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Italia dei Diritti

Movimento politico nazionale
per la difesa dei diritti dei cittadini.

Chi Siamo Aderisci

I romani chiedono dimissioni Vendetti, la Aprile si unisce all’appello

La responsabile per il Municipio VIII dell’Italia dei Diritti: “Il  presidente della Commissione di Sicurezza è portatore di un atteggiamento inammissibile, sia come cittadino che come rappresentante politico”

 

 

Roma –  Lo scorso 28 giugno, nei pressi del Gay Village, Roma è stata teatro dell’ennesima aggressione omofoba, fortunatamente i due giovani sono riusciti a fuggire da circa dieci uomini armati di bastoni. In merito, hanno suscitato scalpore le parole del presidente della Commissione di Sicurezza del Municipio VIII, Fernando Vendetti, che, definendosi uomo di destra, ha espresso, attraverso un social network, il proprio rammarico sul mancato il pestaggio.

 

“Come giustificare una simile dichiarazione – osserva Antonella Aprile, responsabile per il Municipio VIII dell’Italia dei Diritti -. Come rappresentante di un movimento nazionale, mi associo alla richiesta di dimissioni immediate di Vendetti, portatore di un atteggiamento inammissibile, sia come cittadino sia come rappresentante politico”.

 

Dal municipio “Le Torri”, all’intero quartiere di Tor Bella Monaca, divampa la protesta che chiede le dimissioni di Fernando Vendetti.

“Una Commissione di Sicurezza deve infondere giustizia e garantire in maniera coerente la tranquillità ai cittadini - conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro- . Con simili affermazioni si alimentano la violenza e l’intolleranza, calpestando la nostra Costituzione”.

 

 

De Pierro interviene su emergenza rifiuti a Napoli

Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Dopo la girandola di promesse mai mantenute da parte del premier ogni indugio è ormai un lusso che non ci si può permettere”

 

 

Roma – Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania e indagato per epidemia colposa, è stato interrogato dal pm Francesco Curcio della sezione reati contro la pubblica amministrazione, al quale ha spiegato la sua versione circa l’emergenza rifiuti a Napoli e l’andamento della crisi negli ultimi nove mesi. Da parte sua, il ministro della Salute Ferruccio Fazio minimizza affermando che, anche se il problema non deve essere sottovalutato, non c’è pericolo di salute e malattie. L’emergenza rifiuti di Napoli continua, però, ad essere motivo di scontro tra la maggioranza, tanto che il leghista Roberto Calderoli ha dichiarato che la Lega Nord approverà il decreto solo se la spazzatura non sarà trasferita al Nord ma nelle regioni limitrofe alla Campania.

 

Antonello De Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti, ha così commentato: “La situazione emergenziale riferita alla spazzatura a Napoli si trascina ormai da troppo tempo, in un Paese civile ciò non è tollerabile. Dopo la girandola di promesse mai mantenute da parte del premier, che ha voluto lanciare proclami elettoralistici sulla pelle dei napoletani ma che di fatto non hanno sortito nessun tipo di effetto, ogni indugio è ormai un lusso che non ci si può permettere. L’elezione a sindaco di Napoli di Luigi de Magistris ci ha fatto ben sperare, perché non è certo un tipo da promesse ma pragmatico, però in ogni caso, con tutta la buona volontà, non può certo fare miracoli.

Purtroppo, il capoluogo partenopeo è stritolato dalla morsa della criminalità organizzata che ha allestito il suo grande business nel settore dei rifiuti e non vuole certo farsi scappare una torta così ghiotta. Perciò il problema va affrontato su diversi fronti, bisogna dare al neo sindaco tutti i poteri per la risoluzione del problema e varare leggi giuste per contrastare chiunque voglia continuare a speculare sull’immane tragedia che è sotto gli occhi di tutti.

Per quanto riguarda il decreto così discusso in questi giorni – continua De Pierro – voglio semplicemente sorvolare sulle dichiarazioni di Roberto Calderoli, che pur essendo un ministro della Repubblica, non ha il senso dello stato unitario. Voglio sorvolare perché, a parte un certo grado di preoccupazione per gli atteggiamenti a volte pericolosi messi in mostra dai leghisti, onestamente non riesco proprio a recepire alcune dichiarazioni come degne di essere prese in considerazione. Consideriamo la Lega Nord un partito che, nonostante abbia una buona percentuale di sostenitori, spesso con cervelli in vacanza, in un Paese normale non sarebbe certamente presente nell’arco parlamentare.

