettera al dirigente sanitario della struttura ospedaliera, Maria Rigoli, all'assessore regionale della sanità Massimo Russo, al commissario dell'Asp 5 Francesco Poli e al sindaco Mariano Bruno. In essa si legge che, considerato il pericolo per i piccoli pazienti di essere contagiati dagli altri malati e di non essere in un ambiente a loro consono, l’ospedale sarà ritenuto responsabile di infezioni o qualsiasi altro danno loro arrecato dalla situazione di degenza, riscontrando anche eventuali responsabilità penali.

Antonella Aprile, vice responsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti, ha così commentato: “Quanto attivato fa parte di una politica scellerata di tagli che non tiene conto delle singole realtà, in questo caso parliamo di un’isola. Condivido a pieno la protesta degli abitanti e invito l’assessore regionale alla sanità Massimo Russo a rivalutare quanto disposto. Tutto ciò, infatti, contravviene a quanto sancito dalla Carta dei diritti del bambino dove è specificato che questi siano ricoverati in locali specifici, con spazi per giocare, e con personale a loro dedicato e adeguatamente formato.

Non va tralasciato – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – l’aspetto importantissimo della promiscuità che si viene a creare tra adulti e bambini e che può comportare dei rischi di infezioni per questi ultimi. Non avendo personale dedicato non si può passare dal catetere al biberon. Invitiamo, quindi, a rivedere questa decisione perché danneggia gli abitanti di Lipari”.

Il 60% degli italiani preoccupati per frodi alimentari, De Pace commenta

Il responsabile per le Politiche Agricole dell’Italia dei Diritti: “Stiamo subendo una vera e propria aggressione da parte di Paesi spregiudicati nel campo della produzione alimentare”

 

 

 

Roma – In occasione dell’ottava edizione del rapporto sulla sicurezza alimentare “Italia a Tavola 2011”, redatto da Legambiente e Movimento Difesa del Cittadino, gli esperti di Coldiretti hanno affermato che dalla loro indagine è emerso che il 60% degli italiani dichiarano di essere più preoccupati delle frodi alimentari, in quanto dannose per la salute, che di quelle finanziarie. Nonostante il lavoro delle forze dell’ordine molti prodotti contraffatti continuano a finire sulle tavole provocando danni economici, per i coltivatori, e per la salute dei cittadini.

 

Daniele De Pace, responsabile per le Politiche Agricole dell’Italia dei Diritti, ha dichiarato: “Il risultato dell'indagine Coldiretti/Eurispes, dimostra che l'italiano è un consumatore alimentare molto attento, riuscendo a fotografare con i dati ciò che è sotto gli occhi di tutti: stiamo subendo una vera e propria aggressione da parte di Paesi spregiudicati nel campo della produzione alimentare. L'Italia infatti, paese di grandissima tradizione nel settore, presenta eccellenze che fanno gola a chi, per mezzo della contraffazione o della produzione di prodotti con nomi simili, specula mettendo in ginocchio le nostre sane ed oneste aziende che, soprattutto in un periodo finanziario come quello attuale, non riescono a competere nei prezzi con chi, pur di vendere, sarebbe pronto ad offrire olio lampante per olio extravergine alimentare.

Penso che – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –  la cifra di 2 miliardi di euro di danni che paghiamo noi consumatori tutti e le aziende italiane, sia sottostimata dal tanto sommerso e che il piano di rilancio economico di questo Paese dovrebbe ripartire anche da qui. Il Governo dovrebbe farsi latore in sede europea di politiche che tutelino allevatori, aziende e produttori italiani”.

 

 

 

 

Sdegno di Soldà su ordinanza Alemanno che vieta cortei nella Capitale

Il vice presidente dell’Italia dei Diritti:“Il sindaco Alemanno ha strumentalizzato quanto è successo sabato per disporre questa ordinanza, in quanto già da tempo voleva vietare i cortei nel centro di Roma”

 

 

Roma – Dopo gli scontri avvenuti sabato scorso nella Capitale a causa dei black bloc, durante la manifestazione pacifica degli ‘indignados’ d’Italia, il sindaco Gianni Alemanno ha emesso un’ordinanza che vieta per un mese i cortei in tutto il centro storico. Chi vorrà manifestare potrà farlo solo stazionando in una delle sette piazze indicate nel documento. Contemporaneamente monta la polemica sul corteo della Fiom previsto a Roma per il prossimo 21 ottobre. Proteste sull’ordinanza da parte del segretario nazionale della Fiom, della Cgil del Lazio, del Pd e da parte del capogruppo di Sel alla Regione Lazio.

 

Roberto Soldà, vice presidente dell’Italia dei Diritti, ha detto in merito: “Indubbiamente il sindaco Alemanno ha strumentalizzato quanto è successo sabato per disporre questa ordinanza, in quanto già da tempo voleva vietare i cortei nel centro di Roma. Non si può impedire alle persone di protestare, ma bisogna fermare in tempo i violenti in quanto vengono danneggiati solo i cittadini che vogliono manifestare pacificamente.

Alemanno – continua il rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro – deve rivedere l’ordinanza e non utilizzare quanto accaduto per risolvere il problema della regolamentazione dei cortei nel centro storico che da due anni non riesce a mettere in atto. Deve perseguire i responsabili delle violenze e fare prevenzione, non può ledere il diritto di manifestare democraticamente”.

