Il viceresponsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti: “Auspico che la classe politica si renda conto del fatto che la concorrenza è un elemento sacrosanto del libero mercato
Roma - L’inchiesta del mensile “Altroconsumo” relativa alla remunerazione dei diversi legali italiani mostra un enorme divario nella cifra richiesta. Si va dai 500 euro di uno studio su strada ai settemila di uno studio professionale con ufficio nel centro di una grande città.
“A parità di servizio offerto – osserva Dario Domenici, viceresponsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti -, è impensabile formulare tariffe così dissimili. Intendo dire che è giusto che ci sia concorrenza e competitività ma se si incappa la via della speculazione questo è increscioso verso il cittadino che si rivolge ad avvocati per tutelare i propri diritti. Ben vengano i prezzi concorrenziali, giacché siamo in libero mercato”.
Prezzi che variano, diventando accessibili a tutti. Una trasformazione del mercato che rischia di arrestarsi a causa della riforma forense in discussione al Parlamento, che ripristinerebbe le tariffe minime applicabili all’esercizio di consulenza legale.
“Rifacendomi alle parole del presidente dell’Antitrust – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, la reintroduzione della tariffa minima sarebbe davvero un enorme passo indietro. Auspico che la classe politica si renda conto del fatto che la concorrenza è un elemento sacrosanto del libero mercato, essenziale per garantire a tutta la cittadinanza di poter accedere ad un servizio così importante”.