Quindi, in conclusione, questo decreto va fatto e anche subito, senza dare alcun peso ad esternazioni farneticanti e anti italiane di qualche politicante con vocazioni folkloristiche che si lascia andare a parole in libertà, senza tenere conto che il problema non è una questione solo napoletana ma di tutta l’Italia e quindi va affrontato a livello nazionale per evitare drammatiche conseguenze in vari settori. Anche se a volte potrebbero apparire circoscritte ad un limitato territorio, la loro deflagrazione potrebbe ripercuotersi sul resto del Paese.

Chi non riesce a comprendere un concetto così semplice – conclude il presidente dell’Italia dei Diritti – naturalmente, è affetto da mancanza di buon senso e da miopia politica e se riveste importanti ruoli politico-istituzionali probabilmente non ne è all’altezza”.

 

 

Approvato nel Lazio fondo per alluvionati 2010, Marinelli commenta

Il  responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Temiamo che tali fondi anziché favorire politiche di sviluppo, andranno a servire e soddisfare in partegli appetiti irrefrenabili di tutta quella pletora di soggetti che campa sulle spalle del contribuente”

 

 

Roma – La proposta di legge che istituisce un fondo di un milione e mezzo di euro per i danni conseguenti alle alluvioni del maggio 2010 è stata approvata all’unanimità dalla   commissione Lavori pubblici e politiche della casa del Consiglio regionale del Lazio. I provvedimenti riguardano i Comuni di Casaprota, Montopoli in Sabina, Monteleone Sabino, Poggio Moiano, Poggio Nativo, Fara in Sabina, Scandriglia, Nerola, Palombara Sabina, Montelibretti e Castelnuovo di Farfa. Il fondo riguarderà tre tipi di interventi: contributi ai Comuni e alle Province di Roma e Rieti; contributi ai soggetti gestori di servizi pubblici locali di rilevanza economica; contributi a fondo perduto alle imprese per favorire la ripresa delle attività produttive, commerciali e artigianali. Prima dell’approvazione definitiva la proposta di legge dovrà avere il via libera dalla commissione Bilancio. Sarà necessario, inoltre, un regolamento per disciplinare le modalità di erogazione dei contributi.

 

Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti, ha così commentato: “Sulla carta il provvedimento sembrerebbe anche condivisibile, se non fosse che paghiamo lo scotto di essere permeati in toto di cultura cristiano-cattolica. Tale religione ci insegna che paghiamo la colpa ab origine del cosiddetto ‘peccato originale’ anche in Italia e quindi nel Lazio. Ogni stanziamento pubblico in realtà, per rimanere in iconoclastica cristiana, serve per preparare il presepe e, in particolar modo, la mangiatoia. Temiamo, dunque, che tali fondi anziché favorire politiche keynesiane di sviluppo, andranno a servire e soddisfare in parte, e solo in parte, gli appetiti irrefrenabili di tutta quella pletora di soggetti che campa sulle spalle del contribuente, grazie agli accordi clientelari con i vari politici.

Forse – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – dovremmo essere più leghisti dei leghisti e chiedere un commissario settentrionale e non della Val Brembana o della provincia di Bergamo, ma oriundo di Stoccolma o di Oslo. Sono quelle felici nazioni, infatti, dove i fondi pubblici vanno a finire veramente per il pubblico e non come in Italia in vari mali affari. Speriamo quindi – conclude Marinelli – che in futuro non solo sulla carta questi provvedimenti siano validi”.

Roma città più povera d’Italia, l’analisi della Nieddu

La viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Lo Stato è sempre meno uno Stato sociale, ne è comprova l’ultima finanziaria approvata, che prevede profonde penalizzazioni per le politiche sociali”

 

 

Roma -  La Comunità di Sant’Egidio parla chiaro: Roma e Lazio sono teatro di una povertà profonda e dilagante. Nella sola Capitale, centomila persone vivono sotto la soglia di povertà ed il tasso di disoccupazione è superiore alla media nazionale.