Dure condanne in primo grado a Casalesi, la soddisfazione di Barbato

Il responsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti: “Quando arrestarono Setola non c’era personale sufficiente e nemmeno era possibile fare straordinari. In procura decisero di continuare a lavorare gratis pur di catturare un pericoloso latitante della Camorra”

 

 

Roma – I giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno emesso la condanna di primo grado per trentacinque imputati appartenenti all’ala stragista del clan dei Casalesi e capeggiati da Giuseppe Setola. Quest’ultimo è stato condannato a ventinove anni di reclusione, mentre nove anni sono stati dati all’altro boss Francesco Bidognetti.

 

Francesco Barbato, responsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti, ha dichiarato: “Si riesce a fare giustizia grazie al sacrificio e al volontariato della magistratura e delle Forze dell’ordine campane. Quando arrestarono Setola non c’era personale sufficiente e nemmeno era possibile fare straordinari. Il boss viaggiava sulla tangenziale di Napoli e, per seguirlo, in procura decisero di continuare a lavorare gratis pur di raggiungere il prezioso obiettivo e catturare un pericoloso latitante della Camorra.

Atteso che ad oggi – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – i magistrati del pool anticamorra dalle ore 18 non hanno più la scorta e che dopo le ore 15 non sia più possibile fare straordinari, di fatto significa paralizzare la procura di Napoli.

L’aiuto che il governo Berlusconi dà è quello di mettere in ginocchio gli uffici giudiziari del capoluogo partenopeo non facendoli funzionare dopo le ore 15, meno male che abbiamo quei magistrati e quelle Forze dell’ordine! E dire che questo governo, per anni, ha sbandierato e ha preso il merito degli arresti dei capiclan e delle confische dei beni alle mafie.

Un grazie infinite, quindi – conclude Barbato – , ai magistrati, agli uffici amministrativi, alla polizia giudiziaria e a tutte le Forze dell’ordine campane che, malgrado il lavoro contrario dell’esecutivo conclusosi, tra l’altro, con l’invio degli ispettori nelle procure di Napoli e di Bari, restano il vero presidio a tutela della legalità”. 

 

 

De Pierro lancia la candidatura di Leporati come sindaco di Parma

Il presidente del movimento dell’Italia dei Diritti: Paolo Leporati lo crediamo persona dotata di quella onestà intellettuale e integrità morale che gli attribuisce la giusta connotazione per tale ruolo, in virtù anche dell’impegno profuso negli ultimi anni, sempre in prima linea per salvaguardare i diritti dei cittadini”

 

 

Roma – Come già annunciato qualche settimana fa, l’Italia dei Diritti parteciperà come movimento extraparlamentare alla vita politica del nostro Paese, proponendo le candidature di suoi rappresentanti non in liste autonome, ma in quelle dei partiti ritenuti più vicini alla sua sfera ideale. Presenterà, invece liste autonome nel caso di elezioni amministrative comunali laddove non sussisteranno le condizioni con gli altri gruppi politici. L’IDD ha deciso di candidare Paolo Leporati come sindaco di Parma alle prossime elezioni e proprio per mancanza delle suddette condizioni il candidato verrà presentato con lista autonoma.

 

E’ lo stesso Antonello De Pierro, presidente del movimento, a lanciare la candidatura di Leporati: “Alla luce di quanto abbiamo visto nel corso del mandato amministrativo della giunta capeggiata dal sindaco Pietro Vignali, siamo costretti a prendere atto dell’inadeguatezza nel gestire la macchina amministrativa e, soprattutto, tutelare l’interesse della collettività. Siamo giunti a questa conclusione considerando diverse esternazioni verbali pronunciate spesso, inopportunamente, dallo stesso sindaco e da alcuni componenti della squadra di governo e, soprattutto, in virtù delle varie vicende, anche giudiziarie, che hanno costellato il percorso amministrativo di taluni rappresentanti di  questo gruppo che non esiterei a definire politicanti, alla guida della città di Parma.

E’ chiaro, e lo ribadiamo se ce ne fosse ancora bisogno, che la nostra convinzione è che Vignali deve andarsene, ma non certo per un fatto personale nei suoi confronti, piuttosto per l’incapacità di gestire le persone che per motivi politico-istituzionali fanno capo a lui. Parma ha già pagato un caro prezzo per questa gestione scriteriata e fallimentare e i suoi abitanti meritano certamente altro per riacquistare quella dignità, naturale e genetica, che posseggono e che più volte è stata mortificata e calpestata.

Oggi – continua De Pierro – l’Italia dei Diritti lancia ufficialmente la candidatura a sindaco di Parma di Paolo Leporati, già vice responsabile provinciale del nostro movimento, che crediamo persona dotata di quella onestà intellettuale e integrità morale che gli attribuisce la giusta connotazione per tale ruolo, in virtù anche dell’impegno profuso negli ultimi anni, sempre in prima linea per salvaguardare i diritti dei cittadini.

Purtroppo – spiega il leader del movimento – per il momento a Parma non sembrano esserci i margini per un accordo politico che ci soddisfi quindi, salvo sviluppi successivi, correremo da soli con lista autonoma recante, probabilmente, il doppio simbolo in associazione al movimento locale ‘Libera politica’. In ogni caso, il nostro candidato del centro-sinistra è Leporati e qualora si decidesse di andare alle primarie non esiteremo, valutandone la convenienza, a confrontarci in quella competizione per assicurare alla città di Parma una guida amministrativa degna del suo spessore politico e culturale, che cancelli definitivamente la brutta pagina della gestione Vignali”.

 

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