 

 

“I problemi riscontrabili nel rapporto sulla povertà a Roma e nel Lazio elaborato dalla Comunità di Sant’Egidio – osserva Anna Nieddu, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti -, che lavora capillarmente sul territorio ed alla quale va, quindi, la massima credibilità, non sono solamente regionali bensì investono l’intero paese. Roma, essendo una grande città e sostanzialmente di passaggio anche per molti immigrati, presenta una criticità maggiore”.

 

I dati recentemente diffusi, rivelano la città eterna prima nella lista nera degli sfratti. Ogni giorno, sono ventotto i nuclei familiari sfrattati per morosità nel pagamento degli affitti.

 

“Mentre una piccola parte della popolazione gode di innumerevoli privilegi, la maggior parte dei cittadini è in difficoltà – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. Lo Stato è sempre meno uno Stato sociale, ne è comprova l’ultima finanziaria approvata, che prevede profonde penalizzazioni per le politiche sociali. Inoltre, le piccole e medie imprese devono fare i conti con il fenomeno della delocalizzazione, che fa aumentare proporzionalmente la disoccupazione. D’altra parte occorre sottolineare l’enorme sforzo compiuto dall’assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Roma, che cerca di far funzionare le cose anche senza denaro. E’ la grande solidarietà sociale – precisa la Nieddu -, che garantisce ancora quel poco di assistenza. La straordinaria capacità di persone che si prestano a lavorare come volontari, apportando un grande contributo umano, non può colmare l’enorme carenza di risorse finanziarie”.

  

 

 

 

Area di gioco per bambini contaminata a Taranto, inconcepibile per la Lusi

La viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti: “Ancora una volta è affidato ad un Comitato spontaneo il compito di sollevare una questione sociale”

 

 

Roma – Nel giugno 2010 alcune aree del quartiere popolare Tamburi di Taranto, furono vietate all’accesso da un’ordinanza del sindaco, a causa di una contaminazione nociva del terreno. Nel provvedimento adottato lo scorso anno, il comune prescriveva urgenti lavori di bonifica.

Il Comitato ‘Donne per Taranto’, in una nota inviata al all’amministrazione comunale, chiede un aggiornamento della situazione, giacché non c’è stato ancora un riscontro pratico.

 

“La vicenda del "Tamburi" di Taranto riporta al centro dell'attenzione la distanza che esiste tra le esigenze dei cittadini e le istituzioni che dovrebbero rappresentarle – fa notare Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti-. Un problema di salute pubblica, quello dell'area di Taranto interessata dall'assenza di bonifica, di cui il Comune si era fatto carico senza dare seguito alle buone intenzioni”.

 

Il Comitato si appella alla giunta Stefàno, inoltre, affinché chiarisca quali azioni precauzionali sono state adottate al fine di tutelare la salute dei bambini del rione Tamburi, maggiormente esposti a fattori cancerogeni presenti sul terreno, continuando a giocare in esso.

L’associazione in questione ha raccolto oltre settemila firme per chiedere indagini epidemiologiche tra i cittadini dell’area finalizzate a comprendere se ci sia un nesso tra malattie ed esposizione all’inquinamento dei terreni della zona.

 

“Ancora una volta – seguita l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - è affidato ad un Comitato spontaneo, questa volta costituito da donne, mamme e figlie, il compito di sollevare una questione sociale e cercare l'attenzione dei media. Auspichiamo che l'interessamento della società civile e dei massa media, porti la Regione Puglia e il Comune di Taranto ad interrompere il blocco "burocratico" e riportare alla disponibilità degli abitanti tarantini un pezzo della città”.

Rischio censura web da parte dell’AGcom, lo sdegno di Fantauzzi

Il responsabile per l’Informazione dell’Italia dei Diritti: “La legge attesa per il 6 luglio porterà a pesanti limitazioni e controlli sulla rete”

Roma – Il prossimo 6 luglio l’AGcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) approverà la delibera 668/2010 contenente la disposizione “Sistema di cancellazione per i siti sospettati di violare il diritto d’autore”, ma che di fatto minaccia la libertà di espressione in rete. Il Garante dopo un procedimento sommario potrebbe ordinare, infatti, al gestore del sito la cancellazione del contenuto che viola il copyright entro cinque giorni dalla sua pubblicazione su siti pubblici, blog, portali, pagine private senza alcuna distinzione. Addirittura potrebbe ordinare la chiusura di siti o la rimozione di contenuti innocenti con abusi del sistema. La denuncia arriva dai promotori dell’iniziativa Sitononraggiungibile, che si stanno mobilitando per una petizione rivolta ai parlamentari italiani per evitare la censura sul web.

 

Brunetto Fantauzzi, responsabile per l’Informazione dell’Italia dei Diritti, ha commentato: “Ritenere assurde le decisioni dell’AGcom e il provvedimento che sta per emettere sul diritto d’autore è puro eufemismo, per non parlare di decisione liberticida.

La legge attesa per il 6 luglio ci vede impegnati come movimento in prima persona per la tutela della libertà di espressione, perché porterà a pesanti limitazioni e controlli sulla rete, tanto da penalizzare gli utenti del servizio.

Il fatto che l’AGcom tende ad avocare il potere di emanare a tutela dell’interesse del diritto d’autore provvedimenti inibitori – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – senza alcuna contrapposizione e dibattito, comporta l’irraggiungibilità dell’ente sanzionatore. Per di più la delibera colpirebbe soprattutto e solo siti internet italiani. Infine, è contrastante il parere giuridico degli esperti di diritto internazionale e la nostra posizione è nettamente negativa”.

Dal Teatro Valle appello alla mobilitazione nazionale, l’assenso della Mariotti

La viceresponsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti: “Abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale per risvegliare gli animi sopiti degli italiani”

 

Roma – Dal 14 giugno il Teatro Valle di Roma è stato occupato da un centinaio di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo affinché siano chiare le sorti di uno dei siti artistici più importanti  d’Italia, serrato dall’Ente teatrale italiano in attesa della privatizzazione. I tagli alla cultura rappresentano ovviamente la causa della chiusura.   

 

“Non posso che essere d'accordo con i ragazzi che hanno occupato il teatro – dichiara Federica Mariotti, viceresponsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti -. La situazione sviluppatasi negli anni, ora è divenuta drammatica, frutto di un governo inetto, preso esclusivamente dai problemi di un premier che, viste le recenti elezioni amministrative e i risultati referendari, è vicino al tramonto. La politica dei tagli – osserva la Mariotti - sta uccidendo uno dei più grandi vanti italiani, che pone il nostro Paese in una posizione preminente nello scenario internazionale, grazie al vastissimo patrimonio storico-artistico posseduto.

 

Oggi gli occupanti del Teatro capitolino lanciano l’iniziativa “Occupiamo un teatro in ogni città” e rivendicano diritti loro negati, sottolineando la necessità di una rivolta culturale volta alla riappropriazione delle scelte politiche del settore dello spettacolo e di garanzie fondamentali.

 

“Abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale per risvegliare gli animi sopiti degli italiani – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, di salvaguardare non solo i teatri,  ma anche musei e siti archeologici perché senza cultura non abbiamo identità. E’ indispensabile, inoltre,una scuola pubblica che ci insegni ad apprezzare, arricchire e conservare il patrimonio culturale ed è per questo che ai coraggiosi artisti del teatro Valle va tutto il nostro sostegno ed un invito a non mollare. La cultura è il primo lasciapassare verso l’evasione dalla palude di squallida ignoranza in cui siamo caduti”.

Guerriglia in Val di Susa per inizio lavori Tav, il commento di Tortosa

Il responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti: “Se cittadini che manifestano pacificamente vengono aggrediti dalle forze dell’ordine la responsabilità è del Governo che non è stato in grado di trovare soluzioni al problema”

Roma – Tensioni in Val di Susa dove le forze dell’ordine sono dovute intervenire contro i manifestanti per permettere l’avvio dei lavori nel cantiere per la Torino-Lione nell’area della Maddalena di Chiomonte. Centinaia di persone, chiamate a raccolta si sono opposte a duemila uomini in divisa schierati sui tre fronti dell’area del cantiere presidiata dai “No Tav”. Un’ottantina i feriti suddivisi in parti uguali tra forze dell’ordine e dimostranti. In mattinata sono arrivati sul posto i mezzi pesanti e le ruspe per rimuovere le barricate e la polizia è avanzata contro i manifestanti lanciando i lacrimogeni. Dopo ore di tensione con i “No Tav” le forze dell’ordine hanno aperto un varco dall’autostrada A32 e consegnato l’area alle ditte appaltatrici, che hanno potuto iniziare i lavori per la realizzazione del tunnel geognostico.

La protesta ha raggiunto anche le città di Torino, dove si sono verificati anche scioperi, e Roma, dove è stato organizzato un sit-in in solidarietà agli attivisti “No Tav” coinvolti negli scontri.  

 

Oscar Tortosa, responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti, ha dichiarato in merito all’accaduto: “Il problema esploso riguardante la Tav ha sorpreso per un aspetto, ovvero per come non si sia riusciti ad evitare questo intervento delle forze dell’ordine. Ci domandiamo anche il perché, dopo tanto tempo, non si siano create le condizioni di confronto con le parti e i Comuni interessati come si vorrebbe in democrazia.

Rimane difficile pensare – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che, al punto in cui siamo, non si riesca a procedere e a fare questi lavori, anche se probabilmente ciò avrà conseguenze sull’ambiente. Se cittadini che manifestano pacificamente vengono aggrediti dalle forze dell’ordine la responsabilità non è la loro, in quanto eseguono solo ordini, ma del Governo che non è stato in grado di trovare soluzioni al problema.

Il vero aspetto da considerare – conclude Tortosa – è l’impatto ambientale, in quanto i lavori per la Tav devasteranno questa valle e chi vive lì non vorrebbe vederla violata.

Auguriamoci che non sia vero il fatto che la costruzione della Torino-Lione sia solo una grande spesa”.

Tortosa sul “no” ai ministeri al Nord con possibilità di sedi decentrate

Il responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti: “La Lega si inserisce nel governo in maniera pesante, guai a non soddisfare le loro richieste, tutte attacchi all’Unità d’Italia”

 

Roma -  Nonostante il governo abbia accolto gli ordini del giorno contro lo spostamento dei ministeri al Nord, presentati alla Camera sul Decreto Sviluppo, rimane ancora uno spiraglio di speranza per i leghisti, che tanto desiderano il decentramento amministrativo. Dal Pdl sembrano accogliere la proposta di istituire sedi di rappresentanza decentrate.

 

Oscar Tortosa, responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti, spiega l’infondatezza di un simile richiesta, sottolineando la deprecabile situazione attuale di una maggioranza che tenta la sopravvivenza in tutti i modi : “Berlusconi e Bossi si stanno prendendo in giro da soli. Se da una parte il Senatur sembra preoccuparsi solamente di imporre il proprio volere alla maggioranza – osserva Tortosa -, dall’altra c’è un premier, mosso dall’evidente ed unico interesse di sopravvivenza, che cerca di assecondare le proposte di un partito di potere, prendendo in giro un Paese intero. La Lega si inserisce nel governo in maniera pesante, guai a non soddisfare le loro richieste, tutte attacchi all’Unità d’Italia”.

 

Secondo l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, occorre considerare che un ampio gruppo di parlamentari, oramai coalizzati intorno a Berlusconi, fanno quadrato sfuggendo al dovere di dare risposte concrete: “Tra l’altro, questi Signori, sono rappresentanti scelti dai partiti e non dai cittadini. Il loro timore è di perdere la pensione, che spetterebbe loro dopo quattro anni e mezzo di legislatura. Da sottolineare che – continua Tortosa – tutto questo è uno schiaffo al popolo italiano, ai milioni di cittadini che percepiscono meno di mille euro di pensione, un quarto di quello che si assicurano i parlamentari in qualche anno”.

Pensionati a meno di mille euro al mese, D’Angelo commenta

 

Il vice responsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti: “E’ la carenza degli interventi nel settore che permette un’ulteriore impoverimento delle classi sociali più deboli”

 

 

Roma – Dall’ultima indagine svolta dall’Istat sui trattamenti pensionistici e beneficiari del 2009, è emerso che il 46.5%, ovvero quasi la metà dei cittadini italiani in quiescenza ha un reddito da pensione al di sotto dei mille euro al mese. Sempre nel 2009 si è verificata un’incidenza record per la spesa pensionistica sul Pil, in quanto vi ha pesato del 16,68%, rispetto al 15,38% del 2008, a causa della crisi economica.

 

Aniello D’Angelo, vice responsabile per le Politiche Sociali dell’Italia dei Diritti, ha così commentato: “Ciò che preoccupa maggiormente è il dato del 14,7% dei pensionati che vivono con meno di cinquecento euro mensili. Si pensi a quanti non possiedono una casa di proprietà e quindi alle enormi difficoltà per andare avanti. E’ la carenza delle politiche sociali – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che permette un’ulteriore impoverimento delle classi sociali più deboli, mentre la popolazione invecchia sempre più e si impoverisce rasentando lo stato di miseria più puro. Oramai la politica del sorriso è fallita e la cruda realtà dice altro”.  

 

 

 

A Napoli scoperti falsi invalidi legati alla camorra, Palmentieri indignata

La viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti: “Un mercato ignobile di false invalidità psichiatriche che per l'ennesima volta rivela la disperazione, l'assenza delle istituzioni nel tessuto sociale napoletano che premia i ‘furbetti’, coloro i quali si affidano a funzionari compiacenti e reti illegali per aggirare il diritto del prossimo

 

Napoli –  “Questi ultimi arresti sono frutto del lavoro effettuato con grande dedizione dai carabinieri e dalla guardia di finanza di Napoli negli ultimi anni. Siamo di fronte all'ennesima dimostrazione che investire nelle forze dell’ordine, rinunciando ai tagli selvaggi che le hanno più volte messe in ginocchio, è fruttuoso per il governo stesso. La truffa condotta da questi personaggi ha fruttato, infatti, oltre un milione di euro, denaro estorto alla comunità ed ai veri invalidi, coloro che sanno bene quanti anni e quanti esami ci vogliano per ottenere il giusto riconoscimento del proprio diritto al sussidio”.

 

Parole che racchiudono sdegno e desiderio di giustizia, quelle di Licia Palmentieri, viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti, intervenuta sull’arresto nel napoletano di 20 falsi invalidi legati alla criminalità organizzata. Una vera e propria associazione, scoperta dalle forze di polizia attiva nel capoluogo campano dal 2004, dedita alla falsificazione dei documenti necessari a dimostrare l’inabilità di soggetti che non ne avevano diritto. Una truffa all’Inps, stimano carabinieri e finanza, pari ad un milione e centomila euro.

 

“? la solita rete – prosegue la Palmentieri - con cui la camorra riusciva a far filtrare denaro dalle casse pubbliche, talvolta compensando quella connessione con comuni cittadini che si affidano ai clan come se  questi fossero una sorta di ‘governo ombra’. Il tutto – accusa l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -  si è svolto con l'aiuto del solito consigliere eletto nello schieramento di centro-destra e arrestato per ben due volte, Salvatore Alajo, che ha in passato anche minacciato di rivelare tutti i retroscena della faccenda. Un mercato ignobile di false invalidità psichiatriche che per l'ennesima volta rivela la disperazione, l'assenza delle istituzioni nel tessuto sociale napoletano che premia i ‘furbetti’, coloro i quali si affidano a funzionari compiacenti e reti illegali per aggirare il diritto del prossimo”.

 

Gli ultimi 20 fermi, rappresentano gli sviluppi di un filone di indagine che in passato ha assicurato alla giustizia oltre 130 persone ed ha portato al sequestro di ingenti beni. Agli indagati viene contestato il reato di associazione a delinquere.

 

“Auspico – conclude la viceresponsabile regionale del movimento extraparlamentare - che certi episodi vadano prevenuti, piuttosto che risolti con anni di ritardo, come in questo caso, ma non a spese della cittadinanza onesta, che come sempre si rivela essere il tassello più debole dell'intera costruzione”.

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